Dalle ballate spoglie di Leonard Cohen, Nick Cave e Marissa Nadler alle filastrocche incantate di Kate Bush e Tori Amos, dalle desolazioni raggelanti di Cure, Sound, Lycia e Diaframma alle odi folk di Bon Iver, Balmorhea, Vashti Bunyan e Fabrizio De André, dal pop malinconico di Aztec Camera e Belle & Sebastian alla poesia artica di Sigur Ros, Bjork, Susanne Sundfor e Bel Canto: un Racconto d'inverno in musica e versi.
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Winter songs
La stagione invernale è sempre stata una fonte di ispirazione per canzoni e sonorità di ogni genere e sorta. Un filone classico è quello delle "winter songs" acustiche, ballate spoglie, spesso spettrali o desolate, il genere di cui è indiscusso luminare Leonard Cohen e che negli anni è stato portato avanti da moltitudini di discepoli, qui rappresentati da autori di razza come Nick Cave, Bon Iver, Vashti Bunyan, Marissa Nadler, Bill Callahan, Elliott Smith, Sufjan Stevens, Sarah McLachlan, Balmorhea e il nostro Fabrizio De André. Ma è un classico invernale anche la fiaba (più o meno natalizia), immersa sotto spessi strati di neve, come quelle dei nostalgici Fleet Foxes, dell'arpista Loreena McKennitt e della funambolica Kate Bush, inserita in scaletta a fianco della sua brillante allieva Tori Amos, che all'inverno ha dedicato una delle sue ballate più belle e struggenti ("Winter").
Anche la scena darkwave, naturalmente, ha trovato terreno fertile nelle atmosfere invernali, raggelanti e desolate, attraverso fuoriclasse come Cure e Sound, discepoli italiani come i Diaframma e successivi progetti a tinte fosche come Lycia e Jesu. Ma alla malinconia invernale non è rimasto insensibile neanche il (sophisti)pop, da quello degli anni 80 di marca Aztec Camera a quello dei due decenni successivi, idealmente rappresentati da gruppi raffinati come Belle & Sebastian e Broadcast.
Poi c'è chi alle tematiche invernali si è accostato solo sporadicamente ma con ottimi risultati, come i Rolling Stones di "Winter" e gli U2 in versione natalizia della cover di "Christmas (Baby, Please Come Home)" firmata Phil Spector, ma anche l'Enrico Ruggeri di "Mare d'inverno". E c'è infine chi, in un perenne inverno ghiacciato, vive per ragioni geografiche, esprimendo nella sua arte tutta la poesia delle terre artiche: dagli islandesi Bjork, Sigur Ros e Ólafur Arnalds ai norvegesi Bel Canto e Susanne Sundfor.
A unire il tutto, l'elettronica rarefatta di Aidan Baker, uno dei protagonisti della compilation a sfondo polare "Cryosphere" che segnò il debutto dell'etichetta Glacial Movements.
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