Kanye West & Ty Dolla $ign

Vultures 1

2024 (YZY)
hip-hop

All eyes is on me
Won't tell no lies, won't hold my tongue

Le parole sono importanti, per dirla sempre e comunque con Nanni Moretti. E in questo assunto Kanye West non fa di certo eccezione. Quindi prima di sviscerare in qualche modo il nuovo disco del rapper più controverso degli ultimi vent’anni, esattamente gli stessi che ci dividono da “The College Dropout”, bisogna fare i conti con i suoi testi misogini, imbarazzanti e perlopiù fuori controllo. Insomma, al netto delle provocazioni artistiche o di qualche presunto concept narrativo, Kanye a questo suo nuovo giro la fa fuori dal vaso parecchie volte e finisce per apparecchiare anche alcune offese da circolo nazifascista.

Il trend intrapreso ormai da tempo, del resto, è quello di un esagitato cantore di politiche discutibili, in parte vicine agli sciamani di Capitol Hill, altrove nostalgiche, a cominciare dal nuovo look in copertina, di quella cosa chiamata Ku Klux Klan. Sì, avete letto bene: quella che Tarantino irride con classe in uno dei momenti più divertenti di “Django Unchained”.
Ma se le mogli incapaci di cucire un cappuccio nella memorabile scenetta del film restavano nell’ombra delle mura domestiche, la nuova consorte di Kanye West, la modella e architetta australiana Bianca Censori, appare di spalle con il didietro appena velato, ed è sempre più una sorta di feticcio erotico da esibire senza fronzoli ovunque, tra pompini in laguna e scatti da Penthouse.

Dunque Ye, per quanto provi a prendersi politicamente sul serio, finisce spesso per smarrirsi dentro i suoi stessi controsensi e accartocciarsi nelle sue paranoie. Sono i paradossi di un musicista in delirio da una vita, quantomeno da una decina d’anni. Follie che tante volte, però, cozzano con la qualità delle partiture. Lo scollamento tra racconto e musica resta infatti parte integrante di questo primo capitolo della trilogia “Vultures”, acchittata da West con il suo nuovo amico Ty Dolla $ign. 

Nonostante la sopracitata merda simil-fascista che delinea in diversi occasioni i versi dell’album, come dimostra un passaggio della title track su cui non serve aggiungere altro, “I just fucked a Jewish bitch”, "Vultures 1" si smarca dalle sonorità graffianti di album come “Yeezus”, e anche dall’epica famigliare che bordeggiava l’ottimo “Donda”, il cui secondo capitolo rimane una nemesi mal riuscita del primo sulla piattaforma Stem Player creata dallo stesso rapper americano. E questa è già una prima “buona” notizia in uno scenario caratterizzato perlopiù da uscite parecchio discutibili. Basta appunto ascoltare il passo incalzante di “Paid” per ritrovarsi al cospetto di un'opera musicalmente meno artefatta. Non a caso i sample dell’album si contano sulle dita. E' opportuno segnalare giusto il non accreditato campione tratto da “BACKROOMS” di Playboi Carti feat. Travis Scott nella cavalcata corale di “Carnival”, in cui addirittura salta fuori il coro cantato dagli ultras della Curva Nord dell'Inter, ossia un "oooh" messo in loop per tutto il tempo da West, tra una nuova offesa e l’altra, come quella rifilata a Taylor Swift: “I mean since Taylor Swift, since I had the Rollie on the wrist. I'm the new Jesus, bitch, I turn water to Cris'”.

Ben impostato sul piano ritmico è il fraseggio metrico tra West e Ty Dolla in “Back To Me”, con Freddie Gibbs e le sue teorie sessuali a fare da “incomodi”. Mentre un pezzo come “Hoodrat”, in cui la mano pesante di Tyrone William Griffin Jr. si fa sentire e ci dice che Ye in “Vultures 1” è a quanto pare l’anello debole, non meriterebbe di stare dentro un disco così divisivo e in ugual misura musicalmente sbilanciato. Ciò che poi fa veramente ridere, per non mettersi a "piangere", è che West spesso si scaglia contro la sua stessa comunità e lo fa come se fosse un proprietario terriero del Tennessee nella prima metà dell’Ottocento.
Ma torniamo ai suoni, che è meglio e spesse volte peggio, dato che non mancano molti passaggi a vuoto, come l’orientaleggiante “Do It”, l’irrisolta “Paperwork”, traccia a tratti quasi fastidiosa per il frastuono industriale messo da intermezzo, e l’insignificante “Beg Forgiveness”. Di tutt’altra “pasta” è invece “Burn”, in cui salta all’orecchio una melodia soul posta da contraltare al racconto personale di West, che per l’occasione tira fuori il diario dal cassetto per mandarle a dire alla sua celebre ex e ai vecchi impresari.

Crazy, bipolar, antisemite
And I'm still the king

Le parole della conclusiva “King” si commentano da sole. E con esse West eleva al massimo grado l'ennesimo delirio di onnipotenza. Il "dramma", però, è che la base rotta funziona. Così non si può che salutare questo primo appuntamento della trilogia firmata dal duo ¥$ con un sentimento ibrido: repulsione per tantissimi contenuti e allo stesso tempo grande rammarico per le trovate musicali a volte riuscite. Va inoltre detto che in “Vultures 1” manca un instant classic, ovvero uno di quei ganci melodici che in passato hanno reso Ye il Re che purtroppo (per lui) ancora crede di essere. Alla prossima.

22/02/2024

Tracklist

  1. Stars
  2. Keys To My Life
  3. Paid
  4. Talking
  5. Back To Me
  6. Hoodrat
  7. Do It
  8. Paperwork
  9. Burn
  10. Fuk Sumn
  11. Vultures
  12. Carnival
  13. Beg Forgivenes
  14. Good (Don't Die)
  15. Problematic
  16. King