Sono mesi che si parla della presunta “poppizzazione” del Primavera Sound, accusato da più parti di aver intrapreso un graduale quanto irreversibile processo che tenderebbe ad avvicinarlo agli standard di quei grandi Festival internazionali (Coachella in primis) dove a contare sono soprattutto lustrini e influencer. A sostenere questa tesi sono in particolare tutti quei “fedelissimi” della prima ora che da qualche anno si sentono traditi da un evento che – a detta loro – starebbe prendendo una direzione non più condivisibile.
Le tre headliner scelte dall’organizzazione per l’edizione 2025 hanno contribuito in maniera determinante a rafforzare tali argomentazioni, tre superstar del pop – in ordine di apparizione: Charli XCX, Sabrina Carpenter, Chappell Roan - che mal si coniugherebbero con gli istinti primordiali del Primavera Sound, reo di aver rinunciato alla propria mission: assicurare visibilità ai migliori esponenti del circuito indipendente mondiale. Sono in tanti oggi a chiedersi: come siamo passati da Radiohead, Wilco e Arcade Fire a queste tre cantanti che hanno nel proprio Dna poco o nulla di “alternativo”?
Francesco mi ha spiegato il suo punto di vista: secondo lui, il Primavera Sound ha preso le sembianze di un grande e moderno supermercato dove puoi trovare qualsiasi prodotto, ma lui non si sente più rappresentato dalla logica della gigantesca playlist imposta dall’alto, costruita con risorse imponenti, ma senza rischi né identità. Però c’è anche Eleonora (lei adora i suoni più duri degli anni Novanta) che continua a essere presente per non perdere l’immane massa di chitarre che ancora si agita per i 14 (!!) palchi del Parc del Forum (più i tanti diffusi nei live club del centro di Barcellona durante la settimana del Festival): in un solo colpo può trovare Turnstile, Idles, Fontaines Dc, Jesus Lizard, Squid, Been Stellar, Julie, Gouge Away, Feeble Little Horse, Cap ‘n Jazz, High Vis, Tramhaus, e così via. Alla faccia di chi sostiene che il rock sarebbe sparito dai radar del Parc del Forum!
Max è rimasto a casa dopo dieci edizioni di fila (più due rubate dalla pandemia che lo fanno sentire come un calciatore al quale sono stati ingustamente revocati un paio di scudetti) e con le lacrime agli occhi segue le dirette streaming da casa: il prossimo anno probabilmente tornerà. Maledetta nostalgia. Paolo ha il sogno di andare una volta a Glastonbury o a Reading, oppure in uno dei tanti meravigliosi festival britannici, magari anche uno di quelli più raccolti, tipo End Of The Road o Green Man, ma poi valuta il rischio di dover trascorrere giorni interi sotto la pioggia, con la tenda da campeggio circondata dal fango. E allora si torna a Barcellona, dove tutto appare sempre magicamente perfetto, nelle immediate vicinanze del centro, la metro a due passi, il mare accanto, il sole che tramonta alle 22, e se riesci a trovare una sistemazione comoda, puoi anche arrivare al Forum a piedi. Come fanno Roberto e Sabina: seconda volta al PS, non studiano troppo prima dell’evento per lasciarsi travolgere dalle fatalità, ignorando bellamente il tris superpop per dedicarsi alla scoperta dei suoni più inusuali e avventurosi.
C’è il comfort nella capitale catalana, ma poi c’è anche un cartellone importante. Le tre headliner vanno considerate come una grande opportunità inclusa nel prezzo del biglietto. Puoi guardale, altrimenti le alternative non mancano di certo. Ma non si può certo discutere la bellezza dei loro show, che hanno trovato oggettivi riscontri in tutto il mondo negli ultimi dodici mesi. Nella conferenza stampa finale il management del Primavera Sound ha tenuto a sottolineare come la presenza di Charli XCX, Sabrina Carpenter e Chappell Roan sia dal loro punto di vista un motivo d’orgoglio: per il Festival ospitare contemporaneamente le tre popstar di maggior successo dell’ultimo anno non soltanto sottolinea l’importanza raggiunta dalla manifestazione spagnola a livello globale, ma consente di poter continuare a garantire un’offerta di grande spessore per tutti gli altri generi musicali, grazie anche al sold-out raggiunto nel 2025 già nel mese di gennaio, che ha creato ingente cassa prima del solito.
Opinione condivisibile, sia dal punto di vista economico-finanziario che artistico, del resto sulle pagine di OndaRock non abbiamo mai nascosto l’apprezzamento per il lavoro di queste tre artiste, in particolare di Charli XCX, che ritorna al Primavera dodici mesi dopo la presentazione del disco che le ha cambiato la vita, “Brat”. Il set di Chappell Roan, altrattanto travolgente, è risultato fra i più apprezzati durante la settimana festivaliera, uno spettacolo pirotecnico basato sulle canzoni del finora unico album pubblicato, “The Rise And Fall Of A Midwest Princess”, che l’ha trasformata in brevissimo tempo in una delle icone pop più singolari del panorama musicale contemporaneo. L’atteggiamento “rock” della band che la accompagna, la cura dei dettagli, la forza delle canzoni, fanno presumere come non si possa trattare di una meteora. Stesso ragionamento per Sabrina Carpenter, col suo luccicante e divertente show che richiama l’avanspettacolo degli anni Sessanta, e un album di prossima uscita (qui ha presentato in anteprima il nuovissimo singolo “Manchild”) che di sicuro ne consoliderà la fama a livello globale.
Sul fronte-chitarre, il Primavera Sound continua ad assicurare certezze. Abbiamo già elencato alcune delle principali rock band presenti, in rappresentanza sia della storia che delle nuove leve, con un’attenzione particolare riservata dai compilatori del cartellone ai progetti spagnoli. Entrando nel particolare, menzione speciale spetta agli Idles, giunti alla terza presenza, per la prima volta sul main stage, e non era affatto scontato che in uno spazio notevolmente più grande sarebbero stati in grado di confermare, anzi, addirittura di amplificare rabbia e ferocia, inneggiando più volte alla causa palestinese. Messaggio condiviso con molti altri artisti, in primis gli edulcorati Fontaines Dc, che durante l’esecuzione di “I Love You” lanciano a caratteri cubitali sui maxi-schermi la scritta “Israel is committing genocide, use your voice”: Grian Chatten non perde occasione per mettersi sulle orme dell’illustre concittadino Bono Vox. Anche all’ingresso del Forum campeggia monumentale un “UNSILENCE GAZA: when everything blows up, don’t hide in the silence”.
Altra menzione d'onore va assicurata ai Turnstile, seconda presenza per loro, ma se due anni fa furono la più lieta sorpresa a Barcellona, oggi vi approdano forti dell’hype suscitato da “Never Enough”, album fresco di stampa che promette sfaceli. Dal vivo i Turnstile risultano ancor più devastanti, ricordando la forza e l’energia dei Rage Against The Machine. Il loro concerto si chiude alle 4 della domenica mattina, rappresentando per molti presenti il sigillo finale di questa edizione del Festival.
Insieme a Idles e Turnstile, sul podio dei migliori live 2025 vanno inseriti i Beach House, veterani del Primavera e ultra-adorati dal pubblico. Non hanno un album in promozione e compongono la scaletta di questo tour “on request”, basandosi sulle segnalazioni dei propri fan lasciate sull’apposita pagina del sito ufficiale. Il “best of” che ne consegue è di una bellezza indescrivibile: atmosfere rarefatte, oniriche, malinconiche, introspettive, ma al contempo liberatorie, con Victoria Legrand che domina la scena con la sua carismatica figura a stagliarsi riconoscibile nel buio, e Alex Scully intento a ricamare magiche soluzioni con la chitarra. Fra le compagini più esperte vanno segnalati anche Tv On The Radio, Lcd Soundsystem, Kim Deal, Alan Sparhawk e Anohni, quest’ultimo in particolare protagonista di una performance dal fortissimo contenuto emozionale.
Tanti i motivi di interesse sul versante electro, come di consueto denso di eccellenze internazionali che non hanno deluso le aspettative. Fra i migliori svettano Floating Points, Kelly Lee Owens, Caribou, i dj-set di Jamie XX e Amelie Lens. Per chi ha scelto di fare l’alba c’è stata la possibilità di apprezzare i graditi ritorni di Sandwell District e Sabres Of Paradise, più i tanti artisti meno da copertina che vivacizzano i palchi minori, penalizzati soltanto dal trovarsi in "competizione" con i grandi nomi sui palchi più importanti. Ma le vere scoperte del Festival si nascondono proprio qui dentro, fra le avanguardie che si accontentano di poche centinaia di interessati adepti nelle situazioni più defilate. Quest’anno si è registrato anche l'apprezzato ritorno dei secret show, gli spettacoli annunciati all’ultimo momento: il più acclamato si è rivelato il dj-set di Kevin Parker dei Tame Impala, nello spazio Cupra Pulse, vera e propria discoteca open dedicata alle selezioni meno mainstream.
E come non citare l’attesissimo show di FKA Twigs, a metà strada fra concerto e spettacolo di danza moderna, la psichedelia di Spiritualized e Glass Beams (fra le grandi rivelazioni dell’edizione 2025), la seducente solidità dei Wolf Alice, il country-pop di Waxahatchee, lo sbarazzino indie-pop di Beabadoobee e HAIM, le rigenerate Wet Leg (show inaspettatamente affollatissimo), le cavalcate roots-rock di MJ Lenderman, i navigati Hard Quartet, il nuovo progetto di Stephen Malkmus dei Pavement, la disimpegnata spensieratezza dei Confidence Man.
E’ mancato un po’ il jazz, proprio in un momento nel quale la scena londinese continua a sfornare artisti e album di grandissima qualità, così come è mancato un nome importante italiano, ma gli organizzatori nella conferenza stampa conclusiva hanno tenuto a sottolineare come le proposte artistiche provenienti dalla nostra penisola restino costantemente monitorate, e garantiscono almeno una presenza di rilievo per il prossimo anno, dopo il grande successo ottenuto da Liberato nel 2024, dai Maneskin nel 2023 e da Iosonouncane nel 2022.
Poi ci sono gli artisti che non riesci a vedere, vuoi a causa delle sovrapposizioni (Strereolab, vi voglio bene, ma la sovrapposizione coi Beach House è una vera cattiveria, e qualsiasi proposito di fare 50/50 va in frantumi al cospetto del carico emozionale distillato dal duo di Baltimora), vuoi perché schedulati troppo presto: gli indie rocker spagnoli Heal avrebbero meritato grande attenzione, ma piazzarli alle 16,30 rende tutto piuttosto complicato in serate che proseguono fino alle prime luci dell’alba.
Ma tutto fa parte del gioco, e i 293.000 biglietti venduti, fra abbonamenti settimanali e daily ticket, costituiscono certamente l’espressione di un grande successo, confermando la capacità del Primavera Sound di allargare e svecchiare la base del pubblico garantendo inclusione e libertà: la comunità LGBTQ++ si riconosce a pieno titolo in una rassegna da anni in prima linea nell'assicurare parità di genere all'interno della line-up e attenzione a qualsiasi diversity.
E poi c’è il Festival nel Festival, e su questo terreno davvero il Primavera Sound non ha uguali al mondo. Parliamo del Primavera Pro, che nel centro città, nell’area del CCCB, Il Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona, nel bel mezzo del suggestivo quartiere Raval, a due passi da Rambla, Boqueria e Plaza de Catalunya, offre ad addetti ai lavori e curiosi di ogni nazionalità (parliamo di 3.200 partecipanti in rappresentanza di 68 paesi) tre giorni di conferenze e dibattiti su temi che ruotano intorno alle continue trasformazioni in corso nell’industria musicale, con focus su sfide e possibili scenari futuri. Uno spazio confortevole, aperto, accessibile, piacevolmente informale, all’interno del quale condividere idee, dubbi, prospettive e assistere a showcase di band emergenti, quest’anno per gran parte in rappresentanza del vivace movimento catalano. E’ il luogo dove ci si incontra al pomeriggio, prima di recarsi al Parc del Forum, studiato anch'esso alla perfezione per rendere l’esperienza Primavera Sound unica e irripetibile, per far respirare al pubblico quella sensazione di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Lì dove le cose stanno accadendo.
L’annunciata XXIV edizione del Primavera Sound di Barcellona si svolgerà dal 4 al 6 giugno del 2026. Gli early bird, i biglietti disponibili a prezzo favorevole prima di conoscere qualsiasi indicazione sulla line-up, sono già in vendita (con un ritocco sul prezzo dello scorso anno). Nel circuito degli appassionati sono partite le mille ipotesi riguardo gli artisti che potrebbero popolare il cartellone 2026. Dovesse replicarsi la presenza di tre super popstar, potrebbero essere Rosalia (che qui gioca in casa e ha un disco in uscita previsto per fine 2025), Lorde (album appena pubblicato) e Addison Rae (la novità American pop di cui più si sta dibattendo in queste settimane).
La rosa di nomi papabili si arricchirà cammin facendo, sulla base delle nuove uscite discografiche. Oggi potremmo facilmente ipotizzare la presenza di Big Thief, Wednesday, Tame Impala (se uscirà un nuovo lavoro), Ethel Cain, più i grandi sogni nel cassetto, che rispondono ai nomi di Radiohead, Nine Inch Nails, My Bloody Valentine, tutte band sulle quali circolano voci a proposito di possibili imminenti nuovi tour. Il sogno ancor più sogno, coltivato da non pochi, è la reunion dei Sonic Youth, ma qui entriamo davvero nel fanta-Primavera. Fra dicembre e gennaio, come di consueto, la prima parte del cartellone sarà annunciata, ma la grande community internazionale del Primavera Sound non dorme mai...