Idles

Tangk

2024 (Partisan)
post-punk, alternative rock

È il 2024 e il panorama musicale occidentale, a qualsiasi latitudine lo si guardi, è totalmente infestato da band post-punk - alcune decisamente valide, altre decisamente meno. È però solo una la formazione che quel fuoco, perlomeno a un livello di esposizione medio alto, lo ha riacceso: gli Idles.
Le ragioni di tale contagiosità non possono che trascendere la sfera prettamente musicale. La band di Bristol ha un sound certamente riconoscibile e gagliardo, ma non così originale e fondante da giustificare la nidiata che ha generato. A trasmettere il gene, a gettare le spore che avrebbero ineluttabilmente influenzato la scena alternative rock europea e non solo, sono state piuttosto l'urgenza e il calore emanati da Joe Talbot e compagnia. Una combriccola dal carisma immane e dai valori importanti e trasversali. Basti guardarsi e riguardarsi quell'esibizione commovente di "Danny Nedelko" al Glastonbury del 2019, se non si ha bene in mente l'energia di cui stiamo parlando.
Che per gli indolenti il messaggio fosse più importante della forma, comunque sempre contundente e scintillante, lo si è capito presto. Quando "Ultra Mono" del 2020 ha visto la band scollarsi dalle ruvidità post-punk-hardcore dei primi due dischi, in favore di un suono più innodico, quasi come se avesse accettato l'investitura dei fan a riempire venue sempre più grandi e guidare una sorta di rivoluzione. Ancor più all'uscita di "Crawler", programmaticamente strisciante e inattesamente introspettivo.

Il disco più imprendibile e inclassificabile degli Idles, però, è proprio questo loro quinto: "Tangk". Intitolato come il suono di una pennata sulla chitarra distorta, o quello di un cuore che batte. Due cose che quando si parla degli alfieri del nuovo post-punk coincidono spesso e volentieri.
Mai come questa volta, alla luce di una varietà di soluzioni che ha dello schizofrenico, la coerenza del disco non è da ricercarsi nello stile, quanto nel messaggio di cui si fa carico. Una novella intrisa di unità, comunione, socialismo, verrebbe da dire, sudore, voglia di ballare e di urlare la propria indignazione quando non la propria felicità.
Anche la scelta dei produttori e degli ospiti utilizzati per la realizzazione di "Tangk" guarda, se non proprio alla sperimentazione, alla ricerca costante di nuove soluzioni espressive. La presenza di un pezzo da novanta come Nigel Godrich (Radiohead, Beck ecc. ecc.) esalta i numerosi lenti, ricolmi di preziose finiture e passaggi incantevoli (i pianoforti di cristallo di "Idea 01", il grazioso intermezzo "A Gospel", l'elettronica inquieta di "Grace"), mentre quella di un guru hip-hop come Kenny Beats (Denzel Curry, Vince Staples) fornisce nuove strategie agli assalti vocali di Talbot - su tutti una "Gift Horse" che live, nota la capacità da sobillatori di folle dei cinque, potrebbe rivelarsi addirittura pericolosa. Godrich e Beats sono stati affiancati alla produzione però dal chitarrista della band Mark Bowen, una scelta che dona fluidità e coesione alla scaletta.

Sorretto da una sezione ritmica sincopata e chitarre sfreccianti, "Dancer" sarà per i fan della band un vero e proprio nuovo inno. Fanno qui la comparsa i cori di James Murphy e Nancy Whang degli Lcd Soundsystem, rendendo la canzone l'ulteriore dichiarazione di intenti di un album pensato per la catarsi e il divertimento sfrenato. Il brano più indecifrabile di tutti è però "Roy", un tentativo di ballad ariosa e accorata à-la U2, con Talbot a sgolarsi come Bono ma coi polmoni di Shane MacGowan. Una roba tanto improbabile quanto irresistibile.
Prima della conclusione jazzata di "Monolith", la quinta fatica degli Idles cala un tris di brani meno sbalestrati degli altri e più in linea con il passato, tutti comunque godibili e debitamente tonitruanti. "Hall & Oates" è un dance-punk fulminante e conciso, "Jungle" racconta la necessità di salvarsi a vicenda e "Gratitude" scarica elettricità attraverso un lavoro di chitarre implacabile e un ennesimo ritornello da borbottare a memoria.

Così come (più o meno tutti) i lavori che lo precedono, "Tangk" è un'ottima collezione di canzoni di enorme immediatezza e sicuro coinvolgimento. Questa volta, però, in quanto a creatività e invenzioni, gli Idles sono andati ancora oltre e a questo punto una cosa è chiara: il post-punk potrebbe passare di moda, loro difficilmente.

01/02/2024

Tracklist

  1. Idea 01
  2. Gift Horse
  3. Pop Pop Pop
  4. Roy
  5. A Gospel
  6. Dancer with LCD Soundsystem
  7. Grace
  8. Hall & Oates
  9. Jungle
  10. Gratitude
  11. Monolith


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