Dieci nuovi possibili "corsi" per l'Ariston

Un'inedita cernita di potenziali nomi sanremesi

Chi l’avrebbe mai detto che un giorno Lucio Corsi sarebbe riuscito a convincere il grande pubblico italiano, per intenderci fin da subito quello che ama alla follia Jovanotti e Laura Pausini, stregandolo con il suo cantautorato fuori contesto sanremese e soprattutto fuori tempo, accolto niente di meno che dall’opportunista Fazio, che come milioni di italiani, salvo il grande Carlo Verdone che volle Corsi con sé nella serie tv "Vita da Carlo", lo celebra a salvatore della musica di qualità. Il secondo posto di Corsi al 75esimo Festival di Sanremo appena concluso, a cui è seguito un immediato sold out del nuovo tour del cantautore toscano, dice molto sulla potenza mediatica di una kermesse che nonostante tutto può ancora regalare qualcosa di diverso dal solito, al netto dello stritolamento perpetuato dai soliti autori e dai management che monopolizzano da anni la piazza nazionalpopolare, infestandoci di canzoni fotocopia e cantanti usa e getta. Corsi apre le porte a speranze fino a pochi giorni fa impensabili ed espone di conseguenza tutto il sottobosco cantautorale italiano a nuova luce. Ecco dunque dieci nomi, più o meno sommersi, tra giovani e meno giovani, che se un giorno dovessero esibirsi sul palco dell’Ariston, avrebbero, quantomeno sulla carta, le stesse potenzialità di successo di Corsi. Una cernita in parte giocosa, va da sé, e altrettanto ovviamente ipotetica, per dimostrare, qualora ce ne fosse ancora il bisogno, che il cantautorato pop e meno pop, folk, rock, pianistico o magari elettronico, non è morto. Dieci nomi, tra tantissimi altri, che il grande pubblico meriterebbe di scoprire.

Daniela Pes

danielapesinside_03Amatissima nei circuiti indipendenti, la polistrumentista e cantautrice sarda ha vinto nel 2023 un Premio Tenco per la migliore opera prima con l’acclamatissimo “Spira”. Daniela Pes ha una formazione jazzistica alle spalle, fattore che le ha consentito di crescere artisticamente in pienissima libertà espressiva. Dovrebbe ovviamente adattarsi ai canoni sanremesi, quantomeno per i testi, che canta perlopiù in sardo. Non sarebbe però fuori dalla sua portata, tutt'altro. Ci sono stati i Tazenda e questo la dice lunga su un possibile adattamento della musicista nata in Gallura nel 1992. Potrebbe esaltare il grande pubblico con il suo charme da cantautrice folk d’altri tempi e allo stesso tempo emancipata sul piano elettronico. 

Giargo

giargoL’album d’esordio di Giargo, nome d’arte di Giorgio Michele Longo, foggiano classe '98, naturalizzato bolognese da otto anni, si intitola “Boxe” ed è una variante molto ispirata in chiave jazz e caraibica di fascinazioni cantautorali alla Daniele Silvestri. Avrebbe una sua logica sanremese senza fare nemmeno troppe moine, riportando all’Ariston una mescola italo-carioca che farebbe senz’altro presa più o meno su tutti. La sua ipotetica presenza all'Ariston sarebbe una ventata fresca di tropicalismo e soft-funk della miglior specie, canzone italiana leggera (aggettivo da prendere con le pinze e da non banalizzar mai) e calore mediterraneo. Serve altro?


Whitemary

whitemary_foto_1661852478Whitemary, all'anagrafe Biancamaria Scoccia, è una cantautrice abruzzese d'origine ma romana d’adozione, diplomata in canto jazz e docente di Music Technology. Partita appunto dal jazz, attraversando la canzone italiana, è giunta a manipolare campionatori e sintetizzatori analogici. E il suo ultimo album, pubblicato nel 2024 e intitolato “New Bianchini”, è un concentrato di it-pop che all’Ariston farebbe con tutta probabilità davvero faville. Potrebbe presentarsi al grande pubblico con una ballata in chiave eighties ma indomita sul ritornello, oppure con un potenziale tormentone estivo in stile balearic-minimal che stenderebbe tutti i lidi del paese, o quasi.

 

Amerigo Verardi

verardiCon Verardi ci sarebbe da fare lo stesso discorso fatto per Brunori Sas, visto che sarebbe un esordiente over 40. E’ sulla piazza da una vita e delizia gli ascoltatori più curiosi con il suo cantautorato folk vivace, densissimo di partiture sognanti. Basti pensare ad opere come “Un sogno di Maila”, in sostanza un autentico concept basato appunto sul sogno, attraverso il quale il cantautore e polistrumentista brindisino continua a dimostrarsi fin dalle premesse un unicum nel panorama musicale del nostro paese. All’Ariston Verardi potrebbe magari un giorno provarci con una canzone ad hoc. Chissà. Mai dire mai.


Candra

candraAchille Lauro e tutti i finti maledetti che si fanno circondare da ventimila autori perché incapaci di scrivere mezza canzone da soli fatevi da parte. Cantautorato italiano d’autore tout court e plasma a fiumi: è questo lo stile di Candra. Un compositore profondo, sfuggente, penetrante, denso, pieno dolore e con il sangue che scorre lavico nelle vene. Elettronica ragionata, squarci rock, riff sornioni, ascese armoniche e cadute romantiche: nella musica di Candra non manca quasi niente. Le canzoni di questo interessantissimo cantautore toscano sono una manna dal cielo. Se andasse a Sanremo con la canzone giusta, spazzerebbe via ogni cosa.

 

Cassio

cassio_01Simone Brondi, in arte Cassio, è un cantautore livornese dallo stile sfuggente, sospeso tra elettronica e indie rock. Insomma è un caso a sé. Si sente fallito e del fallimento fa una conquista da spiattellare ai quattro venti per esorcizzare il dramma che ne consegue nelle canzoni di “19 luglio 1944”. A Sanremo brucerebbe di passione autentica. Più di Corsi.“Molto meglio se vomito un po'” canta Cassio in “Sempre serio”, ballata disarticolata tra iniezioni glitch e passaggi malandati. Addirittura “Sparo” sembra un incrocio tra Four Tet e Mango proposto molto per caso da un menestrello indie. Insomma, non servono ulteriori giri di parole. Cassio all'Ariston sarebbe un vero meteorite. 


Francesca Palamidessi

palamidessi_01Immaginate Sir Alice o Burbuja (chi se le ricorda vince mille tostapani e trentacinque set da cucina) che cantano in italiano frullando elettronicamente mostri e creature angeliche. Ebbene, nel suo terzo disco, “Madreperla”, pubblicato nel 2023, la cantautrice capitolina compie il primo passo come producer autoctona, tant’è che suona quasi tutto lei (pianoforte, chitarra, basso). All’Ariston sarebbe un’aliena, va da sé. Francesca ha una voce adattabile a canzoni dall'impianto sanremese. Addirittura potrebbe anche provarci con una ballata delle sue in chiave pianistica formulata con pad e altre diavolerie postmoderne che incanterebbero non poco.

 

Gionata

gionata_01Le sue canzoni sono spesso potenziali hit talmente immediate e stralunate da far impallidire i ben più emersi Calcutta e Brunori Sas. Nel marasma di uscite fotocopia dell'italico pop 3.0 in salsa vintage, la musica di questo cantautore toscano, ormai non più ventenne, svetta dall'alto del suo pathos illuminante. Gionata ha trascorso buona parte della sua giovinezza in quel di Milano, e da perfetto fuorisede ha annusato i drammi di una gioventù bruciata dal globalismo e dalla crisi di una società a due velocità. Quella supersonica di Internet e quella pachidermica degli attempati seduti in sala controllo. Non accadrà mai. Ecco. Ma se dovesse succedere, farebbe la sua sporca figura all'Ariston.

Nico Sambo

nico_samboAnche lui sulla “piazza” da ormai diverso tempo, Nico Sambo è un simpaticissimo cantastorie che ormai da molto non ricorre più ad allucinanti alchimie per aizzare gli animi, tutt'altro. Sambo possiede infatti il dono di chi sa come gestire al meglio la propria semplicità e confezionare canzoni avvolgenti, graffianti. Un artigiano della canzone rock italiana sincero e audace, a tratti d'altri tempi. Il suo ultimo album, “Istanti in bilico”, uscito nel 2024, poggia su testi “impressionisti” e pennellate che lasciano alla parte musicale il compito di restituire significati spesso spiazzanti. Al Festival potrebbe fare grandi cose. E anche in radio il giorno dopo.

 
Non voglio che Clara

nonvogliocheclaraOvvero il gruppo indie italiano mai emerso tra il grande pubblico più sanremese di tutti i tempi. Non si contano infatti le canzoni che la band di Belluno guidata da Fabio De Min ha scritto negli anni potenzialmente (av)vincenti all’Ariston o giù di lì. Non si sa davvero da dove cominciare. Diciamo pure che se fossero andati solo una volta su quel palco con una canzone tipo “Le paure”, il nome Non voglio che Clara forse oggi sarebbe noto anche a Linus e Fazio. E li amerebbero anche gli over 50 affezionati a Cary Grant e non solo. Un gruppo che ha scritto pagine spesso bellissime del cantautorato indipendente italiano degli ultimi vent’anni. E che quindi meriterebbe forse più di molti altri l'agognato successo nazionalpopolare.

18/02/2025