I popoli impoveriti delle Americhe hanno sempre saputo che la 'libertà' è una crudele illusione creata dalle élite, simile ai falsi villaggi di Potemkin progettati per impressionare Caterina la Grande
(Rafael Anton Irisarri)
Riprendere il lungo percorso che ha segnato la carriera di
Rafael Anton Irisarri non può che far emergere una coerenza quasi maniacale, una fermezza assoluta nel modo di intendere la sua musica e il suo processo di scrittura. Questo perché le composizioni di Irisarri sono sempre nate da un'idea di partenza che, prima che musicale, può essere a volte politica ("
Shameless Years"), a volte legata ai temi ambientali ("
Solastalgia", "
The Unintentional Sea"), a volte a visioni apocalittiche ("
Midnight Colours"). Il legame profondo che unisce tutte le sue opere si può rinvenire anzitutto nel tipo di suono, probabilmente il più riconoscibile che un musicista ambient-drone si sia saputo dare negli ultimi decenni. Ma considerando che la musica di Irisarri nasce sempre da un progetto ideale, il comune denominatore è la critica filosofica alla società americana, potremmo dire il suo anticapitalismo. Anche stavolta il titolo del nuovo album sottolinea lo spunto che ha dato il via a tutto il progetto.
"FAÇADISMS" indica un tipo di architettura basato sulla grandezza della facciata esterna di un edificio, creata per nascondere interni in condizioni precarie. Il parallelismo con la libertà e col sogno americano è nato in Irisarri proprio in Italia - nel 2016 a Milano - quando vide un locale chiamato "Il mito americano". La riflessione di Irisarri su quanto la libertà sia divenuta negli anni solo una facciata propagandistica che nasconde una realtà in sfacelo (come gli interni nascosti da una maestosa facciata) è evidente. Irisarri propone quindi un raffronto con i falsi villaggi di Potemkin, villaggi di cartone con attori a recitare il ruolo di contadini, posizionati lungo il percorso di Caterina la Grande.
La musica di Irisarri si fa quindi meno imponente, perde parte (non tutta) dell'epica che l'aveva molto spesso contrassegnata, per divenire disgregata, polverosa, contorta su sé stessa, regolare, come un ciclo vitale che si rinnova continuamente. La violoncellista Julia Kent e la voce di Hannah Elizabeth Cox rendono grandiose e drammatiche le atmosfere di "Control Your Soul's Desire for Freedom", con l'afflato religioso del
Tim Hecker di "
Love Streams" e i cori tragici di "Aguirre" dei
Popol Vuh. Il drone di "Hollow" è quasi insopportabile nella sua oscurità, come la visione realistica di ciò che c'è dietro le facciate dorate di ogni propaganda. Le colate di rumore diffuse in tutto il disco mantengono il marchio timbrico che rende unico e riconoscibile tra mille il
sound di Irisarri.
Quando la chitarra emerge nel mare elettroacustico, a volte persino abbozzando una melodia ("A Little Grace Is Abundance"), lo fa solo per ricamare oscurità su oscurità. Un po' di luce si intravede in "Forever Ago Is Now", quasi
modern classical nella struttura, mentre il finale "Red Moon Tide" - con la collaborazione del keniota KMRU - raggiunge l'apoteosi di potenza e creatività (un lungo drone distorto di voci ed elettronica), come un urlo nel vuoto, una cattedrale (sonora) nel deserto del mondo che la società contemporanea ha creato.
23/11/2024