Paolo Benvegnu'

Delle inutili premonizioni Vol.2

2022 (Officine della cultura)
new wave, indie-rock

Il nuovo progetto discografico di Paolo Benvegnù “Delle inutili premonizioni (Venti anni di misconosciuto tascabile)” si compone di un nuovo capitolo, il secondo dopo quello che nel 2021 aveva impegnato il cantautore milanese nel riprendere in acustico dodici tracce tratte dal suo percorso artistico da solista, revisioni musicali corredate da alcuni flashback e considerazioni personali che ben avevano illustrato dettagli sulle composizioni. La realizzazione di “A Collection Of Oldies”, questo è il sottotitolo del nuovo album, è stata supportata attraverso una campagna di crowdfunding lanciata sulla piattaforma Produzioni dal Basso.

 

A differenza di quanto accaduto nel volume precedente, quello ora compiuto da Benvegnù è un viaggio effettuato nei meandri dell’amata new wave, un progetto che nasce dall’esigenza di tracciare un itinerario utile alla ricerca della propria essenza, da dov’è partita e con quali strumenti si è alimentata, per poi plasmarsi in ciò che è lo stato attuale e, perché no, proiettarsi anche verso nuovi orizzonti.
La scaletta scelta dall’artista milanese, impegnato a voce, chitarre e sintetizzatori e coadiuvato da Luca Baldini (basso), Gabriele Bertoli (chitarra), Daniele Bertoli (batteria) e Saverio Zacchei (trombone), scomoda nomi e titoli di assoluto rilievo: Joy Division (“Atmosphere”), Tears For Fears (“Change”), Psychedelic Furs (“Heaven”), Echo And The Bunnymen (The Puppet”), New Order (“Blue Monday”), Roxy Music (“Do The Strand”).
La dote che si staglia maggiormente all’ascolto di queste versioni è l’assoluta eleganza, nonché la totale padronanza che guida, come sempre, le esecuzioni di Benvegnù, molto rispettose negli arrangiamenti ma assolutamente personalizzate secondo le visioni e le virtù dell’ex-leader degli Scisma. S’intuisce subito che questi sono brani che hanno perlustrato il corpo e la mente di Paolo per decenni, plasmandone in modo incontrovertibile l’indole artistica, e forse non solo quella.

Al fianco di tanta magnificenza, Benvegnù ha rivisto a suo modo anche alcune vere e proprie chicche, che solo un profondo conoscitore del tema può rubricare in simili contesti, come l’anfratto più wave degli Spandau Ballet (“To Cut A Long Story Short”), “I Spit Roses” di quel geniaccio immarcescibile di Peter Murphy, qui ovviamente già esterno ai suoi Bauhaus, la miscellanea dark synth-pop dei Wall Of Voodoo (“Mexican Radio”), per giungere al gigantesco e poliedrico Jim Carroll (“Hold Back The Dream”) e al particolarissimo recupero di “Royal Sucker” dei Venus, misconosciuta quanto interessante band indie-rock belga di fine anni 90.

 

Ma per Benvegnù sarebbe stato un delitto trascurare il fronte italico, che negli anni 80 ha sfornato cose mirabili, tra le quali sono certamente annoverate le opere di Fausto Rossi aka Faust’o. Il dandismo surreale di “Hotel Plaza”, tratta da quel capolavoro del 1980 di nome “J’accuse… amore mio”, è immutato, forse un po' meno schizofrenico rispetto all’originale, ma questo è il sigillo nonché la considerazione che un artista maturo e consapevole rivolge a questi storici avamposti, spesso dimenticati oppure ripescati con forzature dal gusto esecrabile, ma non per Paolo Benvegnù, che con la sua umiltà e la sua serietà non compie passi falsi nemmeno quando la buccia di banana è posta lì subito dietro l’angolo.

11/08/2022

Tracklist

  1. The Puppet
  2. Change
  3. Atmosphere
  4. Do The Strand
  5. To Cut A Long Story Short
  6. Blue Monday
  7. Hold Back The Dream
  8. Royal Sucker
  9. Mexican Radio
  10. I Spit Roses
  11. Heaven
  12. Hotel Plaza

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