"'Smile' mi stava uccidendo"
(Brian Wilson)
"Secondo me rende 'Pet Sounds' muffa... ecco quanto è grande. Dovete solo aspettare che esca e lo vedrete voi stessi"
(Dennis Wilson)
"Perso e trovato, rimani ancora lì"
(verso di "Cabin Essence" di Van Dyke Parks)
"È il 'Kid A' del surf rock"
(Utente di Youtube)
Il sarcofago-box si apre ed eccole lì, tutte le pellicole della Salome di Colin McKenzie, vedere la luce dopo anni di mitico buio. Una scoperta di proporzioni incalcolabili, noi seduti sul sofà a tentare la fortuna sui libri di storia.
1967. Il 2 giugno i Beatles svelano il loro barocchismo più inebriante, "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band". E quei dodici mesi vedono l'uscita di una quantità incredibile di capolavori, dagli esordi di Velvet Underground, Doors, Pink Floyd, Traffic, Captain Beefheart e Cohen, a "Surrealistic Pillow" e "After Bathing At Baxter's" dei Jefferson Airplane, passando per "Da Capo" e "Forever Changes" dei Love, "Something Else" e "The Village Green" dei Kinks, "Absolutely Free" di Zappa, "Gorilla" della Bonzo Dog Doo-Dah Band, "Ptooff!" dei Deviants, eccetera.
All'appello non riesce a rispondere Brian Wilson, chiamato a bissare la maestosa grandiosità della sua opera maxima, "Pet Sounds". Il genio dei Beach Boys, nonostante numerosi tentativi, protrattisi per circa un anno, di portare alle stampe un album altrettanto ambizioso e profetico, cede inesorabilmente, in preda a un devastante collasso nervoso. Il disco in questione è "SMiLE", fata morgana per eccellenza della cultura pop del Novecento, la teenage symphony to God (così l'ha definita il suo autore).
Un momento, rewind. Sceneggiatura mockumentary (e revisionismo storico: "Smiley Smile" e lo "Smile" solista del 2004 non esistono, sono un complotto del governo, o di Phil Spector... Good Morning, Mr. Wilson).
"È un uomo a un concerto. Intorno a lui c'è il pubblico che svolge il proprio ruolo, vestito in modo sofisticato, che guarda attraverso i binocoli, ma così lontano dalla rappresentazione, dalla vita. La musica comincia a subentrare. Imperi, idee, vite, istituzioni; tutto deve cadere, come tessere del domino. (L'uomo) comincia ad aprire gli occhi alla musica; vede la pretenziosità del tutto. Quindi anche la musica svanisce, trasformandosi in un cigno trombettiere, in ciò che la musica è realmente. (L'uomo) è perduto nella sua visione, in un trip. La realtà è svanita; la sta facendo diventare un sogno. L'Europa, molto tempo fa. La povera gente nelle osterie che cerca di diventare felice cantando, che cerca di dimenticare le guerre, gli scontri in mare. Navi che si scontrano in porto. Il dolore che (l'uomo) prova e la sua vacua esistenza. Perché non può neppure piangere per la sofferenza che c'è nel mondo, per la propria sofferenza. E ad un tratto, la speranza. Tornare alla spiaggia, all'infanzia. La gioia di essere illuminati, di vedere Dio. E cos'è? Una canzone per bambini! La canzone dell'universo che sorge e si assesta onda dopo onda, la canzone di Dio, (l'universo) che ci nasconde il Suo amore, ma che ci permette di trovarLo nuovamente, come una madre che canta ai propri figli".
Un barbone che si scalda con una bottiglia di vino di dubbissima qualità? Un hippie a cui hanno sbattuto in faccia la porta della percezione? Il classico nonnino che non ci sta più molto con la testa? No, Brian Wilson che "spiega" "Surf's Up" al giornalista Jules Siegel. È il 1967, anno di uscita di "SMiLE", il disco che avrebbe rivoluzionato il pop.
Brian Wilson. Il genio, la macchina sforna-hit, lo squilibrato. Uno e trino, semidio troppo umano, Cristo color carne che brilla nel buio: lo smarrimento dell'identità, l'Angelo Muto.
Sei maggio 1967: Derek Taylor, agente stampa dei Beach Boys (e dei Beatles), annuncia ufficialmente l'uscita della nuova fatica del gruppo. A fianco a lui un imbarazzato ma vistosamente soddisfatto Brian Wilson, che mostra orgoglioso il vinile che da lì a un paio di settimane i fan avrebbero potuto acquistare nei negozi; per la prima volta in copertina niente foto di gruppo, spiagge, onde, automobili, ma proprio un negozio. Il disegno di un commesso e una commessa che vendono felicità. Sorrisi su sorrisi. Ridi: SMiLE. In fondo, tutto è bello. Basta interessarsi alle cose e trovarle belle. Sì. In fondo le cose sono come sono e nient'altro. Un volto è un volto. Dei piatti sono dei piatti. Gli uomini sono gli uomini. E la vita è la vita.
Entriamo nel negozio, dunque. "Our Prayer": l'invocazione alle Muse, "Vuh" dai 3 ai 6 anni. Il rito della gioia è cominciato, ed ecco infatti ad arrivare danzante la cover più breve del mondo ("Gee", dodici secondi) ad introdurre ciò che distacca "SMiLE" da "Pet Sounds": "Heroes And Villains" è il portavoce di tutto il progetto, niente più canzoni sorrette da sublimi orchestrazioni, ma scatole cinesi di suoni, rumorini, cori (talvolta demenziali), sovrapposizione di sezioni ritmiche (ascoltare "Do You Like Worms" per capire... il mal di testa è assicurato), uso di strumenti inusuali (uno su tutti il leggendario theremin che theremin propriamente non era di "Good Vibrations"), il tutto assemblato con del nastro adesivo lisergico. E le liriche... ah, le liriche. Niente più "Dio solo sa cosa sarei senza te", no... ora "Danza Margarita! Non sai che ti amo? Danza!" (coretto beffardo) "Sei in arresto!" (Heroes and Villains), o "Voglio vederti scompigliata dal vento, onde di grano per il tuo abbraccio" (Cabin Essence).
E non sono che esempi (di gran lunga) tra i più semplici e lineari: la penna di Van Dyke Parks è la gioia di Google Translate, un continuo - proprio come la musica di Wilson - incastrarsi di pun, significati criptici, acquarelli fatti parola, un tipo di scrittura che Jeff Mangum avrebbe studiato a memoria. Un assoluto genio tuttora troppo trascurato.
L'album non è solo il diario-summa delle conoscenze, influenze e omaggi di Wilson, ma è anche probabilmente l'esperimento psichedelico più feroce, quanto a complessità e visionarietà, di tutti gli anni 60 (attenzione, con questo non s'intende necessariamente migliore): persino "After Bathing At Baxter's" degli Airplane e "Absolutely Free" di Zappa, contemporanei e strutturalmente simili a "SMiLE", sembrano non riuscire ad osare tanto. Wilson si è spinto oltre le colonne d'Ercole dell'alienazione acida: se esiste la colonna sonora di una mente che scende negli Inferi dell'LSD ma che ancora ne dev'essere fatta prigioniera (prima che diventi il Barrett del 1970, insomma), quella è "SMiLE" - e "The Elements: Fire (Mrs. O'Leary's Cow)" ne è il Dies Irae.
Quarantaquattro anni dopo, l'eredità di "SMiLE" è straordinaria e non accenna a fermarsi. Il magnifico libro contenuto nel box (piccola parentesi a tal proposito: da sempre e tuttora totalmente disinteressato alle edizioni da collezionismo che danno sfogo alle esigenze feticiste di appassionati che sono interessati appunto più al prodotto che alla sostanza, in questo caso l'autore di queste righe non ha potuto, data l'eccezionalità del soggetto, non fare un'eccezione. Il box con 5 cd e 4 vinili vale pienamente ogni singolo euro speso, portafogli permettendo è l'edizione da prendere: si avverte fisicamente il peso della storia della musica), cita tra i gruppi influenzati Fleet Foxes, Super Furry Animals, Panda Bear (riuscite a immaginare Noah Lennox capace di comporre "Bro's" senza essersi prima ubriacato sorseggiando ripetutamente dal Sacro Graal?), Flaming Lips, Wilco, Yo La Tengo, Stereolab, ma come dimenticare, tra gli altri, i capolavori di Todd Rundgren, i due grandi deliri d'onnipotenza del britpop, "Everything Picture" degli Ultrasound e "Six" dei Mansun e, arrivando ai giorni nostri, l'attuale scena pop danese capitanata dai Mew di "No More Stories" e gli Oh No Ono di "Eggs", personalità borderline come Hexlove e - perché no - l'hypnagogic pop?
Per quanto riguarda infine la questione su quanto credibile possa essere questa versione "riesumata" e "postuma" dell'album, sono perplessità che lasciano il tempo che trovano... come non abbiamo il minimo problema a giudicare incommensurabili opere, come l'Ultima Cena leonardesca, il Partenone, i testi di Shakespeare (trascritti, quindi non si sa in che misura fedeli), che noi usufruiamo in forma distante da quella originale, altrettanto possiamo e dobbiamo fare con "SMiLE": questi 19 brani, questi 48 minuti, sono tutto ciò che conosciamo e tutto ciò che abbiamo bisogno di conoscere.
"Mi si è spalancata la porta verso un intero universo di esperienze". Sei in buonissima compagnia, Brian.
Good Morning, Mr. Wilson.
28/11/2011