Richard Thompson

Beeswing

Autore: Richard Thompson
Titolo: Beeswing
Editore: Jimenez
Traduzione: Gianluca Testani
Pagine: 272
Prezzo: Euro 20

beeswing218x300._01Ho appena finito di riascoltare un po’ di dischi di Richard Thompson. Lo ammetto: era da tempo che non ci tornavo su e mi sono sorpreso del piacere che ho provato nel riconfrontarmi con piccole, grandi perle di cantautorato folk-rock. Devo tutto a “Beeswing”, il memoir del grande chitarrista inglese che recentemente la benemerita Jimenez ha tradotto per il mercato italiano, rendendo disponibile per tutti gli appassionati della “musica che più ci piace” pagine intense e nostalgiche quanto basta per farci riassaporare il piacere della lettura di storie di musica che sono anche, e innanzitutto, storie di vita vissuta.
Nella stanza della memoria di Thompson – è lui stesso a rivelarlo proprio all’inizio del suo racconto – c’era troppa polvere accumulata per cui, spalancare le finestre e invitare la luce a mettere un po’ d’ordine, a un certo punto è sembrata la cosa più ovvia da fare.

Nelle pagine di “Beeswing” inseguiamo così l’artista inglese ripercorrere una vita che si fonde con la musica all’altezza di quel fatidico 1967, quando, appena diciottenne, dopo essersi fatto un po’ le ossa in giro, è tra i fondatori di quei Fairport Convention (nome “adeguatamente polisillabico per l’epoca”, ci tiene ironicamente a precisare il buon Thompson) che, dopo una prima fase trascorsa a rifare brani di Byrds e Lovin’ Spoonful e a condividere i palchi con altre formazioni destinate e passare alla storia (i Pink Floyd su tutti, ma anche The Incredible String Band e Tyrannosaurus Rex), subirono l’influsso della Band di “Music From The Big Pink”, e allora molte cose cambiarono e l’obiettivo numero uno divenne la fusione tra la tradizione folk britannica e la musica rock. Ecco quindi, nel giro di pochi mesi, materializzarsi “Liege & Lief” (1969), destinato a restare un classico di quell’epoca d’oro, grazie anche all’indimenticabile voce di Sandy Denny, donna difficile e umorale che la morte avrebbe reclamato ancora giovanissima e a cui Thompson dedica più di un commosso ricordo.

Lasciatasi alle spalle l’esperienza con i Fairport Convention, Thompson avvierà, non senza qualche difficoltà e incertezza, una carriera solistica che tra alti e bassi prosegue ancora oggi e che, fino al 1982 (anno in cui nei negozi di dischi arriverà l’ottimo “Shoot Out The Lights”), lo vedrà collaborare con la cantante Linda Pettifer, diventata nel frattempo signora Thompson.
Nell’ultima parte del libro c’è spazio anche per la sua conversione all’Islam, che giunse al termine di una lunga e silente ricerca interiore, e per una raccolta di sogni attraverso cui Thompson cerca evidentemente di metterci in contatto con le profondità della sua anima, che continua a scandagliare con canzoni sincere, sempre pronte, nonostante il tempo passato, a “esprimere l’inesprimibile degli ascoltatori”.