01-03/06/2023

Primavera Sound Festival 2023

Parc del Forum, Barcellona


I’ll Be Your Mirror

 

Dopo il “New Normal”, lo stop forzato causa pandemia e la ripresa col doppio week-end dello scorso anno, l’edizione 2023 del Primavera Sound Festival sarà ricordata come quella del raddoppio della location. Il motto prescelto, “I’ll Be Your Mirror” (dal titolo della canzone compresa nel primo album dei Velvet Underground, con un giovane John Cale al basso, presente quest’anno in line-up), ha come significato proprio il lancio della sede gemella di Madrid, dove il Festival si ripeterà – quasi identico, un vero e proprio effetto specchio – una settimana più tardi, andandosi a sovrapporre all’ulteriore sede di Porto. Il suggello di una globalizzazione spinta che ha portato il management del Festival catalano a inaugurare qualche mese fa appuntamenti anche in Sudamerica (fra novembre e dicembre si replicherà a Buenos Aires, San Paolo, Bogotà e Asunciòn), riscuotendo sempre enorme successo e consentendo al marchio di diventare uno dei più noti nel settore dell’intrattenimento musicale a livello mondiale.

 

Difficile dare ragione a chi bollò la ventunesima edizione del Primavera Sound barcellonese come “inferiore”. Vorrei vederli ora, qui, a rincorrere gli inevitabili “clash” fra artisti, e attendere qualche anno per l’inevitabile rivalutazione di una line-up che ha confermato di meritare attenzione e rispetto. Una sottovalutazione del cartellone, abbastanza diffusa anche fra gli abituali frequentatori del Parc del Forum, che per una volta ha evitato il sold-out (a mio avviso la responsabilità è però da attribuire all’offerta crescente del prodotto Festival: ormai durante la bella stagione se ne svolgono ogni settimana in qualsiasi angolo d’Europa), rendendo così la situazione molto più fluida, vivibile e rilassata per chi ha scelto di esserci di nuovo.

The Main Names

 

Al di là delle appetitose portate servite nel programma del “Primavera a la Ciutat”, il Festival nel Festival che si svolge in numerose location urbane del centro sin dal lunedì, l’evento è tornato a inserirsi per quattro giorni (dal mercoledì al sabato, più la coda del brunch domenicale) nella cornice del Parc del Forum (lo scorso anno ci fu l’omaggio del mercoledì al Poble Espanyol, che fu la prima sede della rassegna), dove per ogni serata è stato inserito un nome di spicco in grado di catalizzare l’attenzione e porsi come assolutamente centrale. E così quella del mercoledì viene da tutti riconosciuta come “la giornata dei Pet Shop Boys”, il giovedì come quella del “ritorno dei Blur”, il venerdì avrà i Depeche Mode al centro dei desideri, il sabato sarà per (quasi) tutti il “Rosalía Day”. Quattro artisti capaci di trasformare a propria immagine e somiglianza ciascuna serata del Festival, e ognuno di loro si imporrà con performance assolutamente in linea con le aspettative dei rispettivi fan, con menzione speciale per Rosalía, l’eroina di casa, che torna a giocare fra le mura amiche dopo aver conquistato il mondo sulla scia della doppietta “El mal querer”/“Motomami”, divenendo in pochissimo tempo una delle artiste spagnole più popolari e influenti di sempre.

 

Rosalía non ha una band alle spalle, canta (e non certo in playback come qualcuno ha insinuato) su basi preregistrate, eccezion fatta per la commovente “Hentai” eseguita al piano, ma propone un set esteticamente impeccabile, allestito come un video instagrammabile (replicando ogni sera un preciso canovaccio), con un corpo di ballo e uno stuolo di telecamere che assecondano e seguono qualsiasi suo movimento. Estasi totale per il pubblico che abbraccia la popstar globale con smisurato affetto. Discutibile l’accoglienza del management, che per consentire a Rosalía di chiudere simbolicamente il Festival, alle 2 del mattino la lascia esibire a volumi ridimensionati e con un palco limitrofo che inonda il main stage di bordate techno percepite persino dall’artista sul palco. Non si tratta di un problema tecnico (come quello che costringe Kelela a interrompere lo show per diversi minuti o quello che rischia di mandare a fuoco l’allestimento di Skrillex) ma di un vero e proprio errore strategico, gravissimo, per uno show godibile appieno soltanto da chi è stato in grado di avvicinarsi al palco.

Beyond Expectations

 

Ma il sale del Primavera Sound non è mai nelle prime linee, fra le quali anche i vari New Order, Kendrick Lamar e Calvin Harris (ne cito uno per ogni giornata) non lasciano certo scontenti i propri fan, bensì nei nomi intermedi, quelli che alimentano il gusto della scoperta, il vero motivo che porta la maggior parte del pubblico a scegliere questo Festival piuttosto che altri concorrenti. Fra gli artisti immediatamente sotto gli headliner, scelgo di segnalarne quattro che si sono rivelati decisamente sopra le aspettative, di nuovo uno per ciascuna serata. Il mercoledì scopriamo l’energia dei Confidence Man, duo electro-pop australiano che nella dimensione live si impone grazie a un’immagine ben studiata. I due protagonisti, bellissimi e sexy, cantano e ballano circondati da turnisti mascherati. Il pubblico balla, divertito, in quella che si dimostra essere la perfetta anticamera prima di tuffarsi nella nostalgia synth-pop anni Ottanta degli infettivi Pet Shop Boys (la mattina seguente avremo in testa soltanto i ritornelli di “Being Boring” e “West End Girls”) e subito dopo aver apprezzato l’ottimo set del cantautore americano Jake Bugg. Il giovedì arriva l’uragano Turnstile, che si abbatte sull’arena principale quando ancora il sole non è tramontato. Ancor più efficaci rispetto alle prestazioni sul pur egregio "Glow On", tengono la scena in maniera avvincente, provocando un corto circuito che li lascia decodificare come una versione attualizzata dei Rage Against The Machine.

 

Il venerdì si tocca con mano la drammatica intensità che permea l’intero spettacolo condotto da Christine And The Queens, un set minimale con tre musicisti, durante il quale l’artista francese presenta in anteprima ben cinque brani che saranno contenuti nell’album di prossima uscita, ”Paranoia, Angels, True Love”, che, a giudicare dalle canzoni proposte, potrebbe imporsi come il suo disco definitivo. Un po’ chansonneuse française dai toni teatrali, un po’ Kae Tempest (specie negli intermezzi recitati durante i quali dialoga con il pubblico), Christine entra in scena calpestando un vestito da sposa (mentre canta ”Ma bien aimée Bye Bye”) e lascia tutti di stucco quando, dopo aver indossato un paio di ali, si congeda sulle note dell’emozionante “To Be Honest”.
Il sabato la prestazione più scintillante è messa a segno da una biondissima St. Vincent, che grazie al contributo di una super-band riarrangia con piglio rock alcuni dei momenti salienti della propria carriera. Una performer al contempo grintosa ed elegante, giunta all’apice della propria espressività: un highlight assoluto di questa edizione del Primavera Sound.

The Others

 

Come al solito c’è carne al fuoco per tutti i gusti. Formazioni rodatissime che confermano le rispettive peculiarità (Built To Spill, Bad Religion, Karate, Shellac, Unwound, Delgados, War On Drugs, Sparks, My Mornng Jacket), il “nuovo-ma-già-abbastanza-noto” nel circuito indie che avanza (Yard Act, Wednesday, bar italia, Alvvays, Nation Of Language, Jockstrap, i ben più navigati e rumorosi Gilla Band), l’ormai consolidato stuolo di donne, tutte mai meno che interessanti (Sudan Archives, Alison Goldfrapp, Pinkpantheress, Le Tigre, Japanese Breakfast, Arlo Parks, Sevdaliza, Caroline Polachek, Blondshell, la meno convincente Halsey). Oggettivamente difficile trovare esibizioni davvero deboli: se proprio dovessimo segnalarne una, il pollice verso sarebbe per NxWorries, l’inutile progetto di Anderson .Paak e Knxwledge.
Sempre molto alternativa la programmazione nel seminascosto palco Stone Island At The Warehouse, che ricorda molto gli oscuri club underground londinesi: è qui che le vere nicchie trovano le massima espressione, come nel caso dell’artista performativo Slauson Malone 1, che sarà fra i curatori del prossimo LGW Festival a Utrecht, e il fuoriclasse inglese della drill, Blackhaine, già apprezzato pochi mesi fa al Club 2 Club di Torino.

 

Un'altra schiera di musicisti viaggia lungo binari altrettanto personali, con una fanbase rigorosa e affezionata, come i Ghost per gli amanti del lato più glam dell’hard-rock (imperdibile il confessionale dentro il quale è possibile scattarsi delle fotografie), gli ormai veterani The Comet Is Coming e gli esordienti DOMi & JD BECK per chi si nutre di contaminazioni nu-jazz, i belgi Amenra per gli adoratori del versante goth-metal (chi preferisce i suoni più duri trova pane per i propri denti anche al cospetto dei Liturgy), l’incontenibile Yves Tumor per chi continua a sognare un’ipotesi di ibrido fra Prince e Lenny Kravitz.
Impossibile citare tutti, ma una menzione speciale va riservata per quel luogo magico che si chiama Auditori, che quest’anno ha ospitato nomi del calibro di Emeralds, Come, Boris, Beth Orton, Julia Holter, Swans, John Cale e Laurie Anderson. E ancora i tanti esponenti di area elettronica, sacrificati dalla scomparsa della zona Bits (sì, anche la spiaggetta quest’anno è stata dolorosamente depennata, a causa di diatribe con il Comune limitrofo) e catapultati sui palchi più grandi (Skrillex, Soft Pink Truth, Daphni, Charlotte De Witte, Overmono, anche qui impossibile nominare tutti).

Italians do it better?

 

Così come la comunità italiana si è imposta come la più rappresentata, ovviamente dopo quella spagnola, anche i musicisti di casa nostra continuano ad avere discreta visibilità. L’Italia piazza sempre almeno un nome nel cartellone principale, e quest’anno è toccato - manco a dirlo - ai Maneskin, che si difendono con le unghie pur non brillando come in occasione delle performance casalinghe. Altri nomi minori trovano posto nel cartellone del Primavera Pro, il Festival parallelo indirizzato ai professionisti del settore (oltre tremila presenti quest’anno, in rappresentanza di ben 65 nazioni) corredato da numerose conferenze e workshop. Quest’anno in rappresentanza dell’Italia sono stati scelti gli indie-pop Guatemala e Dagger Moth, il progetto solista di Sara Ardizzoni, chitarrista d’avanguardia, di recente entrata in pianta stabile nei Massimo Volume. Ci sono anche loro fra i 317 show dichiarati dall’organizzazione del Primavera Sound nella conferenza stampa conclusiva del sabato, durante la quale è stata certificata la presenza di 253.000 spettatori complessivi nell’intera settimana del Festival, di cui 193.000 concentrati nelle tre giornate principali.

 

Spazio ora al “mirror festival” di Madrid, alla sua prima assoluta, mentre la musica del Primavera Sound si conferma come una delle più grandi playlist al mondo, specchio della contemporaneità e ponte verso un futuro nel quale la “normalità” non sarà più di casa, sostituita dai concetti di inclusività e diversity. Uno degli eventi artistici più completi ed eterogenei al mondo, all’interno di una città meravigliosa, in riva al mare, con condizioni climatiche favorevolissime. Dai primi di luglio saranno in vendita gli “early bird” per l’edizione 2024, i biglietti venduti al buio a condizioni di prezzo ultra-favorevoli, edizione che si terrà l’ultima settimana di maggio, con serata finale fissata per sabato 1° giugno. In molti saranno di nuovo là, ci potete contare, a prescindere dai nomi che saranno annunciati fra qualche mese…

 

Foto in alto: Rosalía (courtesy Francesca Sara Cauli/SentireAscoltare)

Setlist

Depeche Mode

 

My Cosmos Is Mine

Wagging Tongue

Walking In My Shoes

It’s No Good

In Your Room

Everything Counts

Precious

Home

Ghosts Again

I Feel You

A Pain That I’m Used To

World In My Eyes

Stripped

John The Revelator

Enjoy The Silence

Just Can’t Get Enough

Never Let Me Down Again

Personal Jesus

 

Blur

 

St. Charles Square

There’s No Other Way

Popsecene

Tracy Jacks

Beetlebum

Trimm Trabb

Villa Rosie

Coffee & TV

Luminous

End Of A Century

Country House

Parklife

To The End

Girls & Boys

Song 2

Intermission

This Is A Low

Tender

The Narcissist

The Universal

 

Rosalia

 

Saoko

Bizcochito

La Fama

De aquì no sales / Bulerìas

La noche de anoche

Linda

Diablo

Despechà

Hentai

Candy

Motomami

La combi Versace

Con Altura

Beso

Vampiros

Héroe

Malamente

Chicken Teriyaki

CUUUUuuuuuute

 

St. Vincent

 

Digital Witness

Down

Birth In Reverse

Daddy’s Home

New York

Los Ageless

Sugarboy

Fast Slow Disco

Pay Your Way In Pain

Cheerleader

Year Of The Tiger

Marrow

Fear The Future

Your Lips Are Red

The Melting Of The Sun

 

Christine And The Queens

 

Ma bien aimée bye bye

Saint Claude

People, I’ve Been Sad

La chanson du chevalier

Let Me Touch You Once

Tears Can Be So Soft

True Love

I Met An Angel

Je te vois enfin

Track 10

Lick The Light Out

To Be Honest

 

Turnstile

 

Mystery

T.L.C. (Turnstile Love Connection)

Endless

Underwater Boi

Don’t Play

Fly Again

New Heart Design

Real Thing + Drum Solo

Big Smile

Gravity

Drop

Humanoid / Shake It Up

Alien Love Call

Holiday

Blackout

 

Kendrick Lamar

 

N95

Element.

A.D.H.D.

King Kunta

Worldwide Steppers

Nosetalgia

Backseat Freestyle

Never Catch Me

m.A.A.d. City

Swimming Pools (Drank)

Loyalty.

Purple Hearts

DNA.

Rich Spirit

Humble.

Sidewalks

Count Me Out

Money Trees

Bitch, Don’t Kill My Vibe

Die Hard

Love.

Alright

Vent

Family Ties

Savior

 

Pet Shop Boys

 

Suburbia

Can You Forgive Her?

Opportunities (Let’s Make Lots Of Money)

Where The Streets Have No Name (I Can’t Take My Eyes Off You)

Rent

I Don’t Know What You Want But I Can’t Give It Any More

So Hard

Left To My Own Devices

Domino Dancing

Love Comes Quickly

Paninaro

Youe Were Always On My Mind

Dreamland

Heart

It’s Alright

Vocal

Go West

It’s A Sin

West End Girls

Being Boring

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