Dieci anni di canzoni e sguardi sul reale |
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In fuga dal lo-fi
di Veronica Rosi
Intervisto Francesco Bianconi dopo un concerto da tutto esaurito, dove in un'ora e mezza di esibizione i Baustelle sfoderano tutti i migliori pezzi del nuovo album "La Malavita", un paio singoli dal precedente "La Moda Del Lento" e, a grande richiesta di un pubblico indie che li conosce molto bene, molte canzoni dell'album culto "Il Sussidiario Illustrato Della Giovinezza".
Ciao Francesco, complimenti per l'esibizione. Ti va, nonostante la stanchezza, di raccontare un po' la storia dei Baustelle fino ad oggi?
I Baustelle sono un gruppo di Montepulciano, provincia di Siena. Ci siamo formati più o meno nel 1997. La formazione è un po' cambiata nel corso del tempo, ora come ora della "vecchia guardia" siamo rimasti io, Rachele e Claudio (il chitarrista, ndr). Il primissimo disco, "Sussidiario Illustrato Della Giovinezza", è uscito per la Baracca&Burattini. E' stato distribuito abbastanza male, si è diffuso col passaparola in maniera quasi sotterranea...
Ma il "Sussidiario" è un disco abbastanza celebre e soprattutto molto amato.
Celebre forse lo è adesso. All'epoca è stato comprato da pochi, che però, come dici tu, lo hanno amato parecchio.
Cioè se la situazione fosse stata differente, il disco non sarebbe così?
Suonato oggi, il Sussidiario sarebbe diverso, certo. Forse più simile a La Malavita. E¹ una cosa naturale. All¹epoca di Sussidiario eravamo molto inesperti come musicisti, era la prima volta che entravamo in uno studio di registrazione. Amerigo Verardi è stato bravissimo a far suonare tutto in maniera originale ed efficace. Ci ha aiutato parecchio. La cosa buffa è che molti giornalisti hanno scritto di ³fascino naif² parlando di quel disco, come se fosse una cosa voluta. In realtà la naiveté e l¹estetica lo-fi di molti dischi è molto spesso dovuta a carenze tecniche e povertà produttive. Quando hai pochi soldi, fai un disco lo-fi più per forza di cose che per scelta estetica.
Al contrario de "La Malavita"...
Per La Malavita abbiamo avuto un budget un po¹ più alto rispetto ai due precedenti lavori. Parliamoci chiaro: è un disco costato il giusto, sono gli altri due che sono stati registrati con pochi spiccioli e grossi sacrifici personali. Stavolta abbiamo potuto far suonare I Baustelle come avremmo desiderato suonassero anche in Sussidiario e Moda. Microfoni e preamplificatori migliori, un bel banco analogico, un'orchestra d¹archi vera.
E de "La Moda Del Lento" che ne pensi?
Trovo che sia un disco con ottime canzoni, ma complessivamente inferiore agli altri due. Credo che invecchierà meno bene rispetto agli altri.
"La Malavita" è musicalmente molto diverso dai dischi precedenti dei Baustelle. Quanto questo fattore è dipeso dalla produzione di una major come la Warner?
Come dicevo prima, dipende dalla Warner solo per il fatto della qualità del suono. La Malavita è un disco hi-fi. Lo volevamo così. Volevamo che suonasse bene, perché a mio parere il suono dei Baustelle è valorizzato da una produzione finalizzata alla ricerca delle sfumature. Un disco di blues o di rock and roll primitivo può suonare molto bene (anzi, forse dovrebbe essere sempre così) anche registrato in presa diretta con un solo microfono scassato. Per quanto riguarda le canzoni, gli arrangiamenti, la parte creativa insomma, è una cosa che non ha proprio niente a vedere col passaggio alla Warner. Mai nessuno dell¹etichetta è venuto in studio a vedere cosa stessimo combinando. Abbiamo consegnato loro il disco già fatto.
Parliamo un po' di uno dei punti di forza storici dei Baustelle, le liriche. Devo dire che sei tra i parolieri più originali in assoluto, direi una specie di Garinei-Giovannini-Kramer incrociato con Fausto Rossi , come ci riesci?
Grazie per il paragone con Fausto Rossi. E'uno che insieme a pochi altri (Battiato, Garbo, Camerini) ha portato in Italia un modo nuovo di scrivere I testi delle canzonette. Un modo influenzato da un'estetica postmoderna. La canzone abbandona la narrazione in senso classico e parla sputando detriti, frammenti, citazioni. Per quanto mi riguarda, non so rispondere alla domanda "come fai a scrivere quello che scrivi". Non ci riesco proprio. Le parole mi scappano, come la pipì.
Infatti hai detto che "La Malavita" è un album "pessimista".
E'un album che contiene tanti ritratti di vita nella società occidentale moderna. E, per quello che vedo, la società occidentale moderna è in profonda crisi. Per non parlare dell¹Italia. Stiamo vincendo il premio Nobel per la pochezza culturale e per la volgarità intellettuale. Quello che vedo mi fa seriamente venire voglia di andare a vivere altrove. Abbiamo creato una nazione di liberisti, oscurantisti, veline e manager scalatori.
Si può dire che alla fine l'essenza del pop è proprio riuscire a comunicare queste cose con le cosiddette canzonette?
Il pop è sintesi. Dire cose nei tre minuti di una canzonetta. Riguardo al cosa dire, ai contenuti, ognuno è libero ed è bello così. Puoi parlare di politica, di amore, di morte, del tuo vicino di casa.
Sempre a proposito dei testi, una cosa molto particolare delle tue liriche è l'uso dell'iconografia cattolica, messo lì in modo assolutamente naturale, come fosse una cosa di tutti i giorni...
Sì, è vero... Beh, ho ricevuto come tanti italiani un'educazione cattolica. Da piccolo ero abbastanza ossessionato dalla figura di Gesù in croce, la disegnavo continuamente. Ho fatto il chierichetto per anni... Non sono credente, ma sono affascinato dalla potenza narrativa dell¹immaginario simbolico legato alla Bibbia. E'un libro che, più o meno consciamente, ha influenzato parecchia gente: pensa a Leonard Cohen, Dylan, Nick Cave...
Quali artisti italiani ti piacciono della scena contemporanea?
Me ne piacciono moltissimi, tra cui Afterhours, Perturbazione, Morgan... Sono un fan di Federico Fiumani da sempre, è un poeta e un outsider splendido. Aspetto con ansia il nuovo disco di Amerigo Verardi con I Lotus. Gli Offlaga Disco Pax hanno fatto un bel disco, I Northpole pure. Mi piacciono I Non Voglio che Clara, Goodmorningboy, gli Egokid. Ma il disco più bello di quest¹anno è Ardecore degli Ardecore. Emozionante, lo consiglio a tutte le persone a cui voglio bene.
Il disco migliore dei Baustelle?
Sicuramente "La Malavita".
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INTERVISTA A FABRIZIO MASSARA
Ecco invece quello che ci ha raccontato Fabrizio Massara, ex componente dei Baustelle, su "La Malavita", l'ultimo album che ha visto la sua partecipazione.
Ciao Fabrizio, per chi non ti conosce, facciamo il punto della tua storia con i Baustelle: come sei entrato nel gruppo?
Ho conosciuto Francesco (Bianconi, ndr) nel '94 circa, all'Università di Siena. Cercavo dei musicisti per suonare assieme e nacque un'amicizia. Condividevamo, come è ovvio, l'interesse per la musica, io mi sono proposto come aiuto tecnico di produzione e registrazione per il gruppo di Francesco di allora, avevo un piccolo registratore quattro piste casalingo e da lì mi sono ritrovato a lavorare sulle canzoni del "Sussidiario" ("Il Sussidiario Illustrato della Giovinezza", ndr) e dell'Ep che lo precedeva, aggiungendo anche del mio ed entrando a far parte del gruppo, con tastiera e computer.
Raccontami meglio di come vi giostravate nel comporre, tu e Francesco.
Beh, io ero un po' lo smanettone del gruppo, mi piacciono molto sonorità new wave, più fredde e acide rispetto a quelle di Francesco. Lui ama un certo cantautorato pop anni 60-70, Phil Spector e autori americani per intenderci, e ne "La Malavita" ha cercato di sintetizzare proprio questo.
Giacché hai nominato il nuovo disco, parliamo un po' di quello, che ti vede autore formale ma che ha segnato anche la tua dipartita dai Baustelle, come tutti sanno.
Sai, è facile ora saltare sul carro del vincitore... Secondo me i Baustelle meritavano già da vari anni di essere conosciuti dal grande pubblico. In Italia c'è una mentalità abbastanza provinciale, per la quale finché sei un "povero sfigato" al massimo ti danno una pacca sulla spalla e invece se ti produce una major hai automaticamente un certo carisma, e un certo budget, ovviamente.
Puoi spiegarti meglio?
La scelta di fare un disco più chitarristico, con l'utilizzo di una apparato sinfonico più consistente, grazie anche alle maggiori disponibilità economiche della Warner, sono assolutamente volute e anche ben riuscite, io stesso ho partecipato a definire le linee di archi. Certo, personalmente avrei preferito usare quelle possibilità in altro modo, forse più sperimentale, usando allo stesso tempo più inserti elettronici e piu' strumenti acustici, meno elettrici insomma. Vero è che il disco è stato registrato a Torino e io non ero sempre lì, quindi in sede di produzione molte mie scelte sono state cassate per quelle
anteriori, già registrate in fase di preproduzione oppure per scelte di editing (per esempio una sezione su "Perché una ragazza", arrangiamenti sui ritornelli di "A vita bassa", "Un romantico a Milano", e un po' di programmazioni su vari pezzi). Comunque, ci tengo a dire che, per quanto ho avuto modo di vedere, la Warner ha lasciato piena discrezione al gruppo, sia sui testi sia sulle musiche. E' normale che in sede di produzione si operino certe scelte.
Io però ti devo confessare che ti sento pochissimo su questo disco nuovo, a livello di presenza, di "tocco" negli arrangiamenti, soprattutto rispetto a "La Moda Del Lento".
E' vero che questo è il disco dei Baustelle su cui io ho lavorato meno, sia per ragioni contingenti sia perché mi sentivo sempre meno dentro lo spirito dell'album e del gruppo man mano che il lavoro andava avanti. La decisione che ho preso è stata molto difficile per me, e inaspettata per gli altri, infatti non ascolto volentieri "La Malavita", ma se devo darti un parere oggettivo, la mia opinione è che si tratta certamente di un buon disco, che conferma e cristallizza una serie di tratti tipici dei Baustelle degli anni passati. Lo fa con una produzione più costosa e professionale (quindi il disco suona bene secondo gli standard della gente comune), e con una semplificazione di scelte rispetto ai dischi precedenti. Non a caso, sia le parti elettriche che elettroniche sono molto più lineari, il tutto è anzi sin troppo lineare, prevedibile, con dei modelli in testa sin troppo precisi ed evidenti.
Se ho ben capito, quindi, questo nuovo "momento Warner" dei Baustelle ha influito sulla tua decisione di lasciare il gruppo.
Alla fine io sono uno che si diverte e si è sempre divertito con le piccole trovate, i dettagli, e su questo disco non ne trovo granché. Anzi, per alcune cose, come "Il Nulla" che è uno dei pezzi co-scritti da me, sono assolutamente insoddisfatto di come sia stata portata avanti la produzione. Purtroppo, una volta verificata la totale incompatibilità fra il mio essere e la mia figura e quella del produttore di questo album, che godeva invece del pieno supporto della band e della struttura manageriale, ho preferito fare due passi indietro per il bene della band e della "stabilità".
Rimane, comunque, un disco di grandi canzoni pop dal gusto "retroattivo", con i testi di Francesco che meritatamente vengono spesso citati più del lavoro sottostante. Va bene così, era ora che la gente si accorgesse dei Baustelle e se non succedeva con l'esposizione attuale... E' solo che io non mi sentivo più tanto felice nel gestire quel tipo di approccio che guarda come riferimenti e modelli a cose che a me intrigavano poco o niente (mi riferisco alla generazione Strokes et similia) e volevo provare nuove cose, lontane anche dalla forma tipica del gruppo rock batteria-basso-chitarra, lontane dal riempimento continuo degli spazi e delle frequenze disponibili.
Insomma, "La Malavita" ti piace o no?
"La Malavita" è un po' il compendio dell'attività decennale dei Baustelle, ma non è quello che voglio fare.
E cos'è che vuoi fare?
Ah, forse per ora so più quello che non voglio fare che quel che voglio fare! Mi piacciono sonorità più nude rispetto a quelle ho lavorato in questi anni. Sto sperimentando varie cose, e suonando molto il pianoforte, sia acustico che elettrico (grazie anche a emulazioni di classici strumenti del passato come il CP80 Yamaha, fra gli altri). In generale le cose su cui sto lavorando hanno un ideale elettroacustico: mi piacerebbe coniugare timbri e approcci molto contemporanei con cose appunto più acustiche. Ho in mente idee da sviluppare con certi strumenti, quindi non escludo, quando avrò le idee più chiare, di lavorare con altri musicisti.
I Baustelle ti mancano? Non vorresti essere in tour con loro?
Sai, in fondo per me i Baustelle hanno rappresentato un grande "love affair" artistico, soprattutto fra me e Francesco e le nostre chimiche diverse. Vedevo però che tutto questo si stava sfilacciando, a causa appunto dei nuovi/vecchi "desideri" sonori, nonché dei cambi di equilibri interni del gruppo, e quindi era per me necessario allontanarsi.
I tuoi attuali progetti quali sono?
Ora sto lavorando da solo, alla ricerca di un ipotetica terra di mezzo fra la forma-canzone tradizionale e qualcos'altro, spazi un po' più dilatati, qualcosa di sicuramente più intimo e meno "loud and macho" di alcune cose recenti dei Baustelle. Come ti dicevo prima, c'è l'amore per le piccole bellezze, e la voglia di confrontarsi con il vuoto, con il silenzio, con i sussurri. Le cose che faccio ora sono idee molto spontanee, armonicamente più aperte e "ricercate" rispetto a quelle precedenti, con spunti e accordi in qualche modo jazzati che derivano dagli ascolti di questi ultimi due anni... Penso a Bill Evans, per esempio, ma anche a un certo soul e Brasile di decenni fa.
Ah, bene, dimmi un po' i tuoi ascolti preferiti...
Fra le cose ascoltate di recente ti direi: Gutevolk, Vashti Bunyan, vecchie cose di Terry Callier, Debussy, alcune cose di Messiaen. Ho scoperto poi alcune "songs" di Tchaikovsky, delle microsinfonie che spesso non conoscono nemmeno quelli del Conservatorio. Anche Max Richter mi piace, è un compositore inglese con delle idee molto belle. E poi concordo con i tuoi apprezzamenti su Murcof, ha fatto un gran bel disco.
L'ultima domanda: la tua canzone preferita in "La Malavita".
Mi è piaciuto riprendere in mano "I Provinciali", che, come sai, vengono dal materiale del "Sussidiario". L'originale era molto diverso, sono piuttosto contento del risultato.
BAUSTELLE | ||
Sussidiario illustrato della giovinezza (Baracca&Burattini/ Edel, 2000) | 8 | |
La moda del lento (Bmg, 2003) | 7,5 | |
La malavita (Warner, 2005) | 6,5 | |
Amen (Warner, 2008) | 7 | |
Giulia non esce la sera OST (2009) | 6 | |
I mistici dell'Occidente (Atlantic, 2010) | 6,5 | |
Fantasma (Warner, 2013) | 7,5 | |
Roma Live! (live, Warner, 2015) | 5 | |
L'amore e la violenza (Warner, 2017) | 7 | |
L'amore e la violenza Vol. 2 (Warner, 2018) | 6,5 | |
Elvis (BMG, 2023) | 6,5 | |
Baustelle - I Cani (split, 42 Records, 2023) | ||
FRANCESCO BIANCONI | ||
Forever (Ponderosa/BMG, 2020) | 7 | |
Forever In Technicolor (Ponderosa/BMG, 2021) | 7 | |
Accade (Ponderosa/BMG, 2022) | 6,5 | |
RACHELE BASTREGHI | ||
Marie (Warner, 2015) | 6 | |
Psychodonna (Atlantic/Warner, 2021) | 7 |
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