
E alla fine l’edizione più tribolata del Primavera Sound Festival di Barcellona, quella del ventennale, è andata in porto. Doppio rinvio nel 2020 causa Covid (prima a giugno, poi ad agosto), l’anno successivo nuovo spostamento e comunicazione che nel 2022 ci sarebbe stato il raddoppio dell’offerta: non più un weekend lungo, bensì per la pima volta l’aggiunta di un secondo weekend, trasformando così il già ricchissimo evento in ben dodici giorni consecutivi di estasi musicale totalizzante. Nella confermatissima cornice del Parc del Forum, giusto un paio di chilometri a Nord della Barceloneta, mercoledì primo giugno ha dunque preso il via l’edizione numero venti. Per celebrare nel migliore dei modi l’anniversario, l'organizzazione ha scelto di inaugurare i giochi con un warm-up in quella che fu la sede originaria del Primavera Sound, nell'incantevole Plaza Mayor del Poble Espanyol, villaggio costruito sulla collina del Montjuic dove, in un’atmosfera contrassegnata da lunghi abbracci fra amici finalmente ritrovati, si sono scaldati i motori con il trascinante punk-rock delle giovanissime californiane Linda Lindas e con l’indie-pop da primo posto in classifica delle Wet Leg.
Non è stata soltanto la pandemia a creare disagi. Rispetto al cartellone annunciato due anni e mezzo fa, sulla base del quale si realizzò il sold-out senza troppi problemi, si sono succedute tante e dolorose defezioni, anche importanti, dovute ai più svariati motivi. Fra gli headliner, metabolizzata da mesi la cancellazione dei Massive Attack, lo scossone più recente è stato il forfait degli Strokes, per un caso di positività all’interno della band. Una spada di Damocle che penderà continuamente sull'integrità della line-up, anche durante i giorni delle esibizioni. Ulteriori problemi, con forti strascichi polemici, vengono al pettine giovedì 2 giugno, quando l’inaspettato iper-affollamento del Parc del Forum rende evidente che - per rientrare economicamente da due anni di stop – sono stati venduti almeno 10-15.000 abbonamenti in più, che rendono meno vivibile la situazione. Vanno poi aggiunte una serie di interferenze logistiche rispetto alle intoccabili tradizioni ormai consolidate, fra le quali la cervelloticità di alcuni spazi dedicati agli abbonamenti premium e l’allestimento dei due Main Stage uno accanto all’altro (anziché di fronte come negli anni passati).
Ma quando inizia la musica, tutto passa in secondo piano, e già dalla serata di venerdì 3 giugno qualsiasi malcontento pare miracolosamente superato, la rassegna torna a scorrere come una grande festa, ogni giorno, dal caldo atomico di metà pomeriggio alle prime luci dell'alba. Il pubblico affronta con rinnovata naturalezza il fluido susseguirsi dei concerti, spaziando dall’heavy metal più estremo all’elettronica avanguardista, e ognuno crea il proprio percorso ideale, decidendo di volta in volta se affrontare un set integrale oppure se rimbalzare da un palco all’altro, alternando nomi noti a nuove intriganti scoperte.
Nei numerosi gruppi costituiti sui social si scambiano consigli, dritte, opinioni, e nelle ore libere dal Festival si (ri)scoprono le meraviglie di Barcellona, luogo che assicura sempre un’offerta straordinaria, fra spettacolari monumenti, ottimo cibo e spiagge assolate. Perché il Primavera Sound è senza dubbio una maratona, a tratti anche estenuante, ma al tempo stesso è un'indimenticabile vacanza da trascorrere in una delle città più belle d’Europa.
Dovendo individuare i live chiave della prima settimana di Festival, impossibile evitare di partire dalla due band che tutti quest’anno volevano vedere, i protagonisti assoluti della nuova ondata post-punk. Ebbene, Fontaines D.C. e Idles, ognuno con le proprie caratteristiche peculiari, hanno piazzato due set che hanno mantenuto le altissime aspettative del pubblico. La formazione guidata da Grian Chatten, ospitata nell’arena principale, richiama decine di migliaia di spettatori che assistono a quella che assume i contorni della definitiva investitura internazionale. Gli Idles, dal canto loro, mettono in scena una performance rabbiosa, dalla potenza nucleare, e al grido di "Fuck The Queen!" cancellano qualsiasi dubbio circa la loro reale consistenza artistica. Due gruppi ancora stretti nella propria nicchia d'appartenenza, ma in grado di reggere una folla da stadio senza alcun problema. E' come se il Parc del Forum, ma lo stesso discorso potrebbe valere per Glastonbury, trasmettesse a tutti i musicisti una scossa che li porta a dare qualcosa in più rispetto al solito. Da Nick Cave (con tutto il densissimo carico che si porta dietro) ai Gorillaz, dai National (che propongono due inediti in scaletta) agli Einsturzende Neubauten, dall'attesissimo ritorno dei Pavement a Caribou, da Beck a Tyler, The Creator, sui due Main Stage, denominati "Estrella" e "Pull & Bear", nessuno fra i nomi di punta si posiziona al di sotto dell'eccellenza.
Poi, come da tradizione, si conferma quanto la vera forza del Primavera Sound risieda nella straordinaria qualità ed eterogeneità delle “seconde linee”. Molti dei momenti migliori prendono forma sui palchi immediatamente più piccoli, con doverosa menzione anzi tutto per Sharon Van Etten, che sta promuovendo uno dei suoi album migliori accompagnata da una band inappuntabile. Ma è impossibile evitare di sottolineare la magica atmosfera dai tratti onirici messa in scena dagli adorati Beach House, i ritmi urban di Little Simz e King Krule, le nostalgie dark dei Bauhaus, il folle trip psichedelico dei King Gizzard, gli incontenibili ed esilaranti mascalzoni Les Savy Fav, gli iper-tecnici Black Midi, gli intramontabili Mogwai, i sorprendenti Tropical Fuck Storm, i rinnovati Black Country New Road, gli incazzatissimi Shame, giusto per citare alcuni fra i tanti nomi che più si sono contraddistinti nel corso del primo fine settimana.
Discorso a parte va fatto per gli spettacoli ospitati nell’Auditori, spazio chiuso a capienza limitata, riservato a eventi più raccolti, quelli che richiedono un più alto livello di attenzione, quelli da assaporare con dedizione, in religioso silenzio. I set proposti da Kim Gordon, Low e Mavis Staples spiccano ognuno nella rispettiva giornata, e saranno senz’altro ricordati a lungo dai fan.
Pochi gli italiani in cartellone, ma tutti validissimi, a partire del trio finito chissà per quale motivo praticamente sovrapposto: Iosonouncane, Lorenzo Senni e Lory D tengono alta l’attenzione su quanto accade dalle nostre parti, non demeritando al cospetto dei più grossi nomi internazionali.
Dall’altro lato del ponte costruito per scavalcare il porticciolo turistico, si svolge anche quest'anno il Primavera Bits, in pratica un Festival nel Festival, una sorta di Sonar in miniatura, direttamente sulla spiaggia, con dj set di richiamo e qualche nome pescato anche al di fuori del circuito elettronico (quest’anno son finiti al Bits anche Slowthai e Mabel).
L’alba della domenica per una volta non costituisce il passo finale: questa edizione del Primavera Sound prosegue per un’altra intera settimana, con un secondo weekend e un infrasettimanale denso di appuntamenti (sia open che indoor) disseminati per la città, il cosiddetto “Primavera a la Ciutat”, che purtroppo si preannuncia di non facile fruizione, viste le minuscole location a capienza ridotta.
L’edizione 2022 è stata la più affollata, ma ha anche contrassegnato la tanto auspicata ripartenza, dopo un biennio di rinvii e cancellazioni. Solo tre mesi fa nessuno avrebbe mai potuto assicurare il regolare svolgimento del Festival, quindi tutto quello che è arrivato va preso come un preziosissimo dono, da tener stretto al cuore fino alla prossima edizione. I lavori sono già in corso, e fra un attimo già si ricomincerà a parlare di "Early Birds" (gli abbonamenti venduti al buio a prezzo ridotto) e a fare congetture sulla prossima line-up. Perché oramai, in questa community, è Primavera tutto l’anno…