Nick Cave - Sean O'Hagan

Fede, speranza e carneficina

Autore: Nick Cave e Seán O'Hagan
Titolo: Fede, speranza e carneficina
Editore: La Nave di Teseo
Pagine: 416
Prezzo: Euro 19,95

 

cave_fedesperanzaecarneficina_01Recensii Nick Cave per la prima volta in occasione di “Ghosteen”. A dispetto di critiche e scetticismi, il Re Inchiostro, anche in una veste inedita, produceva ancora materiale di valore, approdando in una dimensione dove drammi e lacerazione confluiscono con la maturità, la fede e un inedito linguaggio testuale e sonoro. A chi avrebbe voluto murder ballad, ecco in risposta inni sacri. Il motivo di tali scelte? Di questo e molto altro, il diretto interessato dialoga con Seán O'Hagan in “Fede, speranza e carneficina”, libro tradotto da Chiara Spaziani e pubblicato in Italia per La Nave di Teseo.
Da “Push The Sky Away” in poi, poco altro ha risuonato in me come i lavori di Cave con i Bad Seeds, in solitaria o con il fido Warren Ellis: ed è proprio riguardo tali produzioni recenti che si concentrano le chiacchierate tra il musicista e il giornalista di The Observer. Questa predilezione potrebbe posizionarmi sulla soglia del lettore ideale, in realtà “Fede, speranza e carneficina” parla a chiunque voglia confrontarsi sulle grandi tematiche della vita. E magari convertirà qualche vecchio fan.

Seán O'Hagan conosce il cantautore australiano da anni, tra un backstage e l’altro, ma solo l'immobilità del lockdown 2020 gli ha permesso di confrontarsi a dovere con il Nostro e far germogliare l’idea di un libro. Decine di ore di conversazione transmigrate su carta, dove Cave offre preziosi dettagli biografici e lavorativi su dischi dalla potente connotazione simbolica, oscura. Alla luce dei racconti, acquisiranno ulteriore profondità. Tra arte, rapporti con il pubblico e scorci di quotidianità, la salvezza di alcune iniziative, le dinamiche attorno i testi e le musiche, riuscirete a farvi un’idea di quale abisso muova a ogni giro un lavoro di Cave.
Senza anticiparvi alcun dettaglio specifico, basti dirvi che “Fede, speranza e carneficina” è un libro brutalmente sincero. Certe idee che potreste esservi fatti sul protagonista potrebbero sgretolarsi mentre altre si staglierebbero in un attimo. Sì, troverete topic immancabili (qualcuno ha detto Blixa Bargeld? O Mick Harvey?) ed entrete nella sua officina creativa, ma il senso dell’opera è altrove. Motivo per cui Cave non rilascia interviste da anni e non gradisce molto che si pubblichino biografie su di lui.

 

L’australiano concentra le sue riflessioni soprattutto sul tema della spiritualità. Come già anticipato dal titolo, è la protagonista di un’opera scritta in diretta, con le voci mischiate negli aggiornamenti lavorativi (quel disco nuovo che poi sarebbe diventato “Carnage”), tra sviluppi della pandemia, belle e brutte notizie. Seán O'Hagan aiuta Cave a condividere pensieri riguardo l’altra, inevitabile tematica centrale: la morte nel 2015 del figlio Arthur. Un lutto affrontato da Cave nel tempo attraverso dischi, eventi, file speciali, e che qui cerca di elaborare nel dialogo fitto con l'autore, offrendo le pagine più preziose di “Fede, speranza e carneficina”.

 

A fine lettura, l’immagine di Nick Cave è quella di una persona che nonostante i suoi demoni sta tentando disperatamente di rimanere nella luce, di tenere gli occhi sull’“oltre” e su chi gli è vicino. Perché what doesn't kill you just makes you crazier.

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