Senza pretese di completismo, ma neanche quella di dare voce in toto alle classifiche della redazione, abbiamo pensato di farvi ascoltare le playlist che meglio rappresentano l'"anno musicale" di ciascuno. Le canzoni che hanno spiccato all'interno di un certo genere, le canzoni-simbolo degli artisti-rivelazione o delle grandi conferme - o, più semplicemente, le canzoni che hanno significato qualcosa per noi che le abbiamo ascoltate.
Gabriele Benzing
Siamo finiti nella timeline sbagliata? Pandemia, guerra, crisi climatica… come racconta Mattia Salvia in “Interregno”, il presente assomiglia sempre più a quella puntata di “Community” (assurta ormai a meme) in cui un lancio di dadi porta i protagonisti in una linea temporale oscura, dove tutto quello che può andare storto va fatalmente storto. “Don’t look back”, risponde Chris Bathgate accompagnato dal sospiro del vecchio organo di “The Significance Of Peaches”. Puntare lo sguardo verso il nuovo giorno che viene. Non fermarsi a rimpiangere quello che avrebbe potuto essere. Forse è questo il segreto per evadere dalla dimensione parallela in cui siamo rimasti incastrati.
“We’ve got to live in the moment”, per dirlo con le parole di un altro dei songwriter più ispirati dell’America di oggi, Simon Joyner, con le sue scabre canzoni per chitarre rubate: quando il tornado sarà passato, vedremo quello che sarà rimasto in piedi. E anche dopo una stagione all’inferno, come canta Jeff Tweedy nel generoso ritorno alle origini degli Wilco, avremo almeno una storia da raccontare. Non ne saremo usciti migliori, probabilmente, ma qualcosa potremmo averlo imparato. Magari la lezione che i Mountain Goats hanno messo alla fine delle agguerrite fantasie di vendetta di “Bleed Out”: “I’m gonna tell my friends to all go to hell/ And wish my enemies well”. Ecco, questo sarebbe già un buon modo per smettere di guardarsi indietro.
Marco Bercella
La mia personale selezione di 40 canzoni tratte dai miei 40 dischi preferiti del 2022, ovviamente in ordine...radiofonico. Buon ascolto!
Valerio D'Onofrio
Paolo Ciro
Matteo Contri
Centouno canzoni per ripercorrere un 2022 estremamente altalenante, con un piccolo spoiler sul mio disco dell'anno.
Michele Corrado
Tanti sono i generi musicali e le scene, globali e nazionali, che oggi è possibile seguire e tanti sono i tesori che ciascuno di questi ambiti serba, che ogni anno che passa diventa più difficile produrre una playlist che sia concisa e soddisfacente.
L’unico modo per affrontare una missione del genere è imporsi regole stringenti. Nel mio caso, altrimenti non la finivo più, mi sono detto “okay, 2022, 22 canzoni soltanto”. È nata così un'infilata di brani incostante e disinibita, che se ne frega di generi e paletti, bensì soltanto di bellezza e "appiccicosità".
Prometto che l'anno prossimo sceglierò invece 23 brani e quello dopo 24 e così via, finché un giorno qualcosa mi fermerà.
Giuliano Delli Paoli
Si vola dal Messico di Natalia Lafourcade alla Polonia di Ralph Kaminski, e dalla scena franco-belga, in grande spolvero - che sia un magnifico ritorno come quello di Stromae o un'invitante sorpresa come l'estroverso Lomepal fa lo stesso - alle stelle con numeri da capogiro del mainstream come Taylor Swift. Ci sono poi le neo-mamme di Portland che continuano a far sognare come Alela Diane e le muse senza tempo che invece bramano prosperità materna tirando fuori l'ennesima perla dal cassetto come l'irraggiungibile Lana Del Rey. Insomma, ce n'è (quasi) per tutti i gusti, per un'annata sfuggente e al contempo densa.
Claudio Fabretti
Dalla rivelazione King Hannah alla consacrazione dei Fontaines Dc. La mia "sporca trentina" è anche una sintesi della mia classifica degli album che ho amato di più in questo 2022. Una selezione in cui non poteva mancare una cospicua rappresentanza femminile, guidata dalla meravigliosa Natalia Lafourcade con la title track del suo raffinatissimo ultimo lavoro e composta da stelle ormai di prima grandezza come Anna Von Hausswolff (strepitosa anche in formato live), Angel Olsen (stavolta in versione country), Natalie Mering alias Weyes Blood (già disco del mese su queste frequenze) e la sempre versatile Cate Le Bon. Più ricca del solito, per le abitudini del sottoscritto, la sezione hip-hop, con un avamposto tutto in lingua francese formato dal duo Stromae-Lomepal (rispettivamente ritorno e sorpresa dell'anno), e con la nuove prodezze della graffiante Kae Tempest e del tandem Danger Mouse-Black Thought.
Non mancano poi i pezzi da novanta: The Weeknd, che non tradisce mai, i sempreverdi Suede e Beach House, l'ineffabile Alex Turner alla guida della macchina sempre più sofisticata dei suoi Arctic Monkeys, la declinazione The Smile del verbo Radiohead, il guru Brian Eno, tornato a prestare la sua voce a dense trame ambient, l'altro maestro elettronico Jean-Michel Jarre (un altro che sembra non voler invecchiare mai) e gli ormai storici Porcupine Tree di Steven Wilson, il cui ritorno in pista è stata una delle sorprese più gradite dell'anno. A presidiare il versante folk sono invece i due album solidissimi targati Wilco e Big Thief. Completano il quadro le rivelazioni italiane di Messa (in ambito doom-metal) e Bruno Bavota (altro disco del mese) il cui piano magico ha stregato anche l'olandese Chantal Acda. E un po' italiano è anche il pezzo strumentale di Arnaud Rebotini: si tratta, infatti, del tema dell'ultimo film di Dario Argento ("Occhiali neri"). Insomma, ce n'è per tutti i gusti... a voi l'ascolto.
Fabio Ferrara
Una manciata di canzoni in ordine sparso di questo 2022 che, fra assoluti debuttanti, cavalli di ritorno e gradite conferme, ci ha regalato tantissima musica interessante. Ho provato a creare una compilation di alcune tracce che ho ascoltato più frequentemente. Non ha la pretesa di essere esaustiva. In alcuni casi i brani sono contenuti all'interno di lavori che non mi hanno soddisfatto pienamente. Viceversa, album che ho amato molto non sono rappresentati in questa lista. Per dare una parvenza di regolarità, ho cercato di ordinarle per assonanza ma si possono ascoltare in sequenza casuale.
Alla fine, un omaggio speciale alla nostra terra con 5 brani di autori italiani.
Valeria Ferro
Stefano Fiori
Sono stati diversi gli album di questo 2022 che ho apprezzato e riascoltato parecchio ma paradossalmente pochi i singoli pezzi che mi sono entrati davvero sotto pelle e finiti in un'ideale classifica delle mie canzoni preferite di sempre. Mi sono quindi rifugiato nel pop più sfacciato, quello con ritornelli ariosi e magari anche un po' infantili, nelle ballate agrodolci dal retrogusto 90's e nell'ormai imprescindibile commistione urban-pop.
Fabio Guastalla
Vassilios Karagiannis
Fedele al limite del tutto autoimposto dei 30 brani, una playlist che prova a tracciare un riassunto delle canzoni che più hanno caratterizzato il mio 2022. Un pezzo per artista, con una sola eccezione, evidente sin dall'inizio della scaletta: PinkPantheress, dominatrice assoluta dell'anno che si sta chiudendo e portatrice di ottime sensazioni per quello prossimo a venire. Per il resto, tra il migliore contributo di Floating Points da anni a questa parte (“Somewhere Near Marseilles” di Hikaru Utada), i pochi momenti validi di un anno per il k-pop molto modesto (la straordinaria energia di “Glitch” di Kwon Eun Bi e la creatività dei campionamenti di “Attention” delle rookie NewJeans), tanta tradizione tanto ortodossa quanto rivisitata (“Time Escaping” per il disco-consacrazione dei Big Thief; il passo di rumba per “Como un guiri en Barcelona” di Diego Lorenzini), il nuovo jazz britannico che sa essere più esplosivo e immediato di tanto scipito pop in circolazione (vedasi alla voce The Comet Is Coming), un'esplosione di timbri e colori, poco incentrata a identificare un baricentro preciso, ben più attenta a evidenziare il bello di un universo musicale sempre meno interessato a barriere e paletti. Tanto mi basta.
Claudio Lancia
Ecco una parte dei miei compulsivi ascolti 2022, ai quali ho cercato di dare una sequenza vagamente simile alla chart dei miei dischi preferiti dell'anno. Una placida navigazione fra alcuni degli album che più ho ascoltato, apprezzato, amato negli ultimi dodici mesi. Riascoltare tutto in sequenza desta una certa impressione: a conti fatti, la qualità è stata altissima anche questa volta. Buon ascolto, e Buon Anno a tutti...
Alessandro Mattedi
Daniel Moor
Cristiano Orlando
Lorenzo Pagani
Damiano Pandolfini
Hello? It's the coochie calling...
Tanta tristezza, tanta indolenza, poi tanta voglia di urlare e di ballate: grazie Shygirl, Beyoncé e Rosalía per aver agitato le acque, grazie a quei perdenti nati della 100% Silk per averle ricamate. E grazie anche a Loraine James, amorevolmente calda e pertinente come un abbraccio che non si esaurisce mai.
Federico Romagnoli
Una playlist pop, rock, rap, folk e jazz, dal solito carattere cosmopolita. Vanno aggiunti un paio di brani essenziali assenti da Spotify: "춤을 추어요 (Chumeul chueoyo / Let's Dance)" del produttore coreano 250 e "Oppression Blues" di Tatsuro Yamashita.
Marco Sgrignoli
Una selezione per amanti della musica progressiva, in senso lato. Poche, anzi pochissime, sonorità revivalistiche, e molte esplorazioni a cavallo fra i generi, con alcune colonne portanti: il pop armonicamente ricco, le tradizioni dei differenti angoli del mondo, il jazz contemporaneo, i suoni alieni consentiti dal metal e dall’elettronica.
Come lo scorso anno, ho voluto ripartire la playlist in due metà. Una è dedicata alle canzoni, talvolta dal taglio decisamente pop (Stromae, Louis Cole, Harry Styles), altre con un orizzonte più espanso e sperimentale. L’altro raggruppamento è fatto invece di tracce dal più marcato carattere strumentale, anche se non per forza prive di parti cantate (la voce femminile ha un ruolo importante sia nella folktronica decostruita della catalana Marina Herlop che nelle ibridazioni jazz/tradizionali di Daniel Herskedal/Emilie Nicolas e dei nostrani Rhabdomantic Orchestra). Connette le due sezioni una sequenza che è la più riconoscibilmente progressiva del lotto: Without Waves, Extra Life, CKRAFT e The Algorithm, con tratti decisamente fondi e metallici, intervallati però dalle illuminazioni jazzistiche dei Fievel Is Glauque.
Fra afrobeat ed echi mediterranei, soft/loud, nu jazz, hip-hop cantautorale e certezze stomp-rock, le venticinque tracce toccano nomi noti ma spero anche tante sorprese: l’augurio è che l’ascolto possa incuriosire e indicare direzioni nuove, entusiasmanti e attuali, seppur lontane dai tracciati indie/alternative più battuti (ancorché, talvolta, assai logori).
Antonio Silvestri
Non volevo che fosse semplicemente una raccolta di brani dei miei album preferiti di quest'anno: ci ho provato, ma la playlist mi sembrava proprio non funzionare. Perché se metto in una sequenza uno dei gargoyle della Galas o un brano colossale dei White Ward, per dire, mi si spezza ogni continuità ritmica, il groove va a farsi benedire e anche a livello più emotivo è difficile poi proseguire con qualsiasi altra cosa.
Questa playlist di 50 brani, quindi, è stata costruita nel tentativo di dare spazio a tante cose belle ascoltate e pubblicate nel 2022, messe in fila in un mix di successi conclamati, delizioso trash'n'kitsch e ricercatezze da musicofili. Delle volte sono grandi canzoni di grandi opere, altre volte pezzi riusciti di album meno brillanti, altre ancora curiosità o inaspettate hit solitarie. C'è anche un pizzico di provocazione, che secondo me non guasta mai!
Maria Teresa Soldani
Ossydiana Speri
Martina Vetrugno
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