Dieci dischi destinati all'Angolo Dark di OndaRock e che per varie ragioni (o semplicemente per caso!) non siamo riusciti a trattare per tempo con recensione estesa.
Zola Jesus - Okovi: Additions (Pubblicato ad aprile 2018 da Sacred Bones, darkwave/synth-pop)
"Additions", ovvero
outtake di
"Okovi" (2017), l'ultimo album di Nicole Hummel, alias Nika Roza Danilova, alias
Zola Jesus. Ma questa è solo la prima metà del disco - peraltro ottima, e a tratti superiore al materiale della “final cut” - l'altra è invece occupata da quattro remix di brani presenti nel succitato
full-length.
All'opera sul materiale originale, in queste nuove
versions, troviamo Johnny Jewel (
Chromatics, Italians Do It Better), la
songwriter Katie Gately, l'accoppiata Randall Dunn/Aaron Weaver (rispettivamente dietro a mixer e batteria dei
Wolves In the Throne Room) e infine la canadese Joanne Pollock (già nei
Poemss).
Synth massicci, elettronica marziale, passaggi
dancey, contrapposti ad altri più
piano-driven: su tutto svetta, inconfondibile, il timbro della talentuosa
dark-singer, che aggiunge un altro tassello prezioso alla sua discografia.
Death Bells - Standing At The Edge Of The World(Pubblicato ad aprile 2018 in Europa da Avant! e da Burning Rose/ Funeral Party nel resto del mondo, post-punk/nu-wave)
Un corposo
ensemble di Sidney dà vita a un sound
ottantiano, "reminiscente" di quanto fatto dai capostipiti del filone, ma anche personale ed energico.
Interessante, senza dubbio, anche l'enfasi da loro attribuita alla componente “pop”, tanto da incorporare elementi new romantic nel sound; ma c'è spazio pure per innesti shoegaze: in sostanza, i Death Bells sanno anche "picchiare duro", quando è necessario.
Sono sicuro che questi
newcomer, se si fossero trovati da questa parte del globo, sarebbero già stati accolti come "i nuovi
Interpol" (o i nuovi
Editors, se preferite).
Purtroppo così non è stato, e per ora ci dobbiamo accontentare della lungimiranza della Avant! Records che ce li ha portati in Europa, almeno sotto forma di vinile.
Restiamo pertanto in trepidante attesa di poter testare dal vivo la grinta di questi giovani ribelli australiani.
Traitrs - Butcher's Coin(Pubblicato a maggio 2018 da Manic Depression/Alchera Visions/Pleasence, post-punk, darkwave)
Negli ultimi anni si è sviluppata una discreta scena
wave in Canada, un nugolo di giovani artisti i cui lavori sfoggiano qualità produttiva e una particolare abilità nel combinare elettronica e chitarre.
Non fanno eccezione questi Traitrs, non proprio degli esordienti assoluti: "Butcher's Coin" è infatti il loro terzo full-length, ma forse il primo vero e proprio trampolino di lancio, insieme all’acclamato Ep “Speak In Tongues” (il loro secondo tour europeo, che anche questa volta non toccherà la nostra penisola, è imminente).
Rispetto al 12’’ nel nuovo disco, i Traitrs rallentano un po', preferendo la componente più darkwave/
80's ai ritmi serrati; un album dall'ottima produzione, in linea con gli standard della citata “micro-scena” nordamericana. A tratti mi hanno ricordato gli
Ulterior, e se conoscete la musica del (disciolto) combo britannico, sapete già che è un'ottima cosa (
"Wild in Wildlife" è un vero e proprio
must del gothic-rock "moderno").
Semiotics Department Of Heteronyms - Semiotics Department Of Heteronyms(Pubblicato a giugno 2018 da Avant!, synth-wave)
Si muove a cavallo tra synth granitici e suggestioni pop il full-length d'esordio dei catalani Semiotics Department Of Heteronyms (in breve, SDH).
La bolognese Avant! aveva già pubblicato un loro Ep qualche mese prima, a marzo 2018, e con questo
full-length Andrea P. Latorre e Sergi Algiz confermano una formula che non lascerà indifferenti i fan di progetti come
Tropic Of Cancer e
Linea Aspera.
I due sono dei veri e propri "protagonisti" della scena
underground di Barcellona, avendo già dato vita alla
label Conjunto Vacio e alla band post-punk Wind Atlas; in questa nuova avventura sfornano un
sound che strizza l'occhio a melodia &
dancefloor, senza abbandonare la matrice oscura.
Female vocals suadenti e una penombra elettronica dai tratti
retro: vero e proprio marchio di fabbrica per un esordio di classe e ben confezionato.
Poptone - Poptone(Pubblicato a giugno 2018 da Cleopatra, gothic-rock, new wave)
In questo caso si parla di "pezzi grossi" della scena
goth: sotto questo
moniker, preso dal brano dei
PIL, troviamo infatti 2/4 dei
Bauhaus, Daniel Ash e Kevin Haskins, accompagnati - al basso - dalla figlia di quest'ultimo, Diva Dompe.
Si tratta, in effetti, di una riproposizione di quanto fatto dalla coppia Ash/Haskins, a inizio
Ottanta, a nome Tones On Tail. I brani del progetto pop dei due pipistrelli di Northampton rappresentano infatti buona parte del repertorio dei Poptone, accompagnati da altre cover: farina del loro sacco come i brani di Bauhaus e Love And Rockets, ma c'è spazio anche per una versione di "Heartbreak Hotel" di
Elvis.
Testimonianza di un recente tour in Usa, mero
divertissement o tentativo di trarre profitto da un passato glorioso? Di certo, "Poptone" è una gradevole collezione di pop oscuro, meritevole di essere recuperata.
Creux Lies - The Hearth(Pubblicato ad agosto 2018 da Cleopatra, darkwave, post-punk)
Se siete alla ricerca di un sound oscuro, melodico e raffinato, i Creux Lies fanno al caso vostro.
Il combo californiano con questo "The Hearth" confeziona un esordio davvero riuscito: reminiscente dei lavori di
Cure,
Clan Of Xymox e di altri
prime mover, non è certo un lavoro privo di influenze. Quando in campo c'è una grande cura nella realizzazione e una forte personalità, diventa però difficile restare indifferenti a questi
neo-goth.
Come per i Death Bells, la definizione
new romantic non è affatto fuori luogo; gli
eighties sono sempre lì che fanno capolino, ma qui troviamo anche una sapiente combinazione di pathos e atmosfera (ottimi i synth). Azzeccato il parallelo con i
Soft Kill nella bio, accostati ai "mostri sacri" di cui sopra e a dei veri e propri maestri della melodia gotica come i
Chameleons.
Roma Amor - Miraggio(Pubblicato a ottobre 2018 da Old Europa Cafe e Wrotycz, neo-folk/noir cabaret)
I ravennati Roma Amor sono una nostra vecchia conoscenza, sin dai tempi del secondo lavoro
"Femmina" (2009), e hanno avuto modo di comparire su queste pagine anche dall'altro lato della tastiera, con la loro
playlist del 2015.
A due anni di distanza da
"Una torbida estate" sono tornati con il settimo lavoro in studio, "Miraggio". Un disco che, come lascia presagire il titolo, arricchisce di Medio Oriente e Mediterraneo il
sound del duo neofolk, da sempre influenzato dai
chansonnier e dal folclore locale.
Del resto proprio la loro Ravenna fu parte dell’Impero Romano d’Oriente, per oltre duecento anni: il passato bizantino è pertanto parte del Dna di questi romantici musicisti.
Da segnalare inoltre la presenza nella
tracklist di due riuscite cover, entrambe in italiano: “Albergo a Ore” (Les Amants D’Un Jour, Edit Piaf) e “Liebelei” (Rolf Bauer).
Phal:Angst - Phase IV(Pubblicato a settembre 2018 da Bloodsheed666, industrial/ambient)
Attivi da metà anni Duemila, i viennesi Phal:Angst sono dediti a un ibrido
industrial/post-rock molto particolare, caratterizzato da forti connotazioni
ambientali. Non stupisce pertanto che tra le loro influenze, oltre a
forerunner come
Throbbing Gristle,
Coil ed
Einstürzende Neubauten, vengano citate le colonne sonore di
Badalamenti,
Carpenter e
Goblin.
È forte la componente atmosferica, cinematica per l’appunto, nel loro sound: integra il tutto, nei live del gruppo, la proiezione di visual prodotti mediante le tecniche del found footage e del cut & paste.
Come è facile intuire dal titolo, “Phase IV” è il loro quarto lavoro in studio, ed è arricchito da remix di personaggi del calibro di Justin Broadrick (
Godflesh,
Napalm Death,
Jesu) e Will Brooks (
Dalek).
Una piacevole sorpresa, in territori ancora - in parte - inesplorati.
Holygram - Modern Cults
(Pubblicato a novembre 2018 da Cleopatra, post-punk/shoegaze)
Si è creato un discreto
hype attorno a questo secondo lavoro dei tedeschi Holygram, ed effettivamente non è difficile capire perché.
Aiutati da tour di supporto a importanti realtà quali gli storici
Omd e i paladini del
future-pop VNV Nation, i quattro sembrano aver trovato la quadra per risultare d'
appeal al pubblico - trasversale - che costituisce l'ossatura della scena indie-rock contemporanea: amore per gli
80's, sonorità robuste, una produzione efficace. Il tutto ricoperto da una vernice oscura, quel tanto che basta per renderli cupi e al tempo stesso affascinanti.
Una formula che porta alla mente i recenti exploit dei
Soft Moon (con cui condividono il
producer Maurizio Baggio), ma anche l'irruento
sound dei pesaresi
Soviet Soviet.
"Driving, dark and catchy" si autodefiniscono, ed effettivamente non si potevano trovare parole migliori per descrivere “Modern Cults”.
Ghxst - Gloom (Pubblicato a novembre 2018, autoprodotto, shoegaze/doom)
Avevo perso di vista i newyorkesi GHXST, fautori - a inizio decennio - di un interessante death-rock dalle tinte industriali. Un gruppo sfuggevole alle categorizzazioni: difficile, del resto, definire anche questo nuovo lavoro, un Ep che conclude una trilogia dal titolo "Gloom", e al momento disponibile esclusivamente sulla pagina Bandcamp del gruppo.
Le
vocals femminili di Shelley X fronteggiano un tappeto sonico roccioso, a tratti
droneggiante e memore di certo post-
metal, ma anche espressione di una formula shoegaze dai connotati alquanto
lo-fi.
Il risultato finale, oltre a prestarsi al conio di definizioni alquanto ibride e più o meno probabili, è di sicuro interesse per i fan di tutti i generi sopra citati.
Tutt'altro che un confuso minestrone di sonorità, “Gloom” denota infatti grande personalità e perizia nel trattare un magma sonoro ribollente. Senza dubbio, un gradito comeback.