Roma è finalmente riuscita a diventare uno dei centri nevralgici degli eventi live in Italia, dopo anni nei quali ha sofferto la propria posizione geografica, che troppo spesso la tagliava fuori dai grandi tour europei delle principali star del mondo musicale. Questo è stato possibile anche grazie al gigante “Postepay Rock In Roma” che si conferma in grado di portare nella capitale nomi di primissimo piano.
La ricchissima edizione 2013 è appena terminata, e per tirare i primi bilanci abbiamo incontrato Max Bucci, uno dei più importanti e coraggiosi promoter italiani, Direttore Artistico assieme a Sergio Giuliani di The Base, società attiva nell’organizzazione di grandi eventi musicali.
L’edizione 2013 si è conclusa in attivo, con risultati entusiasmanti, vista la crisi generale: quasi due mesi di concerti memorabili, venti grandi eventi ed oltre duecentomila presenza complessive. Il Postepay Rock In Roma sta rappresentando per l’Italia e per la capitale un fondamentale upgrade di innovazione e prestigio, grazie alla crescita costante della proposta artistica: quest’anno dai Green Day ai Korn, dagli Atoms For Peace fino al ritorno di Neil Young dopo 30 anni di assenza da Roma. E’ stata anche inaugurata la terza area concerto, il White Stage, che ha accolto la memorabile performance di Bruce Springsteen, unanimamente considerata fra le migliori della sua lunga e luminosa carriera.
Ciao Max, e grazie mille per la disponibilità. Dove e da chi nasce l’idea di dotare finalmente Roma di una rassegna musicale così imponente?
L'idea nasce da me e dal mio socio Sergio Giuliani. Da sempre nella nostra mente c'era l'idea di organizzare un festival rock di grandi dimensioni, in quanto appassionati di questo genere musicale.
Io personalmente già nel 2005 producevo concerti nei palazzetti, negli stadi, nei club, in tutto il Centro Italia ma prevalentemente a Roma. Intorno al 2007 il progetto, seppur ancora allo stadio embrionale, ha iniziato a prendere forma: volevo un festival nella capitale diverso dagli altri, che potesse durare almeno due mesi e che diventasse un punto di riferimento internazionale per tutti gli amanti della musica.
L'incontro con Sergio ha posto le basi definitive per la concretizzazione di questo format che ha esordito nel 2009 e che tende a perfezionarsi ogni anno di più.
Quanto è stato difficile avere a disposizione una vasta area come quella dell’Ippodromo delle Capannelle?
Non è stato difficile in realtà: e già con l'edizione 2012 avevamo percepito addirittura la reale possibilità di espanderci in tutta la vastissima area dell'Ippodromo. Con i Radiohead a settembre del 2012 abbiamo "testato" la seconda arena da 30 mila persone e colpiti da quel successo abbiamo programmato l'edizione 2013 sulla base di tre aree con diverse capacità e caratteristiche . Dall' 8 al 13 luglio abbiamo ospitato contemporaneamente Mark Knopfler, gli Arctic Monkeys, i Rammstein e Bruce Springsteen, che ha inaugurato il White Stage, l’arena più imponente dell’area.
L’edizione 2013 è appena terminata: è tempo di bilanci …
Sì, il bilancio di quest'anno è assolutamente positivo, i risultati sono stati entusiasmanti, soprattutto se letti nel contesto della crisi generale che deprime qualsiasi comparto economico. Abbiamo realizzato quasi due mesi di concerti con nomi di primissimo piano, alcuni dei quali mai stati a Roma in passato ed altri che mancavano da molti anni. Le presenze complessive sono state oltre duecentomila, numeri che non hanno nulla da invidiare ai più imponenti festival internazionali. Il Postepay Rock In Roma sta rappresentando per l’Italia e per la capitale un indispensabile upgrade di innovazione e prestigio. E’ notizia di questi giorni che Neil Young pubblicherà un Dvd live proprio con la registrazione della data di Roma. Un gran bel colpo!
La controprova della perfetta riuscita è dimostrata dal fatto che il giorno successivo la chiusura del festival, abbiamo dato appuntamento a tutto il nostro pubblico per l'edizione 2014, sulla quale stiamo già lavorando.
Siamo felici e orgogliosi già unicamente di poter annunciare che ci sarà.
Storicamente quali sono le annate che ti hanno lasciato maggiormente soddisfatto dal punto di vista organizzativo?
Sicuramente l'edizione del 2011, e ovviamente quella appena terminata.
Tu e Sergio siete stati a contatto più o meno diretto con artisti di grande fama internazionale: raccontaci qualche aneddoto gustoso, magari il capriccio di qualche star…
La mattina dell'11 luglio, alle ore 12, mi chiama il manager di Bruce Springsteen, che quella sera si sarebbe esibito al festival, per chiedermi di suggerirgli un posto dove Bruce potesse provare un brano che avrebbe suonato esclusivamente al Rock in Roma. Si trattava di “New York City Serenade", una composizione che, pur essendo stata pubblicata nei primissimi anni 70, non era mai stata suonata finora in Europa, per via della complessità dell’arrangiamento.
Pochissimi forse ancora non ne sono a conoscenza, ma il Rock in Roma ha anche un bellissimo club a Ciampino, l'Orion, dove quest’anno si sono esibiti i My Bloody Valentine.
Ho proposto all'agente di accompagnare Bruce a fare un sopralluogo al suo interno ed appena siamo entrati ha esclamato: “It's perfect!”. Di lì a poco Springsteen ha iniziato a fare le prove: è possibile reperire sul web alcuni scatti di quegli indimenticabili momenti.
Quella frase e quelle situazione così intima, oltre ovviamente all’indimenticabile e affollatissimo concerto serale, mi hanno regalato una soddisfazione indescrivibile, una grandissima emozione: in quel caso il “capriccio” di una star (che in questo caso era interpretabile anche come una necessità impellente) si è trasformato in una delle cose più belle che potessero accadere.
Parlando invece di capricci veri e proprio, preferirei evitare di elencarli per non inimicarmi nessun artista (sorride, ndr), ma ad ogni modo ci impegniamo sempre per essere pazienti, comprensivi ed attenti con i musicisti, visto che sono la vera anima del festival.
Facci una Top Five dei concerti che hai organizzato.
Se parliamo esclusivamente dei concerti del Rock In Roma mi vengono immediatamente da mettere in fila Bruce Springsteen, Cure, Chemical Brothers, Slash e Neil Young.
Quanto è difficile organizzare a Roma un evento delle dimensioni del Rock In Roma? Quali sono gli ostacoli maggiori da superare? Quali meccanismi si devono mettere in moto per garantirne la piena riuscita?
Le difficoltà sono tante e quasi tutte sono conseguenza del fatto che la nostra è un' iniziativa privata: non abbiamo supporti istituzionali, cosa che accade anche per gli eventi che organizziamo presso lo Stadio Olimpico. Ci siamo dovuti impegnare enormemente affinché i nostri eventi non creassero disagi e problemi alla cittadinanza, alla viabilità, ai trasporti pubblici. E' stato un lavoro duro, ma ha avuto un clamoroso successo, basti pensare che per il concerto di Springsteen diecimila persone hanno scelto di usufruire del nostro servizio treni integrativo, un numero decisamente rilevante di cittadini in meno sulle strade.
Tutte le nuove iniziative collaudate durante questa edizione hanno avuto un esito così positivo che il Comune di Roma si è proposto per sostenerci il prossimo anno.
Perché secondo te in Italia non si riesce a costruire un festival importante (intendo di quelli concentrati in 3-4 giorni con duecento nomi) di respiro europeo della stessa portata di un Primavera Sound, un Glastonbury o uno Sziget? Ci provarono con l’Heineken, ma durò ben poco…
Sono fortemente convinto che si tratti di un problema culturale. Gli italiani non sono ancora pronti per questo tipo di festival, motivo per il quale noi abbiamo deciso di restare ancorati al nostro format, che si conferma nonostante tutto di grandissimo successo: l’edizione appena conclusa ne è stata indubbiamente la prova.
Il problema del lavoro assilla quasi tutte le economie europee: la macchina organizzativa del Rock In Roma pare andare in controtendenza. Quanti posti (anche se quasi tutti stagionali) riesce a garantire?
La nostra produzione riesce a garantire oltre 700 posti stagionali, con ovvie oscillazioni da concerto a concerto. Il picco quest’anno si è ovviamente avuto in corrispondenza dell’esibizione di Bruce Springsteen: quel giorno sono state impiegate 1.100 persone.
Il settore “spettacolo” e l’intero indotto meriterebbero maggiori attenzioni:quali politiche governative sarebbero auspicabili?
Sarebbe auspicabile più di tutto una legge sullo spettacolo, che attualmente non c'è. Il nostro settore non è tutelato e tale inadempienza è fonte di gravi difficoltà per chi cerca di svolgere questo mestiere nella maniera migliore possibile.
Lo scorso anno i Radiohead e quest’anno Bruce Springsteen sono stati i fiori all’occhiello dei cartelloni più recenti, possiamo osare qualche ipotesi per il prossimo anno?
Assolutamente sì, ci sono svariate opzioni, ma per ovvi motivi non posso ora svelarle!
C’è qualche artista che dopo l’esperienza al Rock In Roma vi ha espressamente chiesto di poter ritornare?
Anzi tutto quelli che sono poi effettivamente ritornati, vedi Thom Yorke, l’anno scorso con i Radiohead e quest’anno con il suo nuovo progetto Atoms For Peace. Ma anche Daniele Silvestri, gli Skunk Anansie, Ben Harper, e tanti altri artisti che sicuramente torneranno in futuro.
Quali sono i nomi che ti piacerebbe in futuro riuscire a portare su questo palco? Qualche sogno nel cassetto?
Sì, tantissimi, e speriamo che qualcuno possa presto effettivamente concretizzarsi…
Oltre al Rock In Roma ti occupi di organizzare anche altri eventi di primaria importanza: cosa bolle in pentola per la stagione autunno-invernale?
Abbiamo già annunciato Bob Dylan in concerto all'Atlantico per il prossimo novembre: indiscutibilmente la concretizzazione di un primo grande evento. Per continuare in area rock abbiamo annunciato i Dream Theater a gennaio, mentre sul versante pop italiano avremo al Palalottomatica Emma e i Negramaro, oltre agli ormai famosissimi family show della Disney nel periodo natalizio.
Per l’edizione 2014 del Rock In Roma quando saranno svelati i primi nomi in cartellone?
Posso darti un’anticipazione: già a settembre - ottobre saranno annunciati i primi grandissimi nomi dell'edizione 2014, ed altri saranno aggiunti nei mesi successivi. Stiamo lavorando già da tempo alla pianificazione della prossima edizione. Ora abbiamo tre palchi testati, ed il ventaglio di opportunità si allarga parecchio. E abbiamo un ottimo curriculum che ci consente di ambire senza timori reverenziali ai nomi più importanti della scena internazionale.
Io lancio un nome: Pearl Jam. C’è un nuovo disco in uscita, e loro mancano da Roma dal tour di “No Code”…
Nome interessantissimo. Comprerò il disco e lo ascolterò…
A conti fatti il Postepay Rock In Roma si sta imponendo come il festival estivo che sta riportando l’essenza del live rock nel numeroso pubblico romano. Ecco l’elenco completo degli eventi che si sono svolti questa estate, nell’area dell’Ippodromo delle Capannelle:
29 maggio – My Bloody Valentine (presso Orion Club di Ciampino)
5 giugno – Green Day (supporter All Time Low)
11 giugno – The Killers (supporter Stereophonics)
21 giugno - Toto
25 giugno - Korn
4 luglio – Iggy Pop & The Stooges (supporter Rewild)
5 luglio – Max Gazzé (supporter Il Cile + Ilaria Graziano & Francesco Forni + Iotatòla)
9 luglio - Rammstein (supporter Dj Joe Letz)
10 luglio – Arctic Monkeys (supporter Miles Kane + The Vaccines)
11 luglio – Bruce Springsteen (special guest The Cyborgs)
13 luglio – Mark Knopfler
14 luglio – Smashing Pumpkins (supporter Mark Lanegan + Beware Of Darkness)
16 luglio – Atoms For Peace (supporters Owiny Sigoma Band)
18 luglio - SKA-P (supporter Casino Royale)
22 luglio – Deep Purple
24 luglio - Zucchero
25 luglio – Daniele Silvestri + Guests (supporters Selton + Diodato)
26 luglio – Neil Young & Crazy Horse (supporter Devendra Banhart)
28 luglio – Sigur Ròs
29 luglio – Blur
31 luglio - NegritaRock In Roma | |
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