This right here my new modern jam
I'm on fire, the new burnin' man
Per approcciare l’atteso quarto album del rapper Travis Scott, “Utopia”, se ne considerino le proporzioni colossali: 19 brani in quasi 74 minuti, con 19 ospiti al microfono e un numero di produttori persino maggiore. Tra i tanti da citare, anche Bon Iver, Drake, Kanye West, James Blake, Future, Pharrell Williams, Guy-Manuel de Homem-Christo dei Daft Punk, Beyoncé e Metro Boomin’. Con più di 63 milioni di ascoltatori mensili su Spotify, Travis Scott è tra gli artisti più ascoltati e il fatto che “Utopia” arrivi a cinque anni dal “Astroworld”, che ha totalizzato 22 platini nel mondo, non fa che aumentare l’hype.
Nel novembre 2021 Travis Scott è finito sotto i riflettori a causa del disastro del suo “Astroworld Festival”, dove la calca fuori controllo ha causato dieci morti e centinaia di feriti. Ha rallentato la propria attività, riattivandosi pienamente dal maggio 2023, con l’anteprima del singolo di lancio, “K-Pop”, con Bad Bunny e The Weeknd, rispettivamente primo e terzo artista con più ascoltatori mensili su Spotify; praticamente il progetto in vitro di una hit mondiale, a base di trap e reggaeton (ovviamente). A luglio progetta di esibirsi alle Piramidi di Giza, poi l’evento sfuma e lui rilancia: “Utopia” è pronto arriva sul mercato entro fine mese, accompagnato da un film, “Circus Maximus”, pensato per i cinema statunitensi.
La critica internazionale è rimasta tiepida, perché l’album mima la grandeur di Kanye West al punto di poter apparire come un’imitazione o perché nella scaletta il contributo personale, cioè le sue rime al microfono, non è all’altezza di questo o quell’altro rapper del passato. Sono critiche condivisibili, insieme a quelle sulla pochezza dei testi, senza che si perda di vista la ricchezza di suoni che l’album sfoggia in una scaletta sforbiciabile ma, comunque, digeribile.
L’inizio affidato a “Hyaena”, con un campionamento esteso dei Gentle Giant di “Proclamation” (1974) in apertura, è un hip-hop da stadio come pochi riescono a proporre, con tanto di coda psichedelico-cosmica (una versione più liquida dello Lil Yachty di “Let’s Start Here”). “Modern Jam” accontenta persino chi adora il sound ottantiano, qua ricontestualizzato con echi inquietanti e distorsioni minacciose, seguendo il modello di “I Am A God” di Kanye West ma anche ricordando alcune riletture creative sulla scorta di Pusha T. E, ancora, “My Eyes” è una poesia per autotune che solo in chiusura monta su un beat più tipicamente trap. Ancora più curioso il ritmo tribale di “Sirens”, basato su un campionamento degli zambiani (!) Amanaz montato su un sample vocale dei New England, esponenti invece dell’Adult-oriented rock più progressive. “Circus Maximus” è maestosa e quadrata ma anche squarciata da urla e arricchita da grandiosi synth. “Parasail”, con Yung Lean e Dave Chappelle, è un emo-rap sciolto in una pozza di psichedelia.
Molte delle collaborazioni più altisonanti, quantomeno in termini commerciali, sono invece mezze o totali delusioni: “Meltdown” con Drake non vale la metà di “Sicko Mode”; “Fe!n” con Playboy Carti è una trap assordante che cerca un’identità nell’affastellare filtri vocali; la succitata “K-Pop” per accontentare un po’ tutti ne esce incolore, un frullato di suoni di moda. Meglio “Delresto (Echoes)” con Beyoncé, una fusione di suoni da giungla e clangori robotici.
“Utopia” contiene un numero notevole di paesaggi sonori diversi, messi insieme in un lavoro collettivo in cui Travis Scott non sembra sempre il protagonista, piuttosto un eccellente curatore, come già avveniva in “Astroworld”. Lo sforzo produttivo è davvero impressionante, ma la scaletta è tanto lunga da far perdere coesione al tutto, indebolendosi nell’ultimo terzo e nei brani più estesi (perché “Skitzo” e “Telekinesis” durano così tanto?). Nell’insieme, è l’album-evento hip-hop dell’anno, un’opera tentacolare che ammicca a chi cerca elementi (relativamente) sperimentali e crossover senza disdegnare qualche hit, ma, come il “Tenet” di Nolan al quale Travis Scott ha collaborato, vale più per il dispiego di mezzi che per la profondità del messaggio, invero assai modesta.
03/08/2023