Le classifiche degli artisti

Italia 2016: la lista di Cristiano Godano

Anche quest'anno inauguriamo la rubrica dedicata alle classifiche dei dischi che sono piaciuti di più ai nostri artisti preferiti. Per la Sezione Italia ospitiamo le scelte di Cristiano Godano, cantante e chitarrista dei Marlene Kuntz, band simbolo della scena alt-rock italiana.

Il 2016 è un anno che musicalmente mi è piaciuto molto, per cui debordo rispetto alla convenzionale decina di dischi e indico tutto ciò che mi ha divertito, emozionato o stimolato molto ascoltare. 
 
Underworld - Barbara Barbara, We Face A Shining Future
Con ogni probabilità non sono la cosa più fresca e nuova che si possa sentire in ambito elettronico, ma non importa: le atmosfere sono cool, e ci sono delle ottime linee di canto che rendono i pezzi memorabili e canticchiabili.
 
Motorpsycho - Here Be Monsters
In questo disco si sente quanto suonano bene, e con che tiro! E' una band che fa molto poco figo citare al giorno d'oggi, ma per chi si interessa di musica e non di tendenze ed estetica spicciola up to date queste loro canzoni sanno come farsi apprezzare. Alla grande.
 
David Bowie - Blackstar
Non sono mai stato un suo fan, e dicendo questo ovviamente sfioro la gogna, ma non so che farci: a parte alcuni suoi eterni pezzoni, di bellezza chiara e fulgida, molte cose del suo repertorio non mi hanno mai acchiappato, nonostante sia palpabile la sua grandezza a prescindere. In questo disco, però, sarà per via della band che lo ha suonato - un ensemble jazz notevolissimo - sento una dimensione sonora e una intensità a me più congeniali. E, senza bisogno di sottolinearlo, la presenza sinistra della morte aiuta purtroppo a conferire al tutto una profondità annichilente.
 
The James Hunter Six - Hold On
Un gruppo di fantastici musicisti alle prese con il soul più verace, non quello di moda che manda in brodo di giuggiole l'underground fighetto, ma quello filologicamente avvinto alla tradizione. Non ne sono un cultore, ma sentire come suonano, e sentire come canta James Hunter, è un piacere che si rinnova ascolto dopo ascolto. Spero di convincere qualcuno a conoscerlo e a goderne: ne vale la pena.
 
Iggy Pop - Post Pop Depression
Qui c'è una infilzata di canzoni tutte molto riuscite. La presenza di Josh Homme, evidentissima tanto da far qua e là avere la sensazione di star ascoltando i Queens Of The Stone Age, rende il lavoro nel suo complesso assai felicemente definito e divertente. La band, in ogni caso, suona da paura.
 
Nick Cave & The Bad Seeds - Skeleton Tree
Sono un suo fan totale. Evito dunque di dilungarmi troppo. Voglio solo dire che dischi con tale intensità al giorno d'oggi non si sentono probabilmente più. Alcuni suoi cantati sono letteralmente da brivido. "I Need You" su tutti.
 
YG - Still Brazy
Mi piace molto il rap statunitense. Di YG non so nulla, se non che è della bay-area e che il suo disco mi è piaciuto molto. Leggero e divertente nonostante si tratti di gangsta-rap, è dominato da due-tre campionamenti a brano, dunque non esattamente scoppiettante di inventiva, ma funzionale alle linee melodiche del suo canto, e sa di funk anni Settanta. Tant'è che gli esperti dicono si tratti di G-Funk.
 
Flatbush Zombies - 3001: A Laced Odyssey
Ancora rap, questa volta da Brooklyn. Se YG mi ha divertito qui siamo dalle parti dello spasso. Sembrano dei tipi piuttosto scoppiatelli, direi molta ganja e attitudine affine, anche un po' psichedelica. Trovo esilaranti i timbri dei tre vocalist, uno dei quali pare arrivare da un altro pianeta, tra la parodia e la giocosa follia.
 
A Tribe Called Quest - We Got It From Here... Thank You 4 Your Service
Un ritorno dopo 18 anni. Hip-hop molto figo e molto cool. Molte collaborazioni, da Kendrick Lamar ad Anderson.Paak e Kanye West, e molti altri. E un sacco di stile, da primi della classe. Bellissimi campionamenti supportati da ottime parti suonate, e cantati trascinanti e da canticchiare.
 
James Blake - The Colour In Anything
Semplicemente bellissimo ed evocativo. Non sempre i suoi gorgheggi mi attraggono, a volte anzi mi irritano un pelo, ma è un peccato veniale: in sottofondo la musica è sempre altamente intrigante, con soluzioni originali per ogni brano, anche minime trovate che sanno però ritagliarsi lo spazio giuste per essere notate e molto godute e apprezzate.
 
Kiran Leonard - Grapefruit
E' un giovane musicista di 21 anni, e mette nella sua musica di tutto, creando un disco che sa di assenza totale di produzione ma pieno di ottime intuizioni e voglia genuina e incosciente di debordare. Di norma la sensazione più diffusa, seppur non esclusiva, è di un approccio molto guitar-indie-rock nelle sue propaggini più estreme e, mediamente, americane. Qua e là molto affascinante.
 
Cory Hanson - The Unborn Capitalist From Limbo
Scopro che lui è il cantante dei Wand, gruppo che non conosco. Forse ne ho letto il nome qualche volta. E' un disco folk sostanzialmente, di quel tipo di cantautorato che ha decine e decine di esponenti in America. Qui però c'è una gran bella marcia in più. Arrangiamenti notevoli e di particolare buon gusto, archi bellissimi, strutture armonico-melodiche spesso assai particolari e molto funzionali. E la sua voce, che a tutti gli effetti sembra quella di una donna.
 
Niccolò Fabi - Una somma di piccole cose
Risulta immediata al primo ascolto una forte presenza di atmosfere alla Sufjan Stevens, e scopro che lo ha ascoltato molto negli ultimi mesi. E' un disco gradevolissimo e aggraziato, ispirato, di ottimo buon gusto. Se Sufjan Stevens vi piace, consiglio di scoprire "Una somma di piccole cose": non c'è nulla di potenzialmente inferiore, in questo disco.
 
Radiohead - A Moon Shaped Pool
I Radiohead sono diventati - ma tu pensa... - per un po' di gente un gruppo possibilmente da snobbare, e su questo stesso sito ho visto un 4, un 4,5, e due 5 dati da alcuni collaboratori al loro ultimo lavoro: mi pare ridicolo. Il disco ovviamente è invece assai bello e di classe, più rock e caldo dei precedenti a suo modo, con un buon 80% di materiale ad altissimi livelli.
 
Leonard Cohen - You Want It Darker
La voce ormai monocorde e quasi priva di melodia mantiene intatte le qualità profondamente scure del timbro, che sa attrarre su un tappeto musicale più di altre volte suadente. Il calore di queste canzoni risulta quindi sensuale, ed è stupefacente, visto che gli era ben chiaro che purtroppo la morte era vicina... Insieme a David Bowie, un'altra uscita di scena di composta e stupefacente dignità.
 
Frank Ocean - Blonde
Mi attrae un fatto in particolare: ogni canzone di questo disco vive di una o due intuizioni soltanto e di una strumentazione scarnissima e disossata, spesso in quasi assenza di ritmo. Eppure è tutto molto fascinoso e assai coinvolgente. Dell' r'n'b me ne frega ben poco, ma qui si vola altrove, direi, e nella intimità e riservatezza delle composizioni trovo il marchio di distinzione principale. 
 
Neil Young - Peace Trail
Disco particolarmente bistrattato quasi ovunque nel mondo. Lo trovo assai godibile soprattutto nel suono, che è il più vicino a quello del Neil Young che ho nel cuore. Mi ricorda qua e là "Hawks and Doves", dove le chitarre acustiche hanno il calore inconfondibile che è solo suo e delle sue dita speciali. Suonato in modo quasi affrettato eppure con un gran feeling, come può ovviamente capitare a musicisti esperti e di ottima fattura.

Beyoncé - Lemonade
Mi ci sono imbattuto e sono rimasto attratto dal tiro e dalla grinta del suo cantato e delle sue varie incazzature, bizzose, veraci, credibili. Verso la fine mi annoia un po', ma i primi cinque o sei pezzi sono molto fighi.

Savages - Adore Life
Dopo aver visto sul Tubo qualche loro live penso di essermi innamorato della cantante franco-inglese Jehnny Beth, perché pare essere una performer eccellente. E mi sono ri-ascoltato per bene il disco, che è molto figo. Fanno post-punk, con chitarre e sound in genere molto sporco, il tipo di cose che ora come ora hanno ben poco appeal sulle derive degli ascolti à-la page, tutto soul, r'n'b, e musica nera in genere. Ovviamente delle mode me ne fotto e se ascolto questo disco me lo godo.
 
Steve Gunn - Eyes On The Lines
Di Steve Gunn mi piace il sound. Da super-fanatico del Paisley Underground - Rain Parade su tutti, che ho davvero amato - ascoltando le sue composizioni mi aggancio a certe atmosfere. Il suo approccio alla chitarra è un po' più elaborato di ciò che accadeva a livello chitarristico in quel mondo, e per certi versi si potrebbe pensare ai modi alla Tom Verlaine. E' musica perfetta per lunghi viaggi in autostrada, e alludo a quelle italiane ovviamente. Il suo cantato è la cosa più perfettibile, ma bastano le atmosfere create a beneficiare di ottime suggestioni.
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