Nel biennio 1976-'77 esplode la rivoluzione punk. Ma ben presto tanti gruppi che avevano debuttato in quella stagione se ne allontanano, in cerca di nuove formule e suggestioni sonore. Lo chiameranno post-punk, diventerà la new wave. A questa "fuga dal punk" è dedicata la nuova puntata di Rock in Onda, il programma condotto da Claudio Fabretti sulle frequenze digitali di Radio Città Aperta (www.radiocittaperta.it).
Dal dub dei Clash alla proto-wave di Stranglers, Ultravox!, Japan e Magazine, dal funk-punk di Talking Heads, Pop Group e Gang Of Four alla darkwave di Siouxsie & The Banshees, Cure, Pil e Joy Division, dalla disco-punk dei Blondie all'avant-rock di Wire e Tuxedomoon, passando per il pop-rock demenziale dei Devo, i "crazy rhythms" nevrotici dei Feelies e il rumorismo deviato dei Fall: una carrellata di band e universi sonori che, dalle radici punk, si mossero verso nuovi, ambiziosi traguardi.
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In fuga dal punk - parte 1
Nell'Inghilterra divorata dalla febbre punk c'era anche chi già guardava avanti. Gente curiosa, impaziente e, in definitiva, scomoda. Perché in era punk bisognava essere e suonare punk. E chi si asteneva dalla lotta... era un voltagabbana, quantomeno. Come Howard Trafford "Devoto". Uno che la storia del punk l'aveva già scritta, e fin dall'inizio, nelle file dei pionieri Buzzcocks e che avrebbe trovato nuovi geniali spunti creativi alla testa dei Magazine. Un vizio che all'epoca stava contagiando anche formazioni come Stranglers, Wire e Ultravox! decise a sbarazzarsi della formuletta punk mandata a memoria per - orrore! - aprire a tastiere e arrangiamenti sofisticati, guardando alla tradizione del pop britannico e al glam-rock d'alta scuola targato Bowie-Roxy Music, ma anche al kraut-rock più melodico e al lato più "glaciale" del funk e del soul.
Così, mentre "God Save The Queen" deve ancora sconquassare Buckingham Palace, una nuova generazione di band travalica i confini del genere, in cerca di nuove frontiere. Saranno numerosi i pionieri del punk protagonisti della svolta, inclusi alcuni degli eroi di quella stagione come i Clash, orientati verso nuove contaminazioni con dub e pop, e John Lydon, il frontman dei Sex Pistols, che si trasformerà in tenebroso e dissacrante muezzin per i Public Image Ltd. Non sarà da meno colei che, da groupie degli stessi Pistols (nel celebre Bromley Contingent) si trasformerà in regina della nuova darkwave, ovvero Siouxsie Sioux alla testa dei suoi Banshees, degni compari degli altri ex-punk folgorati sulla strada del rock più oscuro di nome Joy Division (presto seguiti dai Cure).
Insomma, una rivoluzione in piena regola. Ci sarà chi la declinerà in chiave funk-punk (Talking Heads, Pop Group, Gang Of Four) e chi in ottica disco-punk (Blondie), chi sarà più votato all'avanguardia (Wire, Tuxedomoon, Pere Ubu), chi lancerà nuove suggestioni mod (Jam) e chi metterà a punto un rumorismo deviato particolarmente caro alle nuove generazioni del post-post-punk del Duemila (Fall). Una panoramica della prima generazione post-punk che non può prescindere dal pop-rock demenziale dei Devo e dai "crazy rhythms" nevrotici dei Feelies.
Ecco allora una carrellata di band e universi sonori che, dalle radici punk, si mossero verso nuovi, ambiziosi traguardi. Se volete sapere dove hanno attinto gruppi contemporanei come Fontaines DC, Shame, Sleaford Mods, Idles, Goat Girl, Protomartyr, Iceage, Girl Band e Murder Capital, ecco, in questa scaletta troverete le risposte giuste!
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30/05/2025
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Base strumentale: Magazine - The Thin Air |