Second Language

Second Language: l'etichetta dei nuovi linguaggi discografici

In anni in cui le modalità di fruizione della musica si sono profondamente trasformate, svincolandosi sempre più dalla consustanzialità del supporto fisico, l'intrapresa di una nuova etichetta discografica può sembrare l'ennesima testimonianza di apertura di un mercato nel quale iniziative simili nascono e scompaiono in un batter d'ali. Nel caso della Second Language, si tratta invece di qualcosa creato con l'obiettivo della durata, non solo della musica ma anche e soprattutto degli oggetti che la contengono, in ideale risposta alla ricerca di un incentivo da offrire a coloro che, romanticamente, non si rassegnano a smettere di acquistare dischi e che della musica amata desiderano una qualche testimonianza più tangibile rispetto a una cartella di file dispersi su un hard-disk.
In recisa controtendenza rispetto all'attuale situazione discografica, gli inglesi Glen Johnson (Piano Magic) e David Sheppard (giornalista, scrittore, nonché metà del duo Phelan Sheppard) e il danese Martin Holm danno avvio al progetto Second Language, etichetta caratterizzata da assoluta autonomia artistica, produzioni limitatissime e peculiarità delle confezioni, realizzate in materiale riciclato assemblato a mano.

Tutto comincia a metà del 2009, quando Glen Johnson annuncia sulla sua pagina Myspace un nuovo album del suo progetto elettronico Textile Ranch, specificando che si tratterà di un disco "a sottoscrizione", per il quale gli interessati potevano versare una quota di contribuzione volontaria che, al di sopra di una certa cifra, avrebbe dato diritto al donante a ricevere una copia del disco con il proprio nome scritto sopra.
Il disco, "Tombola", verrà pubblicato alla fine di quell'anno e si tratterà di una serie di "edizioni uniche", poiché nessuna copia presenterà una tracklist identica a un'altra, ma tutte saranno costitute da brani estrapolati random dal computer di Johnson e ognuna recherà una traccia dal titolo "Sketch For...", di volta in volta completato col nome di chi l'avrebbe ricevuta.
new2llogo_02In parallelo, viene lanciata l'idea di una più organica etichetta a sottoscrizione, governata dalla medesima logica di un versamento anticipato per un minimo garantito di uscite da ricevere man mano che fossero state realizzate nel corso del 2010, uscite tutte limitate e dunque difficilmente reperibili al di fuori del canale distributivo diretto dell'etichetta. Ma la peculiarità della Second Language non risiede soltanto nelle sue edizioni limitate, bensì soprattutto nel vero e proprio culto dell'oggetto legato alle sue pubblicazioni e di volta in volta esplicitato attraverso le confezioni e i piccoli benefit in esse contenuti, che vanno da miniature librarie a biglietti della subway, da mappe metropolitane a lenti di ingrandimento, fino ai casi in cui la confezione stessa viene trasformata nel pretesto per allegare i cd a fascicoli rilegati a mo' di libro o a curate fanzine con lunghe interviste agli artisti che partecipano alle uscite dell'etichetta.

Ulteriore elemento di estremo interesse è proprio la creazione, intorno alla Second Language, di una sorta di "cenacolo" artistico, costituito da amici e collaboratori dei suoi fondatori, ma aperto alla scoperta di tanti nomi nuovi, nonché a musicisti pronti ad accoglierne la filosofia e stilisticamente vicini al suo amplissimo spettro stilistico di interesse, a grandi linee riassumibile sotto la definizione elettro-acustica, che va dall'ambient-drone alla modern classical, senza tralasciare incursioni tra retaggi folk e canzonieri obliqui. Proprio per questo l''iniziativa dell'etichetta appare quanto mai coraggiosa, modernissima e al tempo stesso "fuori dal tempo" presente, mille miglia lontana dalla logica perversa degli ascolti mordi-e-fuggi, dalla dematerizzazione della musica e della sua creazione sempre più parcellizzata e solitaria.

A poco più di dodici mesi di distanza dalla prima release organica (la raccolta "Music And Migration"), e in coincidenza con l'avvio della seconda annata di produzioni (con l'ambiziosa compilation di sessanta miniature da sessanta secondi "Minute Papillon") è dunque giunto il momento di tracciare un bilancio sull'attività dell'etichetta e approfondire la logica che vi ha presieduto. Lo facciamo attraverso un riepilogo delle sue uscite e, soprattutto, attraverso le parole di Glen Johnson e David Sheppard.

Com'è nata l'idea di mettervi in proprio con un'etichetta? E perché avete scelto modalità così particolari?

David Sheppard: È venuta dall'evoluzione di due cose: la confezione, molto curata, di Textile Ranch che Glen stava preparando per un'edizione limitata, fatta proprio per i suoi fan (che alla fine è diventato il primo disco della Second Language) e il progetto "Music And Migration", una campagna di sensibilizzazione a sostegno della BirdLife International promossa da Martin Holm su MySpace con una serie di bellissime tracce esclusive. Tutti e tre abbiamo contribuito con delle registrazioni a questo progetto. Sia per ragioni estetiche che per beneficenza abbiamo pensato che questa compilation potesse funzionare come disco vero e proprio, così è venuta fuori l'idea di un pubblico scelto e di ottima musica in confezioni molto curate. Second Language è figlia di tutto questo, non avevamo pianificato di mettere su questa famiglia, ma all'improvviso ci siamo ritrovati a essere genitori di una piccola e vispa etichetta discografica!

 

Per certi versi può sembrare una scelta anticommerciale, in particolare per uno come Glen, che ha un suo pubblico vasto e affezionato: si tratta di un elemento che è stato tenuto in considerazione nel momento di dar vita all'etichetta?

DS:Dovrebbe rispondere Glen nella sua ottica, ma personalmente non vedo la Second Language come un'impresa anti-commerciale. Io e Glen abbiamo lavorato nelle etichette discografiche per molti anni e per esperienza personale conosciamo le insidie nascoste in questo campo. Non ci vuole un genio per rendersi conto che nell'era digitale i vecchi modelli economici e di promozione dei dischi sono moribondi. Metodologie nuove e innovative adesso sono una necessità.

La gente vuole ancora musica e molti sono ancora disposti a comprarla invece che scaricarla gratis, a patto che venga dato loro qualcosa che valga i soldi spesi, qualcosa che valga più di un ridicolo file mp3. Le nostre idee sul packaging elaborato arrivano da qui. Io Glen e Martin compriamo i cd, siamo cresciuti in un' era in cui comprare musica significava avere degli album che erano arte per gli occhi e per le orecchie, oggetto di venerazione e di influenza successiva, non oggetti transitori, monouso, svago a tempo perso.

Abbiamo voluto fare della Second Language l'antitesi completa dello scaricare musica: dischi che siano di nuovo oggetti fisici da conservare e curare.

Glen Johnson: Come dice David, non guarderei alla Second Language come a un'impresa anti-commerciale. Forse anti-convenzionale? Ho lavorato per un'etichetta indipendente per nove anni e nonostante facesse della ottima musica, mi faceva sentire costantemente frustrato perché assomigliava sempre di più alle major: segreteria, uffici enormi, confezioni noiose, leccare i piedi a giornalisti e negozi di dischi, svendere ottima musica quasi a costo zero, gettare via soldi senza lontanamente rispettare l'arte nella sua essenza. All'epoca, nelle etichette indipendenti erano davvero in pochi a pensare a un'alternativa, però Internet ha decisamente spalancato le porte in questo senso e le etichette devono trovare un modo per adattarsi.

L'industria musicale convenzionale è stata condannata al fallimento nel momento in cui è entrato in gioco Internet.

 

È meglio avere pochi "clienti" assidui, ai quali si ha la certezza di vendere i dischi attraverso la sottoscrizione o rivolgersi a un "mercato" indistinto?

DS:"Migliore" è un termine decisamente soggettivo in questo senso, così come lo è "pochi". Avere un numero di sottoscrittori garantisce una certa liquidità e quindi disponibilità per creare progetti. In altre parole, ci dà slancio. Non siamo motivati dal profitto ad ogni costo, (che potrebbe essere uno shock per il venale mondo del mercato capitalistico!) ma non siamo neanche degli ideologi hippy. Naturalmente ci piacerebbe avere migliaia di sottoscrittori e ci stiamo inesorabilmente dirigendo in questa direzione (anche se quando avremo tanti sostenitori dovremo aprire una specie di bottega d'artigianato per creare i nostri "prodotti". È un "problema" che gradiremmo affrontare, comunque...).

 

Tra le 150 copie di "Music For Smalls Lighthouse" e le mille di "Serenades & Serinettes", in base a cosa decidete la tiratura di ogni singola uscita?

DS: A essere onesti, è soprattutto determinato dalle richieste e dall'intensità di lavoro sul packaging, anche se, naturalmente, noi abbiamo un enorme dipartimento marketing che passa settimane a fare ricerche su gruppi di discussione e creando modelli informatici sull'andamento dei consumi.

Ecco, in realtà nulla di tutto ciò!

 

Le confezioni particolari e fatte a mano rappresentano una delle peculiarità di Second Language: di chi sono state le idee per gli aspetti grafici delle uscite di quest'anno?

DS: Come dicevo siamo affascinati dall'approccio e dall'estetica delle etichette discografiche degli anni 70 e 80, Factory e Les Disques du Crepescule, e da editori come Constellation, Preservation, Moteer, che guardano alla presentazione visiva come a un elemento imprescindibile del disco. Studiamo attentamente e con costanza il packaging e i concetti grafici a esso relativi.

Glen in particolare ha un'insopprimibile passione per queste cose ed è sempre alla ricerca di nuovi materiali, ma tutti diamo il nostro contributo. A volte si tratta di trovare il designer giusto o l'artista che aiuti a trasformare il concetto in oggetto, così cerchiamo e manteniamo un dialogo con una rete di professionisti che si prendano cura della parte visiva.

 

Come scegliete i materiali da utilizzare? E in quanti, concretamente, confezionate gli "oggettini"?

DS: Cerchiamo modelli unici, prendendoli da manufatti esistenti o creandoli noi stessi, ma cerchiamo sempre di assicurarci che il materiale delle nostre confezioni - che sia carta, cartoncino, stoffa, fibra di vetro o qualsiasi cosa - abbia una certa qualità e sia accattivante dal punto di vista visivo e tattile. Creare il packaging è degno delle fatiche di Ercole, per questo coinvolgiamo membri della band, fidanzate e amici per i lavori faticosi, circa sei o sette persone alla volta, anche se i meriti devono andare a Glen e Angèle, che fanno più del dovuto nel processo di produzione. Siamo diventati tutti discretamente bravi con le pistole per la colla, aggeggi per ripiegare e tagliare la carta... lavorare nella Second Language è un corso intensivo sull'artigianato!

 

Mi incuriosiscono molto gli oggetti acclusi nelle confezioni, tipo il biglietto della metropolitana in "Ghost Stations", la lente in "Tombola", il ricamo in "Music And Migration", etc.: dove trovate tutte queste piccole cose?
DS
: Anche a questo ha pensato soprattutto Glen, che passa molto tempo a frugare tra mercatini e negozietti alla ricerca di materiali accattivanti. Abbiamo una montagna con tutti questi oggetti che cresce continuamente. Per "Music And Migration" un caro amico spagnolo si è offerto di ricamare gli uccelli e le illustrazioni sono state donate da un famoso illustratore di uccelli danese. Non siamo fiscali nel fare tutto rigorosamente "in casa", siamo felici di commissionare questi lavori ad altri.

GJ: Passo un sacco di tempo a pensare "come possiamo rendere speciale questa uscita?". Non c'è niente di più noioso di un booklet in un jewel case o di un digipack. Artisti ed etichette dovrebbero tenersi quanto più possibile lontani da quelle cazzo di cose di plastica, i negozi devono dimenticarsi di sistemi di raccolta che includono solo formati anonimi e le etichette devono smetterla di favorire questo sistema. Si può impacchettare un disco in qualsiasi cosa, allora perché così tante antiecologiche confezioni in plastica? Moltissime confezioni sono solo un modo del designer per mettersi in mostra, tutto ciò che trasmettono è "guarda come sono bravo a usare Photoshop o InDesign"!


Tutta questa cura nell'oggetto-cd sembra andare nella direzione della riscoperta del supporto fisico e soprattutto del piacere di avere tra le mani qualcosa di tangibile e di unico. Ritenete che oggi vi sia ancora spazio per l'oggetto-cd?

DS: Penso di aver risposto prima a questo.

GJ: Le persone si stancheranno mai di qualcosa di unico e tangibile? In tanti potrebbero rispondere di sì, certo. Molta gente preferisce mangiare in posti come McDonald's e, allo stesso modo, molta gente non sembra stufa di come vengono confezionati i dischi. Ma la scelta esiste, McDonald's o ristorante da guida Michelin.

 

Le due compilation, accanto a tanti artisti abbastanza noti nell'ambiente, comprendono alcuni nomi del tutto nuovi (Enderby's Room, 30Km Inland, etc.) e graditi ritorni di artisti navigati (tra tutti quello di Pete Astor); come siete entrati in contatto con loro e, soprattutto, per i nuovi, come li avete scoperti?
DS: Molti di questi artisti sono nostri amici, conoscenti o hanno qualche legame con uno dei progetti portati avanti in questi anni. Altri sono musicisti il cui lavoro ci piace, ai quali chiediamo di registrare per noi, come farebbe una qualsiasi etichetta. Siamo nella felice posizione in cui, finora, ci hanno sempre detto di sì.

In effetti vengono da noi proponendoci delle registrazioni nuove, abbiamo le prossime sei o sette uscite già in cantiere, sul lungo termine abbiamo colpi in canna molto interessanti. Ci sentiamo decisamente fortunati in questo senso.


Sempre a proposito delle compilation, "Vertical Integration" è stata concepita sia come una raccolta musicale che come un magazine, che comprendeva le interviste a ciascuno degli artisti coinvolti. Ritenete che parlare o scrivere di musica possa ancora giovare al modo in cui si ascolta la musica?

DS: Scrivendo di musica da quasi vent'anni, credo di essere obbligato a rispondere di "sì!". La scrittura critica e contestuale è stata a lungo parte dell'infrastruttura dell'arte e non vedo alcun motivo per cui questo debba cambiare, fondamentalmente perché, come alcuni pensano, il mondo della musica è pieno di proselitismo malato e congetture preconfezionate. Miles Davis ha detto: "talking about music is like dancing about architecture", pensiero che ho sempre condiviso.

GJ: Non leggo riviste musicali inglesi, a parte una piccola rubrica su Mojo (curata da David), perché non parlano della musica che mi piace ma le cose vanno meglio nel resto d'Europa. Meraviglioso, vero? L'Inghilterra dovrebbe essere piena di riviste musicali specializzate. "Vertical Integration" è stato il nostro tentativo in questo senso, anche se solo per poco tempo.


Una delle domande comprese in quelle interviste riguardava l'interpretazione del titolo della compilation; adesso rivolgo a voi la stessa domanda....

DS: "Vertical Integration" è un termine economico che ho imparato quando studiavo cinematografia al college. Si riferisce a un processo in cui diversi passaggi nella produzione e nella distribuzione di un prodotto o di un servizio sono controllati da una singola compagnia così da aumentare il potere della compagnia sul mercato. Il nostro intento era ironico. Credo.


Com'è avvenuta la selezione delle opere pubblicate su Second Language nel 2010? Si è trattato di lavori realizzati ad hoc dai singoli artisti o semplicemente di dischi pronti e destinati alla vostra etichetta piuttosto che da un'altra parte?

DS: In genere si tratta di dischi fatti proprio per la Second Language, sempre in esclusiva. L'album di Plinth è stata un'eccezione perché originariamente registrato per qualcun altro, ma poi il progetto è naufragato, fortunatamente per noi. Siamo stati felicissimi di poterlo pubblicare.


Molti degli artisti coinvolti nelle uscite di quest'anno sono in qualche modo legati a Glen o a David; pensate che in questo modo Second Language possa identificarsi in maniera netta dal punto di vista artistico? O che possa diventare qualcosa come un collettivo di musicisti che si riconoscono in un certo stile e soprattutto in una certa filosofia produttiva?

DS: C'è una specie di filosofia collettiva, ma soprattutto una comunione di intenti sull'approccio più che sullo stile musicale. Questa comunanza si è manifestata in maniera tangibile durante il nostro debutto live a Londra lo scorso novembre, per la Second Language Night. È stato emozionante vedere il supporto che ognuno offre lasciando il proprio ego fuori dalla porta. Non vorremmo passare per nepotisti, è solo che siamo circondati da gente che ha talento e non solo a Londra o nel resto del Regno Unito, i nostri contatti sono ben più estesi.

Consideriamo la Second Language come una nuova etichetta internazionale.

 

Siete soddisfatti di quello che siete riusciti a realizzare? Potete fare un bilancio (artistico ed economico) del vostro primo anno di attività?

DS: In un certo senso, sì. Il primo anno è stato soddisfacente e produttivo, con un sacco di ottime recensioni e una base di sottoscrittori in crescita costante. Abbiamo anche fatto abbastanza soldi da portare avanti ed estendere le scelte creative, questo è segnale di un modesto successo. Stiamo imparando, ma la mia sensazione è che se continuiamo a curare il lato artistico il ritorno economico sarà una conseguenza.

GJ: Personalmente sono più che soddisfatto di ciò che abbiamo raggiunto in poco tempo ma spero davvero che nel 2011 saremo capaci di mettere in studio più artisti e creare confezioni ancora più elaborate. E, fondamentalmente, questo potrà accadere se riusciremo ad attrarre sempre più sostenitori. Loro rendono possibile tutto questo.

 

Avete qualche aneddoto da raccontare a proposito della produzione dei dischi o comunque del lavoro retrostante all'etichetta?

DS: Lavorare alla Second Language è un ottimo modo per investigare sull'offerta completa di biscotti per il tè inglesi e un infallibile metodo per procurarsi delle vesciche, anche sulle dita di chitarristi di lunga esperienza.

GJ: Tè e biscotti prima di tutto. L'acqua deve bollire almeno una volta all'ora, altrimenti tutto questo è vano... un'altra delle cose che le major non capiscono.

 

Venendo agli aspetti più propriamente musicali, vorrei sentire i vostri pareri sulle uscite di quest'anno. Raccontatemi del catalogo Second Language in qualità di semplici ascoltatori.

DS: Semplici ascoltatori? Sono più di questo per noi... naturalmente mi piace tutto dell'etichetta, è proprio la musica che preferisco. Dovessi scommettere, mi piacerebbe vedere qualche uscita con musica africana o asiatica, forse un disco senza musica, forse un libro parlante, un film, le istruzioni per fare una Molotov...

GJ: Mi piacerebbe sentire più elettronica nella Second Language, come sanno bene Martin e David. Anche più musica sperimentale. Ma tutto verrà col tempo.


E, per finire, gettiamo uno sguardo al futuro: quali sorprese e novità si possono attendere da Second Language nel 2011?

DS: A dirlo adesso non sarebbe più una sorpresa, no?

(traduzione a cura di Enrica Chimienti - English version)


DISCOGRAFIA 2010


textile_ranch_tombola_02SL01: Textile Ranch - Tombola (2009)
Primo disco, anzi non-disco a recare i tipi della Second Language è "Tombola", non un lavoro organico del progetto elettronico di Glen Johnson, Textile Ranch, bensì una raccolta di frammenti dai suoni liquidi e rilucenti, compendiati più o meno casualmente a formare una serie di oggetti dal contenuto musicale unico, al pari di bigliettini e misteriosi numeri di serie contenuti nella confezione cartonata con un coniglio dorato in rilievo. Non si può pensare a tirare le fila di un'opera appunto non concepita come tale e il cui valore risiede nella peculiarità della sua presentazione, piuttosto che nel suo contenuto di esperimento "casalingo", tuttavia in linea (almeno per quanto si è avuto modo di ascoltare) con il profilo di Textile Ranch, così come mostrato in "Bird Heart In Wool" e nella collaborazione "The Rest, I Leave It To The Poor".

music_and_migration_03SL02: AA.VV. - Music And Migration
Raccolta di ventuno brani e altrettanti artisti, dedicata al tema del volo e destinata a supportare la campagna "Born To Travel" dell'organizzazione ambientalista BirdLife International. Dalle oblique trame bucoliche di Vashti Bunyan ai visionari drone di Leyland Kirby e Xela, dai cammei pop di Ant e Darren Hayman alle piéce post-classiche di Library Tapes e dei fratelli Heather e Peter Broderick, sorprendente è l'omogeneità complessiva del contenuto di "Music And Migration", determinata non tanto dall'identità tematica quanto soprattutto dalle tante sfumature che scolorano tra brano e brano, evidenziando affinità stilistiche talora imprevedibili, come quelle tra bozzetti di canzoni ed espressiva mutevolezza strumentale.
All'interno della confezione, le informazioni sulla campagna ambientalista - fortemente patrocinata dall'appassionato birdwatcher Martin Holm - e l'immagine di un volatile ricamata a mano e diversa da copia a copia.

dollboy_ghost_stationsSL03: Dollboy - Ghost Stations
Due lunghe tracce strumentali per il lavoro firmato da Oliver Cherer aka Dollboy, che abbandona le propensioni pop-folk-troniche di "A Beard Of Bees" in favore di una desolata ambient music, che spazia da elementi jazzy e post-classici a un'elettronica più contorta e dalle sembianze notturne. Lo spunto concettuale è rappresentato dalle stazioni abbandonate nelle subway di Londra e Berlino. Lungo la mezz'ora del lato "londinese" del lavoro, si susseguono tenui correnti percussive, dilatazioni appena accennate e partiture post-classiche richteriane, delineate dal pianoforte e supportate qua e là da dolenti note di tromba. Il più breve lato berlinese assorbe invece le fascinazioni della musica tedesca, attraverso morbide incursioni di synth e citazioni kraftwerkiane.
Una mappa dell'underground berlinese e un biglietto per un viaggio nella Tube corredano l'uscita, contenuta in un bianco cartoncino rigido.

ghostwriter_continuing_adventuresSL04: Ghostwriter - The Continuing Adventures Of The Strange Sound Association
Suggestioni bibliofile connotano la quarta uscita dell'etichetta, fin dall'alias dell'autore, Mark Brend, aka Ghostwriter, che oltre a cimentarsi qui in veste di musicista è considerato tra i maggiori conoscitori del modernariato strumentale. "The Continuing Adventures Of The Strange Sound Association" è una sorta di traduzione di questo suo interesse in musica. Il lavoro non è infatti altro che una ricchissima galleria di frammenti, nastri e librerie sonore, accostati e intrecciati a creare bizzarre atmosfere retrò, sospese tra schegge analogiche e accenni melodici, che insieme creano una sorta di sbilenca colonna sonora per un visionario noir francese del cinema muto.  Il tutto è realizzato con un'ampia rassegna di pianole giocattolo, sintetizzatori e organi analogici dei più vari, ivi compreso il brendonium, macchinario ideato dallo stesso Brend.
Una cordicella rossa allega una miniatura di libraria all'interno della confezione, completata da una scheda bibliotecaria.

piano_magic_home_recordingsSL04X: Piano Magic - Home Recordings
Vero e proprio regalo da parte di Glen Johnson e soci, riservato esclusivamente ai sottoscrittori di Second Language, sono le "Home Recordings" di alcuni brani di Piano Magic, riletti attraverso il minimale supporto di chitarra, pianoforte ed elettronica e di una line-up altrettanto ridotta all'osso, nella maggior parte dei casi limitata ai riarrangiamenti di Glen Johnson e alla splendida voce di Angéle David-Guillou, in veste di protagonista ideale anche dei pezzi non originariamente a lei destinati. Lavorando per sottrazione, brani come "Incurable", "Disaffected", "Dark Ages" e la trasposizione dreamy di "Snowfall Soon" vengono restituiti alla dimensione più essenziale delle loro potenzialità comunicative, in un susseguirsi di atmosfere spettrali, eteree, narcolettiche e toccanti, che dimostrano come l'appassionata scrittura di Glen Johnson possa rinunciare con leggerezza alle variopinte vesti sonore che nel corso degli anni hanno completato l'accurata selezione qui riproposta, mantenendone intatti spirito ed espressività.

plinth_music_for_smalls_lighthouseSL05: Plinth - Music For Smalls Lighthouse
I sogni di un angoscioso naufragio ispirano Michael Tanner per un lavoro realizzato su dulcitone, vibrafono e autentici organi a pompa di fine Ottocento; ne sono parte integrante, tanto dal punto di vista musicale che narrativo, e persino da quello della sostanza dell'edizione, che consiste in un libello rilegato in blu navy, una sorta di antico diario di bordo contenente, tra l'altro, il racconto della vicenda, scritto dallo stesso Tanner e da Diane Allton.
Spettri, strane storie e strani suoni di tempi andati ricorrono fedelmente nella parte musicale di "Music For Smalls Lighthouse", opera incentrata su una combinazione tra field recordings e suoni catturati da antichi organi, intesi a evocare atmosfere arcane, sospese e sottilmente inquietanti, al pari dei vocalizzi della "sirena" Autumn Grieve. Alle centocinquanta copie dell'elegante libro-cd, oltre a una foto numerata del faro di Smalls (luogo del naufragio narrato nel disco e nel libello), è allegato un cd-r 3'' intitolato "Flotsam", contenente brevi frammenti preparatori del lavoro e dunque ad esso sostanzialmente omogenei.

vertical_integrationSL06: AA.VV. - Vertical Integration
La seconda raccolta pubblicata dalla Second Language non è semplicemente una compilation musicale, ma al tempo stesso anche una sorta di curatissima fanzine di oltre trenta pagine in formato A5, che sostituisce le abituali scatole di cartone nella funzione di contenitore per il cd e, soprattutto, raccoglie un'approfondita intervista ai partecipanti, che vengono, tra l'altro, interrogati tutti circa la loro interpretazione del titolo della compilation. Nel lotto dei partecipanti spiccano Pete Astor, Robin Saville, Tunng e Klima, accanto a qualche eccellenza più nascosta (Autumn Grieve, Ólöf Arnalds) e a nomi sconosciuti o quasi, scovati in seguito ad appassionata ricerca (gli spagnoli 30km Inland, la svedese Tula).
Nonostante la varietà dell'offerta dei suoi brani, "Vertical Integration" risulta una raccolta estremamente coesa, resa tale dall'esile filo di una comune sensibilità che unisce artisti impegnati in ambiti che spaziano nuovamente dall'elettroacustica al folk, dalle canzoni ai drone.

brave_timbers_for_every_daySL07: Brave Timbers - For Every Day You Lost
Originaria di Newcastle e in precedenza impegnata in molteplici collaborazioni con Declining Winter, Last Harbour e Lanterns On The Lake, la polistrumentista Sarah Kemp battezza il suo progetto solista Brave Timbers con i quarantacinque minuti di "For Every Day You Lost", improntati a un sentito intimismo cameristico, improvvisato su violino, chitarra acustica e pianoforte. Si tratta di un'opera schietta e istintiva, la cui fragile emozionalità descrive un senso di malinconia latente ma serena e atmosfere dalle impressionistiche tonalità autunnali, nelle quali un'inestricabile nostalgia si coniuga con raffinati incanti campestri, tratteggiando bozzetti sonori di cristallina perfezione. Lavorando su tempi e cadenze - in prevalenza narcolettiche, ma talora più vivaci - la Kemp regala undici cartoline introspettive, impregnate di un senso di pioggia costante e di distanza incolmabile, che nel corso dell'album può anche apparire superficialmente ripetitivo, ma in realtà offre ampi scorci di soffusa bellezza.

klima_serenades_serinettesSL08: Klima - Serenades & Serinettes
Il primo anno delle pubblicazioni di Second Language si chiude con l'opera di maggior richiamo e, forse, con quella meglio riuscita: è il secondo disco di Angèle David-Guillou, che segue di tre anni il debutto del suo progetto Klima, che qui abbandona in larga misura il dream-pop elettronico di stampo bjorkiano dell'esordio, riscoprendo le doti di polistrumentista di formazione classica dell'artista francese e rivelandone una maturazione non solo dal punto di vista della raffinatezza interpretativa ma soprattutto da quello della scrittura delle canzoni. Durante l'album, Angèle cambia più volte abiti di scena e ambientazioni sonore, in prevalenza eteree, oblique vagamente spettrali, rivelando un bouquet espressivo e un'acutezza compositiva e di scrittura che segnano un evidente e gradevolissimo salto di qualità di un'artista completa, che sarebbe davvero riduttivo continuare a considerare soltanto una splendida voce.
Deliziosa confezione a fisarmonica dalle tinte bianco-celesti, con testi e taumatropio incluso.