Bronski Beat

The Age Of Consent

1984 (London)
synth-pop, jazz-pop

Giovani ragazzi di periferia

 

Un grigio pomeriggio dei primi anni Ottanta, in tasca un biglietto del treno di sola andata. Destinazione: Londra, la minacciosa capitale britannica che ancora porta il nomignolo di "grande fumo", un retaggio dell'era delle miniere carbonifere che stanno chiudendo proprio in questo periodo tramite le manovre del governo Thatcher, causando scontri e scioperi a non finire. L'uso domestico del carbone, a Londra, è stato vietato dal "Clean Air Act" già nel 1956, ma nell'aria è rimasto un pallido grigiore, riflesso contro il cemento dell'architettura brutalista e delle imponenti strutture di mattoni sopravvissute alla guerra. L'arrivo alla stazione di King's Cross è un assalto frontale; luogo malfamato e decadente, con l'intera sezione di St. Pancras, appena di là dal piazzale, che è ancora un rudere fatiscente occupato da drogati e punkabbestia. Non esattamemente l'accoglienza migliore per chi arriva dalla provincia in cerca di lavoro e di una nuova vita, ma bisogna farsi coraggio.
Appena fuori dalla stazione, sulla sinistra della piazza, si trova la prima cabina telefonica lungo il marciapiede della York Way. Il numero da chiamare è 01-837-7324. Dall'altra estremità della cornetta, i volontari della London Gay Switchboard rispondono ai quesiti dell'incauto viaggiatore: dove cercare alloggio e lavoro, quali sono i locali frequentati da un certo tipo di gente, la clinica più vicina dove trovare una confezione di preservativi. Ma talvolta devono solo offrire due parole di conforto per alleviare la solitudine di chi sente di essere approdato all'Inferno. Quel numero di telefono è stampato sull'adesivo di "The Age Of Consent", un album che più di ogni altro, in quel periodo, racconta le vicissitudini della propria comunità: disoccupazione, lotta operaia e diritti gay, alienazione sociale e attivismo politico, lo spettro dell'Aids, il cabaret e la discoteca.

 

Gli accademici, oggi, parlano di "queer migration", un fenomeno che per secoli ha visto spostarsi migliaia di persone, forzate in fuga da situazioni opprimenti o spinte dalla ricerca di una comunità di propri simili. Tante storie, voci e situazioni diverse, eppure in un certo senso molto simili; c'è chi riesce a crearsi una propria struttura di supporto in alternativa alla famiglia tradizionale e chi si perde in solitudine, alcol e droga, chi sopravvive e trova uno sbocco professionale e chi invece finisce sul lettino del London Lighthouse di Ladbroke Grove, uno dei primi ospedali in Inghilterra dedicati alla cura dei pazienti terminali di Aids. L'idea di idilliaca libertà d'espressione è dunque solo nella testa di chi non ha ancora affrontato lo spostamento, perché la realtà può essere ben più cruda, pur non priva dei suoi piccoli ed elettrizzanti trionfi.
Lo sa bene James William Somerville detto Jimmy, un piccoletto scozzese nativo di Glasgow dalla capoccia gigante e la voce di una teiera, figlio di umili operai con un rigido senso del decoro sociale che non prevede variazioni comportamentali di sorta. La vita nel quartiere popolare di Ruchill, dove risiede la famiglia, è già dura di suo, l'ultima cosa di cui si ha bisogno è avere un figlio finocchio. Et voilà...

[...] la realtà di Glasgow era difficile per me, già sono alto un metro e un cazzo, poi sembro una ragazzina, sono omosessuale e ho pure i capelli rossi... non so, tagliatemi le gambe già che ci siete!

Non ha tutti i torti, il nostro Jimmy; se già l'omofobia ha il proprio peso specifico, il bullismo per quelli coi capelli rossi nel Regno Unito risale ai tempi della caccia alle streghe, un altro retaggio durissimo a morire, sin dai cortili delle scuole e i giardinetti pubblici. Con l'arrivo dell'adolescenza, Jimmy ha l'impressione di essere un alieno. Per arrivare al primo locale frequentato da persone "diverse" come lui, localizzato a distanza di sicurezza dalle occhiate del resto del quartiere, il ragazzo deve prendere due autobus e farsi un tratto di strada a piedi. Arrivato alla porta, si trova come in bilico sul ciglio d'un burrone: varcarne la soglia è un gesto metaforicamente pesante, significa ammettere la propria realtà e prepararsi a pagarne le conseguenze. In Scozia, l'omosessualità viene decriminalizzata solo nel 1981, ma per allora il diciottenne Jimmy ha già abbandonato Glasgow e tutta la famiglia.

 

Anche Steven William Forrest, detto Steve Bronski, è nato a Glasgow e ha vissuto grosso modo le stesse situazioni. Certo, la sua stazza lo protegge un po' meglio rispetto a Jimmy il mingherlino; Steve ha quel volto squadrato e un po' duro da grandi bevute al pub assieme ai colleghi muratori durante la partita di rugby della domenica. Ma dietro la facciata si nasconde un giovane uomo che ama la letteratura e le hit di Donna Summer - e anche i rugbisti volendo, non necessariamente in campo quanto magari negli spogliatoi dopo la partita. La storia di Jimmy, Steve e tanti altri giovani della loro generazione viene immortalata in una malinconica romanza per voce e drum machine chiamata non a caso "Smalltown Boy", grande hit radiofonica del periodo accompagnata da un toccante videoclip che, in soli cinque minuti, racchiude la trama di decine di libri e lungometraggi:


Nessun artificio o basso sentimentalismo di sorta, nessun campanilismo da provicina contro grande metropoli: "Smalltown Boy" è una storia ad ampio respiro che parla di riscatto giovanile e di speranza in un futuro migliore soprattutto in momenti di stallo economico - per quanto le immagini catturate nel video siano dedicate specificatamente ai giovani omosessuali del periodo, quasi fosse una lettera di fraterna comprensione nella quale potersi riconoscere e ritrovare.

Attivismo, rabbia e ispirazione: nasce un classico

 

Quel bisogno di crearsi una comunità che funga da famiglia alternativa è un tema centrale nella vita degli ultimi arrivati in città; il giovanissimo Jimmy si è subito immerso nell'attivismo socio-politico e presto milita nel London Gay Teenage Group assieme a un vasto gruppo di personaggi provenienti da ogni angolo del paese. Nel 1983, i ragazzi del collettivo montano un documentario chiamato "Framed Youth: The Revenge Of The Teenage Perverts", una serie di interviste incentrate sulle esperienze di giovani gay e lesbiche, inframezzate ad effetto dalle sin troppo oneste affermazioni raccolte per strada da vari passanti. Il risultato è un toccante filmato in bassa definizione, crudo e diretto, ma capace di mettere nero su bianco le attitudini dell'Inghilterra di quegli anni.
Lungo il corso della pellicola, Jimmy intona una poesia che ha scritto tempo addietro nel cuore della propria insicurezza adolescenziale; gli amici rimangono stupiti dalla sua strana e inaspettata vocalità e lo incoraggiano a farne una canzone vera e propria. Nasce così il canovaccio di "Screaming", un amaro lamento d'Arianna a ritmo di cupi droni sintetici e gelide perturbazioni emotive, talmente descrittivo da risultare acerbo ma che pure funziona a meraviglia proprio in virtù di tale genuina innocenza: suggestiva poesia musicale a supporto di una fervida schiettezza lirica che non bada a metafore troppo complesse. Giovanili paturnie esistenziali, impegno sociale e orecchio per la musica possono convivere nello stesso spazio emotivo anche durante i frastornanti caroselli del decennio Ottanta, basta trovare la giusta chiave esecutiva - e il passo è più breve del previsto.

 

Jimmy incontra Steve Bronski in un bar durante una serata; Steve vive già col proprio compagno Larry Steinbachek, londinese nativo di Hackney, un tipo introverso con la passione per i Kraftwerk, l'eurodisco e le mutazioni americane come Hi-Nrg, house e techno. Presto, i tre si trovano a condividere uno squat a Brixton e formano il nucleo dei Bronski Beat: una band curiosa, a metà strada tra la sofisticata moda britannica del synth-pop, i ritmi da discoteca di Soho e gli stacchetti di jazz e cabaret che fanno parte del bagaglio culturale Lgbt sin dai tempi di Judy Garland, Lena Horne e le grandi Dive di Hollywood. Il tutto filtrato attraverso una progressista visione politica e distillato in un pugno di canzoni che non mancano di fare immediatamente centro presso il pubblico di riferimento e i discografici più attenti - il contratto con la London Records avviene in un battibaleno, assieme all'unione col produttore Mike Thorne, che per i ragazzi organizza sessioni di registrazione a Londra, negli studi di John Foxx, e a New York.
Menzione d'obbligo per l'inconfondibile voce di Jimmy, invero uno strumento che fa capitolo a sé: un falsetto che non si rompe mai, è capace di dispensare la sacralità d'un coro di voci bianche, perdersi in queruli rivoli d'amore e poi imbestialirsi con isterica veemenza - è come se tutta la repressione sopportata in gioventù trovasse improvvisamente sfogo in un paio di corde vocali resistenti come caucciù, un'immensa elasticità che gli consente di cacciare acuti da soprano raramente superati da altri uomini con tale costanza lungo il corso di ormai quarant'anni di carriera. Il suo mito? Sylvester, ovviamente.

 

All'uscita di "The Age Of Consent", nell'ottobre del 1984, i Bronski Beat si accollano pure una buona schiera di detrattori. Ecco tre normalissimi ragazzi in jeans e maglietta, che non farebbero certo scalpore accanto ai colorati pappagalli in pizzi e merletti della contemporanea scena new romantic, ma che, al contrario di questi ultimi, sono apertamente gay e fieri di esserlo, pronti a rivendicare il proprio posto nel mondo a ogni occasione e ogni manifestazione. Dove non arriva il mascara, arrivano acuti e tastierate. All'interno del libretto dell'album viene segnata l'età del consenso necessaria per intrattenere relazioni omosessuali in ogni nazione europea, una lista che dimostra come l'Inghilterra - ferma a 21, rispetto alla maggioranza delle altre nazioni scesa a 16 - sia ancora molto indietro sulla questione.
Ma questi sono problemi di nicchia che altri proprio non si pongono; sul New Musical Express, per esempio, il recensore Biba Kopf tuona senza mezzi termini:

[...] un trio di gay in carriera, vittime a tempo pieno e complici in qualsiasi tipo di miseria spinga il cantante Jimmy a lamentare i suoi interminabili blues da ragazzetto bianco [...]
Tali parole sono probabilmente ispirate dall'ascolto dell'altro famoso singolo "Why?", posto direttamente in cima alla scaletta per aprire l'album con un irascibile strillo d'aquila e un roboante carroarmato Hi-Nrg che sprizza gaiezza da tutti i pori. La frase d'apertura, intonata da Jimmy con un misto tra il dolente e il tracotante, non lascia dubbi sul resto dei contenuti:
Il disgusto nei tuoi occhi
Mentre mi giro a baciargli le labbra

Ma Kopf ha solo l'imbarazzo della scelta, perché se di blues in salsa gay vogliamo parlare, "Need A Man Blues" è esattamente il tipo di canzone che fa al caso suo: malinconia e sensualità, mescolate in un amplesso di soffici falsetti e disperati acuti lanciati contro le lenzuola vuote. Che poi i Bronski Beat tutto sono tranne che volgari, ma il periodo storico nel quale si muovono è tale per cui anche solo suggerire un certo tipo di amore è segno di grande vergogna in certi ambienti.
Chi invece decide di andare oltre nell'ascolto trova toccanti brani come "Junk", una densissima propulsione sintetica dedicata al proprio caos interiore in un momento di disperazione nera, e "Love And Money", il deprimente resoconto delle grame condizioni di vita nella società thatcheriana, un brano nel quale, in verità, possono identificarsi un po' tutti, dai membri della vita gay di Soho agli operai e i minatori del Galles rimasti a casa senza un futuro. E poi c'è "No More War", altro lento umbratile e introverso, capace di addensarsi attorno al cuore come nebbia lungo le sponde del Tamigi in un tardo pomeriggio d'inverno. Tutte dimostrazioni che, oltre alle ondeggianti sonorità tipiche del "gay-pop" da discoteca, la vita dei tre membri dei Bronski Beat è legata alle vicissitudini del resto della società britannica.

 

"The Age Of Consent" sa essere anche divertente e avventuroso. Il rifacimento del grande classico biblico-scettico della coppia George & Ira Gershwin, "Ain't Necessarily So", è uno spassoso stacchetto jazz da suonarsi in un baretto durante una serata balorda. Pubblicato come singolo sotto Natale, viene accompagnato da un videoclip nel quale i ragazzi, internati in un collegio maschile, intrattengono una gara durante la messa a chi mangia più mince pies - tortini di frutta candita tipici appunto delle festività natalizie anglosassoni. Come a dire: ci avete tagliati fuori dalle vostre tradizioni, e a noi non resta che farcene un baffo. Ancor più curiosa la miniatura di "Heatwave", un sensuale e spassoso momentino di cabaret il cui ritmo al passo viene tenuto dal battito dei tacchi sul parquet di legno di Caroline O'Connor, attrice e ballerina di tap dance attiva in quegli anni.

Trouble in paradise: tempesta nel Mar delle Velate

 

C'è bisogno di rendere omaggio anche alla tradizione musicale più pervasiva del passato recente, quella che tanto ha fatto sognare i giovani membri della band quando, ancora adolescenti, si chiudevano a chiave nelle rispettive camerette a immaginarsi un radioso futuro: la disco. Col rifacimento dell'inossidabile "I Feel Love" del trio Summer/Moroder/Bellotte, Jimmy & C. chiudono l'ascolto del loro album con un'unghiata d'ardore e di femmineo orgoglio, quella spedita base sintetica continua imperterrita a far da collante sociale a migliaia di giovani uomini inquieti e sperduti.
Ma ci sono almeno tre twist da sviscerare. Anche se inizialmente presentato col solo titolo di "I Feel Love", il brano contiene in verità una notevole interpolazione di "Johnny Remember Me", una spiritata hit anni 60 di John Leyton che qui funge da curiosa chiosa omosex - o per lo meno, così è sempre stata interpretata dal giovane Jimmy, che adesso si toglie il sassolino dalla scarpa tramite un medley alquanto ardito. Ma questo stesso pezzo viene poi rielaborato in forma di duetto assieme a Marc Almond, aggiungendovi un'altra interpolazione di "Love To Love You Baby" sempre di Donna Summer, giusto per rendere ancor più lampante la tensione erotica tra i due cantanti. In questa ormai svergognata versione, il singolo sale sino al n. 3 della chart britannica, riportando i Bronski Beat nelle case di milioni di inglesi dopo il successo di "Smalltown Boy" - il pezzo viene inserito nella superba raccolta di remix "Hundreds & Thousands", pubblicata nel 1985.

 

Ma dietro le quinte le cose stanno già andando malino. Jimmy il militante intransigente trova insopportabile il fatto che quasi tutte le altre popstar note nell'ambiente per essere sullo spettro dell'omosessualità continuino a nascondersi dietro giochi di fumo e di specchi, soprattutto quando ci sarebbe da scendere in piazza a fare a manganellate. I Bronski Beat ci mettono la faccia, lo stesso Jimmy in futuro trova il modo di farsi arrestare durante una protesta a Parliament Square; Almond, invece, gira vestito come un vampiro fetish e rilascia videoclip volutamente scabrosi, ma poi si mantiene vago ed evita ogni definizione.
Non è certo l'unico; quando il celebre attore Rock Hudson muore di Aids nel 1985, la stampa inizia una vera e propria caccia mediatica contro gli uomini gay. Prevedibilmente, un po' per privacy e un po' per salvaguardare la carriera, in tanti preferiscono confondersi tra gli eccessi delle mode del momento - del resto, in Inghilterra ci sono già bellimbusti impomatati come Adam Ant, i Duran Duran e gli Spandau Ballet, mentre di là dall'Atlantico, Rick James e Prince svolazzano in tacchi e giarrettiera.

 

Ma per Jimmy e le sue scarpe da ginnastica, l'intero squadrone britannico lascia molto a desiderare. Freddie Mercury è perso nei propri caroselli tra saune e teatri, Elton John addirittura convola a nozze con una donna proprio nel 1984, destando l'ilarità mondiale. Poi ci sono i figlioletti di Bowie, gli esteti del circolo di Leigh Bowery che fanno combriccola al Blitz: Steve Strange, Pete Burns, Marilyn, Martin Degville, Boy George e tanti altri, tutti galletti di piume e paillettes che smerciano milioni di dischi, ma poi alle manifestazioni non si vedono mai.
Non va meglio manco nei ranghi dell'altro pop, con George Michael ancora intrappolato nel ruolo di sex symbol per ragazzine, o l'ispirato poeta indie Steven Patrick Morrissey che sorvola ogni definizione. Pure Holly Johnson e Paul Rutherford dei Frankie Goes To Hollywood devono mantenere un certo decoro per stare al passo col resto della band, nonostante abbiano appena fatto cantare l'intera nazione a ritmo di orgasmo con "Relax". Di lì a breve, anche i Pet Shop Boys si vedranno affibbiati la nomea di "velate". Jimmy non si rende conto che la comunità è tale proprio perché variegata e popolata da diversi modi di porsi ed esporsi, ma in quegli anni di militanza e di lotta sociale, il suo credo conosce un'unica via.

La situazione presto si ritorce anche contro i compagni di band, Steve e Larry. Già che i due non si preoccupano poi troppo delle sorti del partito laburista, ma una volta raggiunto il successo, sembrano più propensi a passare le serate a Soho a godersi un po' questa nuova fama di eroi nazionali. Jimmy, al contrario, non ha affatto dimenticato le proprie radici operaie, la lotta per i diritti gay e quella dei lavoratori altro non sono che i due lati della stessa medaglia con un solo nemico in comune di nome Margaret. In quel periodo, i Bronski Beat suonano uno storico concerto all'Electric di Brixton in supporto ai minatori scioperanti, come raccontanto anche nel film "Pride", un momento a dir poco galvanizzante per Jimmy, che andrebbe avanti all'infinito solo di marce e cortei.
Ma presto la ruota del mercato discografico torna a bussare alla porta; c'è l'opzione di aprire il tour di Madonna in America, una mossa incoraggiata dall'etichetta discografica per allacciare anche i Bronski Beat al remunerativo carroccio della Second British Invasion. Steve e Larry balzano all'occasione, Jimmy non ne vuol sapere, i caroselli del pop lo annoiano, si sente alienato dalle proprie passioni. Deluso, lascia la band - l'intera era di "The Age of Consent" è durata appena un anno.

 

Certo, la corsa non finisce qui; i restanti Bronski Beat recluteranno un altro paio di cantanti per provare a riacchiappare le classifiche, pur senza riuscirci appieno. Paradossalmente, sarà proprio Jimmy a incontrare un inusitato nuovo successo di pubblico, fondando i Communards assieme al raffinato musicista da conservatorio Richard Coles, già membro del London Gay Teenage Club e turnista per gli stessi Bronski Beat.
Col senno di poi, possiamo guardare alle vicende di tutti questi ragazzi come protagonisti di un importante periodo socio-culturale, un puzzle di personalità, situazioni e notevoli drammi, dal quale è fuoriuscita tanta ottima musica che tutt'oggi mantiene una sua dignità. "The Age Of Consent" è per sempre parte della storia. La nostra storia.

 

Dedicato a N.D., ovunque tu sia.

05/03/2023

Tracklist

  1. Why?
  2. It Ain't Necessarily So
  3. Screaming
  4. No More War
  5. Love And Money
  6. Smalltown Boy
  7. Heatwave
  8. Junk
  9. Need-A-Man Blues
  10. I Feel Love




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