Bruno Mars

24K Magic

2016 (Atlantic)
funk-pop, g-funk

Finiranno mai gli anni Ottanta? Il decennio degli smottamenti sociali e delle permanenti impossibili si è trasformato, agli occhi delle nuove generazioni, in una fonte inestinguibile di mode ironiche e splendenti rimandi culturali. Inutile stare a fare il nome di tutti quelli che, in campo musicale, hanno preso spunto dagli anni sintetici; basti solo notare come le sonorità di quei vecchi e ingombranti tastieroni si siano infiltrate a tappeto un po' ovunque, dalle frange underground di movimenti come la chillwave di Toro Y Moi e Washed Out, il synth-funk di Dam-Funk e certo wonky di Thundercat, ai nomi d'alta classifica, come Keane, Beyoncé e Coldplay solo per citarne qualcuno.

Ma nessuno sguazza dentro a tal revival come sta facendo al momento Bruno Mars. Quest'ormai famosissimo hawaiiano giunge al 2016 con già due album milionari alle spalle, ed è pure forte di uno dei successi più grossi del nuovo millennio - quella "Uptown Funk" di Mark Ronson che, solo un anno fa, aveva preso totale controllo delle frequenze radio in tutto il mondo. Ed è proprio sul successo di quest'ultima che Bruno e il suo team di produzione (Bashker, Haynie e The Stereotypes) plasmano l'intero "24K Magic"; Michael Jackson è ancora tra di noi, Janet è nel mezzo dell'era new jack swing, Bobby Brown e Whitney Houston si sono appena conosciuti, e in classifica va fortissimo lo Stevie Wonder delle telefonate romantiche, ma anche i De La Soul, il g-funk, lo yacht e il soft-rock da emittente Fm.
Fantasia poca, insomma, ma Mars ha il suo savoir faire e "24K Magic" è troppo ben congegnato per far cilecca. Autore, polistrumentista, buon interprete e ottimo showman, Mars è forse la popstar moderna che più di tutti si avvicina allo stile dei grandi melodisti del passato. Il che, magari, dirà meno di zero ai vecchi ascoltatori, ma per le nuove generazioni che non possono avere memoria dei tempi d'oro dei nomi sopracitati, Mars deve rappresentare qualcosa di estremamente frizzante e vitale. Il suo enorme successo, infatti, si sta rivelando ben più solido rispetto a quello di gente considerata "moderna" come Lady Gaga e Katy Perry.

Aiuta molto quell'immagine da tipetto scanzonato e piacione, un amante delle macchine d'epoca e delle belle donne, gasato il giusto per fare di lui e della sua crew tutta al maschile una stilosa gang di strada alla "West Side Story". Ma le nove tracce di "24K Magic" scorrono snelle e vivaci, una serie di melodie messe in piedi con l'aiuto del manuale e una produzione d'antan calligrafica ma collaudata al dettaglio.
Dalla smargiassa title track e l'energica "Perm" al ritmo slanciato e patinato di "Finesse" e "Chunky", e con una "That's What I Like" tremendamente ben congegnata nel crescendo vocale finale, Mars & Combriccola fanno baldoria come un gruppo di amici che la sera si ritrovano al muretto, prima di montare in Cadillac e andare a far danno nei club.
E poi - ovviamente - ci sono gli immancabili lentazzi: "Versace On The Floor" e l'irresistibile ritornello appiccicoso come miele, "Calling All My Lovelies" scandita da una vecchissima drum-machine, e la conclusiva "Too Good To Say Goodbye", che ricorda l'Elton John più piacione e malinconico.

Peccato che Bruno Mars a questo giro si sia totalmente rifugiato nel passato, perché il talento non gli manca, e con poco sarebbe stato in grado di piegare al proprio volere anche gli ingessatissimi Eighties, dandogli una svecchiata come i Gossip dell'era di "Standing In The Way Of Control" o gli Scissor Sisters dei primi due ottimi album, l'omonimo e "Ta-Dah". L'impressione è che "24K Magic" possa venire presto a noia, tanto è solido quanto fin troppo uniforme e vintage. Ma al puro piacere di un ascolto non si comanda, e se hit radiofonica dev'essere, allora ben vengano anche Bruno e la sua banda.

23/11/2016

Tracklist

  1. 24K Magic
  2. Chunky
  3. Perm
  4. That's What I Like
  5. Versace On The Floor
  6. Straight Up & Down
  7. Calling All My Lovelies
  8. Finesse
  9. Too Good To Say Goodbye


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