L’intelletto è da sempre il territorio ideale per ogni tipo d’immaginazione e la musica che Trentemøller ha confezionato per “Memoria” assurge a strumento efficace nell’innescare le sinapsi, farle trasudare con il massimo grado di trasporto e portarle a scavare nel passato.
Il musicista danese ha da tempo fatto germogliare la sua minimale elettronica ambient, che nel 2006 fece gridare al miracolo con l’esordio “The Last Resort”, con fragranze via via sempre più oscure. Se già in “Fixion” e “Obverse” la trasformazione verso lidi che aggiungevano massicci afflati dark, dream-pop, a tratti addirittura post-punk, emergeva con crescente convinzione, in quest’ultimo ambizioso progetto si rileva un ulteriore ampliamento del tipico aplomb dalle tinte decadenti.
“Memoria” sprigiona la viscerale passione per tutte queste tetre fragranze, ottenute con un maggiore impiego di suoni reali di batteria, basso e chitarre trattate, cambiando i connotati del modus operandi utilizzato in passato da Trentemøller e riducendo severamente i suoni provenienti da dispositivi artificiali.
L’opener “Veil Of White” è un biglietto da visita senza punto di ritorno: si compie l’accesso definitivo nei chiaroscuri di sonorità più introspettive, coadiuvate dall’eterea vocalità della fidata Lisbet Fritze.
La proporzione sul totale porta i brani strumentali a prevalere numericamente su quelli cantati e se negli episodi dove la presenza della voce della Fritze spinge a levigare gli spigolosi contorni delle strutture elettroniche (la nu new wave à-la Editors di “No More Kissing In The Rain”, il post-punk sistemato tra Cure e Joy Division di “All Too Soon” e l’eccentrico connubio ambient-shoegaze di “In The Gloaming”) in quelli privi d’intervento vocale affiora la magica essenza del nuovo Trentemøller.
Si passa con nonchalance dalla frenetica darkwave (“Dead Or Alive”), a tuffi nelle sequenze motorik (“When The Sun Explodes”), da visite nell’imponente new wave (“Darklands”) a momenti industrial-techno (“Glow”) per arrivare ad antitetiche combinazioni dalle venature drone e new age (“Linger).
Gli anni 80 vengono ulteriormente omaggiati grazie alle aguzze distorsioni di “Swaying Pine Trees” e alle riflessive pacatezze ambient di “A Summer’s Empty Room”.
Tra le tappe consigliate lungo il percorso si staglia “The Rise”, con la sua miscela che varia continuamente tra fraseggi di minimalismo siderale e possenti intrusioni elettroniche.
“Memoria” esplora un mondo nel quale Anders Trentemøller fa convergere la celebre maestria da fineur elettronico con una multiforme sequenza di generi musicali che nel corso della carriera lo hanno letteralmente rapito.
Quello proposto dal compositore di Vordingborg è un universo cupo ma benaugurante, la chiave perfetta per rintracciare i propri ricordi mediante elettroniche sontuose, chitarre sbiadite, vocalità sfocate e vacillanti percussioni, tutti ingredienti solitamente configurati per descrivere desolazione e malinconia, ma in questo caso utilizzati per conferire all’orizzonte una tavolozza ricca di colori e speranza.
18/02/2022