Uno dei commenti più ricorrenti sui social quando si parla di Taylor Swift è una frase del tipo: “Non capisco come faccia ad avere tutto questo successo, non conosco nemmeno una sua canzone…”. Come se la responsabilità non fosse attribuibile alla pigrizia di chi scrive ma alla cantautrice americana. Ho trovato su YouTube una selezione di brani di Taylor Swift eseguiti da promettenti ragazzi nei vari “The Voice” televisivi trasmessi in giro per il mondo, nei paesi più improbabili, dalla Mongolia alla Thailandia, e risulta subito evidente quanto le hit di Taylor Swift siano famosissime e amate. Fenomeno non soltanto musicale, ma anche mediatico, sociale, economico e persino politico, Taylor Swift resta un grande mistero soltanto nel nostro paese, dopo aver inciso nello spazio di diciotto anni ben undici album contenenti tracce divenute iconiche, che hanno contribuito a modellare il prisma stilistico fin qui espresso dalla Swift, capace di spaziare con disinvoltura dal country al synth-pop, dal rock all’elettronica, fino all'indie-folk dei due album della pandemia, “Folklore” ed “Evermore”.
Ho pensato di selezionare una playlist di trenta tracce, una sequenza di alcune fra le sue canzoni più note, alternate ad altre più “ricercate”, una delle tante selezioni possibili, che tenti di incuriosire chi di solito ascolta indie-rock o altri generi diversi dal mainstream-pop, una specie di guida per iniziare a conoscere la musica di Taylor Swift. Ho scelto tre tracce per ciascun album (con giusto un paio di eccezioni) e le ho ordinate in senso anti-cronologico, dall’album più recente, “The Tortured Poets Department”, a quello più distante nel tempo, “Taylor Swift", inciso nel 2006, quando la futura superstar aveva appena sedici anni e cercava di imporsi come stellina del country-pop. Ne esce un quadro inclusivo di tutte le incarnazioni della Swift finora conosciute: da quella più energicamente pop (“Style”, “Cruel Summer”) a quella umbratile e introversa (“Champagne Problems”, "Chloe"), da quella con le chitarre elettriche in evidenza (“Better Than Revenge”) a quella delle melodrammatiche ballad acustiche (“All Too Well”, “Long Live”), dalla più sensuale (“Vigilante Shit") a quella legata all’immaginario country (“Love Story”), da quella che abbraccia la potenza electro (“…Ready For It?”) a quella che arriva a lambire il dream-pop dei Beach House (“This Is Me Trying”, "Robin").
1-2-3 – The Tortured Poets Department (2024)
I lavori più recenti, Taylor Swift li ha concepiti con l'obiettivo di svincolarsi dall'immagine "ultrapop" che le è rimasta cucita addosso a seguito dello straordinario successo ottenuto con album quali "1989" e "Lover". Pur mantenendo un suono rassicurante, la cantautrice americana si è spinta verso universi altri, includendo nel proprio prisma sonoro elementi indie-folk e chamber-pop. Le trentuno canzoni contenute nell'enciclopedico "The Tortured Poets Department" vanno ancora oltre: divengono una vera e propria sublimazione del dolore, compiuta evidenziando in maniera dettagliata - come mai prima d'ora - ferite, delusioni ed ansie della pospstar, pubbliche e private, senza alcun filtro, decodificando gli accadimenti che l'hanno vista protagonista negli ultimi mesi attraverso decine di poesie scritte su pagine intrise di lacrime.
"Fortnight" è il primo singolo estratto, con il featuring di Post Malone, la battuta morbida architettata da Jack Antonoff (co-autore di quasi tutta la prima parte dell'album) e un mood decisamente dreamy. La seconda parte di "Tortured" è stata invece realizzata quasi interamente insieme ad Aaron Dessner, che mette il proprio tocco al servizio di molti dei momenti più struggenti e minimali, accompagnando la Swift con eleganti interventi al piano, inserendo sottili linee di chitarra e curando con attenzione maniacale gli arrangiamenti, che prevedono numerosi interventi degli archi. Nella commovente "Chloe Or Sam Or Sophia Or Marcus" (che non sfigurerebbe in un disco dei National) Dessner suona quasi tutti gli strumenti, mentre la docile batteria è affidata a Glenn Kotche dei Wilco. "Robin" è un altro highlight, tanto avvolgente quanto le canzoni dei Beach House di "Bloom".
4-5-6 – Midnights (2022)
Mediazione ideale fra l’electro-pop espresso nel trittico “Lover”/ “Reputation”/ "1989" e le riflessioni dal lockdown incluse nella doppietta del 2020 “Folklore”/ “Evermore”, le canzoni di “Midnights” sono immerse in un liquido amniotico notturno che trasuda sensualità, e hanno il suono delle ore piccole dopo l'uscita da un club. La Swift guarda a Billie Eilish in “Vigilante Shit”, una delle sue più riuscite "revenge songs", pone delle domande al seduttore di turno in “Question…?”, ci conduce per mano fra le buie strade di New York in “Maroon” (queste le tre tracce prescelte), azzecca una nuova hit con “Anti-Hero”, duetta con Lana Del Rey in “Snow On The Beach”, e si porta a casa per la quarta volta in carriera il titolo di “Album Of The Year” ai Grammy Awards, record assoluto.
Tutto questo avviene nel bel mezzo della campagna di re-recording dei primi sei album, mentre per mesi gira il mondo con l’Eras Tour (immortalato in un film-documentario campione d’incassi), uno degli show più spettacolari e ricchi di sempre. Taylor Swift non si concede pause, abbatte un record dopo l’altro, grazie a “Midnights” nel 2023 si aggiudica – fra le altre cose – la bellezza di nove Mtv Video Music Awards, impresa riuscita in passato soltanto a Peter Gabriel, che ne vinse dieci nel 1987. A dicembre dello stesso anno l'autorevole Time la nomina “Person Of The Year”, riconoscimento mai toccato ad alcun personaggio appartenente al mondo dell’entertainment.
7-8-9 – Evermore (2020)
Nel 2020, mentre il mondo si ritrova all’improvviso recluso in casa per decreto, Taylor Swift diffonde a sorpresa due album nel giro di pochi mesi, entrambi concepiti prevalentemente con Aaron Dessner dei National. E’ la sterzata più netta in una carriera già ricca di evoluzioni stilistiche.
“Evermore” non è il gemello povero di “Folklore”, pubblicato soltanto sei mesi prima, non è una raccolta di seconde scelte, ed è possibile rendersene conto dall’ascolto di una “Champagne Problems” elegantemente giocata sul pianoforte, di una “Cowboy Like Me” che vede la partecipazione di Marcus Mumford dei Mumford & Sons e dalla struggente “Tolerate It”, delicata ballad intrisa di sofferenza per l'ennesimo amore che volge al termine. “Evermore” è nobilitato dalla presenza di tre duetti, condivisi con National, HAIM e Bon Iver.
10-11-12 – Folklore (2020)
“Folklore” avrebbe potuto rappresentare la Caporetto di Taylor Swift, un disco lontanissimo dalle aspettative dei fan, che ha invece ricevuto un’accoglienza travolgente. Un album attraverso il quale la cantante della Pennsylvania ha conquistato le attenzioni del popolo indie, che fino a quel momento l’aveva considerata un fenomeno pop passeggero e sopravvalutato. Pur essendo privo di potenziali hit e di qualsiasi gancio radiofonico, e nonostante il mood umbratile, riflessivo, ricco di introversione, figlio del complicato periodo che il mondo sta vivendo, “Folklore” diviene uno dei suoi album di maggior successo.
Ritrovatasi all’improvviso, come tutti noi, rinchiusa in casa, la Swift lo ha concepito con la preziosa collaborazione di Aaron Dessner, motivo per il quale risente in maniera evidente delle caratteristiche peculiari tipiche del suono dei National. “Folklore” si aggiudicherà il Grammy Award nella categoria “Album Of The Year” e riserverà non poche sorprese agli ascoltatori: Taylor Swift non è più country, non è più synth-pop, non è più una bambolina sexy, ora maneggia atmosfere dream-pop abbracciando il malinconico sound dei Beach House in “This Is Me Trying”, duetta senza timori con un monumento del circuito indipendente, Bon Iver (“Exile”), mette in fila una serie di perle dalla costruzione altamente emotiva (“Illicit Affairs” e "August" risultano fra le migliori).
13-14-15 – Lover (2019)
Dopo “Reputation”, album considerato da molti un mezzo passo falso, se non addirittura come l’anello debole della sua discografia, Taylor Swift decide di andare sul sicuro riprendendo il mood che caratterizzò “1989”, tuttora il suo successo più grande.
Prodotto per gran parte da Jack Antonoff, “Lover” contiene uno dei brani più noti della Swift, “Cruel Summer” (che conoscerà una nuova ventata di successo nel 2023 come canzone e singolo trainante dell’Eras Tour), la sbarazzina “The Man” e uno degli episodi che dimostrano la sua riverenza nei confronti di Lana Del Rey, “Miss Americana & The Heartbreak Prince”.
16-17-18 – Reputation (2017)
Tre anni senza un nuovo disco di Taylor Swift sono un’eternità, ma la ragazza ha trascorso un periodo difficile, costellato da critiche e pubblici affronti, alcuni dei quali pilotati ad arte da Kanye West e signora. Taylor ne esce con la volontà di esprimere la propria rabbia, mostrata al mondo sin dalla tellurica iniziale “…Ready For It?”. “Reputation” è per metà un album di musica elettronica graffiante, a tratti persino violento, con suoni fortemente ispirati dalla club culture, e per metà – e questo spiazza molti ascoltatori – resta un tipico disco à-la Taylor Swift.
Le portate migliori arrivano quando la ragazza osa di più, nei brani più “cattivi”, come “I Did Something Bad”, “Look What You Made Me Do”, oppure quando atterra dalle parti di Lady Gaga in “Don’t Blame Me”. Un disco che pecca in organicità, derubricato però in maniera troppo frettolosa, tanto da essere da molti considerato come il suo lavoro meno riuscito.
19-20 – 1989 (2014)
“1989” è il disco in assoluto di maggior successo finora inciso da Taylor Swift, uno spartiacque che sancisce il definitivo passaggio dal country-pop-rock degli esordi a un synth-pop fortemente influenzato dagli anni Ottanta e Novanta. Un bestseller addirittura in grado di battere sé stesso, al momento della pubblicazione della “Taylor’s Version”. Al suo interno ci sono almeno quattro super hit: “Blank Space”, “Style”, “Shake It Off” e “Bad Blood”, fra le quali quest’ultima, reincisa in duetto con Kendrick Lamar, si aggiudicherà il Grammy Award come “Best Music Video”. Altri due Grammy saranno appannaggio dell’intero album, nelle categorie “Album Of The Year” e “Best Pop Vocal Album”.
Da un disco tanto famoso e apprezzato, nel quale non c’è più molto da scoprire, ho estratto soltanto due tracce: “Blank Space” (che continua a essere con “Cruel Summer” la sua canzone con il maggior numero di streaming sulla piattaforma Spotify), nella quale Taylor risponde con grande ironia a tutti coloro che la accusano di essere una mangiatrice di uomini, e la vivacissima “Style”, simpatica dedica neanche troppo velata a uno dei suoi ex più famosi, Harry Styles.
21-22-23 – Red (2012)
Rispetto ad altri lavori di Taylor Swift, il livello medio delle canzoni contenute in “Red” non sembra riuscire a mantenersi alto, ma i fan sono molto affezionati a questo disco, forse perché consolidò la posizione della cantante nel gotha della popular music, evidenziandone la capacità di andare ben oltre le premesse degli esordi. Non più giovanissima promessa del country, ma brava a destreggiarsi in molteplici direzioni.
Dentro “Red” ci sono almeno due canzoni che restano fra le sue più popolari: “I Knew You Were Trouble” e soprattutto quella “All Too Well” che, ripubblicata qualche anno più tardi in una long version di dieci minuti, le frutterà - nel 2023 - un Grammy Award nella categoria “Best Music Video”. Come terzo estratto la scelta è caduta sulla cavalcata che apre il disco: “State Of Grace”.
24-25-26 – Speak Now (2010)
Potrebbe essere definito il suo album più “rock”, quello nel quale pur continuando a preservare una radice country, la Swift indossa spesso i panni della novella Avril Lavigne. Le chitarre si prendono il centro della scena in diversi frangenti, specie in “Better Than Revenge”.
Fra gli highlight, impossibile non citare l’iniziale “Sparks Fly” e la preziosa ballad “Long Live”, dedicata alla backing band che l’accompagna. Il brano “Mean” le consentirà di vincere ben due Grammy Awards, nelle categorie “Best Country Song” e “Best Country Solo Performance”.
27-28-29 – Fearless (2008)
C’è una nuova giovane eroina del country-pop negli Stati Uniti e il suo nome è Taylor Swift. Dopo un acerbo omonimo album, inciso a soli sedici anni, “Fearless” diventa il primo bestseller della cantante americana, che le fa guadagnare i primi riconoscimenti importanti, fra i quali i Grammy Award nella categoria “Album Of The Year” e “Best Country Album”.
Alcune di queste canzoni resteranno fra le più amate dal suo pubblico: meritano di essere ascoltate almeno la title track, “Fearless”, la super-hit “You Belong To Me” e la dolcissima “Love Story”. “White Horse” porterà a casa altri due Grammy (e sono quattro, su otto nomination complessive…) nelle categorie “Best Country Song” e “Best Female Country Vocal Performance”. Sono i primi brillanti risultati di un percorso con pochi uguali nella storia della musica pop.
30 – Taylor Swift (2006)
"Taylor Swift", il disco d'esordio della giovanissima cantautrice, è un album di musica country oriented che guarda con forza in direzione pop, interpretato da una personalità ancora in via di formazione ma già in grado di dar voce ai sentimenti di una generazione. La Swift mette su carta i pensieri di un’adolescente, parla delle proprie esperienze, osserva le proprie lente trasformazioni, fisiche e interiori, decodifica l’universo di una teenager degli anni Zero, con tutte le insicurezze e le paure, aprendo al mondo un diario personale nel quale i coetanei possono rispecchiarsi alla perfezione.
L’album è trainato da canzoni che narrano effimeri amori estivi, fissati nelle romantiche ballad “Tim McGraw”, “Teardrops On My Guitar” e “Our Song”, che per ben sei settimane occuperà la prima posizione nella classifica Hot Country Song di Billboard. Ma "Taylor Swift" già svela anche il lato più energico della sua autrice, specie in “Should’ve Said No” e ancor più in una “Picture To Burn” (scelta per la nostra Playlist) rinforzata da chitarre elettriche che schiudono nuovi scenari in divenire. AQnche quando ci si trova al cospetto di slanci soft-rock, la strumentazione utilizzata mantiene solido il collegamento con l’immaginario country, grazie alla presenza di elementi come banjo e violino, utilizzati in maniera aderente alla tradizione.
Taylor Swift(2006) | ||
Fearless(2008) | ||
Speak Now(2010) | ||
Red(2012) | ||
1989(2014) | ||
Reputation(2017) | ||
Lover(2019) | ||
Folklore(2020) | ||
Evermore(2020) | ||
Midnights(2022) | ||
The Tortured Poets Department(2024) |