Quel che va riconosciuto a Ryley Walker è l’aver smentito la prassi che vuole i moderni cantautori dal passo chitarristico devoti a una malinconica conformità espressiva; in sostanza, non sono tutti figli di Bob Dylan e Nick Drake (o Tim Buckley).
Già dai tempi di “Primrose Green”, il musicista statunitense si è contraddistinto per una scrittura fluida e piacevolmente classica, portando una ventata di freschezza nella scena psych-country americana.
A dispetto delle titubanze di alcuni critici (anche nostrani), Walker ha subito messo in moto un’analisi e una rilettura del rock americano, aprendo le porte al southern-rock, al post-rock e a tutte quelle espressioni collettive che vanno sotto il nome di jam session. Questa natura inclusiva ha ulteriormente sviluppato la sensibilità dell’artista americano, sia come musicista che come autore, fino al recente gioco di squadra con il gruppo psych-rock giapponese Kikagaku Moyo, nell’ottimo “Deep Fried Grandeur”.
“Course In Fable” è non solo il quinto album di Walker (non tenendo conto delle innumerevoli collaborazioni), ma anche l’ennesima mutazione antropologica. La prospettiva è quella della musica progressive dei Genesis e delle avanguardie indie-rock di Gastr Del Sol, June Of 44 e Tortoise.
Eclettismo, ispirazione e slanci creativi fanno a gara nel tenere alta la qualità di un progetto che, per molti versi, rappresenta un punto fermo nell’evoluzione del musicista, lambendo lo status di elevata pregevolezza. La scrittura è avventurosa ma anche sicura, senza incertezze. Ogni brano è un concentrato di idee che lascia poco spazio alla prevedibilità e alla moderazione: unica eccezione è la più rilassata ballata folk-rock alla Jeff Tweedy “Axis Bent”.
Con l’album “Course In Fable”, Walker mette a fuoco tutte le passioni: il fingerpicking alla Bert Jansch, l’acid-folk alla Tim Buckley, il misticismo alla Van Morrison, il prog-jazz dei Talk Talk, il post-rock dei Six Organs Of Admittance e la recente infatuazione per i Genesis dell’era Gabriel.
Quel che sulla carta potrebbe sembrare un caotico pasticcio è oltremodo genuino, colto e perfino divertente. L’avvicendamento di stili e tonalità armoniche e le svolte strumentali dei sei minuti e quindici secondi di “Clad With Bunk” sono in tal senso illuminanti: con estrema padronanza, Walker getta nella mischia folk, blues e sonorità grunge.
Graziata da un retrogusto melanconico e un altrettanto squisito arrangiamento d’archi (Douglas Jenkins del Portland Cello Project), “Rang Dizzy” è una delle perle non solo dell’album ma di tutto il percorso artistico dell’autore. Un condensato di drammaturgia noir, alt-folk e irriverenza verbale ("Fottimi, sono vivo", canta Ryley) scandito con una purezza e una benevolenza armonica di inconsueta fattura.
Bill MacKay (Derek Trucks Band, The String Cheese Incident), Ryan Jewell (Warren Byrom, Eamon Fogarty), Andrew Scott Young (Tiger Hatchery, Health & Beauty) e il produttore John McEntire (Tortoise, The Sea And The Cake) assecondano e impreziosiscono le visionarie creazioni di Walker, affondando le mani in tutte le più tipiche strutture prog-rock, senza mai ricalcarne la prolissa e a volte estenuante diluizione strumentale, come ad esempio nell’accenno ai King Crimson in “Striking Your Big Premier”, che non ottenebra quel gusto per l’apertura armonica e per la fluidità dei riff ormai marchio di fabbrica dell’autore.
Anche le tortuose e zigzaganti evoluzioni della superba pagina elettroacustica in chiave jazz-prog-rock (quasi un tributo ai Soft Machine) di “A Lenticular Slap” sono favorite da un brio e da una sobrietà che tengono a bada la retorica.
Con una cura dei suoni al limite dell’hi-end, una splendida copertina e una profondità inusuale per i tempi correnti, “Course In Fable” si fa promotore di nuove forme di landscape sonori, tra stratificazioni post-rock e psichedeliche, creando un vortice di oscure vibrazioni strumentali che trovano conforto in un geniale uptempo (“Pond Scum Ocean”), per poi abbracciare nuovamente poesia e romanticismo nella rinfrancante ed emozionante chiosa di “Shiva With Dustpan”, lasciando sul volto dell’ascoltatore un sorriso ricco di saggezza e incanto.
Non c’è calcolo o premeditazione, in questa nuova veste creativa di Ryley Walker: “Course In Fable” è solo la naturale evoluzione di un percorso di ricerca e confronto dove il linguaggio della musica è l’unico idioma necessario per una comunicazione e un’interazione che è poi la ragion d’essere del rock’n’roll, e questi quaranta e passa minuti sono un vero tripudio d’inventiva e ispirazione. Un album da non trascurare per alcun motivo.
06/04/2021