...A Toys Orchestra

...A Toys Orchestra

Technicolor Revolution

intervista di Claudio Lancia

TECHNICOLOR REVOLUTION

di Claudio Lancia

Un dicembre particolarmente mite porta gli …A Toys Orchestra nuovamente a Roma, a soli due mesi da una bella performance all’Atlantico.
Questa volta la band campana riceve il bollino blu di Radio 2 Rai, in quanto invitata a registrare un concerto presso lo storico Auditorium di Via Asiago, ennesima certificazione di apprezzamento nei confronti degli autori di “Powder On The Words” e di tante altre canzoni che stanno sempre più diventando patrimonio popolare.
Del resto i ragazzi, dopo la fortunata accoppiata “Midnight Talks” / “Midnight (R)Evolution” e la presenza dei propri pezzi in film e serie televisive assortite, si sono oramai imposti all’attenzione di un pubblico via via crescente, mantenendo sempre un livello di qualità molto alto.
Al termine della registrazione, mentre con calma si smonta l’attrezzatura sul palco, dopo autografi e foto di rito, ci intratteniamo con il gruppo per una piacevole chiacchierata, per capire meglio chi sono gli …A Toys Orchestra, quali sono i loro gusti, le loro aspirazioni, e soprattutto le loro prossime sfide, che si concretizzeranno nell’immediato con la pubblicazione di una retrospettiva per il mercato estero ed un breve tour promozionale in giro per l’Europa.
Enzo Moretto ovviamente indossa i panni del portavoce principale, ma non mancano interessanti incursioni di Andrea Perillo (il batterista della formazione) ed Ilaria D’Angelis.
Mentre sistemo il mio digital recorder, Enzo lo nota e lo scruta: è un aggeggio di una nota marca di effettistica, e non può certo sfuggire ai suoi occhi.


Enzo: Bello, un piccolo registratore multitraccia?

(Peccato che il mio caro attrezzo si rivelerà poi non in grado di registrare l’intervista, causa memory card full, quindi l’esito della chiacchierata è fissata dai tradizionali appunti raccolti con carta, penna e calamaio, ndr).

 

Sì, lo uso per fare piccole registrazioni casalinghe, molto lo-fi, e per fissare le interviste. Piuttosto, la tua chitarra è molto caratterizzante: non la solita scontata Fender o Gibson.

Enzo: E’ leggerissima, credo pesi la metà di qualsiasi altra chitarra, ha un suono che mi soddisfa, e non sono l’unico estimatore di questo strumento: se ci pensi bene questa chitarra la usava spesso Jack White nei White Stripes. Ovviamente la sua era di colore rosso, secondo la tipica estetica che da sempre porta avanti.

 

Dopo cinque album avete delineato un percorso che vi ha fatto transitare fra stili diversi: dall’ingenuo alt-rock degli esordi, agli scenari dominati dall’elettronica di “Technicolor Dreams”, fino al piglio più indie dei due lavori più recenti.

Enzo: Un’evoluzione nel sound della band c’è stata senza dubbio, ma nulla di studiato o preconfezionato a tavolino. Ci piace pensare che gli …A Toys Orchestra possano essere percepiti come la somma di tutto ciò che hanno prodotto, e non solo come una parte dell’esperienza.

Più che concentrarci sul mood di un intero album, amiamo focalizzarci su ogni singolo pezzo, dargli una vita propria ed indipendente, lavoriamo molto per dare la veste giusta ad ogni canzone

Poi magari accade che il lavoro svolto in periodi ravvicinati, finalizzato alla produzione di un disco, possa avere delle matrici comuni.

Ad esempio attualmente ci sentiamo un po’ arrabbiati, forse perché siamo ancora molto giovani.

 

Giovani sì, ma è già un bel po’ che state insieme…

Enzo: Da una dozzina d’anni: non si vede dalle occhiaie ? (ride, n.d.r.)

Andrea: Gli …A Toys Orchestra esistono dal 1998, la band è nata e cresciuta ad Agropoli, provincia di Salerno.

Io sono l’ultimo entrato, nel 2004, in corrispondenza con l'uscita del secondo album “Cuckoo Boohoo”.

 

Ed in questi anni avete consolidato una serie di abitudini. Analizziamone una a caso: com'è nata l'idea di scambiarvi continuamente gli strumenti sul palco?

Andrea: A parte me che sto inchiodato sempre col culo sullo sgabello dietro la batteria, lo scambio di strumenti è una cosa che ci viene naturale e che facciamo da sempre, sia in sala prove che sul palco. Una scelta che conferisce vivacità e movimento all’esibizione.

 

Dopo il buon successo dei due “Midnight” ora arrivano una raccolta per il mercato estero ed un tour europeo…

Enzo: Ad inizio gennaio 2013 la nostra raccolta “An Introduction To…” verrà pubblicata su scala europea, e contemporaneamente faremo delle date all’estero, fra le quali spiccherà la nostra partecipazione all’Eurosonic, un importante festival che si svolge a Groningen, in Olanda.

Abbiamo delle date già fissate anche in Belgio e Germania.

Siamo orgogliosi di tutto ciò, ma non ci creiamo troppe aspettative: cerchiamo sempre di non crearcele e di non crearne troppe agli altri.

Cerchiamo di “fare” piuttosto che “aspettarci qualcosa”: siamo una band proletaria.

 

Come vi rapportate con il pubblico estero ? E’ diverso da quello italiano ?

Enzo: Gli applausi non hanno una lingua, però all’estero di solito troviamo un’attenzione diversa, c’è più silenzio, più curiosità.

Non che il silenzio debba essere inteso necessariamente come una componente positiva, ma in questo caso trovo che si tratti di un silenzio per così dire “interessato”.

E’ un pubblico che ci sta scoprendo ora, per noi è un po’ come ritornare indietro, come se dovessimo ricominciare da zero.

E’ un pubblico che dobbiamo conquistare e al quale abbiamo tutto da dimostrare: una situazione divertente e stimolante.

 

Nel frattempo continuano a piovere premi e riconoscimenti.

Enzo: Sì, è di questi giorni la notizia dell’affermazione come miglior videoclip per “Welcome To Babylon” al PIVI di Bari. A tal proposito dobbiamo inoltrare un sentito ringraziamento al lavoro svolto dal regista Marco Missano.

 

Quali sono gli ascolti musicali prediletti dei singoli membri della band?

Enzo: Andrea passa agilmente dal rock anni ’70 ai grandi cantautori italiani, tipo De Andrè.

Andrea: Confermo: solitamente ascolto parecchia musica degli anni ’60 e ‘70. Ultimamente però sto letteralmente consumando i dischi di Bonobo e Alt-J.

Enzo: Ilaria non ha gusti molto differenti dai miei, ascolta svariati generi. Del resto chi fa musica in parte si alimenta della stessa, e seguire un solo filone sarebbe quantomeno deleterio.

Di certo posso dire che Ilaria è una fan sfegatata di Nick Cave, ma segue con attenzione anche la "nuova musica" italiana: l'ho beccata più volte con i Verdena o Il Teatro degli Orrori a tutto volume.

Raffaele (Benevento, il bassista, n.d.r.) è estremamente attento alle nuove tendenze; io invece non riesco ad ascoltare molta musica nuova.

 

Davvero?

Enzo: Sì, soprattutto quando sono in tour ho pochissimo tempo e pochissima voglia di ascoltare musica.

E’ come se un “pizzettaro” andasse a mangiare una pizza nel giorno di riposo settimanale.

Quindi inevitabilmente mi dedico alla lezione dei classici.

 

Strano: ascoltando i vostri pezzi si nota invece una certa attenzione a band del nuovo millennio, Arcade Fire in primis.

Enzo: Beh, ci sono band contemporanee che ci catturano.

Quello degli Arcade Fire è un classico accostamento che molti fanno, così come i Beatles del resto, anche se io preferisco prendere le dovute distanze da certi nomi, sono paragoni ingombranti dei quali non mi assumo alcuna responsabilità.

Quindi nell’immaginario comune veniamo percepiti come una sovrapposizione fra classico e moderno, un mix stimolante, e questo ci fa piacere.

 

Dai, voglio un titolo !

Enzo: Guarda, posso dirti che oggi mentre guidavo per venire qui, in macchina stavo ascoltando “Heligoland” dei Massive Attack, che trovo un disco meraviglioso.

Così come ho apprezzato il lavoro degli Alt-J: il loro è un disco strepitoso.

 

Avere nella band Ilaria, una ragazza così affascinante, pensi possa portare automaticamente dei punti in più o comunque una maggiore visibilità?

Enzo: Non saprei, ma credo che questo genere di cose appartengano a mondi più patinati e posticci, lontani e diversi dal nostro.

Ma seppur fosse così, di sicuro non ci abbiamo mai dato alcuna importanza, e mai gliene daremmo.

 

Qual è stato il momento in cui vi siete resi conto che non eravate più una band emergente per pochi intimi, ma che la vostra musica stava iniziando seriamente a diffondersi e ad essere apprezzata?

Enzo: Beh, ci sono stati tanti fattori che hanno lasciato intendere la nostra crescita. Io personalmente l'ho capito da quando non sono stato più costretto a guidare il furgone.

 

Vostre canzoni sono state scelte per fungere da colonna sonora per alcuni film, anche stranieri.

Enzo: Per noi è stata una grande soddisfazione, un riconoscimento per il lavoro che abbiamo svolto.

Però finora si è trattato di concedere nostre composizioni scritte prima dei film.

L’idea finora è sempre stata di chi ha curato le parti musicali delle pellicole, noi ci siamo arrivati sempre in maniera trasversale.

Ora ci piacerebbe concepire una colonna sonora vera e propria, attraverso la quale commentare musicalmente un soggetto cinematografico compiuto.

 

Magari ne approfittiamo per lanciare un messaggio! Il nome di un regista?

Ilaria: io voto per Spielberg.

 

Beh, in boca al lupo, però mi pare un nome abbastanza irraggiungibile…

Enzo: Ilaria forse sta pensando ai risvolti economici della cosa, oltre ovviamente all’immaginario che può scaturire dal fatto di lavorare con un nome di questo calibro (risate, n.d.r.).

 

Nel frattempo avete avuto anche una bella esperienza televisiva, partecipando come ospiti fissi al programma di Fabio Volo, su RAI 3.

Enzo: Grande esperienza formativa, anche perché eravamo spesso costretti ad improvvisare sul momento.

E’ stato interessante il fatto di dover interpretare situazioni in diretta, senza prove, magari c’era un reading da dover musicare su due piedi.

Tutto sommato chi ha scelto di portare gli …A Toys Orchestra in televisione ha fatto una bella scommessa, una scelta coraggiosa. Per la nuova serie ci sono i Calibro 35, nostri carissimi amici, una band alla quale siamo molto legati, abbiamo anche collaborato in passato con Enrico Gabrielli.

Diciamo che sono contento di aver fatto televisione, ed altrettanto contento di non doverla fare più.

 

Neanche per una partecipazione a Sanremo? Quest’anno ci sono i Marta sui Tubi

Ilaria: una presenza che approviamo!

Enzo: Penso che Sanremo sia una realtà troppo diversa dalla nostra.

Non credo che la nostra proposta e le nostre attitudini si sposino con le caratteristiche del Festival.

Sinceramente è un’opzione che non ci interessa.

Fra l’altro da regolamento credo non possano partecipare band che cantano in lingua inglese.

E noi vogliamo continuare a cantare in inglese.

 

Quindi la scelta del cantato in inglese è al momento inderogabile?

Enzo: Assolutamente inderogabile. Non ritengo che i nostri suoni si possano sposare bene con l’italiano.

Magari se prendi il lavoro svolto dai Verdena potrei dirti che loro ci son riusciti bene, con il loro tipo di scrittura. Però i Verdena partono da suoni molto diversi dai nostri.

 

Non credi che provare ad incidere qualcosa in italiano possa rappresentare per te una bella sfida?

Enzo: Questo è un principio tutto italiano.

Il mondo è pieno di musicisti che si sono affermati sia a casa loro che su scala internazionale cantando in inglese. Pensa ai dEUS ed ai Venus in Belgio, ai Motorpsycho in Norvegia, a Bjork in Islanda!

E potrei continuare a lungo.

Tutte realtà che sono diventate transnazionali puntando sull’utilizzo della lingua inglese.

 

Voi siete originari di Agropoli ma da tempo vi siete trasferiti a Bologna. Di tanto in tanto tornate al paese natio e magari vi esibite lì?

Ilaria: Torniamo soprattutto in corrispondenza delle feste, e capita che facciamo delle esibizioni lì.

Siamo tradizionalisti, del tipo “Natale con i tuoi”, e quest’anno suoneremo proprio il giorno di Natale.

 

Con il successo che state riscuotendo, le vostre vite stanno in un certo senso cambiando ?

Andrea: Penso che la nostra vita sia cambiata dal momento in cui abbiamo deciso di dedicare anima e corpo a questa grande passione che è la musica.

Da quel momento c’è stato  il contatto con la gente, il palco, migliaia di km percorsi in un furgone, per il resto non è cambiato nulla, tranne la consapevolezza di svegliarsi al mattino e sapere di fare il mestiere più bello del mondo.

 

Con chi vi piacerebbe collaborare in futuro?

Enzo: Sai, questa è una domanda alla quale è difficile rispondere.

Esprimere un nome è possibile soltanto quando si sta delineando in maniera chiara quello che sarà lo stile del prossimo disco, di quello al quale stai lavorando.

Se un lavoro prende un piglio electro, cerchi un musicista con quelle caratteristiche, se ti stai dirigendo verso un rock un po’ più basato sulle chitarre, magari penseresti a Josh Homme dei Queens Of The Stone Age, se stai valutando situazioni più melodiche ed intimistiche, magari penseresti al più tranquillo dei cantautori.

Andrea: Non so perché ma mi piacerebbe suonare con i Coldplay: scrivono delle ballad fantastiche!

 

Andrea, dal punto di vista tecnico, ti ispiri a qualche batterista in particolare?

Andrea: Penso sia evidente il fatto che adoro il grande John Bonham (ride, n.d.r.)

 

E voi non avete ancora idee su quali potrebbero essere le prossime mosse degli …A Toys Orchestra?

Enzo: Ho un sacco di materiale che ho scritto, ma fin quando non avremo il tempo per rinchiuderci in uno studio di registrazione non sapremo valutare la bontà dello stesso. Il tutto va vagliato dalla band al completo.

 

Come si svolge il processo compositivo degli …A Toys Orchestra?

Enzo: Sono io a scrivere testi e musiche, per lo più tutto comincia da bozze partorite a casa in forma embrionale, con chitarra o pianoforte: di rado vado oltre, perché preferisco lasciare un ampio margine per lavorarci tutti insieme una volta in sala prove.

Il confronto con il resto della band è la formula che fa funzionare questo progetto: anche la scelta di far restare una canzone per solo pianoforte e voce è sempre frutto di un'intesa collettiva.

Dove e come cerchi l'ispirazione?

Beh, diciamo che non sono esattamente il tipo che se ne va passeggiare in riva al mare, poi torna a casa e inizia a scrivere. L'ispirazione può sorprendermi in qualunque momento, devo solo farmi trovare pronto.

Ecco, forse potremmo dire che non sono io a cercare l'ispirazione ma è lei a cercare me.

 

Com'è stato il passaggio da una produzione affidata a terzi ad una gestita in proprio? Siete soddisfatti dei passi compiuti in tal senso?

Enzo: In realtà le nostre produzioni non sono mai state affidate totalmente ad altre persone: anche quando abbiamo lavorato con Dustin O'Halloran fu una sorta di collaborazione.

Trovo sia un metodo di lavoro molto fruttuoso e creativo, che consente di espandersi oltre il proprio cosmo e permette di guardare le cose da punti di vista diversi dai propri.

 

Vi piacerebbe/stimolerebbe in futuro riaffidare a qualcun altro la produzione di un vostro disco ?

Enzo: E' una cosa che rifaremo sicuramente.

 

Come vi venne l’idea di fare una cover di “The Chaffeur” dei Duran Duran in un vostro EP ?

Enzo: L’EP in questione doveva contenere delle particolarità, si trattava di un regalo per i nostri fan e volevamo cimentarci in qualcosa di non banale, in qualcosa di diverso da ciò che facciamo di solito.

 

Doveste incidere altre cover, su cosa vi indirizzereste oggi ?

Enzo: Dovessimo incidere un altro EP di cover, forse oggi mi piacerebbe rivisitare qualcosa dei Young Marble Giants, roba minimale che potrebbe essere reinterpretata a modo nostro.

Ilaria: Scegli quella che vuoi, purché sia tristissima. Io adoro posizionarmi fra l’oscuro ed il triste.

 

Voi venite dalla provincia: come si esce dalla provincia?

Enzo: E’ difficile uscire dalla provincia. Noi abbiamo fatto tanta gavetta, ma ci vuole anche fortuna,.

Noi siamo emersi in un momento storico diverso da quello odierno, quando ancora non era completamente cambiato il modo di fruire la musica. C’era ancora un rapporto più umano.

Oggi Pitchfork ti lancia e ti affermi, poi magari sotto non c’è granché.

Oggi è tutto più difficile.

 

Quindi che consigli potresti dare ad una band emergente?

Enzo: Non ho una ricetta, forse direi di non ascoltare consigli, in quanto ogni storia è diversa dalle altre.

La musica non è un lavoro normale, non è come svegliarsi la mattina e andare in fabbrica.

Ci deve essere una scintilla, ci deve essere alchimia. Se manca quella c’è poco da fare.

Uno potrebbe consigliare di cercarsi un buon ufficio stampa oppure una label attenta.

Ma la cosa più importante è cercare di costruire delle belle canzoni.

 

A proposito di label, oggi ti sei esibito con una maglietta da guerrigliero con su scritto “Fuck Majors – Be Indipendent”: un inno all’indipendenza nel mondo musicale. Oggi si può fare a meno delle majors?

Enzo: Oggi si può fare a meno delle major ma non si può fare a meno dei Fuck.

 

Ma questa benedetta scena alternativa italiana: esiste o è pura invenzione?

Enzo: Oggi non c’è una scena, non è una vera e propria scena quella che c’è in Italia in questo momento.

Una scena ha presupposti diversi: è qualcosa di coeso, con unità di intenti.

Non dico che ci si debba muovere tutti nella stessa direzione, perché non sarebbe completamente positivo, ma almeno avere intenzioni comuni, reciproco aiuto.

Penso agli anni ’90, quando c’era il Consorzio (CPI, ndr), ma anche a certe situazioni estere dove era evidente una fortissima matrice comune, vedi il fenomeno grunge o il britpop.

E’ sbagliato provare a spacciare l’attuale situazione italiana come una “scena”, preferirei chiamarla “realtà”.

Magari ci vogliamo bene, questo sì, c’è solidarietà, ci si rispetta, c’è il buono ed il cattivo come in tutte le cose, ma una scena è un’altra cosa.

 

Dentro questa “realtà” ci sono band alle quale vi sentite particolarmente “vicini”?

Enzo: Con tante band abbiamo elementi comuni. Ci sono tantissimi gruppi con i quali abbiamo delle affinità.

Appino degli Zen Circus è un grandissimo amico. Altrettanto posso dire di Dente.

Ma potrei citarti anche delle formazioni più “piccole”, meno note, come i Wines, sono siciliani, teneteli a mente.

 

Ti rendi conto che oggi gli …A Toys Orchestra sono cresciuti? Oggi se tu citi una band potresti creare un’improvvisa attenzione su di lei. Pensaci bene…

Enzo: Questo mi fa piacere, ma non credo di avere un potere simile.

Comunque se il gioco è questo qui, allora voglio citare i Crazy Crazy World Of Mr. Rubik, fautori di una proposta deviata ma assolutamente ascoltabile.

Cantano in italiano, ci tengo a segnalarli.

 

E se c’è la segnalazione di Enzo Moretto, vale davvero la pena buttare un ascolto a quella che è la prima produzione dell’etichetta bolognese Locomotiv Records.

 
Ecco la scaletta del set proposto giovedì 20 dicembre all’Auditorium RAI di Via Asiago a Roma:

Mystical Mistake

Backbone Blues

Nightmare City

Celentano

Red Alert

Cornice Dance

Midnight Revolution

Welcome To Babylon

Summer

Powder On the Words

Invisible

You Can’t Stop Me Now
***

L'ORCHESTRA NON E' PIU' FATTA DI GIOCATTOLI

di Marco Lo Giudice

L'ultimo album, "Midnight Talks" è suonato da tutte le radio della penisola, la critica ne scrive un gran bene, il pubblico salta e si emoziona, da Torino ad Avellino. Intercettiamo gli ...A Toys Orchestra in questo spaccato della loro esistenza. Dall'altra parte della cornetta, la voce della band, Enzo Moretto, che ne è anche la principale mente compositiva.

Quel che si rileva fin dal primo ascolto di "Midnight Talks" è una parziale svolta nelle sonorità, più dure e monumentali, e testimonia, insieme ai precedenti lavori ("Job", "Cuckoo Bohoo", "Technicolor Dreams") un percorso artistico originale e piuttosto articolato. "Tutti i nostri album, ancor di più questo appena uscito, nascono dall'istinto di stare in movimento, di andare oltre gli stilemi di genere e suono. In questo atteggiamento subentrano certamente varie influenze, ma anche una gran voglia di ricercare, sia nella scrittura e sia negli arrangiamenti. In questo caso, il colore fondamentale e nuovo è dato senza alcun dubbio dalle aperture orchestrali". Un lavoro di produzione, dunque, molto complesso e curato, che ha visto protagonisti in studio, insieme agli ...A Toys Orchestra, Francesco Donadello (produttore, conosciuto anche per essere dietro la batteria con I Giardini di Mirò), Enrico Gabrielli (direttore d'orchestra polistrumentista già negli Afterhours, ora con i Calibro 35; ha scritto tutte le partiture di "Midnight Talks"), Rodrigo D'Erasmo (violinista, oggi sul palco con gli Afterhours) e la sezione fiati che accompagna Vinicio Capossela. Un cast di professionisti di tutto rispetto, ma interessati sinceramente al progetto, al di là di logiche da turnisti all'italiana: "Sono stati tutti coinvolti nell'entusiasmo, prima ancora che nell'aspetto tecnico: ed è andato tutto benissimo, ci siamo capiti alla cieca, in totale empatia".

...A Toys Orchestra - Enzo MorettoViene da chiedersi se la quasi totale assenza di elettronica sia soltanto una parentesi, un passaggio, o una vera e propria dichiarazione artistica: "Un po' tutte e e due le cose, credo. In questo disco volevamo che tutto fosse suonato, che si recuperasse totalmente l'immediatezza del rapporto tra musicista e strumento. Ecco perché abbiamo optato per una registrazione analogica, che includesse i piccoli errori come componente viva del prodotto. C'è comunque un po' di elettronica, ma si nasconde bene in una pasta di suono calda, compatta, pulsazione umana di tutto l'album".
A partire dalla copertina di "Midnight Talks", un bacio/morso tra un uomo e una donna, tutto il disco sembra così convergere in un'esaltazione della carnalità, della corporalità, dell'umanità: "Sì, tutto è molto legato, anche ciò che può sembrare casuale. Il messaggio palese nell'immagine di copertina, e cioè la dualità dell'amore e di tutti i sentimenti, l'ambivalenza della vita nella sua complessità, si rispecchia nella musica e nei testi, che cambiano umore e sensazioni anche all'interno di una sola canzone".

Un disco esplosivo, energico, vivo, che testimonia una rara libertà creativa. È un eclettismo che ricorda la stagione del prog italiano degli anni Settanta, almeno nello spirito: "E' curioso che tu ti riferisca a questa realtà, perché proprio in questo periodo mi sto ripromettendo di scoprirla e conoscerla. Del resto, io come tutti gli altri della band siamo ascoltatori incalliti, senza limiti di genere o di età: ciò che è bello oggettivamente e soggettivamente, è bello. Punto e basta. 'Beautiful' di Christina Aguilera è un pezzo stupendo, non ci sono storie. Vedi, in questo il mondo indie a volte ha molti più dogmi e rigidità del mondo commerciale, e paradossalmente risulta più limitante".
Indie. Che cosa si nasconde dietro questa parola, oggi in Italia? Siamo distanti dagli anni 90 di Mescal e co., eppure oggi c'è un fermento musicale che la penisola non aveva mai conosciuto prima, con gli ...A Toys Orchestra in prima fila: "In questi anni il termine 'scena' non è più applicabile, ha perso di significato perché mancano i presupposti di aggregazione territoriale e di messaggio. Ciò non significa che manchino band, o che non ci sia un pubblico significativo che ascolti e si informi. L'operazione degli Afterhours di un anno fa, 'Il paese è reale', che ci ha visto coinvolti con 'What you said', penso volesse precisamente dimostrare che questa realtà vivace e variegata può essere complessivamente una 'scena', e che al fondo della musica italiana c'è un magma urlante e capace di farsi sentire".

Farsi sentire soltanto in Italia? Facile pensare che un progetto come ...A Toys Orchestra, dal sound internazionale e dalle liriche in lingue inglese (che, a detta di Enzo, non ostacolano più di tanto la ricezione di pubblico e critica come invece si potrebbe supporre), abbia giustificate velleità di promozione oltre confine: "Effettivamente abbiamo fatto qualcosa per abbattere questo muro, e ci stiamo provando anche con questo disco. In realtà qualche risultato è già arrivato, 'Technicolor Dreams' è stato disco della settimana sulla Bbc... Giorno dopo giorno, senza fretta, vediamo cosa riusciremo a fare. È già curioso, comunque, che nella dashboard di Myspace il luogo in cui siamo più seguiti siano gli Usa".
Un altro grande risultato, in realtà, è stata la partecipazione di tre brani del penultimo album alla colonna sonora del blockbuster hollywoodiano "The Beautiful Ordinary". C'è qualcosa che sembra legare la musica degli ...A Toys Orchestra a un sentire particolarmente cinematografico: "Quell'esperienza è stata ovviamente molto gratificante, ma alla stessa maniera lo sono state quella con la produzione della fiction tv 'I Liceali', e quella con il regista di 'Diciotto anni dopo', film italiano in uscita nei prossimi mesi... In tutti i casi sono venuti loro a cercarci, non siamo stati noi a contattare le produzioni. Questo significa che il consenso sulla nostra musica è ampio e variegato, e va al di là del nostro pubblico tipico. E non c'è davvero niente di più soddisfacente che un musicista possa desiderare".

Tempo di tour, allora, tempo di portare sul palco le sonorità vive di "Midnight Talks". Proprio il concerto degli ...A Toys Orchestra mette in luce con forza la coesistenza di due anime nel progetto: "Il live e lo studio sono due momenti tanto diversi quanto ugualmente importanti. Se da un lato devi essere passionale, energico, coinvolto, dall'altro devi saper governare l'istinto con uno sforzo intellettivo non da poco. C'è un tempo per uno e un tempo per l'altro, e gli ...A Toys Orchestra sono irrimediabilmente tutt'e due le cose".
Discografia
 Job (Fridge/Venus, 2001)

5

 Cuckoo Boohoo (Urtovox/Audioglobe, 2004)

5,5

Technicolor Dreams (Urtovox/Audioglobe, 2007)

7,5

 Midnight Talks (Urtovox, 2010)

7

 Rita-Lin Songs (Ep, Urtovox, 2011)6
 Midnight (R)Evolution (Urtovox, 2011)7
 An Introduction To... (Urtovox, 2012)7
 Butterfly Effect (Urtovox, 2014) 7
 Lub Dub (Ala Bianca, 2018) 7
pietra miliare di OndaRock
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