Dream Theater

A View From The Top Of The World

2021 (Insideout Music)
prog-metal

I Dream Theater sono stati l'ultima grande band ad aver suonato dal vivo in Italia subito prima dell'avvento della pandemia. Era il 12 febbraio 2020 e al Forum di Assago si svolgeva l'ultima data del tour dedicato al ventennale di "Metropolis Part II", pochi giorni prima dell'inizio del triste periodo del lockdown. Un anno e mezzo di sacrifici nei quali Petrucci non è comunque stato fermo, ma ha anzi ricucito i suoi rapporti con Mike Portnoy, pubblicando un buon secondo lavoro solista, "Terminal Velocity", e il terzo Lp del progetto strumentale Liquid Tension Experiment. Quest'ultimo lavoro si è contraddistinto per aver portato uno sterile virtuosismo a limiti mai sentiti prima, rivelandosi nient'altro che un interminabile susseguirsi di assoli.

Puntuale - a due anni da "Distance Over Time" - ecco il nuovo "A View From The Top Of The World", Lp che dopo vari ascolti mette in evidenza diversi aspetti che hanno segnato la recente discografia del quintetto americano. Il principale, nonché il più evidente, è che i Dream Theater sono chiaramente ingabbiati in un suono che hanno elaborato dopo anni di sacrifici da "Metropolis Part II" (1999) in poi e dal quale - nonostante il loro innegabile talento - non sembrano più in grado di uscire, riproponendo ormai da più di vent'anni (in particolare dall'abbandono di Portnoy) stilemi già noti.
Dopo vari ascolti sembra emergere soprattutto una presenza meno ingombrante delle tastiere di Rudess, mentre quello che storicamente è il grande assente - cioè il basso di Myung - si sente più frequentemente e più nitidamente. Petrucci domina come al solito incontrastato insieme alla batteria dell'uomo-macchina Mike Mangini.

Sette brani lunghi nei quali la quantità di materiale già sentito è maggioritaria, ma in cui spicca la lunga suite finale, la title track di venti minuti che ci fa sentire qualcosa della storia dei Dream Theater di un tempo. Di certo non può reggere il confronto con "la" suite per eccellenza della band ("A Change Of Seasons"), né con altre successive come "Octavarium" o "In The Presence Of Enemies Part. II", ma grazie alla sua varietà, all'equilibrata miscela di assoli, melodia, tecnicismi non portati all'estremo, a un riff coinvolgente dal minuto quattordici e a un classico finale sinfonico, non lascia indifferenti anche da un punto di vista emotivo.

Andrebbero spese anche due parole sul singolo "The Alien", che sembra contenere gran parte dei difetti della band attuale. Suona subito alla velocità della luce con un'intro che sembra provenire dal progetto Liquid Tension Experiment (con quello che ne comporta), poi improvvisamente si cambia registro con un assolo melodico di Petrucci, quindi entra la voce di LaBrie. Tutto però sembra scollegato, come se i Dream Theater costruissero parte dei loro brani con slot di musica precostituita, assemblata forzatamente. Una parte metal, una lenta, una melodica, l'assolo di Rudess e quello di Petrucci, in una sorta di Tetris musicale che suona più artificioso che spontaneo e non convince per nulla.
Il resto dei brani percorre la strada che la band segue testardamente da ormai vent'anni, con tratti interessanti (alcuni momenti strumentali) sparsi in una lunghezza eccessiva. Forse è in "Transcending Time", una ballata dove la voglia di strafare non è dominante e dove le influenze degli Yes sono più evidenti, che si raggiunge l'equilibrio migliore.

Resta comunque molto forte la sensazione che un talento così grande sia in fin dei conti sprecato e che potrebbe essere indirizzato verso strade più innovative o artisticamente valide.

26/10/2021

Tracklist

  1. The Alien
  2. Answering The Call
  3. Invisible Monster
  4. Sleeping Giant
  5. Trascending Time
  6. Awaken The Master
  7. A View From The Top Of The World


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