“Living With The Gods”, questo lo slogan scelto per identificare la XXII edizione del C2C Festival, una finestra che da Torino puntualmente ogni anno a inizio novembre si apre sul mondo della musica elettronica e delle sue molteplici contaminazioni. Non sono molti i festival in Italia che possano contare su almeno due decadi di attività continuativa: il C2C ci sta riuscendo con un successo in costante crescita, grazie a scelte che ne hanno decretato un posizionamento molto preciso: intercettare il presente e ipotizzare un futuro, obiettivo oggi ancor più sfidante, considerate le frenetiche mutazioni che la cultura popolare ha subito dall’avvento di Internet in poi. Se nei primi anni di vita il Festival era rivolto in particolar modo al clubbing in senso stretto, nel tempo il C2C ha ampliato il proprio spettro a dismisura, fino a divenire parte dell’architettura che ha trasformato la città di Torino in un vero e proprio hub culturale. Il Festival, inserito in un periodo denso di eventi nel capoluogo piemontese (su tutti, Artissima), è arrivato a guadagnarsi la medesima esposizione mediatica assicurata ai grandi eventi musicali internazionali, frutto dalla grande considerazione conquistata anche oltre frontiera. Una testata giornalistica seguita in maniera maniacale dai propri lettori, Pitchfork, include ormai stabilmente il C2C fra i venti Festival musicali al mondo da vedere: senz’altro uno dei principali motivi per i quali continua a lievitare il numero di spettatori non italiani, attratto anche da una line-up dal deciso taglio cosmopolita.
Oggi assistere al C2C non significa essere un fanatico del dancefloor dedito allo sballo da cassa dritta, significa piuttosto possedere una curiosità spiccata, voler comprendere cosa sta accadendo in un certo contesto (quello della musica elettronica e dintorni, per l’appunto), immergersi per qualche giorno in una situazione in grado di soddisfare un legittimo desiderio di scoperta. Il pubblico del C2C non è qui per seguire l’artista di grido, ma per scovare strumenti che consentano di decodificare la contemporaneità, ancor più in un’edizione come quella 2024, sprovvista di veri headliner acchiappa-fan, pensata per aggregare un cartellone all’interno del quale ciascun artista sia a suo modo rilevante, un’eccellenza nel proprio contesto di riferimento. Chi vuole andare al C2C è difficile che possa chiedere “ma chi suona quest’anno?”. Fra l’altro si conferma l'aumento del numero di frequentatori con un trascorso (ma anche con un presente) costituito in prevalenza da ascolti rock oriented, del resto si tratta di un pubblico (quello con una forte radice rock) che ha subito il battesimo della contaminazione elettronica già a partire dagli anni Novanta, grazie al lavoro di compagini come Primal Scream e Chemical Brothers, sarebbe pertanto anacronistico chiudere le orecchie di fronte a un flusso sonoro come quello che si sviluppa nei due hangar del Lingotto. E’ vero che nei momenti più club-oriented, l’evento profuma di avanguardia electro, un po’ come se si intendesse ricostruire una piccola Berlino sotto la Mole, ma è altrettanto vero che negli ultimi dieci anni il C2C ha fatto molto altro, traghettando il programma verso lidi sempre più ambiziosi, includendo artisti che sanno proiettarsi oltre qualsiasi steccato.
Dal punto di vista prettamente musicale, il C2C pone al centro della trattazione le contaminazioni, con una predilezione nei confronti della scena avant-pop, specchio di un cambio di paradigma generazionale che ha visto le sonorità prodotte attraverso la tecnologia (in particolare, l’elaborazione estrema della voce) permettere ad alcuni
songwriter di sedersi in maniera naturale accanto a certe avanguardie elettroniche, il tutto amplificato dal contributo dei social e delle piattaforme di streaming, che permettono ampia diffusione alle proposte musicali meno conosciute. In tale contesto, perde qualsiasi rilevanza soffermarsi a parlare delle singole esibizioni, qui a contare è il pacchetto completo, l’esperienza del partecipare a un evento che sta meritando il conteso titolo di ambasciatore della modernità. Electro, avant-pop, ma poi ci sono sempre selezionatissimi artisti di area jazz (quest’anno tocca ai flauti di
Shabaka e a
Nala Sinephro), rock (gli straripanti
Darkside, fra i più apprezzati di questa edizione,
Mandy Indiana),
alternative rap (
Billy Woods, ma anche l’astro nascente – e molto promettente -
John Glacier).
Da sempre attento alla valorizzazione di
venue storiche del territorio torinese, alcune risultato di attente politiche di riqualificazione, il C2C per la prima volta si è tenuto quasi interamente all’interno dell'area del Lingotto Fiere, con qualche inserto destinato alle OGR, al Teatro Lirico e al Combo,
location centralissima che ha svolto la funzione di quartier generale diurno, con
dj-set e spazi per aperitivi calibrati prima di gettarsi nella mischia dei padiglioni del Lingotto.
E’ proprio presso gli spazi del Combo, a pochi metri da Porta Palazzo, che il Festival quest’anno ha preso il via, nel pomeriggio del giovedì, ospitando la presentazione del libro di
Kode9, “Guerra sonora”, finalmente disponibile nella traduzione in italiano. Kode9 qualche ora più tardi sarà poi protagonista dietro la
console sullo Stone Island Stage, ripercorrendo con la propria selezione i venti anni di storia della sua etichetta discografica, la
Hyperdub, fondamentale nelle recenti evoluzioni della scena electro mondiale. Va bene il futuro, l’avanguardismo, ma il C2C insegna anche quanto il passato vada omaggiato e rispettato.
Light Design, Sound Design, argomenti ricorrenti durante i giorni del Festival. Si parla in maniera diffusa dell’attenzione dedicata sia agli aspetti visuali che a quelli audio. La Sala Rossa posta alle spalle dello Stone Island Stage ospita “Sintesi Additiva”, un’installazione video-sonora basata su led colorati che si muovono in maniera randomizzata ma organizzata su uno schermo, seguendo la selezione musicale improntata per l’occasione: è una sala di decompressione all’interno della quale è possibile seguire il
lightning concept anche seduti o sdraiati sul pavimento. All’esterno del Lingotto è invece allestita una capiente area
food and beer dove si può consumare una spuntino fra un set e il successivo, e apprezzare le produzioni del birrificio Baladin.
Tornando alle riflessioni più generali, questa edizione del C2C può essere ricordata come quella in cui accade ciò che non ti aspetti.
Yaeji abbandona il suo
hyper-pop da cartone animato per costruire un
dj-set adulto, potentissimo, denso di ricerca, miscelando avanguardismi rinforzati da fasci di luce stupefacenti.
Mica Levi non propone le sue apprezzate colonne sonore, ma si presenta sul palco imbracciando una chitarra elettrica, slanciandosi verso inattesi scenari
nu-gaze con l’intenzione di scarnificare gli anni Novanta, e proporre un completamento del complesso prisma stilistico che da sempre la caratterizza.
Kali Malone lascia da parte la sacralità del minimalismo contenuto nel suo album più recente, “
All Life Long”, per presentare un set studiato a uso e consumo del C2C, quasi un’ora di
drone music senza interruzioni, ad altissimo contenuto narcotico-psichedelico.
Dean Blunt si cimenta in un
dj-set dai contorni rock, proponendo una selezione che include brani di
Pantera,
Ramones,
Black Sabbath,
Hole e
Alice In Chains.
Per non parlare di
Mabe Fratti: da molti snobbata per via dell’orario infausto (le 18,15 del sabato), stupisce tutti violentando il proprio violoncello (spesso opportunamente distorto) e presentandosi con il piglio da leader di una
rock band di tre elementi, con un’efficace chitarra elettrica aggiunta in maniera prepotente alle proprie composizioni. I
dj-set sono ovviamente tutti di primaria importanza. Oltre al già citato Kode9, quest’anno non deludono le aspettative l’accoppiata
Bill Kouligas/Gabber Eleganza, Verraco,
John T. Gast, Delroy Edwards, Sabla,
Olof Dreijer, Amaliah, Ben Ufo, Pangaea,
Pearson Sound, il nostro
MACE (ottimo, fra l’altro), e il punto interrogativo del
secret show risolto soltanto alle tre della domenica mattina:
Two Shell.
In ambito
visual stravincono a mani basse – non è certo una novità, li avevamo già apprezzatiti due anni fa - i
Bicep, qui per presentare il nuovo album “Chroma”. Sul versante pop il C2C consente l’opportunità di scoprire nella dimensione live gli emergenti Snow Strippers (ma buona parte del pubblico manda già a memoria tutte le canzoni) e il più navigato
Sega Bodega, di ammirare da vicino la
latin-house firmata
Sofia Kourtesis, di lasciarsi trasportare da una iper-energetica
Romy, divenuta spigliatissima nel presentare le canzoni contenute nell’esordio solista “
Mid Air”, far le quali "Enjoy Your Life" diviene una sorta di inno del sabato sera.
Massima catalizzatrice della serata del venerdì,
Arca si impone come la vera icona del C2C 2024. Affronta da sola il palco alternando energia
cyber-reggaeton a brani più morbidi dai quali traspare tutta la fragilità di chi sta attraversando un non facile percorso di transizione. Simbolo del cambiamento, musa ispiratrice capace di infondere sicurezza in tutte le persone che non si ritrovano a loro agio con il proprio corpo, Arca consegna il personale contributo all'abbattimento di qualsiasi barriera e pregiudizio. Accosta con coraggio così tanti generi da riuscire a determinare un vero e proprio non-genere, fra visioni futuristiche e deframmentazione della tradizione. Cultura, identità, appartenenza, messaggi
non-binary espressi per mezzo di una teatralità postmoderna da un’artista iper-connessa col futuro. Ora gatta, ora strega, ora succube, ora dominatrice, ora santa, ora peccaminosa, flagella e seduce, allestendo una
performance che ha il sapore del rituale, andando ben oltre qualsiasi possibile definizione immaginabile. Edm e industrial-techno mescolati con i generi che ha frequentato in gioventù, quelli più tipicamente sudamericani, concedendosi qualche slancio potenzialmente radiofonico (la doppietta "
Prada"/"Rakata" resta centralissima nella sua discografia).
Alejandra Ghersi si inserisce così in maniera perfetta nel contesto di un festival che da sempre ha fatto dell’inclusività (retaggio importante di tutta la
club culture) uno dei suoi punti fermi. Il pubblico più giovane, specie nelle edizioni più recenti, si pone in maniera molto più disinibita nell’affermare la propria identità di genere, caratteristica che contribuisce a creare una tribù variopinta, una delle grandi conquiste culturali del C2C.
A chiudere i giochi provvede
A.G. Cook, genietto della musica elettronica della nostra epoca, che smanettando con la sua
pc music ha inconsapevolmente creato – grazie anche all’operato dell’etichetta alla quale diede il medesimo nome, PC Music - un micro-genere musicale, dal quale sono fioriti artisti significativi come la compianta
SOPHIE e superstar mondiali come
Charli XCX. A.G. Cook arriva fin quasi alle luci dell’alba, seguirà la coda domenicale alle OGR la sera successiva, poi tutti in attesa di quelli che saranno i primi annunci per l’edizione 2025. E, statene certi, il C2C non smetterà di stupire.
Un ringraziamento al collega Paolo Ciro, memoria storica degli ultimi dieci anni di C2C
Foto: Claudio Lancia