Anche quest’anno il Rock In Roma porterà nella capitale un nutrito numero di artisti italiani e internazionali: tanto per iniziare nel migliore dei modi, l’edizione 2024 è stata inaugurata dal reunion tour dei CCCP, ospitato nel main stage dell’Ippodromo delle Capannelle in una bella serata di metà giugno. Dopo le tre date berlinesi di pochi mesi fa, era facile immaginare come l’operazione nostalgia architettata da Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni non sarebbe rimasta circoscritta al solo territorio tedesco: tanto è stato il clamore suscitato che i due hanno deciso di allestire un vero e proprio tour da portare lungo la nostra penisola, per la gioia degli irriducibili fan, partito da Bologna lo scorso 21 maggio.
Grazie a questa iniziativa, tutti coloro che non ebbero l’opportunità di assistere negli anni Ottanta a un concerto dei CCCP potranno finalmente togliersi la soddisfazione. Un’idea che in realtà molti hanno temuto, considerandola fuori tempo massimo, patetica, se non addirittura grottesca: qualcuno avrebbe persino preferito che l’avventura CCCP fosse rimasta per sempre cristallizzata nella sua epoca. E invece riavvolgere il nastro, per riproiettarsi indietro di quattro decenni, si sta rivelando un progetto in grado di appassionare il pubblico e gasare la band, arricchita sul palco dalla presenza degli Ustmamò Luca A. Rossi, Ezio Bonicelli e Simone Filippi, più Simone Beneventi e Gabriele Genta, i quali hanno assicurato una grande cura nell'esecuzione degli arrangiamenti proposti.
In prima linea, accanto a Ferretti e Zamboni, ci sono Annarella “benemerita Soubrette” Giudici e Danilo “artista del popolo” Fatur, perfetti nel rimettere in pista il grande circo CCCP, puntellando ciascuna esecuzione con bizzarre performance, pantomime stranianti, continui cambi d’abito. La raffinata Annarella e il beffardo Fatur conferiscono ancor più forza alle parole di Giovanni Lindo, da diversi anni sottoposto a incessanti critiche per via della supposta incoerenza del proprio percorso, minato prima dalla presunta conversione religiosa e successivamente da alcune frasi pro-Meloni. Personaggio a tratti discutibile, Ferretti resta un’icona rispettata e intramontabile, nonostante comunicatività pari a zero, nessuna parola rivolta al pubblico (per proclami e presentazioni provvede Annarella), nessuna emozione percepibile, giusto un sorriso alla fine di “Punk Islam” e un altro a concerto concluso.
Sembra più a proprio agio quando intona i suoi requiem (la sequenza “Libera me Domine”/ “Madre”, ma anche una “Annarella” resa in maniera spoglia in apertura dei bis) rispetto a quando si lancia nei declamati che caratterizzano i brani più canonicamente punk del gruppo, suonati in maniera molto meno elementare di un tempo, anzi, con un suono assolutamente moderno. Sono queste le canzoni che esaltano il pubblico, “CCCP”, “Curami”, “Spara Jurij”, “Io sto bene”, a pari merito con quello che da molti è riconosciuto come l’inno ufficiale della band: “Emilia Paranoica”. Un concerto che vuole essere una celebrazione, una liturgia, con riferimenti a un contesto socio-politico ormai superato ma mai privo di un certo fascino storico, anche se l’adorazione per la Grande Madre Russia e il ricorso alla consueta iconografia filosovietica, beh, nel bel mezzo del conflitto russo-ucraino basta un attimo per essere fraintesi.
Quando viene portata sul palco la bandiera del Pci sembra davvero che il tempo si sia fermato al 1984, manca solo il comizio di Enrico Berlinguer, ma i CCCP, quarant’anni dopo, sono ancora loro, capaci di infiammare una folla che oggi ha molti più anni sulle spalle, un popolo disilluso che per una notte si riscopre “fedele alla linea”, e che col trascorrere del tempo ha compreso meglio il significato del motto “produci, consuma, crepa”. Eravamo tutti ragazzi, ora abbiamo figli, famiglia, un lavoro “vero”: nel pubblico ci saranno senz’altro ex-militanti D.P. oggi dirigenti d’azienda, oppure inseriti nella macchina burocratica dello stato, ma per lo spazio di un concerto sentono di dover inneggiare a quei colori, a quei simboli, proprio mentre quei colori stanno sbiadendo e quei simboli mostrano un valore sempre più relativo, inghiottiti dalla modernità.
“La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere”, declama Giovanni Lindo Ferretti, ma mentre gli “obsoleti” CCCP sono sul palco, i loro testi restano purtroppo di grande attualità: continuano a cadere le bombe su Beirut, le radio a Kabul sono ancora spente e da qualche parte ci sono ancora tanti Jurij che non smettono di sparare. Gli “obsoleti” CCCP suonano per oltre due ore davanti a circa quindicimila persone felici, congedandosi sulle note di “Amandoti” (no ragazzi, non è di Gianna Nannini…), lasciando ai fan la netta sensazione che questa, per davvero, potrebbe essere l’ultima volta. Lunedì mattina molti indosseranno la giacca d’ordinanza per recarsi in ufficio, ma per rimetter su la magliettina rossa con i simbolini di falce e martello c’è ancora qualche data. And the radio plays…
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Di seguito riepiloghiamo tutte le date finora annunciate del reunion tour 2024 firmato CCCP-Fedeli alla Linea:
21 maggio – Bologna – Piazza Maggiore
23 maggio – Milano - MI AMI Festival
13 giugno – Roma - Ippodromo delle Capannelle (Rock in Roma)
27 giugno - Collegno (Torino) - Flowers Festival
28 giugno – Perugia - Barton Park (Moon in June)
4 luglio – Catania - Villa Bellini (Summer Fest)
11 luglio - Ferrara - Ferrara Summer Festival
12 luglio – Romano d’Ezzelino (Vicenza) - Villa Ca' Cornaro (Ama Festival)
21 luglio - Servigliano (Fermo) - NoSound Fest
26 luglio – Pratolino di Firenze - Parco Mediceo (Musart Festival)
27 luglio – Genova - Arena del Mare - Balena Festival
3 agosto – Alghero - Anfiteatro Ivan Graziani (Festival Abbabula)
9 agosto - Melpignano (Lecce), - SEI Festival
27 agosto – Prato – Piazza Duomo
29 agosto – Mantova - Palazzo Te
Dopo l'evento di apertura con i CCCP, la rassegna Rock in Roma proseguirà per due mesi di live. Ecco il programma dei concerti previsti presso l’Ippodromo delle Capannelle: