In un’affollata conferenza stampa, Nick Cave presenta il nuovo lavoro con i Bad Seeds, "Dig, Lazarus, Dig!!!".
Giacca grigia, camicia rosa aperta, grandi anelli alle dita della mano destra e fare rilassato e scherzoso. Cave saluta e prima che le macchine fotografiche inizino a scattare, inforca un paio di grandi occhiali da sole che cerca di far passare per ottici.
Dove ha trovato l’ispirazione per "Dig, Lazarus, Dig!!!" e perché proprio Lazzaro?
Non saprei. Non so da dove arrivi l’ispirazione. Non so nemmeno cosa sia l’ispirazione: mi considero un lavoratore.
Pensavo che Lazzaro potesse essere un’ottima guida nel mondo sotterraneo di questo disco.
Le sue liriche sono piene di personaggi del passato portati ai tempi nostri.
Sì, è una cosa che faccio spesso. Prendere personaggi dalla mitologia – come Orfeo o, in questo caso, Lazzaro – e rapportarli ai nostri tempi assume un grosso peso emotivo nella nostra psiche. Nel momento in cui decontestualizzi un personaggio, raggiungi un grado di comprensione diverso che ti permette di presentare la storia in maniera differente. Cantare “Dig, Lazarus, Dig!!!” ha un peso ben diverso di “Dig, Giovanni, Dig!!!”.
Come ha pensato di associare Lazzaro a Houdini?
Mentre stavo scrivendo il brano “Dig, Lazarus, Dig!!!”, stavo leggendo la biografia di Houdini scritta dal mio amico newyorkese Larry Sloman. Houdini ha investito tantissimo tempo della sua vita nel tentativo di smascherare persone che si spacciavano per medium e ci speculavano sopra. C’è stato questo nesso piuttosto naturale. Provo molta ammirazione per Houdini. È stato il primo uomo a pilotare un aeroplano in Australia. Scommetto che non lo sapevate.
"Dig, Lazarus, Dig!!!" è riuscito esattamente come voleva o pensava a un disco completamente diverso?
L’idea era quella di fare un album in qualche modo acustico, che fosse guidato da una chitarra ritmica acustica. Pensavamo di fare un disco acustico, aggressivo e gioioso, con molti effetti sonori. E questo è quello che "Dig, Lazarus, Dig!!!" è: rumore gioioso.
Lo considera una continuazione del progetto Grinderman?
Quello dei Grinderman è un progetto a lungo termine e non si limiterà a un solo album. In effetti stiamo lavorando proprio in questi giorni al secondo.
Ovviamente ha un avuto un impatto notevole su questo disco dei Bad Seeds, un impatto estremamente positivo perché nessuno saprà come suonerà il prossimo lavoro e questo evita di lasciarci riposare sugli allori e diventare compiacenti con noi stessi.
Cosa l’ha spinta a creare il progetto Grinderman?
Volevo suonare su un disco che avesse un suono completamente diverso: mi ero reso conto che negli ultimi quattro o cinque dischi dei Bad Seeds l’idea ruotava attorno a me e al mio pianoforte e il modo migliore per allontanarmi da questo tipo di suono era accantonare il pianoforte e scrivere canzoni utilizzando altri strumenti. Ho scritto forse cinque canzoni utilizzando una tastiera-giocattolo dei miei gemelli, che hanno 7 anni, e che ha un solo tipo di ritmica che puoi velocizzare o rallentare. È stato fantastico perché mi sono ritrovato a lavorare con uno strumento totalmente nuovo. Ora so che il modo migliore per scrivere canzoni è utilizzando strumenti che non sai bene come suonare.
Qual è stato il contributo dei Bad Seeds per questo album?
Enorme. I Bad Seeds hanno scritto circa un terzo della musica, un altro terzo l’ho scritto insieme a Warren Ellis e ho composto il rimanente da solo.
Non sarei nulla senza i Bad Seeds.
Le manca Blixa?
Sì... Sì.
Pensa che la sua mancanza sia stata ben assorbita all’interno del gruppo?
No.
Come si è evoluta la posizione di Warren all’interno dei Bad Seeds?
Quando Blixa ha deciso di lasciarci (alza gli occhiali e fa finta di asciugarsi una lacrima) ha lasciato un grande vuoto. Blixa si è sempre occupato dei rumori, era il suo ruolo all’interno del gruppo e penso che con il passare degli anni il suo interesse nei confronti del rumore sia diminuito. Nel momento in cui Blixa se ne è andato, si è creato dello spazio per Warren, che ha saputo colmare bene. Ora è Warren ad occuparsi del rumore. Sia in studio che durante i concerti.
Come avete scelto di registrare agli State of the Ark Studios?
Il produttore che ci segue ultimamente, Nick Launay, aveva lavorato in quegli studi e aveva pensato fosse una scelta da prendere perché ci sono tantissime apparecchiature analogiche.
Un altro progetto recente è stata la colonna sonora di “L’Assassinio di Jesse James” composta insieme a Warren Ellis.
Abbiamo composto molti brani per questa colonna sonora, moltissima musica molto bella. Alcune canzoni si trovano solo su cd perché Andrew Dominik, il regista, ha preferito individuare alcuni passaggi e usare esclusivamente quelli in continuazione per dare al film un’atmosfera ipnotica.
Possiamo quindi dire che la musica sul cd è decisamente più interessante di quella che sentite nel film. Credo che quel disco sia davvero molto bello.
Dai, ma nessuno vuole chiedermi della mia vita privata? Dai qualsiasi cosa!
Si sarebbe mai aspettato, quando aveva vent’anni, che a cinquant’anni avrebbe inciso un disco del genere?
In realtà, quando avevo vent’anni, non mi sarei mai aspettato di arrivare a cinquant’anni!
È vero che voleva scrivere il seguito de “Il Gladiatore”?
No, l’ho proprio scritto. Era fantastico, un capolavoro! Ora si trova nel cestino della cartastraccia di Ridley Scott.
Le è capitato di apparire in qualche film. Le capita mai di ricevere proposte per parti più concrete?
Mi viene chiesto spesso di recitare, ma non le accetto: recitare è incredibilmente noioso, è tedioso e non fa per me.
Pubblicherà altri libri? È passato molto tempo da “E L’Asina Vide L’Angelo”.
Sì, sto pensando di scrivere un nuovo romanzo, ma molto diverso da “E L’Asina Vide L’Angelo”.
Un disco che ha spaccato sia critica che pubblico è stato "The Boatman’s Call". Cosa pensi tu di quel disco a distanza di 10 anni?
Penso che sia un disco molto valido, ma sicuramente non il mio preferito. Penso che tutti i dischi che ho inciso siano validi, in maniera diversa l’uno dall’altro, ma tutti validi. Comunque, di tutti i dischi che non ascolterei mai, “The Boatman’s Call” è tra questi: troppe presenze femminili alle quali cerco di non pensare più.
È cambiato il suo approccio nel fare musica?
Penso sia più ludico. La musica è più ludica, ma le liriche sono arrabbiate.