Con la voce che si ritrova potrebbe cantare qualsiasi cosa,
anche l'elenco telefonico.
Adulare una talentuosa cantante con questa ormai abusata frase non è che sia, a ben vedere, chissà che bel complimento. Primo perché dovrebbe essere ormai assodato il concetto che una gran voce non è niente senza una grande canzone da cantare, e secondo perché l'oggetto della lusinga potrebbe crederci davvero e accontentare la richiesta.
Non sarà esattamente il caso di
Jessie Ware, la cui proposta è sempre rimasta abbondantemente entro i limiti della gradevolezza e del buon gusto, ma è innegabile che, dopo gli esordi come
vocalist per progetti
indie-dance e il
bellissimo debutto all'insegna di un
sophisti-pop elettronico, si sia fatta convincere a incidere musica per tutti i palati per rivaleggiare con
Adele e compagnia gorgheggiante. La sua voce non teme certo confronti, ma l'attitudine popolana (almeno in sala d'incisione) e soprattutto il suo
management non sono mai stati all'altezza. Il risultato ha quindi portato a una graduale spersonalizzazione della sua proposta, che da grande promessa l'ha trasformata via via in una delle tante.
Arrivato il momento di realizzare il suo quarto album, la Ware deve aver capito che era inutile inseguire a tutti i costi il pubblico generalista e che una voce come quella non deve essere necessariamente utilizzata (e sbandierata) per i pezzi strappa-applausi dei
talent show. Il ritorno al genere che l'ha vista nascere non è soltanto un confortevole rifugio e un riappropriarsi delle proprie radici musicali, ma soprattutto la restaurazione di una figura che in quella scena latitava ormai da fin troppo tempo: la diva ammaliante che come una sirena trascina l'utenza sulla pista da ballo. "What's Your Pleasure?" non è certo il primo album di rilievo interamente ballabile di questo 2020 dalle discoteche serrate, ma è sicuramente il più appagante quanto a ricercatezza e resa emozionale. Laddove il frizzante "
Future Nostalgia" di
Dua Lipa conquista grazie alla sua spensieratezza, peccando però di giovanile ingenuità, e il martellante "
Chromatica" di
Lady Gaga sbatte in faccia all'ascoltatore le sue grazie senza un briciolo di sensualità, quello di Jessie Ware risalta invece come l'elegante lavoro di un'artista ormai matura, che maneggia l'arte della seduzione con appassionata padronanza.
Tra sospiri, svolazzi soul, lussureggianti melodie e un immaginario Chic di fine anni 70, "What's Your Pleasure?" si insinua sottilmente sotto pelle, trascendendo generi e decenni anche per merito dell'impeccabile opera di programmazione e sovraincisioni di un
James Ford in perenne stato di grazia (
Arctic Monkeys,
Everything Everything e
Foals tra i tanti prodotti) - il suo tocco risulta tanto attuale quanto nostalgico. Convivono così gommosi battiti
disco arricchiti da cascate di archi sintetici, irresistibili in "Spotlight" e seducenti nel velluto di "In Your Eyes" (che ricorda la Dusty Springfield riportata in auge dai
Pet Shop Boys), il funk robotico
made in Minneapolis di "Ooh La La" e "Read My Lips", e l'immancabile eredità
moroderiana nella cupa
synth-wave dell'eccezionale "The Kill" e in una
title track che incorona la Ware novella
Donna Summer.
Non mancano nemmeno echi di un passato più recente nelle giocose influenze brasiliane del mai troppo ricordato "Statues" dei
Moloko ("Step Into My Life" e "Mirage") e nel gusto agrodolce del pop scandinavo di una "Save A Kiss" che manderebbe
Robyn in brodo di giuggiole.
Sapientemente evitato l'effetto
compilation, con tutti i suoi brani che dialogano l'un l'altro arricchendosi reciprocamente di rimandi e suggestioni, "What's Your Pleasure?" si conclude con la corale "Remember Where You Are", a metà tra la
grandeur da musical, la psichedelia soul di Minnie Riperton e l'acid-jazz degli
Incognito. Un pezzo che sembra indirettamente ribadire come la stessa Jessie Ware si sia finalmente ricordata quale sia il posto migliore da occupare nel panorama pop. Un'audace consapevolezza dei propri mezzi l'ha finalmente portata a pubblicare non soltanto il suo lavoro migliore, ma uno dei più bei dischi dance da tanti anni a questa parte.
01/07/2020