Strano che un weird detector come Alan Bishop non si fosse già avventato sul Madagascar. Nell'ex-colonia francese regna un endemismo che non si esaurisce nella bizzarra fauna, ma contagia anche le tradizioni musicali, a loro volta soggette a mutazioni imprevedibili: insomma, pane per gli insaziabili denti della Sublime Frequencies.
Se la preziosa antologia targata Strut e datata 2019 "Alefa Madagascar: Salegy, Soukous & Soul From The Red Island 1974-1984" faceva il punto sugli anni cruciali per l'affermazione di un "tocco malgascio", questa altrettanto imprescindibile guida sposta i riflettori sul presente. Come da titolo, l'area presa in considerazione è quella meridionale dell'isola, in particolare la provincia di Toliara, che ha visto lo sviluppo di un genere a sé stante: si chiama tsapiky ed è una delle cose più fuori di testa che vi capiterà di ascoltare quest’anno.
Musica d'occasione, ma non parliamo di occasioni qualsiasi: più che a delle cerimonie convenzionali, le cosiddette mandriampototse somigliano a dei rave. Trattasi di feste che possono durare dai tre ai sette giorni, in cui l'alcol scorre a fiumi e si balla in mezzo alla polvere sul sottofondo di apposite orchestrine. E che sottofondo! Tempi dispari, ritmi steroidei, strumenti modificati e imponenti sound system sono gli ingredienti di una ricetta in cui chitarre elettriche e voci femminili si passano senza sosta la palla. Il pretesto può essere un matrimonio, un funerale o un rito di passaggio, ma la risposta non cambia: tirar dritto fino allo sfinimento o all'estasi.
Non allarmatevi dopo aver poggiato la puntina sul primo solco: il pitch del vostro piatto è quello corretto, sono i brani che sembrano riavvolti a velocità doppia, tanto sono rapidi e striduli. Ma non si tratta di caos estemporaneo, tutt'altro: non solo ogni artista ha una propria inconfondibile signature song, ma deve anche prepararsi su un vasto repertorio di temi che le famiglie ospitanti reclamano, pena la mancata distribuzione delle offerte.
Pur con sporadico ricorso a strumenti tradizionali come il sody gasy (un flauto, su "Tany be maneky" di Songada) o il kabosy (una chitarra rettangolare alla Bo Diddley, su "Tsapiky milalaza" dei Gorop Milalaza), i brani sono per lo più eseguiti con il classico set up chitarra-basso-batteria, il che rende ancora più sorprendente il loro carattere del tutto originale. La penetrazione nell'isola degli stilemi rock è evidente quanto il loro totale stravolgimento: "Je mitsiko ro mokotse" dei Mamehy incolla una trivella degna di Ron Asheton alle sincopi spedite dei Feelies, mentre "Fanoigna" dei Mahafaly Mihisa poteva finire in una sceletta dei Bad Brains. Inutile anche tentare accostamenti tra il tishoumaren e "Marolinta" dei Behaja, l'hilife e "Zana-Konko" dei Rebona, l'afrobeat ed "Eka ndao" di Befila: lo tsapiky somiglia solo a sé stesso.
Questa ora e passa di acidissima fusion ipercinetica vi ha elettrizzato piedi e neuroni? Bene, è il momento di ricambiare: oltre a comprare il disco, permettendo così al buon Alan di scoprire tante altre meraviglie, vi invitiamo a donare il donabile sulla piattaforma HelloAsso per sostenere direttamente i musicisti locali, che non navigano esattamente nell'oro.
06/05/2025