Una guida essenziale per sopravvivere alla settimana di Sanremo, da leggere e consultare alla bisogna, condividere con gli amici e nei gruppi WhatsApp. Appena compare un rapper sul palco, così, non dovrete chiedere a vostro nipote se quello è Emis Killa (spoiler: non lo è, si è ritirato).
Per ognuno dei 29 cantanti in gara nella categoria "Big", quelli non indagati per associazione a delinquere, troverete: informazioni anagrafiche essenziali da sfoggiare come un Marino Bartoletti qualsiasi; una breve presentazione di massimo 100 parole (promesso) che potete anche mandare a memoria in ufficio, al baretto o in famiglia, stupendo gli astanti per la vostra arguzia e preparazione; il titolo della canzone in gara e un commento sul testo, così come pubblicato sull’imprescindibile “Tv Sorrisi e Canzoni” del 4 febbraio, vero libro sacro su cui trascorrere notti insonni in cerca di un perché.
Per aiutarvi ancora di più a memorizzare questo esercito di cantanti, poi, un pregiudizio. Praticamente, facciamo quasi tutto il lavoraccio noi, così che voi dobbiate solo guardare il Festivàl o, udite udite, non guardarlo neanche ma comunque potervi fingere sul pezzo. Il tutto, essendo scritto prima che le canzoni siano state rese pubbliche, con una buona dose di congetture e divinazione senza confini, in cui la santería si sposa con il culto di Hastur e del profeta Abacuc. Queste le dure regole della settimana sanremese, che piegano persino le leggi della critica musicale serissima al carnascialesco e al trash. “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate all’Ariston”, scrisse il Poeta, ma dovette poi troncare per questioni metriche.
Achille Lauro - "Incoscienti giovani"
Vuoi per le precedenti tre comparsate a Sanremo, vuoi per il personaggio che è, tutti lo conoscono. A fidarsi di Fabrizio Corona, anche Chiara Ferragni lo conosce assai bene. Ci fu un tempo in cui fece trap, ci fu un tempo in cui era rapper, ma era un pretesto giovanile per diventare un trasformista di terz’ordine, buono per stupire Helen Lovejoy. Ora è più intimista, porta una ballad che definisce retrò e punta a piacere alle mamme e alle figlie parlando della periferia romana e l’amore. Testo pieno di cliché da cinema svogliato: “Mezza sigaretta e dopo addio”.
Pregiudizio: trasformista pentito diventa passatista d’accatto. Confusi i giornali di destra.
Bresh - "La tana del granchio"
Primo “chi diavolo sarebbe questo?” della guida per tutti gli over 40 in ascolto, con il rischio che i più distratti lo confondano con un detersivo Unilever. A Sanremo ci è arrivato come ospite di Emma Marrone e ci ritorna, tanto la sua nativa Bogliasco è poco distante. Potreste conoscerlo per “Guasto d’amore”, una disgrazia da cinque platini. Rientra nel campo di quelli che fanno un pop con dosi omeopatiche di rap, malinconico e riflessivo. Dice il testo: “Ho una parola sbagliata per ogni frase”. Vabbe', allora vieni tu a scriverti il profilo, dai.
Pregiudizio: cantante di zona prestato al rap e wannabe cantautore s’improvvisa erede della scuola genovese. Lo bocciano.
Brunori Sas - "L'albero delle noci"
La quota intellettuale, la quota “la vera musica”, la quota “premio della critica”. Se fosse tornato Fabio Fazio, più che Brunori Sas avrebbe portato direttamente tutte le aziende della holding. Un pesce fuor d’acqua, il cantautore calabrese Dario Brunori, che fungerà da balsamo tra una bruttezza e l’altra. Canzone sulla figlia piccola, che crescerà prestissimo, e le paure della genitorialità. Ogni tanto gli scappa il poetico, e scrive versi come “sono cresciuto in una terra crudele dove la neve si mescola al miele”.
Pregiudizio: nel paese dei ciechi, chi ha un occhio solo fa il sindaco. Brunori ne ha due.
Clara - "Febbre"
Dev’essere dura se la tua carriera gira tutta intorno a Sanremo ad appena 25 anni. L’ambassador Yamamay si racconta cambiata, più matura, ma alla richiesta di una parola d’ordine per questo suo secondo Festivàl in due anni non ne trova una: inarrestabile! Paroline straniere che stordiranno i boomer a parte, il testo sembra insopportabile e probabilmente lei lo canterà e rapperà senza infamia e senza lode. C’è il rischio di dimenticarla fino al prossimo Sanremo, foto e video in lingerie permettendo.
Pregiudizio: giovane modella e attrice passa dall’Ariston e, visto che c’è, canta. Dimenticabile.
Coma_Cose - "Cuoricini"
Erano divertenti, California e Fausto Lama, ma poi il successo li ha tramortiti e cambiati. Facevano un pop un po’ rap, ironico e poetico, urbano e onirico. Più malinconici e indie, hanno conquistato il pubblico sanremese con “Fiamme negli occhi”. Si sono scottati, forse anche ritrovati, ma poi dei singoli estivi hanno spento quel poco d’entusiasmo. Qua, a giudicare dal testo, tornano a fare simpatia (“se mi trascuri impazzisco/ come la maionese”) ma parlano anche della difficoltà di una relazione (ancora). Terza volta a Sanremo. Speremm.
Pregiudizio: coppia in crisi la prende sul ridere, ma anche sul piangere. Fanno tutto, per il loro pubblico.
Elodie - "Dimenticarsi alle 7"
Come con Achille Lauro, possiamo assumere che tutti conoscano Elodie Patrizi. Per “Amici”, per i successi degli ultimi anni, per i video dei live bollenti, o perché ha stupito diversi con le ultime release. Addirittura per la quarta volta all’Ariston, dove ha fatto anche la co-conduttrice, propone una canzone legata alla cultura dei club che l’ha totalmente conquistata negli ultimi anni. Un po’ divisiva, è comunque una superpotenza in termini comunicativi e questo potrebbe portarla in zona vittoria. Testo dimenticabile, speriamo nel beat.
Pregiudizio: popstar celeberrima ci riprova, tra ballad e disco, ma è soddisfatta anche se non vince.
Fedez - "Battito"
Un altro che tutti conoscono. Al centro del gossip delle ultime settimane, vertice di un triangolo e di tante notizie da confermare o smentire, compresa quella di un ritiro dal Festivàl. Fu rapper anche lui, come Achille Lauro, e fu divertente anche lui, come i Coma_Cose, ma poi è cambiato e ricambiato: emotivo fino al piagnucoloso, macho fino al ridicolo, generalmente confuso su cosa fare della propria carriera musicale. A Sanremo già nel 2021 (arrivò secondo), porta un brano sulla depre: “Fluoxetina, poca saliva”. La serata cover, per lui, potrebbe essere la svolta: porta la problematica “Bella stronza”.
Pregiudizio: social star in crisi coniugale e personale piange e dice parolacce. Impazza sul web.
Francesca Michielin - "Fango in Paradiso"
Era con Fedez a Sanremo 2021, ma anche nel 2016: due volte seconda. In pieno pop, propone un brano accorato, dove, dice lei, si metterà a nudo. Conosciuta anche per la conduzione di “X Factor”, la cantante di Bassano del Grappa racconta della fine di una relazione (yawn), puntando alla commozione (“Chissà con chi farai un figlio”).
Pregiudizio: popstar giovane ma con esperienza cerca l’oro dopo due argenti, ma rischia il flop.
Francesco Gabbani - "Viva la vita"
Sarà che sorride sempre, sarà la faccia di chi potrebbe rubarti la fidanzata o sarà che è toscano ma Gabbani è indigesto a molti (ma non a chi vi scrive). Quarta volta all’Ariston, non sembra molto favorito da un testo di un ottimismo urticante, confuso e superficiale, con frasi come “insieme due paralisi fanno un movimento” (?). Lontanissimo l’istrionismo di “Occidentali’s Karma”. Però, a chi è cresciuto con Marco Columbro, questo carrarese può portare un effimero, innocuo, sorriso.
Pregiudizio: sorridente quarantenne toscano intrattiene e diverte senza ferire. Distrattamente, svela al pubblico di essere Columbro in incognito.
Gaia - "Chiamo io chiami tu"
I testi, letti senza musica, sono sempre difficili da interpretare. Magari un buon beat, una prova vocale eccellente o un arrangiamento curioso possono adattarsi anche a un testo che, su carta, sembra terribile. Ecco, quello di Gaia è disperante: mitraglia con un insopportabile “chiamo io, chiami tu”, cita l’iPhone (gasp!) e Rio, usa espressioni come “lo stesso film”. Non ci prova neanche, anzi, rievoca il Guzzanti d’epoca. In gara a Sanremo già nel 2021, dopo aver vinto “Amici”, Gaia s’è prestata ultimamente a “Sesso e samba”, l’esiziale singolo estivo 2024 con Tony Effe. Qui dice di voler “far ballare piangendo”.
Pregiudizio: cantante disorientata frulla dosi pop e dance in un beverone. Tentativo fallito di hit fuori stagione.
Giorgia - "La cura per me"
È rassicurante, Giorgia. Cinquantatré anni ma ne dimostra dieci in meno, quinta volta a Sanremo e già vincitrice trent’anni fa con “Come saprei”, è da ricollegare al profilo di Brunori Sas: quello “la vera musica”, questa “il bel canto”. Questa volta ci prova con più convinzione, sembra, e il testo suggerisce crescendo e vocalizzi. Canterà “Skyfall” in duetto con Annalisa, e sarà un altro momento in cui si sprecheranno gli elogi alla sua voce. Anche se non vince, sorride, mica come Ultimo. Umile, balsamica, misurata.
Pregiudizio: cinquantenne gioviale ritorna sul palco che le ha cambiato la vita per un saluto. Magari vince, magari no; sicuramente ringrazia.
Irama - "Lentamente"
Sesta volta all’Ariston, vale a dire una relazione tossica. Eppure, ha appena 29 anni e non dovrebbe essere l’unico modo che ha per accedere a un pubblico più ampio. Il brano che porta ‘sta volta sembra la solita canzone d’amore piena di struggimento, di cui nessuno sente davvero il bisogno in un Festivàl la cui storia è fatta di brani dolenti. Dice numerose volte “fottuto”, che è un tipico esempio di doppiaggese: ma che diavolo stai dicendo, amico, nessuno lo dice davvero!
Pregiudizio: giovane metà di una relazione tossica racconta il suo fottutissimo dolore, usando il linguaggio del doppiaggio più pigro.
Joan Thiele - "Eco"
Un profilo che frulla Milano, Napoli, Lago di Garda, Svizzera e Colombia, con un nome che sembra arrivare dall’estero. Uno di quelli che potrebbe lasciarvi disorientati (a proposito, si legge “tìle”) appartiene a una cantante pop sofisticata d’ispirazione internazionale, che dall’Ariston potrebbe uscire molto rafforzata in termini di celebrità e opportunità. Al momento, una di quelle con meno ascoltatori mensili su Spotify tra questi 29, appaiata a Marcella Bella e comunque sopra a Lucio Corsi. Testo sbarazzino con onomatopee, dedicato al fratello.
Pregiudizio: cantante cosmopolita accede a palco della Grande Canzone Italiana ma non è una superospite ed è pure giovane.
Lucio Corsi - "Volevo essere un duro"
Uno degli spiriti più liberi, a tratti naif, di questa edizione. Un erede toscano del glam, di quelli che hanno poca concorrenza almeno in patria… e ve lo abbiamo già scritto, prima che arrivasse a Sanremo. Rischia di scomparire tra tanto gossip, polemichette, abiti discinti, scandali veri e presunti. Ma ha un’arma segreta: più che la canzone, a giudicare dal testo un inno “alternativo” piccolo e ribelle (“medaglia d’oro di sputo”), arriva alla serata cover con Topo Gigio per cantare la tradizionalissima “Nel blu dipinto di blu”, citando Lundini e prendendo il pubblico elegantissimo un po’ per il culo.
Pregiudizio: giullare glam al Festivàl fa seriamente divertire un pubblico in doppiopetto.
Marcella Bella - "Pelle diamante"
Se hai superato i 40, allora c’è poco da raccontare: è la sua nona volta a Sanremo ed è difficile dimenticare le sue “Montagne verdi” o “Uomo bastardo”. Se sei sotto i 30, allora potrebbe essere il primo caso in cui sarai tu a dire “ma chi acciderbolina è costei?”. Perché Marcella Bella, la cantante-allitterazione per eccellenza, manca dall’Ariston da 18 anni nonostante continui a sfornare album come fosse un Tony Effe qualsiasi. A 72 anni, scrive un inno femminista sulla forza delle donne. Il testo è tosto, arrembante, tutt’altro che senile. Molto meglio della Zanicchi infoiata.
Pregiudizio:riccioluta nonnina sta stretta in geriatria e si ribella: non provate a fermarla.
Massimo Ranieri - "Tra le mani un cuore"
Ottava partecipazione per il più anziano dei 29, a quota 73 candeline. La canzone è scritta anche da Tiziano Ferro e Nek ma sembra la classica proposta di Ranieri, al quale sembra impossibile chiedere di cambiare quello stile enfatico, teatrale e ampolloso in cui è precipitato da troppi anni. Ha superato il mezzo secolo di carriera, d’altronde, e la prima volta all’Ariston ricorda la presenza di Domenico Modugno (morto nel 1994, cari giovanissimi in ascolto). Su "Tv Sorrisi e Canzoni" sottolinea l’importanza nella sua vita delle bretelle, per farvi capire come siamo messi. Quota birignao.
Pregiudizio: enfatico anziano azzimato e bretellato rischia il birignao canoro.
Modà - "Non ti dimentico"
Kekko Silvestre è un uomo di una certa età che ha un nome d’arte francamente imbarazzante, un abuso di consonanti occlusive che la Crusca dovrebbe sanzionare. I Modà sono una iattura della musica italiana dalla quale sembravano liberati e invece, come nel cliché dell’orrore, ritornano. Vogliono “ripartire” e invece io avrei preferito demansionarli. Il testo è di una retorica pesante, con versi ripetitivi e il lessico dello straziante a loro consono (“rimpianti”, “paura”, “squarciavi”, “male”). Inemendabili furono, probabilmente sono e saranno.
Pregiudizio: redivivo ultraquarantenne con band strazia con canzone strappacuore. Quando finisce, la vita è migliore.
Noemi - "Se t'innamori muori"
Altra ottava partecipazione, perché questo è un Sanremo di grande cambiamento. Il brano è di Mahmood e Blanco, che a quanto pare non ce la fanno a stare troppo lontani dall’Ariston. Difficile detestarla questa rutilante romana, ma c’è chi odia Gabbani quindi tutto è possibile; è modesta, più persona e meno personaggio di quasi tutti i suoi colleghi cantanti. Il testo non sembra nulla di che, lei la canterà con la sua voce un po’ graffiata, che è un po’ un gusto acquisito.
Pregiudizio: gioviale cantante romana rossocrinita passa a salutare sul palco, senza troppe pretese di strafare.
Olly - "Balorda nostalgia"
Sì, anche lui non lo conoscete se vi ricordate la prima visione di "Twin Peaks" su Mediaset. Ecco un bignami: è già stato a Sanremo due anni fa ma chiaramente è stato dimenticato da chi ha più dita di mani e piedi che anni. Eppure la sua “Devastante” viaggia verso gli 80 milioni di stream su Spotify, con tre dischi di platino da vantare. Se chiedete a chi vi scrive, lui è uno di quelli che potrebbe fare il fatidico botto, anche vincere. Porta anche De André alle cover, che è un po’ come Gesù Bambino: inattaccabile. Benji non pervenuto.
Pregiudizio: facile che diventi il nipote di mezza Italia, visino pulito e sentimenti sinceri: il mix tra nuovo e vecchio che piace al pubblico generalista.
Rkomi - "Il ritmo delle cose"
Manco lui conoscete, se avreste potuto votare Berlusconi. Lo ricorderete, se siete proprio bravi, a Sanremo vestito come un personaggio di Tekken. Fu rapper anche lui, non particolarmente divertente ma interessante, con delle potenzialità. Da tempo sembra altrove, stilisticamente, e questa volta proporrà un elettro-pop: speriamo che abbia imparato a cantare, perché nel 2022 arrivò con una voce un po’ da Topo Gigio che aveva un effetto comico. Testo lungo e affollato di parole, non particolarmente attraente.
Pregiudizio: respinto da un celebre picchiaduro, rapper pentito si reinventa popstar ma gli scappa un “ma cosa mi dici mai!?”
Rocco Hunt - "Mille vote ancora"
L’anno scorso Geolier è arrivato a un passo dalla vittoria, scatenando un odio inestinguibile di tantissimi contro Angelina Mango. Quest’anno arriva il signor Pagliarulo, il cui cognome avrà reso un inferno il periodo delle scuole medie. Fu rapper, fu tormentatore estivo, fu simpatico a mezza Italia con “Nu juorno buono” a Sanremo 2014; tornò nel 2016 ma se lo ricorda solo lui. Ora è difficile che ritorni in trend ma forse punta sulla vendetta campana. Titolo minaccioso.
Pregiudizio: la parte di Geolier viene interpreta in questa edizione da un rapper partenopeo un po' appassito.
Rose Villain - "Fuorilegge"
Dopo un ventitreesimo posto l’anno scorso ci riprova, anche perché ormai le sta tentando tutte: un terzo album in arrivo, speriamo migliore del secondo; tanti live, compreso quello al Forum di Assago; la seconda stagione come conduttrice del (mediocre) talent “Nuova scena” su Netflix; una linea di cosmetici. La giovane ma non giovanissima Rosa Luini poteva essere un raro esempio di rapper donna italiana e invece sta tentando di diventare una popstar, con qualche difficoltà e il consenso di molto pubblico. Il testo è un mix di cliché (“Bonnie e Clyde”; “angeli”; “non dormo più” ecc.) e quindi speriamo nell’interpretazione.
Pregiudizio: giunonica prezzemolina calca il palco dell’Ariston tra un impegno e l’altro, per avviare un 2025 di ultralavoro.
Sarah Toscano - "Amarcord"
Diciannove anni appena, ma già trionfante ad "Amici", questa vigevanese rientra pienamente nei nomi che potreste non aver mai sentito. Il singolo di riferimento, almeno per il successo, è il pop elettronico un po’ retrò di “Sexy magica”, non esattamente entusiasmante: mezza Clara, mezza Ditonellapiaga. Nel testo racconta una storia d’amore che le provoca nostalgia, come a dire che non punterà sull’originalità. Come sempre con chi vince "Amici", potrebbe ottenere grandi consensi dal pubblico televisivo.
Pregiudizio: giovanissima “amica di Maria” cita un film che ha quasi il triplo dei suoi anni, sognando il pop internazionale.
Serena Brancale - "Anema e core"
Un profilo sfuggente, forse il più difficile da etichettare di questi 29. Polistrumentista barese con tre album all’attivo e numerose collaborazioni, si muove tra jazz, funk, soul, pop e r’n’b, ma non disdegna anche l’elettronica, come ascoltato nell’esplosivo, esuberante singolo del 2024 “Baccalà”, prodotto da Dropkick_m e diventato virale per la sua eccentricità. Potrebbe essere una delle sorprese del Festivàl, perché sotto l’immagine un po’ pazzoide della hit in pieno kitsch si nasconde una cantante tutt’altro che improvvisata. Serata cover dedicata ad Alicia Keys con Alessandra Amoroso.
Pregiudizio: Barese canta brano vivace per svegliare il pubblico, poi ci ricorda che sa anche cantare.
Shablo feat. Guè, Joshua & Tormento - "La mia parola"
Se dobbiamo guardare a una novità di questa edizione, allora è la presenza di un produttore hip-hop come il nativo di Buenos Aires Shablo, accompagnato da tre rapper di differente esperienza e fama. Certamente un’idea di rap più tradizionale di quella che vince le gare degli streaming negli ultimi anni, ma comunque capace di dialogare con il presente. Toccherà sorbirci la lagna di chi nel rap cerca il testo impegnato, legata a un’idea vecchia di trent’anni dura a morire.
Pregiudizio: produttore di lunga esperienza fa festa con tre amici di età differenti, mettendo su un party tra troppi cuori dolenti.
Simone Cristicchi - "Quando sarai piccola"
Quinta volta tra i Big, una come Nuova Proposta e altre tre come ospite: anche qua c’è un problema di attaccamento patologico. E d’altronde si è interessato spesso al tema della malattia e qui vira su quello affine della senilità: scrive alla mamma anziana che non ricorda il suo nome né di aver avuto un marito, e che si perde per strada. Bisogna avere la giusta inclinazione d’animo, per questo tipo di brani, ma fanno parte della tipica proposta sanremese. Quota “fa anche riflettere”. Non è chiaro cosa faccia gli altri 11 mesi dell’anno.
Pregiudizio: meditabondo cantautore attento al messaggio suscita commozione nelle famiglie italiane con nonne ultraottuagenarie.
The Kolors - "Tu con chi fai l'amore"
Terza volta sul palco dell’Ariston, ma tutti ricordiamo la loro “Italodisco” più di tutto il resto della loro discografia. Stash e gli altri due senza nome sono pronti a un brano ad alta energia, che scommettiamo rincorrerà la hit. Testo ancora turistico, questa volta spuntano Mykonos, Roma e Portorico: il messaggio non è il loro forte, speriamo almeno in un bel ritmo. Cover atipica: “Rossetto e caffè” di Sal Da Vinci, che duetterà con loro, è un brano del 2024. Si narra qualcuno la conosca sotto Roma.
Pregiudizio: arrembante gruppo pop funge da animatore turistico in Liguria, per ravvivare un vecchio Festivàl.
Tony Effe - "Damme 'na mano"
Il più scorretto di tutti avrebbe dovuto essere lui, l’ex-DPG e invece Sanremo sancirà il definitivo passaggio nell’innocuo totale: il trapper maleducato è diventato l’amore di mammà, un romanaccio innamorato della Capitale, l’equivalente sonoro di una bisunta amatriciana. Il circo di gossip con Fedez varrà più dell’esibizione e della canzone. Califano sarà sfruttato per la serata cover, per ribadire il cambio di personaggio: dal coca-trap a “Tutto il resto è noia” nel giro di qualche firma in major.
Pregiudizio: fu provocatore della trap più fatta è diventato stornellatore da macchietta.
Willie Peyote - "Grazie ma no grazie"
Quasi quarant’anni per questo rapper un po’ cantautore del torinese, già visto a Sanremo con “Mai dire mai (la locura)”. Ha il vizietto della polemica sfruttata per fare caciara sui social e sui giornali, ammantata da un po’ di spocchiosità. È caustico ma non troppo, e questa volta percula i poveri Jalisse. Funziona, perché è un modo di fare rap che è compatibile con chi il genere lo destesta o lo ignora, cioè la maggioranza del pubblico televisivo. Nome d’arte degno di una svista alcolica.
Pregiudizio: cantautorapper torinese cerca di punzecchiare con un brano dove, ancora una volta, si sente meglio degli altri.
09/02/2025