Spiral Staircase

Spiral Staircase - Musica dal corpo inabitabile

Originaria di Doylestown, Pennsylvania, la giovanissima Audie Ellis ha già all'attivo due lavori di grande spessore, immersi in quelle sonorità disturbate e disturbanti che ruotano intorno al tema della disforia di genere. Dal noise al rock sperimentale, dal doom allo slowcore, dal metal d’avanguardia al glitch, dall’ambient-drone alla power-electronics, dal folk al sound collage: lo spettro stilistico della musica di Ellis è vastissimo e testimonia della volontà di utilizzare il medium musicale nel modo più libero per costruire vere e proprie partiture del tormento e della disperazione

di Francesco Nunziata

Non ha ancora compiuto diciotto anni e ha già all’attivo almeno un paio di dischi di grandissimo spessore. Sto parlando di Audie Ellis (aka High Priestess, il nome che le deriva dall’essere una Wiccan praticante), artista responsabile di Serotonin (2022) e soprattutto The Perfect Child (2024), lavori immersi in quelle sonorità disturbate e disturbanti che ruotano essenzialmente intorno al tema della disforia di genere.

Ma partiamo dall’inizio. Anzi, partiamo dalle sue stesse parole: “Sono nata il 25 luglio 2007 nel Connecticut. Mi sono trasferita in Pennsylvania tra il 2013 e il 2014. Per qualche motivo, i miei ricordi d'infanzia sono un po' confusi, ma per quanto ricordo, sono sempre stata ossessionata dalla musica e dall'arte. La musica mi ha circondata per tutta la vita, dato che la maggior parte dei membri della mia famiglia suonava strumenti, produceva musica, faceva programmi teatrali e, in generale, ne ascoltava molta intorno a me. Devo la mia passione ai miei genitori, i quali a un certo punto mi hanno fatto ascoltare un sacco di big beat ed elettronica degli anni 90, in particolare The Crystal Method, Prodigy e Chemical Brothers. Così, divenni ossessionata dalla musica elettronica, navigando costantemente sullo shop iTunes tramite il computer di famiglia e ascoltando le brevi anteprime per ore e ore, finché qualcosa non mi graffiava il cervello nel modo giusto: a quel punto, chiedevo nervosamente ai miei genitori se potevo acquistare una canzone. Cercavo anche costantemente app che contenessero canzoni fantastiche e cd nelle collezioni dei miei genitori da ascoltare sullo stereo di famiglia. Ciò che mi ha fatto davvero interessare alla musica è stato armeggiare con GarageBand sul computer quando avevo circa quattro anni. Continuavo a creare nuovi personaggi per esportare le mie canzoni con nomi come "Cowboy Jack" e "DJMission" e poi costringevo i miei familiari ad ascoltarle”.

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Fino agli undici anni, Audie ha usato il nome DJMission per, sono parole sue, “la musica elettronica di merda” sostanzialmente realizzata con loop. Dopo aver assunto le fattezze di Clutrrglych, che è il nome che usa ancora oggi per le sue escursioni nel campo dell’elettronica, nel 2020 iniziò a essere coinvolta nella scena netlabel di Bandcamp, sperimentando anche l'uso di altri alias per progetti più piccoli come Tweedguy, Hurineth e Mother. Al 2019, invece, risale il suo primo progetto non solista, Lemon Toad, condiviso con l’amico Mailli e indirizzato sui binari del pop sperimentale. Fu proprio con Lemon Toad che Audie ebbe i primi concreti riscontri nel circuito di Soundcloud, anche se non fu esattamente quello che suol dirsi “successo”. In ogni caso, da quel momento in poi le cose cominciarono a girare per il verso giusto e anche il destino le venne incontro.
“Nel 2021 ho incontrato il mio amico Brandon Hunt su Discord. Suonava la chitarra e stava appena iniziando a registrare canzoni e a pubblicarle su Soundcloud, quindi mi ha chiesto come producevo le cose e le mettevo sulle piattaforme di streaming. Nel giro di una o due settimane, abbiamo iniziato a collaborare alla musica e abbiamo fondato The Newrids, la mia prima avventura nel creare musica orientata al rock di matrice noise. Anche se, col senno di poi, il nostro album di debutto, ‘Death Is Futile’, fa schifo, ho imparato così tanto nel realizzarlo!”.

Se l’esperienza con i Newrids consentì ad Audie di approcciarsi al canto e alla registrazione di veri strumenti, l’avvento del progetto Spiral Staircase le consentì di venire a capo della sua più diverse influenze, che vanno dagli Swans (“su tutti!”, ci tiene a precisare), in particolare quelli dell’amatissimo “Soundtracks For The Blind” (1996) (“Si tratta di un album terrificante, ma voglio viverci dentro. Probabilmente è l'album che mi ha influenzato di più in assoluto”), ai Nine Inch Nails, passando per Broadcast, Jane Remover, Mid-Air Thief, The United States of America, Prodigy, Spirit of the Beehive, Ween, Pulgas, Black Midi, Have A Nice Life, Unwound, Quadeca, Weatherday, Car Seat Headrest, Haley Heynderickx, Peter Brotzmann, Sweet Trip, Sprain, Microphones etc.
“Spiral Staircase è nato come un progetto unico basato su una poesia/sfogo che ho scritto mentre mi sentivo molto depressa. Volevo pubblicare qualcosa sulla netlabel del mio amico Stockport Swimming Team chiamata Welcome to Clydebank. Inizialmente, avevo intenzione di pubblicare solo il brano che porta il titolo del progetto e di abbandonare poi l’idea, ma ho finito per fare una seconda canzone (‘Fall Further Down’) e così Stockport Swimming Team mi ha convinto a fare un altro paio di canzoni e a farne un Ep. Ho deciso di rendere Spiral Staircase un progetto completamente anonimo e ho creato un personaggio dietro cui nascondermi con account alternativi. L'album omonimo era anche in parte inteso come una lettera d'amore ai Nine Inch Nails, dato che ero e sono ancora ossessionata da loro. Alla fine, ho rinunciato al misticismo qualche mese prima che uscisse ‘The Perfect Child’”.

spiral_staircase_01Lavoro ancora acerbo, l’Ep omonimo (4 tracce; 55:30) fu registrato da Audie nel tentativo di “esprimere le emozioni che avevo in quel momento, senza limiti autoimposti. È duro, è banale, è melodrammatico, ma dopotutto avevo quattordici anni…”. Se il brano eponimo presenta un’ottusa scazzottata elettronica, “Looking Down” è caratterizzato da plumbee atmosfere dark-ambient, con voci che spuntano fuori dal nulla quasi fossero dei fantasmi. Dal canto suo, “Fall Further Down” getta nel frullatore industrial, harsh-noise e malattia mentale, laddove “Walking Up Again” si incarica di far calare il sipario con un lamento assordante. Nonostante si tratti di un Ep, si sfiora l’ora di durata.

spiral_staircase_serotonin_01Dopo l’Ep Inhabitable (un mix irrilevante di sound collage, breakcore e free-improvisation, uscito alla fine del 2023), il salto di qualità fu impressionante con il monumentale Serotonin (12 tracce; 142:26), fondamentalmente una rivisitazione del primo album, “con un'idea molto più grande, molto più impegno e molta più depressione”, spiega Audie, che così prosegue:“Ho trascorso circa un anno a fasi alterne a realizzare ‘Serotonin’ e ho imparato un sacco da quel lavoro. Le ultime due sue canzoni ("The Lightning Overhead" e "Concrete Shoes", ndr) mi hanno fatto muovere in una direzione più melodica e soft, che sapevo di voler approfondire con il progetto successivo”.
Dal noise al rock sperimentale, dal doom allo slowcore, dal metal d’avanguardia al glitch, dall’ambient-drone alla power-electronics, dal folk al sound collage: lo spettro stilistico di Serotonin è vastissimo e testimonia della volontà di utilizzare il medium musicale nel modo più libero possibile, per costruire non brani, ma vere e proprie partiture del tormento e della disperazione.
“Blood Shot Eyes/Black Robes” si materializza con lentezza esasperante a partire da un cupissimo rimuginare chitarristico, circondato da sbuffi e rumori industriali; dopo il quinto minuto, il mistero s’infittisce, tra un pizzicare di corde come di archi isterici, una musica da camera che va destrutturandosi dentro uno sfondo gelido e carico d’eco e, per finire, miraggi di silenzio vaporizzato.
Lasciataci alle spalle la radioattiva tessitura glitch-noise della prima parte del brano eponimo (la seconda sarà invece dominata dall’estetica flashcore), entriamo in un territorio relativamente meno astratto con la sfiancante “We Are Of Abundance”, vero e proprio esercizio di caos controllato a margine di una retrospettiva sulle prime avvisaglie della power-electronics. Se “Starver” (che “parla di come lasciarsi morire di fame per suicidarsi”: "Il mondo fuori/ Svanisce/ Tutto ciò che resta/ È la via della fame/ Non posso scappare/ Questo bisogno infinito/ Ha preso il sopravvento/ Su ogni parte di me"), filtra l’industrial-metal attraverso la lente dell’ossessione e della paranoia, i ventotto minuti di “Pyromaniac” delineano, per il primo quarto d’ora, un incubo garage-noise psichedelico dalle tinte occulte e calato in un’atmosfera surreale, come se i Fushitsusha di “1st” e i Microphones di “Mount Eerie” avessero incrociato le proprie strade da qualche parte oltre questa vita. Nella seconda parte, questo mastodonte, ancora incentrato sul tema del suicidio, va svuotandosi progressivamente, passando da un orrendo baccanale per fonderia e laser impazziti a una lunga coda in cui prima un organo sintetico e poi una voce catapultata dentro una stanza degli specchi provano a spaccare il guscio dell’indifferenza divina, mentre la mente, sempre pronta ad aprire i suoi scrigni più reconditi se stuzzicata a dovere, corre ai Faust dell’ultima sezione di “Meadow Meal”.
Dopo la dark-ambient ondivaga di “My Love”, l’inferno dipinto da Serotonin si arricchisce di un nuovo girone grazie all’ottusa trance psych-noise di “Shell Of A Human”, in cui la mente di Audie lotta contro il proprio corpo. Questo brano “riguarda soprattutto lo stress e il senso di colpa che sono derivati dalla scoperta della mia disforia di genere, insieme al tentativo di fare i conti con un trauma infantile”.

Perché sono così insensibile al concetto di molestia
Perché sussulto quando qualcuno alza il braccio
Perché piango quando qualcuno urla
Perché mi sento ricoperta di sporcizia
Perché voglio scappare via
Perché dovrei volermi uccidere
Perché urlo e piango quando qualcuno mi afferra la coscia sinistra
Perché ho pensieri così sconvolti
Come 'Vorrei mutilarmi la faccia così nessuno potrebbe vedere che aspetto ho'
O 'Vorrei bere tutto il suo alcol e crollare ubriaca davanti a lui'
O 'Vorrei mentire a tutti e dire che sono una pedofila e torturo gli animali per il mio piacere'
Così nessuno sarebbe triste se mi uccidessi
Non dovrei pensare queste cose
Dovrei essere felice e grata
Di essere stata messa su questa terra
Ma sembra che tutto mi voglia fuori
Vorrei che coloro che mi hanno creata mi amassero per quella che sono
E non per quella che vogliono che io sia
Voglio essere tua figlia
Voglio essere la tua figlia
Lo volevo da quando ero piccola.
Non riesco a smettere di pensarci
Non riesco a smettere di pensarci, cazzo

In “Ball And Chain”, poema sonoro che in più di un momento sembra evocare i momenti più enigmatici del secondo dispaccio dei Kraftwerk, la forza dell’amore s’impone come l’unica ancora di salvezza nel mare tempestoso del nichilismo. Si tratta, spiega Audie, della scoperta di una certa bellezza nella vita o del "fulmine", quello che "scuote il tuo mondo e cambia la tua visione". La forza dirompente dell’amore è la stessa che regge l’impianto cosmico di “A Realization”, in cui tutto il dolore svanisce nel gorgo del rumore. In coda, si va di lo-fi folk ancora nel solco di Phil Elverum.
“The Lightning Overhead” è folk-core della disperazione. Chiude, la lunga confessione di “Concrete Shoes”, incentrata sul “tentativo di non rinunciare alla vita, non importa quanto ti faccia male e quanto l'idea della morte possa sembrare confortante.”

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Subito dopo la pubblicazione di Serotonin, Audie cominciò a lavorare al suo successore, che vedrà la luce il primo novembre 2024 col titolo di The Perfect Child (8 tracce; 118:08), lavoro ancora imponente per durata, terrificante per impatto emotivo e audace per la commistione di generi. Quanto ai temi trattati, tutto ruota ancora essenzialmente intorno alla disforia di genere, anche se Audie ci tiene a fare qualche precisazione. “Cerco di esprimere emozioni e stati mentali attraverso la mia musica nel miglior modo possibile, perché mi piace quando l'arte è in grado di farti davvero sperimentare uno stato mentale senza filtri”, racconta Audie. “Faccio del mio meglio anche affinché tutto questo sia reso possibile. Inoltre, sono un po' sorpresa che la disforia di genere sia spesso l'unico tema che le persone colgono da questo album. Sebbene sia il tema più importante, le persone leggono i testi di canzoni che non parlano interamente di disforia e si confondono, perché non ci leggono più a fondo. Canzoni quali ‘A Confession’ e ‘Predators’, ad esempio, parlano principalmente di adescamento e del disturbo da stress post-traumatico che ne è derivato”.
Per quanto riguarda, invece, la durata media delle sue composizioni (qui ancora molto consistente), l’artista spiega: “Innanzitutto, mi piacciono le canzoni lunghe; poi, sono insensibile alle canzoni lunghe (purché siano interessanti e non durino più di tre ore, a meno che non siano davvero molto belle); per finire, ritengo che le canzoni lunghe siano un ottimo modo per immergerti completamente in una certa atmosfera. Il più delle volte, qualcosa che accade nella vita reale non dura di solito due-tre minuti, è qualcosa che accade in dieci minuti, trenta minuti, un'ora o due, perché il tempo non si interrompe tra le sequenze per mantenere desta la tua attenzione. Usare il tempo e costruire un'atmosfera emotiva mi sembra molto più viscerale e reale.”

spiral_staircase_the_perfect_child_01In quest’opera annichilente e not for the faint of heart, Audie è supportata dagli amici Brandon Hunt (chitarra, basso, voce, pianoforte, synth, field recording), Stockport Swimming Team (cavi rotti, pedali, registratore a nastro, synth e “molti altri abusi di apparecchiature analogiche e digitali”) e Lavender a fare magie con il glitch.
“Brandon Hunt è il mio migliore amico. Vive a Sydney, in Australia, e abbiamo lavorato a stretto contatto da quando avevamo tredici anni. È volato in Pennsylvania un paio di volte e ha avuto un ruolo fondamentale nella mia crescita come musicista. Attualmente, opera con il progetto My Shirley Remains e facciamo musica insieme con The Newrids. Stockport Swimming Team è stata, invece, la prima persona a conoscere Spiral Staircase e ha contribuito molto agli strati di rumore strutturale sia in ‘Serotonin’ che in ‘The Perfect Child’. È di Glasgow e lo conosco dal 2020. Lavender è un'altra mia cara amica: attualmente fa musica con lo pseudonimo Mothbloom e gestisce la netlabel ‘Side Onlose’. Consiglio di ascoltare il suo album ‘Revive’. Ci siamo conosciute perché era una fan di ‘Serotonin’ e da allora abbiamo lavorato a stretto contatto”.

Tra i solchi di The Perfect Child, lavoro meno dispersivo del suo predecessore e, a conti fatti, il suo migliore fino a questo momento, Audie accumula tonnellate di dolore e angoscia, rilasciandone una prima dose in "My Name Is Paige”, una nenia lenta e depressa che intorno al quarto minuto deflagra intorno al cuore pulsante dei Red House Painters, salvo poi affidarsi a un pianoforte per tastare il polso alla notte più buia, quella che le parole, come lame arrugginite, provano a squarciare.

Ho comprato un nuovo detergente per il corpo
Ho indossato i miei calzini oggi
Ho messo via i miei vestiti
Voglio riprovare
Voglio riprovare
Voglio un'altra possibilità
Voglio spegnere il dolore
Voglio sapere quale potere sto cercando di ottenere
Voglio vivere di nuovo
Voglio vivere nella mia pelle

Strutturalmente erratici, i brani di The Perfect Child partono di solito in sordina, barcamenandosi tra confessioni folk-slowcore più o meno sgraziate, prima di divampare o collassare su se stessi, come nel caso di “Golf Course” ("Quando sorge il sole/ E passa un altro giorno/ Quando sei tutto represso/ L'amore viene fottuto dalla tua assenza"), “Slut” (che ha in serbo un ruvidissimo ibrido di garage-noise e cyber-grind), “The Hermit” (in cui affiora il ricordo dei distruttivi squassi emotivi dei primi Xiu Xiu) o, ancora, “Destroy”, dove una lunga agonia lo-fi prelude a una marcia carica di devastazione, a simboleggiare che la musica di Spiral Staircase prorompe dalle grotte più profonde dell’interiorità. Dopo l’undicesimo minuto, da un climax ruvidissimo emerge un coro di fantasmi e, quindi, un ostinato di pianoforte.
Senza soluzione di continuità, si passa alla sterminata “Uninhabitable Body” (venticinque minuti e trentanove secondi), che ci immerge dapprima in un ammaliante paesaggio glitch-ambient, in cui si fa lentamente spazio una figura ipnotica di pianoforte. In questa prima parte, completata dall’ennesima confessione di Ellis (“Oh ma il mio cuore/ Per sempre è cambiato quel giorno/ Oh e la pioggia ventosa non è riuscita a lavare via il mio cuore"), la musica spinge potentemente all’introspezione. Bisogna chiudere gli occhi e ascoltare: ascoltarsi. Basta però un attimo perché tutto vada in mille pezzi. A quel punto, è necessario fare i conti con il “corpo inabitabile”.

I capelli sono come ragni
I tagli si gonfiano come punture di insetti
Gabbia toracica troppo larga per la pelle
Dio perdona, Dio perdona
Per la distruzione della tua creazione
La creazione è peggio dell’inferno
La lama taglia come punture di insetti
Taglia i capelli come il paradiso
Taglia come la pelle dovrebbe fare
Ma la pelle d’oca non perdona

Nel frattempo, si susseguono una violentissima scarica di grindcore trafitta da lampi digitali e, quindi, una tempesta hip-hop, come dei Death Grips frullati dagli Atari Teenage Riot. Ma non è finita qui, perché “Uninhabitable Body” riserva ancora lo spoken word di un robot assediato da ruggiti chitarristici, degli Show Me The Body chiusi in un garage e circondati da poster scarabocchiati degli Slint e, ancora, un parapiglia free-jazz a tripla velocità, da cui s’innalza una voce metafisica: l’estasi dell’abbandono, ancora quell’ammaliante paesaggio glitch-ambient a unire l’Alfa e l’Omega.
I quindici minuti di “A Confession” continuano a scandagliare le profondità dell’anima, in prima battuta affidandosi a quel biascicare subliminale che ha scolpito dentro di sé l’essenza della “Terra del ragno” e che va a tradursi poi in suoni fatti di miraggi, in desert-rock per vagabondi ai confini dell’indicibile e, quindi, in una lunga, pestifera processione doom, simile al nostos senza scampo di un antieroe ulissico, la cui mente è preda di una babele di voci e ricordi raccapriccianti. Insomma, non c’è salvezza. E se avete avuto la forza e il coraggio di giungere fino a questo punto, allora dinanzi avete ancora i ventotto minuti (indimenticabili, ça va sans dire) di “Predators”, l’ultima “scala a chiocciola” prima della dissoluzione, tra terremotanti addensamenti strumentali, cortocircuiti elettronici, urti psichici, smobilitazioni di piatti, tamburi e tormenti:

Sono tornato al punto di partenza
in queste pareti blu rotte
in acqua senza sapone
in abiti maschili
(E non puoi fare a meno di urlare fino a svegliarti
Sono passati 30 minuti
E sai cosa hai visto)

Pochi secondi prima del sedicesimo minuto, Ellis urla “my name is Page” (il nome Paige rappresenta per Audie la personificazione dell'euforia di genere, in pratica quella sensazione di non essere più uno straniero nel proprio corpo) e il suo urlo diventa uno zampillo di rumore, così che il cerchio possa chiudersi con una deflagrazione memore di quella del primo brano. La voce, ormai distrutta dal calvario, si consegna a un dolore irreparabile: “Vedo la panchina su cui c’è scritto: ‘Colpiteli dritti’/ Trattengo la lacrime mentre mi allontano guidando/ L’estate finisce, e io sto ancora aspettando”.

Pubblicato uno dei dischi più belli, intensi, avventurosi e onesti del 2024, Audie continua a guardare al futuro:“Spero di mettere insieme presto una band dal vivo per Spiral Staircase, così potremo suonare dal vivo e farci conoscere di più. Molte delle mie canzoni sono state create pensando di suonarle dal vivo. Nel frattempo, sto già iniziando a lavorare al nuovo disco. Ho intenzione di dedicare un'enorme quantità di sforzi e tempo a ogni canzone. Voglio provare a rendere il tutto un po' più breve e denso, nonché esponenzialmente migliore di ‘The Perfect Child’. Sono particolarmente emozionata di collaborare con alcuni artisti straordinari per questo progetto. Non ho idea di quando verrà annunciato ufficialmente, perché è ancora molto presto a livello di produzione. Potrebbe essere tra cinque mesi, potrebbe essere tra quattro anni. Vedremo”.

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Spiral Staircase

Discografia

Spiral Staircase(autoprodotto, 2022)
Inhabitable(autoprodotto, 2023, Ep)
Serotonin(autoprodotto, 2023)
The Perfect Child (autoprodotto, 2024)
Pietra miliare
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