Suspicion yourself, suspicion yourself
Don't get caught
Ognuno ha i suoi Rem. Il remmiano/remmofilo possiede il disco del cuore (spesso diverso dai capolavori universalmente riconosciuti) vuoi per predilezione sonora, vuoi perché così li ha conosciuti. Per motivi anagrafici e grazie a Mtv, conobbi i Rem con il video di “Lotus”, rapito dalle immagini di Stéphane Sednaoui, da quel ritornello spettrale e dall’assolo di Peter Buck. “Up” divenne così il mio album preferito di sempre, il mio battesimo. Ma questa è un'altra storia.
Il disco del 1998 è considerato il primo passo dei nuovi Rem privi di Bill Berry. Per tanti è l'inizio della fase trascurabile, mentre c'è chi lo ama e lo difende a oltranza. Il mio podio vede: “Up”, “New Adventures in Hi-Fi” e “Fables Of The Reconstruction”. Ma non ho problemi a riconoscere le vette in “Murmur” e “Automatic For The People”. Poi, parlando con colleghi e fan, il discorso si amplia. La corrente di pensiero “purista” considera Rem “veri e puri” quelli dal 1981 al 1983, dalla prima versione di “Radio Free Europe” per la Hib Tone a “Murmur”. E poiché in questi giorni si festeggia il quarantennale proprio dell'Ep d'esordio, torniamo ad ascoltare quegli iniziali rapid movements.
Gentlemen don't get caught
Cages under cage
Gentlemen don't get caught
Boxcars (are pulling) out of town
E' il 24 agosto 1982: sulla scia del successo del singolo “Radio Free Europe/Sitting Still” (50.000 copie vendute in un attimo, non male come inizio) esce per l'appunto l'Ep “Chronic Town” dei Rem, promettente quartetto semi-esordiente di Athens, Georgia. Berry, Buck, Mills e Stipe definiscono subito, con coraggio e determinazione, i tratti stilistici caratteristici. Liriche criptiche, evocative e oscure, un jingle-jangle figlio della tradizione marchiata Byrds miscelato al caro folk del Sud e alle dominanti sonorità post-punk dell’epoca. Una scena che ha in Athens due nomi di spicco, inseriti anche da Simon Reynolds in “Post Punk 1978 - 1984”: i Pylon e i B-52’s.
Rivoluzionari e conservatori, pop e rockettari, scatenati e riflessivi, i Rem in quel periodo suonavano con neonate band underground di tutto rispetto (Minuteman, Husker Du, Black Flag, Replacements) e condividevano l’attività artistica con altre realtà, con tanto di fatidico momento di scegliere “da che parte stare” - vedi il capitolo Love Tractor per Berry. Giovani ma con le idee molto chiare, assecondavano ed esaltavano le personalità peculiari dei musicisti creando il mix vincente che avrebbe garantito loro il successo.
Il batterista Bill Berry appare subito come il collante del gruppo, il leader nascosto capace di dare il tempo ai brani e alle scelte del gruppo, Mills è il ricercato musicista, Buck il musicofilo devoto assoluto al rock dalla leggendaria collezione di vinili, Stipe è lo schivo e riservato studente d’arte che sul palco si tramuta in scatenato performer.
Dopo aver fondato il college rock pubblicando il sopracitato singolo e dando vita a feste/concerto memorabili, i quattro girano l’America in lungo e in largo, letteralmente, passando tra momenti da ricordare a vere e proprie umiliazioni. La tenacia li premierà. Con alle spalle il manager Jefferson Holt e la produzione di Mitch Easter, già dietro la console del singolo d’esordio e sulla cui figura torneremo a breve, i Rem coniano la loro aura. Addio party e vita sfrenata da rocker, per quei cinque brani i ragazzi di Athens vogliono qualcosa di completamente diverso. In che mondo ci muoviamo lo capiamo subito dalla cover di “Chronic Town”, chiedendoci cosa ci faccia Stryga, uno dei gargoyle di Notre Dame di Parigi, sull’esordio di quattro georgiani.
Dopo la prima pubblicazione del 1982, una volta che la band sarà passata alla Irs, l’Ep risulterà reperibile all’interno della raccolta “Dead Letter Office”, sarà riproposto nel 1990 dalla medesima etichetta e successivamente incluso nel Regno Unito nella raccolta “The Originals” del 1995. Adesso, per la gioia di molti, viene ristampato in picture disc, cassetta e cd per Irs/UMe con le note proprio di Mitch Easter (fondatore dei Let's Active), uno dei tasselli fondamentali (insieme a Don Dixon) dei primi Rem, finché non lascerà il ruolo di produttore nel 1985 a Joe Boyd per “Fables Of The Reconstruction”. Nel suo Drive-In Studio - ovvero un garage in North Carolina - il produttore, presentato alla band da Peter Holsapple dei dB's (nonché, di fatto, quinto Rem per anni), riuscirà a imprimere l’energia, la creatività e lo stile già definiti dei quattro su nastro, non lesinando idee e contributi - vedi loop e sperimentazioni con cui impreziosire le tracce. Non è stata un’impresa facile: i Rem, infatti, erano considerati essenzialmente una “band da live”, imperdibile da vedere sul palco durante i loro show incendiari, ma difficile da immortalare su disco.
La pubblicazione dell’'82 si divide in un Side One chiamato "Chronic Town" e un Side Two di nome "Poster Torn". Due titoli estrapolati da un verso del pezzo più bello del lotto: "Carnival Of Sorts (Boxcars)". Come già sottolineato nel recente OndaTop, "la canzone rappresenta più di tutte i primi Rem. L'originalità, l'ingenua follia e la peculiarità degli esordi. Il suono sinistro di giostra lontana dimenticata nel tempo e negli incubi, il nonsense del testo, un Ep (...) dove dietro il volto del gargoyle è concentrato tutto il Dna della band di Athens”.
Stipe ha recentemente dichiarato l’influenza di “The Elephant Man” di David Lynch su questo brano e di “Circus Envy” su "Monster". Le canzoni qui contenute non sono le prime composte: da testimonianze e registrazioni - ora reperibili sul web, specialmente quelle delle prime infuocate feste-concerto - sappiamo che i quattro avevano già concepito qualche brano originale molto più diretto ed esplicito, poi scartato. "Gardening At Night", con la parte vocale di Stipe impressa dal cantante sdraiato sul pavimento dello studio, risulterà nei decenni il brano più conosciuto, merito dalla sua presenza in alcuni best e delle varie riproposizioni live (epiche quella di Bologna nel 1999 e nel 2007, in occasione della introduzione nella Rock and Roll Hall of Fame).
Qualche spunto ancora sul brano. Nelle preziose note di “And I Feel Fine... The Best Of the IRS Years 1982–1987”, Berry racconta come sia nato: non tanto dall’immagine di un giardiniere notturno, quanto da un bisogno più impellente… La performance vocale di Stipe nella versione presente nell’Ep è al limite del sussurro, mentre l’alternative version su “Eponymus” palesa tutt’altro vigore.
Se “1,000,000” è lo scorcio più rock, “Stumble”, nella sua ripetitività (il “We'll stumble through the yard” nelle strofe e il ‘“Ball and chain, ball and chain” del ritornello), risulta ancora misteriosamente magnetica. Il cantante già cesella lyrics con riferimenti criptici e immagini stranianti, con allusioni alle linee telefoniche che torneranno anche in "So. Central Rain” e figure in bilico tra fiabe inquietanti e viaggi onirici. La sua voce, fedele ai canoni dell’epoca, mischia queste parole con gli strumenti, marciando di pari passo con il lavoro ritmico di Mills e Berry e gli arpeggi di Buck, capaci di alternare corde a vuoto e note alte.
Chiudiamo al contrario parlando dell’opener, altro pezzo forte, di cui esiste anche un videoclip ufficiale: "Wolves, Lower". Il brano (di cui è presente anche una versione più veloce) prenderà alla fine il posto di "Ages Of You" e verrà riproposto insieme alla quasi totalità di "Chronic Town” in "Live At The Olympia" (2009). Esclusa infatti solo la povera "Stumble", i Rem proporranno nelle serate live dublinesi anche le composizioni dell'Ep d'esordio, regalando al pubblico una performance adulta dei loro fasti di gioventù.
Non sorprende che lo step successivo a questo Ep sia “Murmur”. Ho sempre visto l’album d’esordio del 1983 come la versione esponenziale di "Chronic Town”, un lavoro dove tutti gli elementi già presenti nell’Ep venivano ampliati e portati al massimo compimento.
A quarant’anni di distanza "Chronic Town" trattiene ancora tutta la vitalità e l’ispirazione di quattro giovani ragazzi del Sud destinati poco alla volta a uscire dall’ombra di quel gargoyle per conquistare il mondo. E per quanto i “miei” Rem siano quelli capitanati da uno Stipe rasato e androgino domatore di folle oceaniche, già da un po’ abituato a fregarsene del ruolo di rockstar e delle convenzioni del sistema, andare a ritroso verso il loro imprescindibile anno zero è un viaggio musicale che auguro a ogni appassionato di musica.