Heart

Heart - Sisters act

Al cuore dell'hard rock. Ovvero, la saga delle sorelle Ann e Nancy Wilson e della loro band, dagli esordi nei 70's - tra hook alla Led Zeppelin e digressioni folk alla Joni Mitchell - ai bestseller targati Aor del decennio successivo, fino al ritorno a casa. Un romanzo familiare (e non) che ha attraversato i decenni e non poche tempeste

di Mauro Vecchio

Heart è sempre stata una rock band. Sempre stato hard rock
(Ann Wilson)
Il fulmine venne dal cielo e colpì me e Ann la prima volta che vedemmo i Beatles all’Ed Sullivan Show
(Nancy Wilson)
Apprezzo molto il rock classico e i suoi tanti successi radiofonici, per aver mantenuto in vita la nostra musica negli anni. È davvero bello ascoltare la radio e veder passare una canzone dei Led Zeppelin, poi una dei Pink Floyd e dei Beatles. E poi arriva una degli Heart. È una sensazione semplicemente fantastica. Mi siedo e penso: come è mai potuto succedere?
(Steve Fossen)

Intro - Lucifero e l’Uomo Magico

Ottobre 1975. Calgary è la città che si erge nella parte meridionale della provincia canadese dell’Alberta, a nemmeno troppa distanza dalle imponenti Montagne Rocciose, una delle catene più vaste sulla Terra. Tra le strade del centro c’è un locale notturno chiamato Lucifer’s, che alla fine della sua stagione estiva ha ospitato alcune date del tour di Ike & Tina Turner. Alla ripresa delle attività autunnali, in lettere color fuoco, si annuncia che da Vancouver arriveranno gli artisti che hanno registrato Dreamboat Annie, gli Heart.
L’album è uscito da pochissimo in distribuzione limitata sul solo mercato canadese, grazie allo sforzo di una etichetta indipendente locale, la Mushroom. Il singolo scelto per le radio è “Crazy On You”, che ottiene un discreto successo sulle frequenze di Vancouver, dove la band delle sorelle Ann e Nancy Wilson si è trasferita tre anni prima per trovare la pentola d’oro dello stardom musicale. Soprannominato “Magic Man”, il manager Michael Fisher ha un piano ben preciso che dovrà prevedere sacrifici per i primi anni, tirare la corda prima di arrivare al successo negli Stati Uniti. Per questo gli Heart girano mezzo Canada a caccia di date utili per suonare dal vivo, tra taverne, locali notturni, addirittura balli scolastici. Arrivare in tempo per la serata del Lucifer’s comporta oltre quattordici ore di van, ma è l’unica occasione che hanno e non possono farsela scappare. Alla fine del concerto, il proprietario del night-club si lamenta perché gli spettatori hanno consumato poco e la musica è stata sparata a volumi eccessivi. Fisher suggerisce di eseguire più cover dal panorama disco della metà degli anni 70, in modo da attirare maggiormente i gusti del pubblico.

In effetti, gli Heart hanno già provato a inserire alcune cover dei Bee Gees per trascinare gli spettatori durante l’apertura dei loro concerti, ma alla fine del 1975 l’obiettivo è suonare le canzoni di Dreamboat Annie, per dimostrare al proprietario del Lucifer’s – e a tutto il Canada – che di disco music proprio non se ne parla. Se gli addetti ai lavori sono molto curiosi di vedere all’opera una band capitanata da due donne, per di più sorelle, il management vorrebbe uno stile più in linea con i tempi, magari con un abbigliamento meno hippie. Niente droga, groupie o parolacce: per gli Heart vuol dire nessun divertimento.
La stella polare delle sorelle Wilson è il fuoco dell’hard-rock targato seventies, tanto da ricevere svariati soprannomi come “piccoli Led Zeppelin” o “Led Zeppelin con le tette”. Ann e Nancy si rendono subito conto che affermarsi come donne in un mondo prettamente mascolino (e maschilista) non sarà affatto facile. Una notte, dopo l’ennesimo concerto consecutivo al Lucifer’s nell’arco di due settimane, il proprietario del locale straccia il contratto e licenzia una band totalmente ingestibile. Mentre torna nella sua camera d’albergo, Ann Wilson è furente e depressa allo stesso tempo, intimorita dall’idea di raccontare in famiglia l’accaduto, specie in seguito allo scetticismo generale sulla sua vita rock’n’roll. Poi, all’improvviso, una telefonata da parte di Shelley Siegel, promotion manager dell’etichetta Mushroom. Siegel è stranamente sollevato alla notizia della fine anticipata del contratto al Lucifer’s, perché c’è la possibilità concreta di aprire due date di Rod Stewart a Montreal. Tra appena quattro giorni, a svariate centinaia di miglia da Calgary. Ovviamente, nessun problema. Gli Heart prenderanno il primo treno disponibile, verso un sogno ad occhi aperti nella città più romantica del Canada.
Le sorelle Wilson non credono al proprio sguardo quando scorgono da dietro le quinte la folla in trepidante attesa. È mai possibile che stiano aspettando una band che solo qualche giorno prima è stata licenziata da un locale notturno a Calgary? Il chitarrista Roger Fisher è raggiante quando annuncia agli altri membri della band che l’album Dreamboat Annie è in alta rotazione sulle radio locali. Davanti a circa 18mila persone al Forum di Montreal, Ann Wilson usa il francese per annunciare “L’Homme Magique” e il nome Heart nella storia della musica popolare.

Uno - Colpo di fulmine

Heart - Ann e Nancy WilsonLo spirito agguerrito e battagliero delle sorelle Ann e Nancy Wilson viene da lontano, anzi lontanissimo. Dalla figura femminile di Hannah Dustin, nell’albero genealogico di mamma Lois Mary, che nel 1697 compie un massacro dopo aver perso sua figlia per mano di una tribù indiana. Dal lato paterno della famiglia, una lunga serie di ufficiali della marina statunitense, a partire dal nonno John Bushrod Wilson Sr, che per primo arriva in Europa con la sua unità durante la Seconda guerra mondiale. Il generale pluridecorato ha preso in sposa Beatrice Lamoureaux, dando alla luce i primi figli, tra cui John Bushrod Wilson Jr, nato nell’aprile 1922 all’ospedale militare di Bremerton, Washington. Ovviamente destinato alla stessa carriera del padre, John ha invece un carattere allegro e vuole andare al college per diventare un insegnante. I Wilson sono originari di Corvallis, Oregon, dove John coltiva anche una passione per il canto all’interno di un coro, dove incontra Lois Mary e si innamora al primo colpo. Nel dicembre 1941, subito dopo l’attacco a Pearl Harbor, John deve affrontare la dura realtà dopo gli studi, entrando nei Marines. L’addestramento è lungo, termina alla fine del 1944 a Quantico, Virginia, l’occasione ormai perfetta per chiedere a Lois Mary di sposarlo a Fredericksburg, a pochi passi dal famoso campo di battaglia nel corso della guerra civile. Nemmeno il tempo di scambiarsi i voti nuziali che John deve partire in guerra nel Pacifico, dove verrà ferito gravemente un anno dopo a causa di una mina a Guam. Fortunatamente sopravvive, venendo rimpatriato a Pearl Harbor per le necessarie cure mediche.
Terminata la guerra, la coppia si trasferisce insieme nella base di Coco Solo a Panama, dove viene alla luce la prima figlia, Lynn Wilson, nell’agosto 1946. Quattro anni dopo i Wilson si spostano nuovamente a San Diego, dove il 19 giugno nasce la seconda figlia Ann. John riparte per la Corea, dove viene nuovamente ferito, riuscendo ancora una volta a cavarsela miracolosamente. Decorato al valore militare, riesce finalmente a ottenere un ruolo d’ufficio a San Francisco, dove il 16 marzo 1954 nasce la terza figlia, Nancy. Un nuovo ordine di trasferimento porta la numerosa famiglia Wilson a trasferirsi ancora, in North Carolina.

I Wilson sono una famiglia fortunata e felice, amano le rimpatriate tra parenti e amici, le ballate della tradizione folk americana. La musica è divertimento, sempre in rotazione sul grande stereo acquistato da John. La serena stabilità si spezza ancora nel 1956, perché papà Wilson è richiamato a Taiwan per le crescenti tensioni con la Cina. Questa volta Lois non ha intenzione di aspettare nella paura, così decide di portare anche le bambine a Taiwan, imbarcandosi sulla nave militare in partenza. Lynn, Ann e Nancy passano tre anni nell’area del Pacifico, vivendo all’interno di un department store convertito in abitazione nemmeno troppo provvisoria. Tornata nel 1959 a Camp Pendelton, la famiglia Wilson è più unita che mai, rassegnata a una vita nomade senza legami esterni troppo duraturi. Le tre sorelle frequentano la scuola militare, in attesa del prossimo trasferimento. Ma quando John deve ripartire per Okinawa, Lois decide di restare negli States per il bene delle figlie. Nel 1960 si riparte per Bellevue, Washington, la prima vera casa per Ann e Nancy che condividono la stessa camera dove passano ore ad ascoltare musica alla radio. Il rock’n’roll è quasi l’unica valvola di sfogo soprattutto per Ann, le cui morbide forme fisiche causano diversi problemi di socializzazione a scuola. Mentre i rapporti tra Lois e John peggiorano a causa di certe imposizioni militaresche, le due sorelle più piccole cercano di ritagliarsi un’adolescenza il più possibile normalizzata, tra corse in bicicletta e dischi di Little Richard.
A 12 anni, Ann si avvicina alla musica, non solo ascoltando i classici del blues e del rock’n’roll, ma anche iniziando a fare pratica con il flauto all’interno di una band scolastica. I suoi problemi di socializzazione peggiorano quando mostra segni di balbuzie, che la rendono sempre più impacciata in classe. L’unica ancora di salvezza è il suo primo disco, colonna sonora degli ammutinati del Bounty con l’idolo giovanile Marlon Brando. Nel 1963 arriva il tempo di trasferirsi ancora, tornare a Camp Pendelton, California. È come un ritorno a casa, prima di iniziare la junior high school dove gli effetti della balbuzie di Ann peggiorano in maniera repentina, non solo a scuola ma anche a casa. C’è però una via di salvezza, perché Ann si rende conto che cantando non ha alcun problema, forse perché è una diversa parte del cervello a controllare il canto. Cantare diventa una ragione di vita. Messasi a dieta forzata per restringere lo stomaco e perdere peso – è alta meno di 1 metro e 50 per oltre 50 chilogrammi – Ann sfoga tutto sulla musica, diventando primo flauto nella band della scuola, addirittura direttrice d’orchestra per una notte.
La giovane vita delle sorelle Ann e Nancy viene sconvolta per sempre il giorno 9 febbraio 1964, quando a casa di nonna Maudie a La Jolla si guarda come ogni settimana l’Ed Sullivan Show. La puntata viene seguita in diretta da 73 milioni di americani, un’audience mai registrata prima. In programma l’esibizione di quattro ragazzi di Liverpool in abito scuro e caschetto, che poche settimane prima hanno invaso le radio a stelle e strisce con il loro singolo “I Want To Hold Your Hands”. La carica sessuale e provocatoria dei Beatles impatta come un asteroide sulle fantasie delle due sorelle, abituate da anni a una vita di spostamenti continui e rigidi codici militari. Ann e Nancy non parlano d’altro, cantando tutto il giorno e tutti i giorni quelle canzoni pop apparentemente innocenti. Mentre le loro compagne di classe sognano di essere fidanzate con John o Paul, le sorelle Wilson vogliono essere John o Paul.

La Beatlemania è ormai pronta a conquistare come un virus gli Stati Uniti, ma Ann e Nancy non sono ossessionate dai baci e dal romanticismo, piuttosto dalla nuova struttura musicale che viene da Liverpool. Studiano le canzoni dei Beatles come se fossero dei testi scolastici, nota per nota. Da Ronnie Spector ad Aretha Franklin, il potere femminile nella musica è prevalentemente incentrato sul canto, così come nel gruppo The Supremes dove a suonare gli strumenti sono gli uomini. Il sogno di Ann e Nancy Wilson è diverso e provocatorio, perché vogliono suonare la chitarra oltre che cantare. Prima di tornare a Bellevue, nonna Maudie regala ad Ann una somma enorme (50 dollari) per darle la possibilità di comprarsi uno strumento con cui fare pratica e inseguire il suo sogno. Acquista una chitarra acustica marca Kent, per lanciarsi subito a imparare tutti i brani dei Beatles. Anche Nancy riceverà una chitarra acustica poco dopo, regalo dei genitori per suonare insieme alla sorella.
Le due fanno ormai coppia fissa durante le cene con i parenti, espandendo il repertorio con brani della tradizione folk. Nell’estate del 1964 partecipano alla premiere del film “A Hard Day’s Night” – che vedono ininterrottamente per un’intera giornata nascondendosi sotto alle poltrone – sempre più convinte che il loro sogno non sia sposare un Beatle. Con l’aggiunta delle amiche Sydney Osborne e Bonnie Allen, formano un quartetto vocale con due chitarre, una band embrionale chiamata Viewpoints, che ovviamente si esibisce solo in casa davanti alle rispettive famiglie. Per Ann è comunque una sensazione quasi divina, che la allontana da tutti i suoi problemi di socialità a scuola.

Due - Un ragazzo e il suo cane

Heart - Ann e Nancy WilsonTornata a Bellevue, la famiglia Wilson taglia definitivamente i ponti con la vita militare, dal momento che John decide di ritirarsi in evidente disaccordo con la “sporca guerra” del Vietnam. Lois è finalmente libera di avere il suo tempo libero, avvicinandosi ad azioni di volontariato cattolico alla First Congregational Church. John vuole invece darsi all’insegnamento (vecchio pallino), ma ha frequenti attacchi di panico e beve sempre più spesso.
Il tempo scorre veloce fino all’estate del 1966, quando alla radio viene annunciato che i Beatles suoneranno al Seattle Center Coliseum. Ann prenota quattro biglietti al costo di 6 dollari l’uno per la sua band, che deve per forza andare a vedere i quattro di Liverpool. Lennon e soci suonano un totale di undici canzoni per nemmeno quaranta minuti di set, ovviamente coperto dall’arcinota isteria collettiva di centinaia di teenager. Il primo concerto pubblico delle Viewpoints è al folk festival di Vashon Island, nell’autunno del 1967, seguito da una seconda esibizione al Sunset Drive-In Theater. Le ragazze provano a suonare dappertutto, persino all’interno di autonoleggi. Alla First Congregational Church va in scena la prima esibizione di Ann e Nancy come duo chitarre e voci. Ann e Nancy partono con “The Great Mandala (The Wheel Of Life)”, canzone contro la guerra di Peter, Paul e Mary, provocando lo sdegno della comunità cattolica che appoggia le operazioni in Vietnam. Il finale su “When The Music’s Over” dei Doors provoca la fuga di quasi tutto l’auditorium, portando Ann a pensare di essere proprio sulla strada giusta del cambiamento sociale e politico attraverso la musica.
Infervorate all’idea di continuare a suonare, le sorelle Wilson iniziano a dividersi maggiormente i compiti. Mentre Nancy affina lo stile chitarristico, Ann si dedica al canto e si appassiona al basso Höfner, come quello usato da Paul McCartney.
Scoppia la Summer of Love nel giugno 1967, trascinata dalla musica psichedelica e dal consumo massivo di Lsd e marijuana. A 17 anni, Ann Wilson ha perso peso e ora si sente straordinariamente forte. La radio annuncia l’organizzazione del Trips Lansing Festival al Greenlake Aqua Theater, che vede come headliner Sonny & Cher. Le Wilson vogliono partecipare come gruppo – ora si fanno chiamare Rapunzel – e contattano il promoter per un’audizione. L’esibizione è brevissima: le Wilson suonano “The Cruel War” e “Society’s Child, il loro nome non è nemmeno sulla locandina sotto Sonny, Cher e Vanilla Fudge. Ma non importa, perché Ann riesce a incontrare fugacemente la bellissima Cher, altra importante epifania per il suo futuro da rockstar.

Nel 1968 le sorelle Wilson partono per un breve tour europeo con il coro scolastico, arrivando in Svezia, Olanda e nella mitica Amburgo dove hanno mosso i primi passi proprio gli amati Beatles. Ann inizia a frequentare un ragazzo, Don Smith, con cui condivide la passione per il rock e i primi acidi. Con una dose di Lsd in circolazione, ascoltano entrambi per la prima volta i Led Zeppelin a una festa, andando letteralmente fuori di testa. Nancy intanto approfondisce la sua passione per il songwriting: “Rain Song” è il primo brano originale in stile Paul Simon, subito dopo il trasferimento a Seattle dal deserto californiano. Anche Ann non si ferma, incontra un giovane batterista di nome Chris Blaine che le propone di cantare nella sua band, White Sail. Il repertorio è di sole cover, snocciolate con energia al club di soli uomini della Fort Lawton Army Reserve Base a Seattle. Chris propone alla band – nel frattempo rinominata Daybreak – di accompagnare negli studi Audio Recording un suo amico country-rocker, con la possibilità di registrare anche un paio di loro brani originali come “Through Eyes And Glass”. Kearney Barton, proprietario degli studi Audio Recording, gestisce anche una etichetta discografica di nome Topaz e propone dietro un modesto compenso di pubblicare il brano come B-side del singolo “I’m Gonna Drink My Heart Away”, firmato da Ann Wilson and the Daybreaks. Il disco viene stampato come 45 giri in 500 copie, di cui la metà rimaste invendute. Ann non lo sente mai alla radio, nonostante le promesse di Barton. Ma non importa, perché avere un disco vero tra le mani è un inizio.
La band cambia ancora nome, A Boy and His Dog, con Mick Etchoe alla chitarra e Gary Humphries alla seconda voce, dal momento che Nancy è solo una comparsa come backing vocalist. Diventano resident al Hatchcover Tavern di Bellevue, eseguendo sole cover, ma guadagnando fino a 200 dollari al mese. Dopo poco il gruppo si scioglie, mentre Ann per la prima volta pensa a trovarsi un lavoro, appena due giorni al KFC prima di essere licenziata per via del suo cattivo carattere. Ormai amici stretti, Ann e Chris Blaine restano in contatto. Il batterista un giorno la avvisa che c’è una inserzione molto interessante sul Seattle Post-Intelligencer: una band di nome White Heart sta cercando un batterista e un cantante. Blaine va subito a parlare con il bassista del gruppo, Steve Fossen, e il chitarrista Roger Fisher, già abbastanza noti nel circuito musicale per aver suonato in diverse band. I due spiegano a Chris che vogliono cambiare il nome del gruppo in Hocus Pocus e accettano di ascoltare il provino di Blaine e Wilson, che portano con loro anche Gary Humphries e Mick Etchoe dai disgregati A Boy And His Dog.

Tre - Hocus Pocus

Nancy WilsonSteve Fossen nasce a Seattle nel novembre 1949 dall’unione di Fern e Norman Fossen, lei infermiera e lui nella carriera militare durante la Seconda guerra mondiale. Frequenta la Inglemoor High School dove incontra l’amico Roger Fisher, nato all’inizio del 1950 e fratello dell’aspirante manager Mike Fisher, che procura subito ai due una serie di date nell’area di Washington. Fossen inizia a suonare il basso con grande perizia a 16 anni, quando forma una band chiamata The Army con lo stesso Roger, Don Wilhelm alla voce e Ray Schaefer alla batteria. The Army passano diversi anni a suonare in giro per i dintorni di Seattle, tra taverne, pub e club notturni. La formazione della band viene successivamente stravolta con l’introduzione di Gary Ziegelman, già lead singer dei Buffalo Clancy, James Cirrello alla chitarra e Ron Rudge alle pelli. Il nome White Heart viene fuori da una storia di fantascienza di Arthur C. Clarke, “Tales From The White Hart”. Quando Ann Wilson si presenta all’audizione attacca con la versione di “Son Of A Preacherman”, seguita dalla melodia malinconica dei Beatles in “The Long And Winding Road”. Roger Fisher è rapito dal carisma di Ann e decide immediatamente che sarà la nuova voce dei futuri Hocus Pocus.

Con il nuovo assetto, gli Hocus Pocus partono per esibirsi per due settimane consecutive al Town Crier di Richland, dove Roger Fisher potrà sfoggiare tutta la sua perizia chitarristica, in omaggio agli idoli Jimmy Page e Ritchie Blackmore. Ann Wilson divide i compiti alla voce con i suoi nuovi compagni, in un repertorio molto orientato al blues che viene portato in scena per tutto il Nordovest americano nei primi anni 70. Unica donna in un circuito di pub e taverne piene di uomini ubriachi, Ann deve rafforzare la sua presenza e adattarsi agli stilemi del rock mascolino. Pur pagati abbastanza bene per una bar-band, gli Hocus Pocus finiscono senza un soldo, portando Roger alla decisione di contattare il fratello Mike per una mano con l’amministrazione.
Nell’estate del 1971, Ann Wilson è completamente immersa nella sua nuova avventura musicale, quando incontra per la prima volta Michael Fisher: un nuovo colpo di fulmine, dopo quello con i Beatles. Mike Fisher ha una storia personale molto particolare, perché si è sottratto alla chiamata obbligatoria alle armi ed è fuggito per due anni in Canada. Di due anni più grande di Ann, Mike è a tutti gli effetti un ricercato, ma vive la sua vita con spirito infuocato e grande intelligenza. I due si innamorano, impelagati in lunghe telefonate tra una data e l’altra dopo il suo ritorno in Canada. L’amore così bruciante porta Ann a volerlo raggiungere a tutti i costi, anche se questa decisione porterà alla fuoriuscita dagli Hocus Pocus. Roger e Steve sono sorpresi, ma non possono farci nulla: Ann Wilson informa la famiglia e prende un bus Greyhound per stabilirsi a Vancouver. È il 1972 quando Ann Wilson si immerge mani e piedi nella vita di Mike Fisher, tra libri Zen e passeggiate nei boschi. La nuova vita hippie a Vancouver inizia a preoccupare mamma Lois, che a un certo punto inizia a chiederle con forza di tornare a casa. Ann le scrive alcune lettere, in cui chiede comprensione: “È un uomo magico, mamma”.

Mentre Ann vive la sua stagione dell’amore in Canada, Nancy vuole iscriversi al college e trovare un lavoro part-time, tralasciando la chitarra. Le diverse application vengono però respinte a causa del suo genere, tra cui quella al Jade East Restaurant che però le propone di suonare di sera. L’episodio scatena in Nancy la voglia di ripartire con la musica, affermandosi come folksinger insieme all’amico chitarrista Geoff Foubert. La band si chiama semplicemente Geoff and Nancy, con il contributo di un terzo chitarrista, Art Crowder. Grazie all’aiuto di un amico manager, la band si esibisce in diverse date al Keg-n-Cue, dove suona brani prevalentemente country & western. Il concerto più importante nel 1972 è a Salem, davanti a 3.500 persone che attendono trepidanti Roy Drusky, artista sulla scena Nashville-style.
Appassionata del repertorio di Joni Mitchell, Nancy Wilson si reca in Canada per visitare la sua casa, approfittando dell’ospitalità di Ann che intanto si è dedicata al songwriting in mancanza di una vera e propria band. “Here Song” e “How Deep It Goes” sono le prime canzoni che scrive nel periodo, caratterizzate da una fortissima vena malinconica. Il rapporto tra Ann e Mike sta infatti prendendo una brutta piega, perché lui è molto rigido su alcuni temi chiave come la birra e il cibo. Fortunatamente per lei, i vecchi compagni di band – Fossen e Fisher in primis – decidono di spostarsi con le rispettive famiglie a Vancouver, per affidare a Mike il compito di promuovere un nuovo progetto.
Vanno tutti a vivere nel cottage del fratello di Roger, come una autentica comune hippie. Il piano di lancio che ha Michael non sarà facile, richiederà sacrifici e prenderà piede solo entro cinque anni. Bisogna iniziare a trovare un nome, Hocus Pocus non va più bene, così si sceglie Heart, sulla falsariga del vecchio White Heart. Viene disegnato anche il logo ufficiale, che ovviamente presenta un cuore bianco all’interno di un font tondeggiante color rosso.

Quattro - Stairway to Heaven

HeartLa prima esibizione degli Heart è al Cave di Vancouver, in seguito a un’audizione con i manager del locale che accordano il pagamento complessivo di 60 dollari per lo show. La scena notturna della città canadese è decisamente viva, con dozzine di locali in cui si suona il rock ogni sera. Gli Heart li girano tutti, a volte sul palco per cinque ore di fila. Le scalette generalmente includono prima brani di Rolling Stones, Deep Purple e Yes, poi rarissimi momenti in cui Ann annuncia un brano originale, “Crazy On You”. Ma il momento più apprezzato dal pubblico è un set di circa 30 minuti in cui vengono eseguite alla perfezione cover dei Led Zeppelin, da “Dazed And Confused” a “Whole Lotta Love”. Ann Wilson sembra particolarmente a suo agio con le interpretazioni androgine di Robert Plant, riuscendo a centrare anche le parti vocali più acute. La chitarra di Fisher ricorda quella di Page, un dettaglio che fa impazzire il pubblico.
Trascinati da un manager esigente e quasi dispotico, gli Heart diventano “la cabaret band numero uno di Vancouver” nel corso del 1974. Grazie all’introduzione del booking agent Barry Samuels, la band suona praticamente ovunque, dai balli scolastici ai matrimoni. Mentre Mike Fisher contatta qualsiasi etichetta discografica nei dintorni, fino al decisivo incontro con Rolf Henneman, ingegnere del suono agli studi Mushroom. Henneman invita gli Heart a fare un’audizione al cospetto di Mike Flicker, produttore e proprietario dell’etichetta, ma quando si presentano c’è solo il suo assistente Howard Leese. Il gruppo suona “Willie And The Hand Jive” (Johnny Otis) e “Sixty Years On” (Elton John), impressionando Leese, che li ricorda solo per il soprannome “Little Led Zeppelin”. Ma la Mushroom è interessata più ad Ann che agli altri Heart, così le propone un contratto da solista, rifiutato dalla Wilson perché “o tutti o niente”.

Iscrittasi alla Pacific University, in Oregon, Nancy vuole laurearsi in arte e letteratura. Suona occasionalmente con il nuovo chitarrista John Farrell, avendo abbastanza soldi per procurarsi un nuovo modello acustico Gibson J-55. Durante uno dei frequenti viaggi a Vancouver, la sorella le ha già proposto di unirsi agli Heart, coronando il sogno di suonare insieme. Nell’autunno 1973 si trasferisce alla Portland State, in evidente difficoltà sia economiche che di equilibrio tra studio e folk. In Nancy monta la frustrazione, perché prova a suonare con nuovi partner senza esito. La famiglia la spinge a prendere una decisione, così un giorno scrive ad Ann: “Dovrei unirmi alla band?”. “Sì, sì, sì” è la convinta risposta. L’idea condivisa tra le due sorelle Wilson è di aggiungere grazie a Nancy un deciso tocco acustico in salsa folk-rock, che sarà utile per distanziarsi dall’attitudine macho di Roger Fisher e da quei famosi “Little Led Zeppelin”. Nancy viene invitata a trasferirsi a Vancouver in una casa più grande nella zona ovest, insieme alla comune dei fratelli Fisher e di Steve Fossen.
Nancy Wilson si unisce agli Heart nella metà del 1974, insediandosi nell’appartamento di Water Lane a Vancouver. Da incallito predatore sessuale, Roger Fisher prova subito a flirtare con la nuova entrata, alle prese con la complicata burocrazia per ottenere il permesso di soggiorno a lungo termine. L’introduzione di Nancy all’interno degli Heart non è vista di buon occhio da Roger e Steve, che temono un ammorbidimento del sound e una eccessiva presa di potere da parte delle sorelle Wilson. Nancy viene costretta a imparare le parti acustiche di “The Clap” (Yes) per il suo provino, passato alla fine a pieni voti prima dell’esordio live con la band allo Starvin’ Marvin’s Bump City. Finora il gruppo ha suonato dal vivo hit ballabili e cover dei Led Zeppelin, così resta difficile immaginare come il folk di Nancy possa inserirsi in scaletta. L’idea di Ann è però diversa: gli Heart devono diventare una band di musica originale, e Nancy sarà la chiave di volta per mettere in piedi un album d’esordio.
Non potendo trasferirsi negli Stati Uniti per la sua diserzione, Mike Fisher riprova a contattare la Mushroom di Mike Flicker, che dopo circa un anno accetta di ascoltare la band. Flicker resta impressionato dalla voce di Ann e dal talento di Nancy, così riformula un’altra strana offerta: il contratto sarà solo per loro due con l’aggiunta di Roger Fisher, ovviamente vincolato da legami di parentela diretta con Mike. A differenza dell’anno precedente, Ann non chiude la porta, anzi si presenta in studio per registrare il folk orchestrale “How Deep It Goes” con un batterista da studio e l’assistente di Flicker Howard Leese agli arrangiamenti d’archi. Il brano viene pubblicato come singolo all’inizio del 1975 ottenendo uno scarso successo in termini radiofonici, scatenando più di un dubbio nella Mushroom.

Ann e Nancy continuano però a scrivere e comporre musica, tra cui “Dreamboat Annie” che diventa la title track del disco, prodotto da Flicker con gli arrangiamenti di Leese e pubblicato nel settembre 1975. Dreamboat Annie viene anticipato dal secondo singolo “Magic Man”, aperto dalla chitarra sinuosa di Fisher prima di virare verso un rock sincopato e poi squarciato dalla voce potente di Ann Wilson. Il finale progressive sul sintetizzatore di Leese conferisce al brano una dimensione intrigante ma di non immediata digestione, tanto che il singolo, trasmesso dalle radio di Vancouver, non diventa subito una hit come sperato. A salvare “Magic Man” ci pensa la legge canadese sui contenuti audiovisivi, che obbliga le radio locali a destinare almeno il 25% degli spazi ad artisti locali. Avendo ricevuto il permesso di soggiorno, gli Heart sono a tutti gli effetti una band canadese, così il singolo ha più spazio del previsto e trascina il disco che vende 30.000 copie in Canada negli ultimi mesi del 1975.
Il fugace acquerello acustico “Dreamboat Annie (Fantasy Child”) introduce un altro brano che contribuirà al successo locale del gruppo. “Crazy On You” parte con la chitarra acustica tra country e folk, prima di un affascinante mix di funky ballabile, riff oscuri e aperture quasi pastorali. L’intesa vocale tra Ann e Nancy è perfetta, alternando melodia e vocalizzi più spinti. Il disco continua con l’evocativa “Soul Of The Sea”, che presenta una struttura acustica in pieno stile Zeppelin con l’interpretazione vocale da brividi di Ann Wilson che richiama al femminile certe atmosfere care a Robert Plant. La chitarra di Fisher ricama accordi che sembrano usciti da “Led Zeppelin III”, mentre Nancy firma il country-folk della title track con tanto di banjo suonato dal vecchio amico Geoff Foubert.
Il ritmo si scalda su “White Lightning And Wine”, funky-blues alla maniera dei Rolling Stones, mentre la successiva ballad elettro-acustica “(Love Me Like Music) I'll Be Your Song” mette in mostra tutta la stima provata dalle due sorelle Wilson per Joni Mitchell. “Sing Child” torna su territori zeppeliniani, questa volta in chiave hard, inframezzati da una vena progressive grazie al flauto che pare suonato da Ian Anderson in persona.
Chiuso dalla nuova proposizione in formato soul-ballad della title track, Dreamboat Annie è un disco potente ed evocativo, magari limitato da un eccessivo citazionismo, ma di grande impatto per una band che è ancora chiamata “Little Led Zeppelin”.

Cinque - Il Fungo

HeartLa popolarità del singolo “Magic Man” in Canada spinge gli Heart a continuare, suonando il più possibile nell’area della British Columbia. La Mushroom è una piccola etichetta e non riesce a inviare che poche copie sul mercato americano, il più vasto e attraente del mondo. La band accetta di suonare per due settimane consecutive al Lucifer’s di Calgary, ma viene licenziata per comportamenti giudicati troppo provocatori, soprattutto da parte di Ann, che critica apertamente il cibo del locale davanti a tutti. Mentre tornano a casa, arriva la notizia delle due date a Montreal in supporto di Rod Stewart, dopo il grande successo del disco tra le radio locali. Avendo capito che il mezzo chiave per la popolarità è rappresentato dalle stazioni radiofoniche, la band si muove di persona insieme al promoter della Mushroom Shelley Siegel, ottenendo diversi passaggi alla Kshe di St. Louis, Wlup a Chicago e Wmms a Cleveland. Gli Heart vanno in tour per un mese insieme agli ZZ Top, poi suonano insieme a Jefferson Starship e Bee Gees, guadagnando una esposizione live sempre maggiore. La conquista degli States parte da città come Detroit, Seattle e Buffalo, ma per suonare in maniera massiva c’è bisogno di un grande sacrificio: dopo anni di clandestinità, Mike Fisher decide di consegnarsi alle autorità a stelle e strisce, per amore di Ann e del fratello Roger. Incredibilmente, ad aiutarlo è proprio John Bushrod Wilson Jr, che a dispetto della sua fedele carriera militare manda una lettera al giudice per scagionarlo, almeno permettergli di evitare il carcere. La “sporca guerra” nel Vietnam meritava un comportamento come quello di Mike Fisher.
Gli Heart lasciano Vancouver con grande dispiacere, ma gli Stati Uniti – dove alla metà del 1976 “Magic Man” e “Crazy On You” entrano nella Billboard Hot 100, mentre il disco venderà oltre 2 milioni di copie nei successivi due anni – sono casa, la terra promessa per diventare una band di successo.
Dopo l’uscita di Dreamboat Annie, Nancy Wilson accetta le avances prolungate di Roger Fisher, cementando ulteriormente i legami all’interno della band, anche nota intimamente come Wil-Shers. Mentre sono in tour nel 1976 con i Beach Boys, i Wil-Shers scoprono che la Mushroom sta tentando di creare un piccolo impero contrattualizzando altre band, tagliando i pagamenti in royalties per gli Heart. C’è infatti un annuncio pubblicitario a tutta pagina sul prestigioso Rolling Stone, che parla di come la piccola etichetta canadese sia arrivata a vendere milioni di copie da zero. Quello che fa imbestialire il gruppo è però un trafiletto in fondo, dove c’è la copertina di Dreamboat Annie e una foto in studio di Ann e Nancy con le spalle nude, corredata dal titolo: “Le sorelle Wilson degli Heart confessano: ‘Era solo la nostra prima volta!’”. Una caduta di stile enorme per l’etichetta, che fa passare al pubblico l’idea di un rapporto omosessuale tra le due sorelle, a dimostrazione di quanto sia difficile per una donna emergere sullo scenario musicale. Ann telefona subito a Shelley Siegel, chiedendo spiegazioni. Consumatore abituale di cocaina, Siegel cerca di evadere il problema, parlando di “solo inchiostro” e del fatto che nessuno ha mai scritto che quei milioni di copie sono anche dovuti a lui stesso.

Al di là del sessismo e della mortificazione del genere femminile, l’annuncio su Rolling Stone contiene una verità: c’è un nuovo album all’orizzonte, che gli Heart stanno finendo in fretta e furia per cavalcare l’onda del successo di Dreamboat Annie. Sono infatti già pronte le prime cinque canzoni di Magazine, che nella testa di Ann Wilson sarà più strutturato – quasi un concept – del disco d’esordio. Rientrato negli States, Mike Fisher decide di farsi da parte per il bene del gruppo, sostituito alla guida del management da Ken Kinnear, il cui primo compito è quello di rinegoziare le royalties con la Mushroom dopo il caos dell’annuncio a mezzo stampa. Ma Mike Flicker ha le mani legate, perché i suoi diretti superiori sono convinti che gli Heart siano una one-hit wonder. Mentre Flicker – che in molti riconoscono come il settimo membro della band dopo l’introduzione del nuovo batterista Michael Derosier – lascerà la Mushroom per seguire gli Heart, la stessa etichetta canadese verrà citata in giudizio presso una corte federale. La battaglia per le royalties passa agli avvocati, con la band che si trasferisce alla Portrait, divisione della Cbs Records.
C’è un grosso problema: la Mushroom rivendica la pubblicazione di un secondo album, come da contratto. Gli Heart rispondono che senza Flicker l’accordo non è più valido, ma l’etichetta minaccia lo stesso la pubblicazione del disco. Ed è esattamente quello che fa nella primavera del 1977, avendo assemblato diverse canzoni ancora grezze e inserito degli spezzoni live senza alcuna autorizzazione da parte della band. Ad eccezione del robusto hard-boogie in stile Tulsa sound “Heartless”, la versione del disco pubblicata in maniera coatta dalla Mushroom non rispecchia minimamente le nuove direzioni soniche pensate dalla band. La cover della ballad strappalacrime “Without You” (Badfinger) è un chiaro riempitivo, mentre il folk orchestrale di “Just The Wine” mostra un senso di incompletezza sotto i pesanti arrangiamenti aggiunti alla fine senza permesso.
Se gli spunti dietro al disco appaiono evidenti – il tessuto della potente title track che sembra uscita dal repertorio di Elton John – l’operazione della Mushroom rende Magazine più un Ep che un vero e proprio disco. Viene così inserito il medley dal vivo composto da “Mother Earth” (Memphis Slim) e la versione zeppeliniana di “You Shook Me” (Willie Dixon), seguito dalla scatenata sarabanda soul-pop “I’ve Got The Music In Me”, portata al successo dalla Kiki Dee Band circa tre anni prima. Sono ovviamente esibizioni di grande spessore, tra la chitarra blues di Fisher e la potenza vocale di Ann Wilson, ma non c’entrano nulla con un disco di materiale originale e di certo non sarebbero state inserite volontariamente dal gruppo. Magazine è dunque un disco incompiuto, come “Devil Delight” che parte da un riff in stile “When The Levee Breaks” per poi aprirsi in parti armoniche in salsa pop.

Assemblato alla buona Magazine, la Mushroom corre a distribuirlo sia in Canada che negli Stati Uniti, di fatto per anticipare l’uscita dell’effettivo secondo disco degli Heart con la Portrait. Sul retro viene applicato un avviso che recita più o meno così: “Siamo dispiaciuti che beghe contrattuali abbiano reso necessario completare questo album senza l’aiuto e l’autorizzazione degli Heart. Non abbiamo ritenuto giusto che una disputa legale dovesse privare il pubblico dell’ascolto di queste incredibili canzoni e registrazioni”. Il disco vende circa 50mila copie nelle sole aree di New York e Los Angeles, grazie a un passaggio radiofonico sempre più persistente: soprattutto il singolo “Heartless” entra in heavy-rotation. La band è furiosa, tanto che inizia a contattare le radio per spiegare la cosa e chiedere di non trasmettere le loro stesse canzoni. Nel frattempo vince il primo step di giudizio al tribunale federale e può firmare ufficialmente per la Portrait, ma dovrà comunque concedere alla Mushroom un maledetto secondo album. Piuttosto che registrarne uno nuovo, gli Heart propongono all’etichetta di finire Magazine, riunendosi negli studi di Seattle con una guardia del corpo davanti alle porte perché si temono ritorsioni.
Il disco viene ripubblicato nella primavera del 1978, ovviamente con una tracklist rivista e due minuti circa di durata complessiva in meno. La sostanza non cambia più di tanto, e non per colpa degli Heart che almeno lustrano il basso pulsante di “Heartless” e affinano l’oscura “Devil Delight”, tra le più raffazzonate sulla prima edizione dell’album. Nonostante tutto, Magazine guadagna il disco di platino sul mercato statunitense, con un milione di copie vendute in sole tre settimane. Un grande successo per la Mushroom, che dovrà però utilizzare gran parte dei soldi ricavati per le spese legali in corso con la stessa band che glieli ha fatti guadagnare. L’etichetta canadese non riuscirà più a trovare una band di successo come gli Heart, quella one-hit wonder che la porterà alla bancarotta due anni più tardi.

Sei - Barracuda

Heart - Ann e Nancy WilsonSubito dopo l’apparizione dell’annuncio pubblicitario della Mushroom su Rolling Stone, Ann Wilson incontra un promotore radiofonico di nome Tony, anche noto nel giro come Tone-Knee. Come molti altri, Tony lancia le sue prime battute sessiste chiedendole dove sia finita la sua amante Nancy. Ann è impietrita dalla rabbia e racconta la storia alla sorella, in camerino. Con l’avanzare del successo per gli Heart, il maschilismo imperante nel music business si fa sempre più marcato, portando Ann a sentire l’esigenza di scriverci una canzone, sul milione di Tone-Knees esistenti tra radio e società di promoting. “Stai disteso in basso tra le erbacce, scommetto che mi tenderai un’imboscata. Mi avresti messo giù, giù, giù, in ginocchio. Non è vero, Barracuda?”. Ann Wilson non ha mai composto un testo così velocemente, e la sua rabbia si mescola con quella di Nancy che aggiunge melodie e bridge. La canzone viene affinata con il ritmo alla batteria di Michael Derosier e soprattutto il riff killer di Roger Fisher, che sta iniziando i suoi primi esperimenti in studio con il feedback e gli effetti wah-wah.
Nasce così il singolo “Barracuda”, tempesta heavy-metal su cui si erge il canto da valchiria di Ann Wilson, che cavalca la Hot 100 di Billboard dopo poche settimane dall’uscita nel maggio 1977 di Little Queen, primo album del nuovo corso con la Portrait. Prodotto dall’ex-Mushroom Mike Flicker, l’album lancia gli Heart in classifica sia in Canada che negli Stati Uniti, arrivando al triplo disco di platino con oltre tre milioni di copie vendute. Grazie all’operazione coatta della Mushroom, la contemporaneità con Magazine porta la band a presidiare la maggior parte degli spazi radiofonici in Nord America.
A partire dalla copertina – dove le sorelle Wilson si piazzano davanti all’ascoltatore in abiti tra il rinascimento e la favola tolkenianaLittle Queen spinge sul sentiero zeppeliniano, a partire dall’ipnotica folk-ballad “Love Alive” condotta magistralmente tra venature blues e percussioni orientali. Se l’approccio hard-glam al rock’n’roll di “Kick It Out” può portare a pensare a un indurimento del sound dopo Dreamboat Annie, il resto del disco è invece il segno di una maturazione nella cesellatura di brani di folk quasi ancestrale, come sul mandolino di “Sylvan Song” che richiama direttamente “The Battle Of Evermore” per aprire l’atmosfera gypsy di “Dream Of The Archer”, con le due interpretazioni vocali delle sorelle Wilson a rincorrersi come nuvole tra picchi alla Robert Plant e cori eterei da foresta incantata.
La seconda parte dell’album si apre con la title track, rilettura di “Magic Man” su un midtempo in salsa funky che offre lo spunto per un altro struggente volo vocale, seguita dal romanticismo orchestrale di “Treat Me Well”. Con il divertissement “Say Hello” gli Heart proseguono nel loro nuovo approccio da musicisti gitani, novelli cantastorie del folk di “Cry To Me”. L’eco zeppeliniana risuona nell’intro di “Go On Cry”, operetta rock che passa dall’impianto hard ad architetture tra psichedelia e progressive, costruite sul canto urlante e quasi infinito di una scatenata Ann Wilson prima di rallentare e sfumare all’orizzonte, accompagnate dalle tubular bells di Derosier.

A luglio, trascinati da ben tre dischi in heavy-rotation, gli Heart tornano su Rolling Stone e questa volta da protagonisti, in copertina. La celebre rivista statunitense utilizza però una foto delle sole sorelle Wilson, provocando i primi malumori tra gli altri membri maschili della band. Roger e Steve preferiscono lavorare che parlare ai giornalisti, ma è evidente che la stampa nazionale ha occhi e spazio cartaceo solo per Ann e Nancy. Due donne forti con grandi doti vocali, in una scena musicale dominata da guitar-hero e frontmen. Ma soprattutto è su loro due che si concentra la maggior parte dello sforzo creativo della band, mentre Fisher e Fossen prediligono le jam e la dimensione live.
Le date dal vivo per gli Heart si moltiplicano a vista d’occhio, tanto da portare il management del gruppo all’acquisto in leasing di un jet privato. Tra la fine del 1977 e l’inizio del 1978, vengono organizzate varie serate con alcuni dei gruppi più noti nel panorama southern-rock, a partire dalla Marshall Tucker Band con cui si esibiscono al Mile High Stadium di Denver davanti a 50mila persone. Mentre Ann Wilson è nel bel mezzo di “Crazy On You”, qualcuno stacca il sistema che regola l’audio sul palco, lasciandola senza voce. Un’azione deliberata da qualcuno – si dice interno alla stessa Marshall Tucker Band – che non ama le donne sul palco. Non va meglio nelle date con i Lynyrd Skynyrd, quando Ann viene approcciata in maniera insistente dal loro batterista Artimus Pyle. Per una strana legge del destino, Pyle riuscirà a salvarsi pochi mesi dopo il funesto incidente aereo che porterà via la band di Ronnie Van Zandt. Gli Heart continuano poi in Europa, insieme ai Queen che stanno promuovendo l’ultimo disco “News Of The World”.

Dato il grandissimo successo di Little Queen, la Portrait chiede agli Heart di pubblicare un nuovo disco il prima possibile. Ann e Nancy partono per Berkeley, dove vive l’amica Sue Ennis, per proporle di diventare loro songwriting partner. Ennis sta studiando per il suo PhD quando le Wilson si presentano armate di chitarre per coltivare uno stornello acustico embrionale, provato e riprovato fino a trasformarsi nell’intro di “Mistral Wind”. Si spostano successivamente in un hotel di San Francisco, dove si chiudono per diversi giorni a lavorare sui brani che dovranno comporre il successore di Little Queen. L’intro fiabesca di “Mistral Wind” è affidata alla chitarra acustica di Nancy, prima di deflagrare su quella elettrica di Fisher che squarcia la quiete con il magniloquente riff hard rock elevato dal canto quasi disperato di Ann. Il secondo brano che gli Heart portano in studio è la funkeggiante “Straight On”, basata su un giro di basso in stile “I Heard It Through The Grapevine” su cui viene poi sviluppato un sound caldo alla maniera degli Eagles.
Segue “Dog And Butterfly”, malinconica e splendida ballad folk-pop che sembra uscita dalla penna del duo Bernie Tupin-Elton John. Il singolo offre il nome all’intero album Dog And Butterfly, pubblicato dalla Portrait nell’autunno 1978 con oltre un milione di copie vendute nel primo mese. Aperto dal robusto blues “Cook With Fire” – che vede l’aggiunta di un finto pubblico dal vivo – il disco non tradisce l’attesa dei fan, pur presentando pochi brani memorabili. L’energico pop-rock “High Time” è ovviamente sorretto dal canto di Ann e dalla chitarra squillante di Fisher, mentre il soft-funk “Hijinx” è troppo piatto e monocorde. L’accoppiata di ballad “Lighter Touch” e “Nada One” continua a solcare i mari zeppeliniani, sicuramente con garbo e intensità, senza però toccare le particolari vette creative raggiunte con i primi due lavori. A parte il capolavoro “Mistral Wind”, che potrebbe stare tranquillamente nell’ultimo repertorio di Page e soci.

Sette - Break

HeartDog And Butterfly
è un nuovo trionfo di vendite, sostenuto in particolare dal singolo “Mistral Wind” che viene apprezzato particolarmente dalla critica di settore. Mentre cavalcano l’onda del successo in un lungo tour nel 1979, le sorelle Wilson apprendono che il padre è in ospedale dopo un ictus. John riesce a salvarsi, ma perde l’uso delle gambe ed è costretto a vivere su una sedia a rotelle. I problemi non si limitano allo stato di salute del padre, perché il rapporto tra Nancy e Roger Fisher è arrivato al capolinea, a causa della sua cronica infedeltà e soprattutto del consumo di droga. Nancy si è oltretutto invaghita del batterista Michael Derosier, comunicandolo a Roger che non è esattamente nella posizione ideale per ribattere. Fisher è però furioso, non accetta che la sua Nancy possa stare con un altro uomo, figuriamoci il suo stesso batterista. Ma non sono soltanto le vicende amorose a tenere banco in sala registrazione: l’approccio caotico del chitarrista alla produzione in studio viene rigettato dagli Heart, sempre più sotto pressione tra live infiniti e nuovi successi da sfornare. Durante un concerto in Oregon, Roger ha assunto troppo alcol e sostanze stupefacenti, mandando il suo strumento completamente fuori tono. Alla fine dello show spacca la chitarra sul palco, lanciandone poi una parte all’indirizzo di Nancy. È chiaro a tutti che in questo modo non si può continuare. Nell’ottobre 1979, al termine di un meeting interno alla band e per decisione unanime, Roger Fisher viene allontanato dagli Heart.

Dopo aver valutato la “promozione” della stessa Nancy alla chitarra solista, gli Heart decidono che la sostituzione naturale di Fisher è già in casa, Howard Leese. Esperto musicista, Leese viene nominato anche co-produttore insieme a Flicker, quando la band torna in studio per registrare Bébé le Strange. Parecchi osservatori già storcono il naso, convinti che la potenza del sound di Fisher non possa essere replicata, a svantaggio dell’intero impianto sonico del gruppo. La pressione su Ann Wilson aumenta dopo il tradimento di Michael Fisher, che pone fine a una relazione durata quasi dieci anni. È la fine dei cosiddetti Wil-Shers, che viene raccontata nel nuovo brano “Break”, breve numero rock’n’roll urlato da Ann. Pubblicato nel giorno di San Valentino del 1980, il nuovo Lp Bébé le Strange garantisce agli Heart un altro successo commerciale, grazie alla quinta posizione nella Us Billboard 200 e mezzo milione di copie vendute. Introdotto dal rock molleggiato della title track, il disco soffre effettivamente della mancanza di un sound come quello creato dalla chitarra di Roger Fisher, con Leese relegato a un ruolo più da sessionman che da guitar-hero. Con “Break”, gli Heart provano a rimodellare la loro impalcatura sonica andando incontro a stili più vicini al punk e alla new wave, ma il risultato non convince.
Nell’urgenza soul di “Down On Me” c’è un canto simile a quello di Janis Joplin, ma la chitarra beatlesiana di Leese non riesce a dare forza o spessore al brano. L’album è decisamente più onesto quando attacca l’hard-blues di “Rockin' Heaven Down”, che richiama lo stile precedente con la chitarra solista più accentrata e libera di viaggiare senza controlli. Il brano potrebbe forse essere da questo punto di vista emblematico, a dimostrazione che gli Heart sono una band ottima nella coralità guidata dalla voce di Ann Wilson, ma attualmente poco convinta nel trovare un modo per superare i propri confini.
Aperta dal solido glam-boogie per fiati bowiani “Even It Up”, la seconda parte del disco prova a cambiare pelle al sound degli Heart – il punk-wave tribale di “Strange Night” e il funky-pop enfatico “Raised On You” – finendo però col tornare sulle strade battute del country (“Pilot”) e delle ballate romantiche “Sweet Darlin’”. In definitiva, un album di buone canzoni che si fa ascoltare in maniera gradevole, ma impelagato tra vecchie sonorità e nuovi tentativi compositivi.

Finite nuovamente sulla copertina di Rolling Stone – dopo una sessione fotografica turbolenta con Annie Leibovitz, successivamente finita in tribunale per degli scatti forzati in topless – le sorelle Wilson sono ormai al centro del jet-set, invitate a uno degli esclusivi compleanni organizzati da Elton John. È qui che Nancy incontra per la prima volta il poeta di Elton, Bernie Taupin, che prova a sedurla in tutti modi invitandola a consumare cocaina in bagno. Poche sere dopo, gli Heart volano a Los Angeles per iniziare il gigantesco tour mondiale di Bébé le Strange, che vedrà numerosissimi sold-out ai quattro angoli del pianeta, fino a tutto il 1981. Oltre duecento concerti che includono anche un ritorno in Canada, un omaggio al paese che li ha lanciati nel mondo della musica. Suonano persino sul palco dei Rolling Stones in Colorado, davanti al pubblico più vasto di tutta la loro carriera, con la benedizione di Mick Jagger che li riempie di complimenti alla fine del set di apertura.
Dall’ultimo tour vengono così estrapolati alcuni brani per l’uscita di Greatest Hits/Live, a cura della Epic Records nel novembre 1980. Inizialmente pubblicato soltanto sul mercato statunitense, il disco è diviso in due parti da due facciate ciascuna. La prima è incentrata sui successi della band, da “Barracuda” a “Magic Man”, nella più classica operazione delle compilation dei gruppi che vendono milioni di copie. La seconda è piena di chicche per gli appassionati, dalla versione live di “Bèbè le Strange” al Forum di Los Angeles alla fedele cover di “Rock And Roll” con una perfetta Ann Wilson al Coliseum di Seattle. Nel mezzo, il soul-pop zuccherato di “Tell it Like It Is” (Aaron Neville) e la disco-funky “Strange Euphoria” sono gli inediti dallo studio di registrazione, mentre il resto dello spazio è occupato dalla dimensione live del gruppo. Da brividi la versione di “Mistral Wind” al Coliseum di Phoenix, che dal vivo assume una connotazione metafisica ancora più estrema.

Gli Heart tornano in studio alla fine del 1981, dopo un lunghissimo tour mondiale, per avviare i lavori di Private Audition con il solito Mike Flicker a cui dovrebbe aggiungersi anche Bob Ezrin, poi sostituito da Jimmy Iovine che a sua volta lascerà dopo poche sessioni. Le premesse non sono quindi ottime, e infatti il disco risente della grande stanchezza interna alla band. A parte il robusto hard rock “City’s Burning” – che infatti riesce ad arrivare alla quindicesima posizione nelle Top Tracks di Billboard – Private Audition segna una svolta nel sound degli Heart, più orientato verso il pop radiofonico. In brani come “Bright Light Girl” l’impianto blues lascia il passo a un canto più melodico, mentre nella ballata “Perfect Stranger” l’antica reminiscenza zeppeliniana è ora ridotta a un romanticismo orchestrale.
Il ritmo da saloon della title track è senza verve, mentre il mancato successo commerciale del singolo “This Man Is Mine” è giustificato dalla piattezza del suo stesso fumoso midtempo. Lo spazio per il sound aggressivo è visibilmente ridotto – giusto il riff di “The Situation” – mentre aumenta quello per ballate molli come “Hey Darlin Darlin” e “One Word”. Il tentativo “Fast Times” è chiaramente in direzione della neonata Mtv, per portare gli Heart verso un universale arena-rock dal gusto più commerciale.

Otto - Capitol Years

HeartPubblicato nel giugno 1982, Private Audition vende solo 400mila copie, un flop commerciale per gli standard a cui sono abituati gli Heart. Va decisamente meglio il circuito live, con continui sold-out nel tour che parte l’autunno successivo. Ma la band è sull’orlo dell’abisso, divisa da sempre più urgenti contrasti interni dopo il fallimento di Private Audition. Ann e Nancy prendono la decisione di salutare Derosier e Fossen, lasciando a Leese il compito di assoldare una nuova sezione ritmica. Nel 1983 entrano Mark Andes (Spirit) al basso e Denny Carmassi (Montrose) alla batteria, che si mettono subito al lavoro sul nuovo album Passionworks con il produttore Keith Olsen, già al lavoro con Ozzy Osbourne e Scorpions. Il disco sancisce la definitiva trasformazione degli Heart in un gruppo di Album/Adult-oriented rock (Aor), a partire dal singolo scelto per il lancio, “How Can I Refuse?”. Brani come “Sleep Alone”, “Blue Guitar” e “Ambush” rappresentano alla perfezione il concetto di un hard rock che si trasforma in arena-rock nella classica interpretazione anni 80. Ovvero brani nemmeno troppo brutti, ma coperti di plastica per piacere al pubblico mainstream. “Allies”, cover di Jonathan Cain (Journey), poteva essere una hit perfetta per il periodo folk pastorale degli Heart, ora invece resa nel nuovo formato power-ballad. Il problema più grande è che su questa impalcatura Aor non riesce a emergere lo straordinario talento vocale di Ann Wilson, che rimane perimetrato, quasi ingabbiato, in numeri pur affascinanti come “Johnny Moon” e “(Beat By) Jealousy”.

Passionworks è un altro fiasco commerciale, affossato dal singolo “Allies” che non va oltre la posizione 83 nella classifica statunitense. Ann Wilson inizia a interrogarsi leggendo le diverse critiche negative: che gli Heart abbiano già superato la data di scadenza? Il tour del disco è ovviamente un successo, ma dopo oltre 12 milioni di copie vendute la Cbs Records è stufa degli ultimi risultati. Senza un’etichetta discografica, gli Heart licenziano il manager Ken Kinnear, decisi a svoltare la propria carriera con la società americana Hk Management e un nuovo gestore, Trudy Green. Pur essendo una donna di ferro, Green non riesce subito a procurare agli Heart un nuovo contratto, fino all’arrivo della Capitol Records che però pone condizioni particolari: la band dovrà essere disponibile a incidere cover o comunque collaborare con altri artisti gestiti dalla stessa etichetta. Le Wilson non sono affatto convinte, ma accettano in mancanza di altre proposte decenti.
Prima mossa della Capitol, nominare Ron Nevison come produttore, visto il suo passato con numerosi successi pop e soprattutto da ingegnere del suono su “Physical Graffiti”. Il rapporto tra le Wilson e Nevison non è tra i migliori, ma Ann e Nancy accettano di affidarsi a lui per la realizzazione di un nuovo album che dovrà rilanciare la band dopo due lavori di scarso impatto commerciale. Dopo la comparsata sulla ballad strappalacrime “Almost Paradise” – in coppia con Mike Reno per la colonna sonora del film “Footloose” – Ann Wilson si mette al lavoro sulle prime canzoni agli studi Record Plant di Los Angeles.

Il power-rock “Never” viene composto con la cantautrice americana Holly Knight, tra i diversi singoli che trascinano Heart, pubblicato dalla Capitol nel giugno 1985. Il disco segna il ritorno al successo della band, che spopola su Mtv grazie a un efficace sound mainstream affinato da Nevison in fase di produzione. Le condizioni dettate dall’etichetta statunitense alla fine pagano, perché gli Heart, in evidente difficoltà negli ultimi album, si aprono a collaboratori esterni come appunto Holly Knight che firma anche l’orecchiabile “All Eyes”. A partire dal veloce hard-rock “If Looks Could Kill”, tra i singoli che si arrampicano in classifica, il sound degli Heart mantiene un gusto prettamente mainstream, ma, a differenza degli ultimi lavori, è un Aor decisamente sopra la media.
L’album spopola fino a diventare il più grande successo commerciale del gruppo, al primo posto nella Billboard 200 e cinque volte disco di platino secondo i dati di vendita della Riaa. Il vero botto del disco è la solenne power-ballad “What About Love”, già registrata dalla band canadese Toronto e ora immortalata dalla voce ritrovata di Ann Wilson con il contributo della musa Grace Slick. Il brano è forse uno dei più importanti manifesti dello stile Aor a stelle e strisce e rilancia le quotazioni di una band ormai in profonda trasformazione. Nevison dimostra di saper fare il suo mestiere, affidando alla voce di Nancy la ballad romantica “These Dreams”, scritta da Bernie Tupin con Martin Page.
C’è però anche un pubblico più duro da non abbandonare completamente, così arriva il glam-metal di “The Wolf” e “Shell Shock” a rendere meno traumatico il passaggio sonico. Il resto è puro eighties-style, dagli effetti cinematografici di “Nobody Home” al power-pop “Nothin’ At All” firmato da Mark Mueller.

Solitamente utilizzato per gli album di debutto, il titolo omonimo del disco rappresenta un brillante nuovo inizio per il gruppo, che però è in realtà a un brevissimo passo dall’essere spazzato via dal music business. Il cambio di direzione passa anche per l’estetica imposta dai gusti del periodo, tra montagne di capelli a sfidare la gravità e ore di posa per produrre video in heavy-rotation su Mtv. Le Wilson stringono così il loro personale patto con il diavolo, mettendo il corpo ben in evidenza a dispetto dei tanti sforzi compiuti per lottare contro un sisema maschilista. Dalle ballerine di velluto si passa ai tacchi alti e gli abiti di latex, che sembrano obbligatori per restare aggrappati al successo. Come mostrato all’industria musicale da Prince nel video di “Purple Rain”, il formato televisivo è ormai al centro della scena, portando la Capitol a investire migliaia di dollari per spingere il gruppo. Le Wilson sono infuriate per i sempre più frequenti commenti sui loro corpi – se Ann avesse le forme perfette di Nancy, se Nancy avesse il viso conturbante di Ann – e lo stress da tour e video fa il resto. La Capitol pensa più a come far apparire magra la sua cantante di punta che ai prossimi passi degli Heart a livello discografico.

Il tour mondiale in promozione del nuovo disco è ovviamente immenso: quasi duecento concerti dall’America al Giappone. L’eccessiva esposizione mediatica rende le sorelle Wilson estremamente riconoscibili, braccate da centinaia di fan ad ogni concerto. Sono costrette a vivere come recluse, in stanze d’albergo sempre diverse. Dieci anni dopo i disperati tentativi per convincere le radio americane a passare i primi singoli, Ann e Nancy sembrano schiacciate dal peso della popolarità. Tra una data e l’altra, nel luglio 1986, Nancy Wilson sposa lo scrittore e sceneggiatore californiano Cameron Crowe, conosciuto a una festa privata. È giusto una piacevole pausa in un rush senza fine, condito dal ritorno in studio all’inizio del 1987 con Ron Nevison, per lavorare al nuovo disco Bad Animals, in uscita a maggio. Ovviamente, l’album continua imperterrito sul sentiero del mainstream rock, a partire dall’hard-rock radiofonico di “Who Will You Run To”, scritta da Diane Warren e praticamente pronta per il podio della classifica di Billboard. In uno scenario surreale tra l’apocalittico e l’antico Egitto, il power pop trascinante di “There’s The Girl” vede una nuova, riuscita collaborazione con Holly Knight per un'altra debordante performance vocale che conferma le band tra le portabandiera del nuovo Aor made in Usa.
Agli Heart, però, sembra quasi vietato di comporre canzoni in autonomia, a parte pochi numeri come la title track – intenso momento di riappropriazione dello status di band indipendente sul canto disperato di Ann Wilson – il mix tra rock e pop di “Easy Target” e l’oscura folk-ballad corale “RSVP”. Così il resto del disco vede una band impegnata a trasformare il lavoro altrui in instant-classic, come la romantica “Alone” (del duo Kelly-Steinberg) e la sintetizzata “Wait For An Answer”, frutto di una nuova collaborazione delle Wilson con la cantautrice canadese Lisa Dal Bello. Se certe interpretazioni vocali di Ann sono ancora da applausi, come sul midtempo di “I Want You So Bad”, brani come “You Ain't So Tough” sono invece appiattiti da un sound ormai proposto come una catena di montaggio per gli spettatori di Mtv. Ma finché ci sono le vendite – triplo disco di platino negli Usa – sembra andare tutto bene.

Nove - Il Diavolo su Mtv

Heart - Ann e Nancy WilsonIl tour europeo di Bad Animals inizia subito dopo la pubblicazione del disco, con i sold-out che si sprecano. Gli Heart sono una macchina impazzita, sorretta da quello stupefacente carburante chiamato cocaina, che porta Ann Wilson ad avere alcuni attacchi di panico sul palco. Il consumo serve alla cantante per ridurre l’appetito ed evitare di ingrassare ulteriormente, portandola però a un pensiero sempre più paranoico. Trasferitosi negli States, il nuovo estenuante tour chiude alla fine del 1988, quando Ann decide che è arrivato il momento di fermarsi e darsi una ripulita. Ma è solo una vaga idea, presto annientata dai diversi pusher di Seattle che la riforniscono di droga da abbinare a una bottiglia di champagne. Per sua fortuna, Ann viene controllata a vista dalla sorella Nancy, che interviene in maniera rude per fermare almeno la spirale dell’abuso e dunque evitando guai peggiori.
Il decennio 80 volge al termine quando gli Heart tornano in studio con il nuovo produttore Richie Zito, già al lavoro con Elton John, Cher e Giorgio Moroder. Nonostante il cambio alla regia, Brigade non si discosta di un centimetro dall’impostazione degli ultimi due lavori per la Capitol, anzi alza il tiro sia in termini di durata che di cover di brani altrui. Tredici tracce che iniziano con l’hard-rock patinato di “Wild Child” e finiscono con la ballad beatlesiana “I Love You”. Nel mezzo, questa volta, un insieme di brani più patinati, dal nuovo singolone Aor “All I Wanna Do Is Make Love To You” a “Stranded”, ennesima melodia midtempo buona per l’ennesimo video da far ruotare impazzito su Mtv. Del vecchio sound non è rimasto più nulla, a parte la bluesy “Call Of The Wild”, che anche stavolta non casualmente è una delle poche opportunità che Zito lascia agli Heart.
Brigade è l’ultimo stadio del patto stretto dalla band con la Capitol per il successo planetario, ma la ripetitività del sound è ormai ottima solo per le vendite. Brani come “Secret” e “I Didn’t Want To Need You” sono gli ultimi esempi di un mainstream rock che ormai inizia a mostrare la corda, tranne per i tantissimi nuovi fan della band che trascinano Brigade al terzo posto della classifica di Billboardportando al doppio disco di platino negli States.

Avviato l’ennesimo tour mondiale da tutto esaurito, Ann e Nancy iniziano a interrogarsi, dopo aver svenduto il proprio talento per eseguire brani altrui in cambio del successo ritrovato. Si parte in Germania, ma la band è già stanchissima, soprattutto le due sorelle Wilson che hanno estremamente bisogno di fermarsi e non solo fisicamente. Da sempre attente ai diversi generi musicali di tendenza, Ann e Nancy si avvicinano al nascente panorama grunge che tra l’altro si sviluppa proprio a Seattle. C’è un locale in particolare, il RKCNDY, che vuole organizzare una “Heart Tribute Night” con una decina di band cittadine che non vedrebbero l’ora di suonare davanti ai veri Heart. Ann e Nancy accettano di andare alla serata, ma quando vedono dal vivo giovani aspiranti rocker che suonano vecchi brani, una qualche forma di scintilla si accende: gli Heart sono davvero finiti così male, artisticamente parlando? Sono già un gruppo da soffitta dei ricordi di ragazzini che vogliono cambiare approccio al rock’n’roll? La tragica morte di Andy Wood dei Mother Love Bone fa il resto, con un’intera comunità radunatasi nella primavera del 1990 per piangere il leader di quelli che poi sarebbero diventati i Pearl Jam. La casa di Ann a Seattle diventa un luogo spirituale per gente come Chris Cornell e Jerry Cantrell, a caccia di consigli e di amore platonico.
Tra una festa scatenata e l’altra, le nuove leve del grunge parlano dirette e aperte: hanno tanto apprezzato il lavoro degli anni 70, ma non capiscono i video e lo stile degli anni 80. Ann ripensa al patto stretto con il diavolo, ma i pensieri sfuggono quando riceve una telefonata dall’ospedale che le annuncia l’imminente nascita di sua figlia, Marie Lamoureaux Wilson. La bimba viene partorita da una misteriosa ragazzina sedicenne, affidata in adozione ad Ann che ha scoperto dai dottori di essere poco fertile e con alto rischio di complicazioni in una eventuale gravidanza. Di fatto, la nascita di Marie salva Ann Wilson che smette di consumare cocaina. Il nuovo status di madre la responsabilizza, ovviamente, ma soprattutto le infonde nuova linfa per scrivere canzoni. Negli Stati Uniti impazza il dibattito politico sulla Guerra del Golfo, con l’associazione benefica Red Cross che sta organizzando un concerto a Seattle a sostegno delle truppe. Vengono invitati anche gli Heart, ma gli Heart non esistono più, perché le sorelle Wilson hanno deciso di licenziare tutta la band alla fine del tour di Brigade. Ann e Nancy non vogliono esibirsi in duo, così richiamano la vecchia amica Sue Ennis e il cantante Frank Cox, con l’idea di mettere in piedi un gruppo vocale in acustico. Viene così ritrovato il piacere di suonare vecchia roba come brani di Paul Simon, Bob Dylan e una versione al mandolino dell’amata “The Battle Of Evermore”. Nancy Wilson passa alla chitarra solista, eccitata all’idea di guidare una band senza alcuna pretesa commerciale, solo per il gusto di fare musica.
Per partecipare al concerto benefico a Seattle, i quattro decidono di darsi anche un nome, i The Lovemongers. Il nuovo gruppo si esibisce così al Paramount Theatre dopo gli Alice in Chains, un totale di sei canzoni acustiche che infiammano il pubblico e gli stessi Lovemongers. Le sorelle Wilson sono ormai convinte che bisogna abbandonare i ragionamenti con le major e le canzoni preconfezionate, tornare alle origini e ripartire con rinnovato entusiasmo.

Nel settembre 1991 esce il secondo album dal vivo degli Heart, dal titolo Rock The House Live!. Registrato in presa diretta al Centrum di Worcester nel novembre 1990, il disco non rappresenta in alcun modo la quasi ventennale carriera della band, essendo totalmente incentrato sui brani registrati in studio con la Capital. L’unica eccezione è sul finale con una versione glam-metal di “Barracuda”, per il resto vengono selezionati brani più da arena-rock (“Wild Child”, “If Looks Could Kill”) a evitare un collegamento troppo netto con il formato predominante, ovvero la power-ballad per il formato videoclip. Ann e Nancy decidono così di accantonare gli Heart per un anno, dedicandosi al progetto Lovemongers che prevede una serie di date live davanti a un pubblico ristretto, all’interno di piccoli club come il New Melody Tavern, dove ospitano una sera il cantante Chris Cornell.
Le sorelle Wilson tornano al lavoro con i rientranti Leese e Carmassi verso la metà del 1992, negli spazi dei nuovi Studio X recentemente acquistati come operazione d’investimento nell’area di Seattle. Questa volta la Capitol deve cedere in larga parte, perché gli Heart vogliono tornare con brani propri e limitare al massimo l’inserimento di canzoni altrui. Le interpretazioni di terzi sono così perimetrate nel nuovo Desire Walks On, dal solito power-pop di “Will You Be There (In The Morning)” alla ballata “The Woman in Me”, già registrata nel 1982 da Donna Summer. A parte l’accorata cover di “Ring Them Bells” (Bob Dylan) con la voce di Layne Staley, il resto del disco vede il ritorno delle Wilson alla guida dei loro stessi brani. L’incedere pop-metal di “Black On Black II” fa ben sperare, in primis per il canto di Ann Wilson, mentre il ritrovato folk elettro-acustico di “Back To Avalon” è un graditissimo ritorno al sound originario della band.
L’album non riesce però a scrollarsi completamente un sound orientato al mainstream, come nell’oscura “Rage” o sulla power-ballad “In Walks The Night”, che ha però il merito di essere più strutturata tra parti di chitarra, voci e controcanto. In sostanza, l’Aor è ora aggiornato in maniera più ragionata e meno ossessionata dalla cima delle classifiche – che infatti non arriverà dopo le uova d’oro covate dai precedenti tre album – come ad esempio nelle ipnotiche tastiere di “Voodoo Doll”. C’è persino un ritorno a certe atmosfere zeppeliniane, come sulla title track finale che sale magniloquente tra riff e parti orchestrali da fine del mondo. Nonostante il plauso della Capitol, il disco non riesce minimamente a bissare il successo dell’ultimo Brigade, in un contesto musicale che sta cambiando nuovamente con l’esplosione di “Nevermind” e di tutta la scena di Seattle.

Dieci - La strada verso casa

Heart - Ann e Nancy WilsonA bilanciare le scarse vendite di Desire Walks On ci pensa ovviamente il nuovo tour mondiale, spinto da diverse ospitate tra Mtv e popolari late-show americani. La line-up del gruppo cambia: dentro il bassista Fernando Saunders e il batterista Denny Fongheiser. La versione in lingua spagnola di “Will You Be There”, voluta insistentemente dalla Capitol, permette agli Heart di suonare in America Latina, con una memorabile data sold-out a Mexico City. Il tour si deve spostare subito dopo in Cile, mentre Ann fa sempre più fatica, ora che viaggia con una bambina piccola. Dopo l’esperienza più intima dei Lovemongers, le Wilson sentono sempre più l’esigenza di suonare davanti a platee più ristrette, ecco perché nasce l’idea di un concerto acustico, unplugged, per coprire il primo degli ultimi due album inseriti nel contratto con la Capitol. Per l’occasione viene prenotato per tre serate il Backstage Club di Seattle, dal 12 al 16 agosto 1994.
Intenzionate a proseguire la loro carriera in versione più acustica, Ann e Nancy vogliono il sound perfetto e decidono di contattare uno dei migliori al mondo, John Paul Jones. In veste di produttore ed arrangiatore, l’ex-Zeppelin tira a lucido persino il repertorio degli ultimi anni, in aggiunta a quello storico che rappresenta il cuore di The Road Home, pubblicato nell’estate del 1995. La magia dell’album scatta fin dai primi accordi malinconici di “Dreamboat Annie”, cantata con sincerità enorme da Ann e Nancy. Dopo i frenetici anni 80, le sorelle Wilson avevano bisogno di tornare a dimensioni più umane e la pura intimità folk di “Dog And Butterfly”. Il disco offre anche l’inedito gospel-soul “(Up On) Cherry Blossom Road”, seguito dal mandolino esoterico di John Paul Jones, che riesce a trasformare brani più convenzionali come “Back To Avalon”, “Alone” e “These Dreams” in preziose gemme tra l’acustico e l’orchestrale.
Il live scorre come nel salotto di casa, quando Ann attacca il primo verso di “Love Hurts”, versione disperata della hit pubblicata dalla hard-rock band scozzese Nazareth, prima di lanciarsi nel funky acustico con “Straight On” e di nuovo nel gospel con “All I Wanna Do Is Make Love To You”. L’atmosfera è ormai caldissima, il pubblico si esalta sull’intro orchestrale di “Crazy On You”, con il canto a cappella di Ann che conduce verso un arrangiamento che piacerebbe ai nuovi fan del grunge. Atmosferica la cover pastorale di “River” (Joni Mitchell), mentre la versione hard-folk di “Barracuda” manda completamente in visibilio gli spettatori.
The Road Home è il live-set che riconcilia le sorelle Wilson con il mondo della musica, tornando alle origini dopo diversi anni vissuti a cento all’ora inseguendo lo stardom e le vendite a sei zeri.

L’uscita di The Road Home sancisce anche la fine del rapporto tra gli Heart e la Capitol, dopo circa 20 milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Nancy Wilson chiama la sorella, si incontrano a casa sua a Seattle: vuole uscire per un po’ dal progetto Heart, concentrarsi sul lavoro del marito Cameron Crowe che ha bisogno di un partner per le colonne sonore dei suoi film. Ann prega Nancy di ripensarci, non può immaginare una separazione del genere. Gli Heart sono in un momento di difficoltà tra bollette e cause legali pendenti, e le vendite di The Road Home non aiuteranno (circa mezzo milione negli States). Inizialmente recalcitrante, Ann Wison pensa successivamente al bene della sorella, accettando la sua decisione. Nasce così la Ann Wilson Band, con il fido Leese alla chitarra, Jon Bayless al basso e Ben Smith alla batteria. Il repertorio è completamente diverso dal sound degli Heart, un R&B ricco di cover – “It’s A Man’s World”, “Gimme Shelter” – che ospita a ogni serata live una sezione fiati diversa. Senza il nome Heart, la Ann Wilson Band fatica a trovare date remunerative, esibendosi principalmente tra fiere, basi militari e sale da gioco. Gli spostamenti sono in autobus, per centinaia di miglia, riportando Ann indietro di vent’anni.

Dopo aver lavorato alla colonna sonora del film “Jerry Maguire”, Nancy Wilson si esibisce per la prima volta da solista nel marzo 1997, durante una serata a Santa Monica in un negozio di strumenti musicali. Mentre tenta disperatamente di avere un figlio, Nancy torna a lavorare con Ann per il disco d’esordio dei Lovemongers, pubblicato dalla piccola etichetta Will Records nel dicembre 1997. Intitolato Whirlygig, l’album è introdotto dal pop sintetico “City On The Hill”, seguito dalla scanzonata “Miracle Girl”. Con Sue Ennis e Frank Cox, le sorelle Wilson lavorano in particolare su tessiture canore lontane da quelle disperate degli Heart, come sulla marcia funebre “Two Black Lambs”. L’introduzione di componenti elettroniche – “No School Today” – prova a rinnovare il sound, spinto addirittura verso un jazz-lounge in “The Vegas Gene”. Interessante il pop-blues “Kiss”, seguito dalle inflessioni orientali di “Elysian” e dal rock armonico in “Heavy Sedation”. Un lavoro sincero, senza alcuna velleità commerciale, solo per suonare bene insieme, ma di scarso appeal sia per i fan degli Heart che per i neofiti.

Uscito Whirlygig, Ann e Nancy tornano in tour per un totale di dodici date alla fine del 1997, in partenza dal leggendario Fillmore di San Francisco. Dopo aver preso in adozione un secondo figlio maschio, Ann torna a esibirsi nuovamente senza Nancy nel corso del 1998, questa volta con il nome Heart featuring Ann Wilson. Gli spettatori aumentano sensibilmente, ma la critica musicale non risparmia la cantante, insultata nemmeno troppo velatamente per aver “mangiato la sorella”. Quello del peso è un problema serio per Ann, che alla fine decide di intervenire a livello chirurgico per ridurre lo stomaco. Alla fine del 2001, una strana operazione della Beyond Music porta alla pubblicazione a nome Heart del disco natalizio Heart Presents A Lovemongers' Christmas, già pubblicato nel 1998 a nome Lovemongers con il titolo Here Is Christmas. Passate le festività natalizie, Nancy apre alla possibilità di tornare in tour con gli Heart, principalmente per motivi economici. Un breve tour estivo di circa due mesi, con Mike Inez degli Alice in Chains al basso, malinconicamente pubblicizzato come Summer of Love Tour.
Dalla data dell’8 agosto 2002 al Paramount Theatre di Seattle viene pubblicato il doppio disco Alive In Seattle, aperto da una robusta versione di “Crazy On You”. Il basso di Inez restituisce linfa vitale al sound della band, che si lancia sull’hard-pop inedito di “Sister Wild Rose” e sul beat di “The Witch” (Sonics). Sostenute dall’ottima sezione ritmica – alla batteria c’è Ben Smith – le sorelle Wilson ritrovano l’alchimia perduta, divertendosi più che mai sull’irresistibile funky di “Straight On” e quasi emozionandosi quando attacca l’intro acustica dell’epica “Mistral Wind”.
L’esperienza acustica di The Road Home porta nuova maturità al magico classico “Dog And Butterfly” in versione duo, seguito dalla ballad “Mona Lisa And Mad Hatters” (Elton John) e soprattutto dalla leggendaria “Battle of Evermore” guidata dal mandolino di Nancy non lontano dai sentieri di John Paul Jones.
Il secondo disco si illumina ancora con le tre chitarre su “Magic Man”, ancora con un grande Inez al basso, prima di una commovente versione dell’ode zeppeliniana “Love Alive”. Gli Heart fanno un grande regalo ai fan storici, dimostrando di stare ancora perfettamente in piedi nonostante gli anni e le tante turbolenze: quando parte il riff di “Barracuda”, è puro ritorno al sacro fuoco dell’hard rock. Si chiude con il graffio di “Black Dog” e la carezza di “Dreamboat Annie”. Semplicemente, gli Heart.

Undici - Move On

Heart - Ann WilsonDopo la felice esperienza dell’ultimo tour estivo, Ann e Nancy Wilson si ritrovano in studio nell’autunno 2003, insieme al nuovo produttore Craig Bartock, aggiunto come chitarrista solista alla line-up degli Heart. Jupiters Darling – pubblicato nel giugno successivo – segna il ritorno della band dopo oltre dieci anni da Desire Walks On, con una ritrovata vena compositiva e un approccio più vicino al rock classico. Introdotto dal brillante country-pop “Make Me”, il disco sorprende per freschezza e varietà di stili che rendono più fluido un ascolto di oltre un’ora. Grazie alla potente sezione ritmica formata da Mike Inez e Ben Smith, brani come “Oldest Story In The World” e “Move On” assumono connotati più hard, piacevolmente intervallati dai soliti momenti zeppeliniani come sullo stomp-folk “Things”. Gli Heart centrano diverse ballate con un piglio più energico, dalla beatlesiana “Enough” al mandolino rinascimentale di “I Need The Rain”. “Vainglorious” si addentra nei confini del grunge, mentre la romantica “No Other Love” è l’unica cover dal repertorio del cantautore californiano Chuck Prophet.
Jupiters Darling si fregia successivamente del contributo di Mike McCready (Pearl Jam) sull’incedere ipnotico di “Led To One”, seguito dal blues “Down The Nile” e dal funky distorto “I’m Fine”. Preziosa anche la chitarra in classico grunge-style di Jerry Cantrell sull’ottima “Fallen Ones”, mentre la voce di Ann Wilson si esalta sulla folk-ballad “Lost Angel”. Un disco sorprendente, non abbastanza clamoroso per riportare gli Heart al centro della scena musicale, ma che suona fresco e soprattutto moderno.

Jupiters Darling vende circa 100mila copie e raggiunge la Billboard Top 100, apprezzato in particolare dalla critica che lo descrive come uno dei migliori lavori della band. Gli Heart si imbarcano in un nuovo tour estivo per un totale di 60 date tra Europa e Stati Uniti, prima di concedersi una lunga pausa per quasi tutto il 2005. Il ritorno sul palco è all’inizio del 2006, in occasione di una serata tributo organizzata da VH1 con il titolo “Decades Rock Live”, alla quale partecipano Rufus Wainwright, Dave Navarro e i riuniti Alice in Chains. Il risultato è Live In Atlantic City, che verrà pubblicato dalla earMUSIC ben 13 anni più tardi. Come una specie di Hearts & Friends, il concerto di Atlantic City ospita inizialmente la chitarra di Dave Navarro sul trittico “Bèbè Le Strange”, “Straight On” e “Crazy On You” dal repertorio storico. Arriva poi il turno della nuova stella del country americano Gretchen Wilson, che si lancia su “Even It Up” e sulla cover di “Rock And Roll”. L’approccio hard viene smorzato dalla voce inconfondibile di Rufus Wainwright sulla melodia cristallina di “Dog And Butterfly”, seguito sul palco da Phil Anselmo e dai riuniti Alice in Chains in una versione heavy di “Would?”. Brividi su “Rooster” cantata da William DuVall con il contributo di entrambe le Wilson, che tornano sui loro territori con “Magic Man” e “Misty Mountain Hop” prima dell’apoteosi finale con la corale “Barracuda” a cui partecipano tutti gli special guest con Duff McKagan in un’orgia di chitarre elettriche.

Impegnate con i bambini, Ann e Nancy Wilson si concentrano su brevi tour estivi, spesso insieme a band come Cheap Trick e Journey. Il 17 aprile 2007 si esibiscono all’Orpheum Theatre di Los Angeles per un concerto speciale, che ripropone dal vivo l’intero primo disco Dreamboat Annie. In Dreamboat Annie Live trovano spazio anche le nuove versioni di “Goodbye Blue Sky” (Roger Waters) e “Love, Reign o’er Me” (Townshend).

Pochi mesi dopo esce Hope & Glory, primo album da solista di Ann Wilson per l’etichetta Rounder. Prodotto dal canadese Ben Mink, da tempo collaboratore di K.D. Lang, il disco è composto esclusivamente da cover di brani altrui, con la complicità di diversi ospiti ed amici. Dal pop orchestrale “Where To Now St. Peter?” (con lo stesso Elton John) al country-rock “War Of Man” (con Alison Krauss), l’album è più un’occasione per suonare insieme che un vero lavoro di debutto. Le esecuzioni sono gradevoli e ben fatte, come la versione in crescendo di “A Hard Rain’s A-Gonna Fall” (con Rufus Wainwright) o quella in chiave bluegrass di “Bad Moon Rising” con la country-singer Gretchen Wilson. Nel mezzo, l’ennesimo omaggio ai Led Zeppelin in una reinterpretazione electro-folk di “Immigrant Song”. Ma Hope & Glory è alla fine un disco buono solo per i veri appassionati della rocker statunitense.

Dopo la morte di entrambi i genitori, Nancy Wilson deve affrontare nel 2008 un sofferto divorzio da Cameron Crowe, dopo quasi 30 anni di matrimonio. Per Ann invece ci sono problemi di salute, in particolare al fegato dopo decenni di abusi di sostanze alcoliche in mancanza della droga. Le due sorelle si riuniscono così in studio prese dall’esigenza di mettere in musica i propri demoni, con il nuovo produttore Ben Mink. Il risultato è Red Velvet Car, uscito nell’estate 2010 dopo l’ingresso nel gruppo del nuovo bassista Ric Markmann e dello stesso Mink alla chitarra solista. A sei anni di distanza dall’ottimo Jupiters Darling, c’è una discreta attesa, per capire se gli Heart sono ancora sulla cresta dell’onda, almeno negli Stati Uniti. L’apertura delle danze è affidata al blues acustico “There You Go”, seguito dal numero in stile Pearl Jam “WTF”, non a caso scelto come singolo di lancio del disco. Ann Wilson scalda l’ugola sulla ballad orchestrale che offre il titolo all’album, lanciandosi nell’agrodolce pop-folk “Queen City” prima del country “Hey You” cantato da Nancy. La band accelera nuovamente a ritmo di dobro su “Safronia's Mark”, riprendendo il grunge-sound in brani come “Death Valley”.
Red Velvet Car non ha la stessa forza dirompente del precedente Jupiters Darling, ma offre un insieme di canzoni ben cesellate, più morbide ma intimamente sincere.
A sorpresa, però, Red Velvet Car arriva al decimo posto nella classifica di Billboard, trascinato da una fanbase mai sopita negli anni. Pur sottolineando la perdita del tocco magico, la critica apprezza il disco e spinge il successivo tour canadese soprannominato Zamboni, in ricordo dei vecchi tempi. I concerti sono tutti sold-out, in tendenza tra i più seguiti dell’anno dopo Lady Gaga e Rihanna.

Nell’estate del 2011 gli Heart accettano di fare da spalla ai Def Leppard nel loro tour mondiale, arrivando fino in Australia dove non si sono ancora mai esibiti. In autunno ricevono la nomination per entrare nell’ambita Rock and Roll Hall of Fame, mentre fervono i preparativi per il nuovo disco, Fanatic, che uscirà nel 2012. Prodotto nuovamente da Ben Mink, il disco viene assemblato dopo quasi due anni di prove spezzettate tra un live e l’altro.
La title track torna a un hard rock venato di blues, mentre nella successiva “Dear Old America” si ascolta un efficace mix di chitarre slide e strumenti classici tra hard e psichedelia. L’unica collaborazione sull’album è con Sarah McLachlan nella molle ballad orchestrale “Walkin’ Good”, seguita dall’interessante mix tra blues-rock e campionamenti elettronici in “Skin And Bones”. Gli Heart propongono un rock muscolare in “A Million Miles”, tornando a omaggiare gli Zeppelin nell’esotica “Mashallah!”. In “59 Crunch” vengono innestate impalcature hard-psych, mentre il finale “Corduroy Road” mescola in maniera creativa riverberi di chitarra, atmosfere da spazio siderale e arrangiamenti nordafricani.
Fanatic è così un disco che riesce nell’ambizioso intento di portare il vecchio sound della band in uno scenario più contaminato e contemporaneo.

Dodici - Una strana euforia

Heart - Ann e Nancy WilsonRipresa l’attività in studio con ottimi risultati, Ann e Nancy Wilson completano forse il lavoro della vita dopo circa dieci anni di assemblaggi, registrazioni e minuziosa attività di compilazione. Con oltre tre ore di musica, Strange Euphoria è la retrospettiva di una lunga e soddisfacente carriera, in quattro dischi e un bonus in esclusiva per Amazon. Il box-set è effettivamente una manna per i fan e per tutti i neofiti che vogliono avvicinarsi al sound degli Heart. Il kolossal musicale inizia con “Through Eyes & Glass”, pastorale sussurrata da Ann Wilson insieme ai suoi Daybreaks nel lontano 1969. L’esordio discografico di Dreamboat Annie è raccontato tramite le versioni demo di “Magic Man” (in acustico) e “Crazy On You”, con la resa live del funky “White Lightning & Wine” all’Aquarius Tavern di Seattle nel giugno 1976. Dal successivo Little Queen vengono scelte la magica ode zeppeliniana “Love Alive” e la tonante versione di “Barracuda” all’Universal Amphitheatre di Los Angeles (1977). Il primo disco della mastodontica compilation si conclude con la squillante demo di “Heartless” – tra i brani più freschi del contestatissimo Magazine – e la toccante versione acustica di “Dog And Butterfly”.
Il secondo disco di Strange Euphoria include la demo dell’inedita “Lucky Day”, nel classico stile power-ballad per il pubblico di Mtv della metà degli anni 80. Con l’ospite d’onore John Paul Jones, la versione live acustica di “Never”, seguita da due inediti – il funky groove di “Unconditional Love” e la pop-ballad “High Romance” – e la beach demo di “Desire Walks On”.
Interessante la selezione per il terzo disco, che parte con il folk acustico di Nancy Wilson in live da solista al McCabe’s Guitar Shop di Los Angeles. Insieme ad Ann segue la ballata malinconica “She Still Believes” in presa diretta da un vigneto a Saratoga Mountain, mentre la successiva “Any Woman's Blues” vede la partecipazione della band locale Seattle Blues Revue Horns. Spazio ad altre chicche nascoste, dal folk luccicante “Boppy's Back” all’armonica blues in “Love Or Madness”, dal tour di Ann e Nancy nell’estate 1999.
Il quarto disco propone invece un intero live risalente al 1976 per l’emittente televisiva Kwsu, mentre il bonus-disc per Amazon è intitolato “Heart Zeppish” per la presenza di cinque cover dal repertorio degli Zeppelin. Menzione particolare per la brillante “Going To California” eseguita dal vivo, così come per “What Is And What Should Never Be” con la partecipazione dello stesso John Paul Jones.

Nel dicembre 2012, Ann e Nancy Wilson si esibiscono al Kennedy Center Honors per il tributo organizzato ai Led Zeppelin dalla Cbs. La versione di “Stairway To Heaven” con il figlio di John Bonham manda in delirio il pubblico, con un Robert Plant in lacrime. La viralità del video su YouTube porta alla pubblicazione del singolo su iTunes, raggiungendo in poche settimane la vetta dei Rock Singles e la posizione numero 20 su Billboard. Nell’aprile 2013 va in scena la cerimonia di induzione degli Heart nella Rock and Roll Hall of Fame, occasione unica per vedere riunite le sorelle Wilson con Roger Fisher e Steve Fossen per eseguire dal vivo “Crazy On You”.
L’anno successivo esce il nuovo live album Fanatic Live from Caesar's Colosseum, che ottiene un grande successo commerciale con il suo mix tra vecchi classici come “Barracuda” e le nuove composizioni originali presenti sull’ultimo lavoro in studio.

Nell’estate 2016, su etichetta Concord, viene pubblicato il nuovo album Beautiful Broken, prodotto da Nancy Wilson insieme a Dan Rotchild. Il materiale originale è composto da soli due brani, l’emozionato midtempo pop “Two” – cover dal songwriter R&B Ne-Yo – e l’ennesimo omaggio (riuscito) ai Led Zeppelin, “I Jump”. Per il resto, il disco contiene una serie di re-interpretazioni di canzoni già composte e pubblicate dagli Heart, a partire dal singolone heavy-metal “Beautiful Broken” con la partecipazione di James Hetfield alla voce. Da Bèbè le Strange, la rivisitazione orchestrale di “Sweet Darlin’” con l’arrangiamento in stile Elton John di Paul Buckmaster, e il gospel-soul di “Down On Me”. Da Passionworks vengono recuperate “Johnny Moon”, con atmosfere pinkfloydiane, e la ballata commerciale “Language Of Love”. Menzione speciale per il mix tra folk mistico, new age e sound orientali in “Heaven”, già inserito nell’ottimo Alive In Seattle. Il disco conferma le buone sensazioni dei lavori a partire da Jupiters Darling, confermando la posizione della band ormai riconosciuta al livello dei grandi.
Beautiful Broken ottiene un buon successo commerciale, arrivando nella Top 10 della classifica dei Rock Albums dell’anno secondo Billboard. Segue un nuovo tour statunitense in compagnia di Joan Jett e Cheap Trick, per un totale di trenta date.

Sembra filare tutto liscio, ma le insidie della vita sono sempre dietro l’angolo: la mattina del 27 agosto 2016, subito dopo una data al White River Amphitheatre di Auburn, Washington, il nuovo marito di Ann Wilson, Dean Wetter, viene arrestato con l’accusa di aver assalito i figli gemelli di Nancy, per una porta del suo camper lasciata aperta. L’episodio porta a una inattesa rottura nei rapporti tra le due sorelle, che finiscono il tour del 2016 solo per rispettare gli impegni presi con i promoter.
Nel corso del 2017, Ann e Nancy ammettono pubblicamente che il progetto Heart è temporaneamente in sospeso, mentre continuano a esibirsi da sole con le rispettive band.

Ann Wilson torna alle cover nel 2018 con Immortal, selezione che include la versione folk-ballad di “I Am The Highway” (Audioslave), il blues di “Luna” (Tom Petty) e l’heavy-metal orientaleggiante di “I’m Afraid Of Americans” (Bowie). Il suo terzo lavoro è datato 2022, dal titolo Fierce Bliss, introdotto dal singolo hard-Aor “Greed”. Il disco è un riuscito mix di cover – l’hendrixiana “Bridge Of Signs” da Robin Trower e la struggente “Love Of My Life” (Queen) in duetto con Vince Gill – e brani originali come la zeppeliniana “Angel’s Blues”.

Dopo due anni, il Love Alive Tour vede la reunion tra Ann e Nancy a partire da una prima esibizione al concerto benefico Love Rock NYC, ma la band che le accompagna è in realtà quella di Ann. L’attività è sporadica e non comprende lavori in studio, con Nancy Wilson che annuncia nel 2022 il suo progetto Nancy Wilson’s Heart, senza la sorella, con tonnellate di canzoni che hanno costruito un piccolo pezzo di storia americana.

Heart

Discografia

HEART
Dreamboat Annie (Mushroom, 1975)

7,5

Magazine (Mushroom, 1977)

6

Little Queen (Portrait, 1977)

8

Dog And Butterfly (Portrait, 1978)

7,5

Bébé Le Strange (Portrait, 1980)

6,5

Greatest Hits/Live (antologia, Epic, 1980)

Private Audition (Epic, 1982)

5

Passionworks (Epic, 1983)

5

Heart (Capitol Records, 1985)

7

Bad Animals (Capitol Records, 1987)6,5
Brigade (Capitol Records, 1990)

5

Rock The House Live! (Capitol Records, 1991)

5

Desire Walks On (Capitol Records, 1993)

6

The Road Home (Capitol Records, 1995)

7

These Dreams: Greatest Hits (antologia, Capitol Records, 1997)

Greatest Hits (antologia, Epic, 1998)

Greatest Hits: 1985–1995 (antologia, Capitol Records, 2000)
Heart Presents A Lovemongers’ Christmas (Beyond Music, 2001)
The Essential Heart (antologia, Sony Bmg, 2002)

Alive In Seattle (live, Epic, 2003)

7

Jupiters Darling (Sovereign Artists, 2004)

7

Love Songs (Epic, 2006)

Dreamboat Annie Live (Sony Bmg, 2007)

6,5

Red Velvet Car (Legacy, 2010)

6,5

Fanatic (Legacy, 2012)

7
Strange Euphoria (antologia, Legacy, 2012)

8

Fanatic Live From Ceasar’s Colosseum (Frontiers, 2014)

5

Beautiful Broken (Concord, 2016) 6,5
Live In Atlantic City (live, earMUSIC, 2019)

6,5

5,5

THE LOVEMONGERS

Whirlygig (Will Records, 1997)

6

Here Is Christmas (2b Music, 1998)

5

ANN WILSON

Hope & Glory (Rounder, 2007)

6
Live At The Belly Up: The Ann Wilson Thing! (live, Rounder, 2016)
Immortal (BMG, 2018)

6

Fierce Bliss (Silver Lining, 2022)

6,5

Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

Crazy On You
(videoclip da Dreamboat Annie, 1975)

Dreamboat Annie
(videoclip da Dreamboat Annie, 1975)

Magic Man
(videoclip da Dreamboat Annie, 1975)

Barracuda
(videoclip da Little Queen, 1977)

Dog And Butterfly
(videoclip da Dog And Butterfly, 1978)

What About Love?
(videoclip da Heart, 1985)

 

There's The Girl
(videoclip da Bad Animals, 1987)

 

All I Wanna Do Is Make Love To You
(videoclip da Brigade, 1990)