Dieci Piccoli Italiani

Dieci Piccoli Italiani - N. 67

di AA.VV.

modwelMOODWEL - ExPlore (2016, Toys For Kids)
techno, electro-rock, space-ambient

Quattro tracce e un remix: questo è quanto serve ai Moodwel per presentarsi al mondo, in un Ep d'esordio che inquadra al meglio l'amore dei due cugini toscani per la musica elettronica, soprattutto per i suoi lati più atmosferici ed esplorativi, come d'altronde lo stesso titolo pare suggerire. Al crocevia tra techno, space-ambient, electro-rock e psichedelia, chitarre e sintetizzatori tracciano lunghe composizioni strumentali, dall'affascinante afflato cosmico, in cui il suono fluttua tra divagazioni d'ambiente proprie dei corrieri krautrock e tessiture ritmiche più grintose e definite, in un ipotetico incrocio tra Ulrich Schnauss e gli Orb. Evocativo e ricco di suggestioni, il lavoro mette in mostra le ottime capacità esecutive e la profonda sinergia tra i due musicisti, presentandone al meglio le capacità: impossibile sperare in un migliore biglietto da visita (Vassilios Karagiannis 7/10)


outofplaceOUT OF PLACE ARTIFACTS - OOPArts (2016, autoproduzione)
indie-rock, alt-pop

Gli Out Of Place Artifacts sono un quartetto romano al traguardo del primo album. Son trascorsi ben cinque anni - un'eternità di questi tempi - dall'Ep "Irrelephant", nel frattempo la band è cresciuta parecchio dal punto di vista compositivo, di conseguenza si è alzata l'asticella degli obiettivi: non a caso per guadagnare respiro internazionale hanno affidato il lavoro di masterizzazione di "OOPArts" all'esperienza del Metropolis Studios di Londra. Ne sono uscite fuori nove tracce con molti sprazzi d'eccellenza, dalla chiusura kraut-motorik con tanto di violino in gran spolvero di "Fully Obsessed With Coffee" al leggiadro pianoforte che apre la successiva "Vetiver", chiusa da un finale epico. I ragazzi sanno essere magniloquentemente dolci ("Red") ma anche rotondamente indie-pop ("Ballantines 12") e all'occorrenza persino divertenti ("Dorotea"). Echi dei primissimi Editors, quelli con le chitarre stile U2 ("Frog 1"), tratti à la Muse nell'iniziale "Little Boy", scelta come singolo trainante, e la bella conclusione di "Internoise" sono giusto alcuni dei deliziosi ingredienti contenuti in "OOOPArts". Un gran bell'esordio: prestategli la meritata attenzione (Claudio Lancia 7/10)


glisportivi_01GLI SPORTIVI - Fuzz Days (2016, autoproduzione)
garage

Il titolo dice tutto. Secondo album lungo del duo veneziano de Gli Sportivi (Lorenzo Petri, chitarra, e Nicola Zanetti, batteria) che, in realtà, è una macchina del tempo all'indietro, proiettata all'impazzata verso i gloriosi anni degli effetti di chitarra, gli scantinati delle prime jam session. A parte "Sitting By The River" che è una sintesi dell'album (power-pop Nirvana ma con Hendrix alla chitarra), le canzoni non arrivano mai ai tre minuti di durata. "Time To Say Goodbye", "It's All Over" e il pastiche distorto di "Apocalypse Tomorrow" non sono canzoni ma brandelli di jam improvvisate. Nonostante una batteria limitata, anche un tentativo di ballad psichedelica come "Diamond" si salva dalla trivialità grazie alla distorsione genuina. Così, il duo oltrepassa la demarcazione White Stripes-Black Keys-Bud Spencer Blues Explosion a suon di ruggiti, esplosioni e riferimenti ai grandi classici: "Like Before" è una bombetta hard-rock con wah-wah violento, una sorta d'imitazione dei MC5, "Sonic Day" sono i Them coverizzati dai Rage Against The Machine, "The Mad Chopper" è un garage-rock con barriti supersonici, il singolo "Crazy Cow" impiega una distorsione "motociclistica" e una batteria pestona in 2/2. Mezz'ora più suonata che cantata a tensione, se non alta, quantomeno ben sostenuta e quasi senza cali. Rara intensità velenosa e coinvolgente (Michele Saran 6,5/10)


redlinesRED LINES - Colder Ep (2016, autoproduzione)
synth-pop

Tre brani inediti e un remix firmato dal concittadino Mulai segnano il ritorno dei bresciani Red Lines a pochi mesi di distanza dall'omonimo album d'esordio. Il duo lombardo formato da Marianna Pluda e Simone Apostoli si muove con sempre maggiore sicurezza nell'alveo del synth-pop, tracciando parabole cristalline come quella di "Colder", il punto più alto di questa breve raccolta. La colorata "Give You Up" accentua la parte ritmica e sottende uno strato di synth di stampo industrial. Anche "Control (Reprise)" dosa alla perfezione la componente melodica all'interno di un'architettura costruita su chitarre e suoni sintetici. Autoprodotto e registrato presso il Tup Studio di Brescia, questo Ep mostra i passi avanti compiuti da Marianna e Simone, un combo ancora giovanissimo e di cui inevitabilmente torneremo presto a sentir parlare (Fabio Guastalla 6,5/10)


cactusCACTUS? - Sorry For My Accent EP (2016, autoproduzione)
alt-rock

Terzo Ep in due anni di esistenza, il loro migliore e più sbrigliato. "Sorry For My Accent" dei vicentini Cactus? cala un filotto interrotto solo da due jingle di un minuto e rotti: "I Don't Think It's Good For You To Stop Smoking" (buona scelta di singolo apripista), "Still Alone", "Shove It" e "Naban". "I Don't Think" si nutre di un obliquo istinto garage-punk; "Still Alone" è un power-pop ottenuto con ingredienti disparati (voce Pavement-iana, drum-machine, acidi elettronici); "Shove It" importa la linea di batteria di "Smells Like" dei Nirvana in un bailamme febbricitante; la locomotiva di "Naban" si fregia di gorgheggi fantasma e vortici. A un primo ascolto è un piccolo e tardivo classico del baraccone nu-wave (Bloc Party, Arctic Monkeys, Franz Ferdinand), annoverato anche dalla stessa Domino. Procedendo, è un ballabile esercizio di scomposizione che saetta col turbo, impasta tecniche e incrocia ritmiche, coglie forza rifuggendo qualsiasi refrain piacione. Autoprodotto, con gran rigore do-it-yourself (Michele Saran 6,5/10)


blindurBLINDUR - Blindur (2017, La Tempesta)
alt-folk

"Blindur" è l'esordio dell'omonimo duo formato da Massimo De Vita e Michelangelo Bencivenga, che da quel di Napoli in diciotto mesi ha collezionato oltre cento concerti, aprendo per nomi importanti sia italiani che stranieri (Barzin, giusto per fare un nome). Dal punto di vista stilistico si muovono fondendo una cristallina radice irish folk (non di rado elettrificata) con vaghi richiami post-rock islandese (i Sigur Ros sono punti di riferimento citati dalla band stessa). Il disco contiene nove tracce che narrano piccoli fragili racconti metropolitani, fra amici del cuore che cambiano città ("Vanny"), il continuo bisogno di viaggiare ("Solo andata"), un pensiero ad Alex Schwazer ("Canzone per Alex"), uno a Robin Williams ("XI agosto"), e poi il pezzo dal quale tutto ebbe inizio, "Foto di classe", suonata la prima volta in un pub di Cervia, durante l'esordio assoluto live del duo. "Blindur" è un debutto marchiato La Tempesta, non esattamente un'impresa da tutti, evento che rappresenta già di per sé un'indiscutibile certificazione di qualità (Claudio Lancia 6/10)


narcovandagioNARCOVAND'AGIO - Narcovand'agio (2016, autoproduzione)
instrumental

Provenienti dalla bassa bresciana, i tre Narcovand'agio danno fondo alle loro brevi improvvisazioni senza canto nel primo omonimo "Narcovand'agio". A parte influenze dei Minutemen che si fanno sentire senza remore nelle jam-schegge in controtempo "Temporali al Nord" e "Strada bassa No BreBeMi" (ma "Mistica" si porta più dai Dazzling Killmen), numeri come "La magnifica", "Reverse" e il finalino concitato di "Spring Moretti" sono beach-punk che scoprono un cuore di asprezze tramite scaltri cambi di tempo. Non punge e non sfuria, spumeggia piuttosto per eclettismo e genuino spirito d'emulazione, dosati con arguzia nei suoi 22 minuti. Ci sono anche una concessione alla musica da pub ("Swing") e, suo contrario, un incubo di un minuto in forma di collage elettroacustico ("Fine della storia"). Seguito dell'antipasto "Ep Strumentale" (2016) uscito qualche mese prima (Michele Saran 6/10)


enrocoEN ROCO - L'ultimo sguardo (2016, Dischi Soviet Studio)
songwriting, indie-pop

Il baustellismo continua a far proseliti, anche fra compagini non proprio di primo pelo. I liguri En Roco, ad esempio, in pista da oltre quindici anni, giungono con "l'ultimo sguardo" all'ambizioso traguardo del quinto disco, puntando su un raffinato pop, semplice ma dal profondo taglio cantautorale. Registrato live in una sola domenica, ma rifinito con grande attenzione nelle settimane successive, "L'ultimo Sguardo " propone una serie di copertine alternative, ma soprattutto quattordici tracce ben scritte e suonate. Importanti gli ospiti: si va da Lori Goldston (violoncellista sul palco con i Nirvana per il celeberrimo "MTV Unplugged" e spesso impegnata con gli Earth) ad Amerigo Verardi (voce in"La soluzione"), da Gionata Mirai (che aggiunge le chitarre in "Mi perdono") a Giulio "Ragno" Favero che dà una mano in sede di registrazione. Un bel dispiegamento di forze per un lavoro destinato a consolidare il nome del quintetto guidato da Enrico Bosio (Claudio Lancia 6/10)


landhausLANDHAUS - Tales From A Dark Forest (2016, Orlando Music)
alt-pop

Matteo Landò, lombardo, ritorna sulle scene a nome Landhaus con un compatto concept di nevrosi fiabesca, "Tales From A Dark Forest". La ballata "White Duke", con una poderosa introduzione e un crescendo reboante, è una perfetta macchina del tempo, un gioiello del neo-prog melodico, e prosegue, intensificando e accelerando la foga, in "You Have To Die". La storia da menestrello di "Runaway" ha un andazzo da musical e un'asprezza di dramma, mentre "I Furl My Sails" erutta anche distorsione sulfurea, dando l'impressione di una rabbia controllata. Uno spirito degno di Roger Waters anima invece due lenti apocalittici in un montaggio sinfonico-scenografico, "Just And Simply" e "Leaving Tomorrow". Secondo album in sette anni, seguito di "Darker City Lights" (2009), un ciclo di canzoni Genesis-iano la cui oleografia non nasconde passione, ispirazione, e pure tentazioni di grandeur comunque aderenti alle canzoni. Anche progenitore del progetto Wakin' Fall ("September", 2007), Landò attinge alla storia più strombazzata del rock classico con la levità del bimbo. Un missaggio non impeccabile rende involontario servigio di sciatteria (Michele Saran 6/10)


virgo_01VIRGO - Virgo (2016, Alka)
alt-rock

Seguito di "L'Appuntamento" (2013), medesimi pregi e difetti, ma entrambi alzati di volume. Di stanza a Vicenza, Virgo ritornano con l'omonimo "Virgo", con un traino: il grunge-metal "Danza di corteggiamento", enfatico e operistico. A scostarsi dalla norma è la prova di ballata dolente "Selene", mentre "Coco" si sporge fin quasi in territori Motorhead. I progressi strumentali si saggiano nelle asprezze di "Aspirare", e c'è pure il picco d'isteria della loro carriera, "L'astinenza". In bilico tra finezza da studio di registrazione, botta distorta e tecnicismi armonico-ritmici. Sarebbe un mix fruttuoso se anche l'assortimento di stile fosse curato: funziona per la voce rotta e tuonante di Daniele Perrino e l'approccio genericamente granitico, mentre le schitarrate suonano di quarta mano. Una versione dura, ma non così plumbea, di Estra e Ligabue (Michele Saran 5/10)

Discografia

MOODWEL - ExPlore (2016, Toys For Kids)
OUT OF PLACE ARTIFACTS - OOPArts (2016, autoproduzione)
GLI SPORTIVI - Fuzz Days (2016, autoproduzione)
RED LINES - Colder Ep (2016, autoproduzione)
CACTUS? - Sorry For My Accent EP (2016, autoproduzione)
BLINDUR - Blindur (2017, La Tempesta)
NARCOVAND'AGIO - Narcovand'agio (2016, autoproduzione)
EN ROCO - L'ultimo sguardo (2016, Dischi Soviet Studio)
LANDHAUS - Tales From A Dark Forest (2016, Orlando Music)
VIRGO - Virgo (2016, Alka)
Pietra miliare
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